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28/08/2014 19:26 #23098 da Francesco
IL NILO AZZURRO

Il Nilo Azzurro, denominato ABBAI od ABAY, nasce nei pressi del Lago Tana e ad una trentina di km. dalla cittadina di Bahir Dar.La sorgente coincide con le Cascate del Nilo Azzurro chiamate Tis Issat o Tissisat. Esse sono sono alimentate da quattro corsi d’acqua. Sono alte dai 37 ai 45 mt. e raggiungono un’ampiezza massima di 400 metri durante la stagione delle grandi piogge.
Nei secoli andati c’era la credenza che le sorgenti del fiume coincidessero con il vicino Lago Tana, ma non è così in quanto le predetti sorgenti sono da riferire ad un suo immissario che scende dal vicino Monte Giesc.
Il fiume, ricco di limo, scendendo dall’altipiano etiopico verso sud piega a nord-ovest , percorre il territorio sudanese , prendendo il nome di Bahr al Azraq, fino a raggiungere la città di Kharthoum, ove s’immette nel Nilo Bianco. Da tale sito il fiume che scorre verso nord prende il nome di Nilo. Il percorso del Nilo Azzurro è lungo circa 3.000 km., mentre il bacino su cui il fiume si adagia è di circa 331.500 kmq.Il fiume ha una portata di circa 2.000 mc/sec.
Fiume di montagna, con forti pendenze descrive una curva verso Sud intorno alle montagne del Goggiam. Distingue le regioni etiopiche del Goggiam a Ovest e dello Scioa a Est ; infine entra nelle fertili e popolate piane del Sudan.
Lungo il fiume, in territorio etiope e precisamente nella regione del Benishangul-Gumuz, è stato parzialmente deviato il suo corso per la costruenda diga ( la piu’ grande dell’intera Africa) per l’impianto di una colossale centrale idroelettrica della capacità di 6.000 megawatt. pari alla potenza di sei centrali nucleari. La faraonica opera affidata all’impresa italiana Salini dovrebbe essere consegnata entro il 2015.
L’opera in argomento ha suscitato, negli scorsi anni, la reazione dell’Egitto.Secondo Il Cairo, la costruzione della diga viola gli accordi coloniali del 1929 e del 1959 che garantivano ad Egitto e Sudan l’ 87% del gestione delle acque del Nilo. Il ministro egiziano per gli affari africani, Ali Hifni, ha affermato che a preoccupare gli egiziani non è tanto lo spostamento del corso del fiume, ma la costruzione della diga in quanto tale. L’Egitto, infatti, riceve circa 55 miliardi di metri cubi dal Nilo, ma con la costruzione della diga rischia di perderne tra gli 11 e 19 miliardi, con una ricaduta diretta su almeno 2 milioni di famiglie. Allo stesso tempo la riduzione del flusso di acqua potrebbe avere delle conseguenze anche sul sistema idroelettrico del paese, con una perdita del 25% della produzione di elettricità che potrebbe generare una serie di black-out nel nord del paese.

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28/08/2014 12:55 #23094 da cribar
Caro Agau,
l'Islam è in espansione e le mire sono quelle che tu dici, proprio due giorni fa il Giornale riproponeva gli scritti della Fallaci facendo notare quanto fossero profetici ed attuali.Non penso che i nostri governanti non l'avessero capito ma non sanno come affrontare il problema e supinamente lo subiscono. E' una questione di dignità ed oggi c'è ne poca. Ai nostri tempi saremmo stati più poveri, un tantino più ignoranti, ma molto più dignitosi. Abbiamo suscitato spesso per questo l'ammirazione degli Arabi sia nella colonizzazione che durante la seconda guerra mondiale.
Quando una nave italiana solcava i loro mari suscitava in loro un entusiasmo e una speranza che oggi è difficile spiegare.
"La verità vi (ci) farà liberi".
Un saluto: Cribar.

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28/08/2014 12:39 #23093 da cribar
Caro Francesco,
la storia si ripete è vero ma le situazioni cambiano. Allora i problemi venivano affrontati con decisione e coraggio ora con la diplomazia e il cedimento. C'è però da tenere presente sempre il fattore più determinante che è attualmente la demografia. Tutti t grandi condottieri hanno detto che il numero è potenza e questo è in favore dell'Islam.
Un saluto: Cribar.

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25/08/2014 18:59 #23068 da Francesco
Ciao Crisbar,
prosit: una bella descrizione sui Dervisci, allora spina nel fianco dei figli della sempre perfida Albione ed anche dell’Italia, appena affacciatasi al colonialismo.
La storia, come sempre si ripete, allora c’era il capo dei Dervisci Muhammad Ahmad, autoproclamatosi Mahdi Muhammad che diede filo da torcere all’esercito anglo-egiziano, il cui condottiero il gen. C.Gordon ci rimise la vita durante l’assedio di Khartoum.
Oggi, in luogo dei Dervisci, ci sono gli Jihadisti con a capo un fanatico molto più pericoloso , ma con un distinguo: i terroristi islamici ( arabi e rinnegati cristiani europei) li abbiamo in casa e non li vediamo.
Pagine di gloria le sono da ascrivere a Stefano Hidalgo, un ufficiale spagnolo naturalizzato italiano, sulla conquista di Cassala. Un ufficiale che ho sempre paragonato ad Amedeo Guillet.
EEA

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25/08/2014 15:25 #23067 da Agau-del-Semien
L'Amico Cristoforo ci manda questo suoi scritto.
Direi che ha proprio ragione e aggiungo io, lo scopo loro è sempre stato quello di occupare la terra dei Rum, cioè noi italiani ed avere la mezza luna a sostituire la Croce.

Ad ogni epoca il suo Mullah!


Recenti fatti di cronaca, destinati a diventare per la loro importanza Storia, mi portano alla rilettura di fatti accaduti a fine ottocento nella nostra Eritrea e che danno lo spunto per alcune riflessioni.
Allora la minaccia degli Egiziani, che premevano verso l'acrocoro da Metemma a Cassala e Massaua tentando la conquista dell'intera zona e delle sorgenti del Nilo (Abbay), fu scongiurata dall'azione energica del Negus Johannes che avendo già saldo il controllo dello Sciòa del Goggiam li vinse a Guadà-Guddi e definitivamente a Gura.
L'Hamasien era parte marginale dell'Impero dei Negus e governato allora da Ras Alula (1875/1885). Ma il Negus Johannes non fu così forte ed organizzato per annettersi nuovi territori e per controllare il nord-ovest anche a causa dei dissidi interni con i suoi Ras che cercava di sfruttare delegando a quelli periferici la difesa dell'Altopiano nel caso: Ras Alula, mentre si impegnò per la conquista e cristianizzazione verso sud (territori dei Galla).
Ma alle frontiere settentrionali ed occidentali (bassopiano), a causa del ritiro degli Egiziani e della mancata occupazione stabile dei territori da parte del Negus citato, si creò un vuoto di potere che provocò un'altra gravissima minaccia musulmana: il movimento Mahdista.
Il movimento Mahdista fu contrastato da Ras Alula che intervenne anche per agevolare il ritiro della guarnigione egiziana di Cassala, su sollecitazione degli inglesi e del Negus
Johannes stesso, quando i Dervisci del movimento Mahdista irrompendo da Metemma avevano portato morte e distruzione del bassopiano occidentale fino al lago Tana, ma costò la vita al Negus stesso quando l'11 marzo 1889 si batté a Metemma, mentre gli Italiani erano sbarcati da poco a Massaua (1885).
Il capo di questo movimento integralista era Mohammed Ahmed, figlio di un carpentiere costruttore di barche, che formatosi nella scuola Coranica dei "Dervisci Sammania", sorta di
confraternita monastica di origine turca, perciò chiamati anche un po' impropriamente Dervisci i suoi seguaci, prese il nome di (El) Mahdi (il ben-diretto) e come spesso fanno i
capi musulmani, si dichiarò erede di Ali, cugino del Profeta, e pensò di arrivare a conquistare Mecca, Medina e Gerusalemme promuovendo la guerra santa ed imponendo la legge coranica.
In lotta aperta con gli inglesi li tenne sempre sotto scacco ed arrivò ad occupare Kartoum dove i suoi uccisero il Generale Charles George Gordon, inviato per ristabilire l'ordine ed il
prestigio del protettorato (imposto) inglese del Sudan, sotto l'autorità del Kedivé rappresentante dell' Impero Ottomano di quella zona, proprio sulla gradinata del palazzo governatoriale,.
E storicamente riconosciuto che Gordon fosse persona disinteressata ed onesta, un idealista che nel suo stato maggiore volle Remolo Gessi (ricordate la via?) da lui conosciuto ed
apprezzato durante la guerra in Crimea e tra i suoi sottoposti un giovane Winston Churchill allora tenente di cavalleria (come è piccolo il mondo!).

Parte dell'odio locale verso gli Inglesi derivava dal fatto che questi contrastassero la schiavitù (in ciò si di
stinse Romolo Gessi) mentre il sistema integralista musulmano la voleva mantenere perché era alla base della loro economia.
Ebbene, contro una simile pellaccia ed un movimento ben motivato, che perse il suo capo (il Mahdi morì di morte naturale nel giugno 1885) gli Inglesi ebbero ragione solo nel 1889.
Nel periodo descrittto ed anche dopo i Dervisci, meglio Mahadisti, non furono però così deboli per non continuare le loro aggressioni ai territori dei Beni Amer e costituire una minaccia nella regione occidentale di confine con l'Eritrea che è ciò che ci riguarda. Le loro azioni provocarono anzi le dimissioni di due generali che non seppero contrastarli, in successione: Orero e Gandolfi cui seguì la nomina di Baratieri (1893) per affrontare il problema.
In realtà due sconfitte ad opera degli Italiani, i Dervisci le avevano già subite (Agordat, giugno 1892 dal Gap. Hidalgo; Agordat, dicembre 1893 dal Col. Arimondi) e non erano
quattro gatti: si parla di un'armata di diecimila uomini che volevano estendere la loro influenza sino a Massaua.
Ma un anno dopo Baratieri decise di risolvere il problema attaccando Cassala, da sempre base di partenza dei Dervisci e con soli novantasei tra ufficiali e soldati nazionali, tra cui il Ten. Giardino (futuro comandante del Grappa), dal Mag. Hidalgo, dal Cap. Carchidio (ricordate la via?) e dal Mag. Turitto e duemila cinquecentoventisei Ascari, vinse la partita alle porte di Cassala con poche perdite (tra le quali quella di Carchidio) e conquistò la città liberando schiere di donne e bambini vittime di precedenti razzie.
La vittoria sui Dervisci, ritenuti invincibili dagli stessi Inglesi, ebbe grande risonanza in Europa e portò i confini dell'Eritrea dal fiume Barca al Gash con l'annessione di circa venticinquemila chilometri/quadri di territorio.
La vittoria fu possibile perché la guerra veniva condotta con metodi coloniali e truppe locali, mobili e valorose quanto parche in pretese, addestratissime alla fucileria programmata e disciplinata, non condotta alla baruffa o come poteva essere un'armata ingessata di Inglesi,anche se inevitabilmente ne seguiva il corpo a corpo.
Cassala conquistata rimase sotto presidio italiano fino al 1897 e ritornò al Sudan, cui apparteneva, quando non costituì più una minaccia per la colonia Eritrea.
In conclusione e fatte le debite proporzioni, se si sostuituisce oggi quanto apprendiamo dai media: ai Dervisci i Telebani; al Mahdi, Bin Laden (il cui padre frequentò molto l'Eritrea e molto apprezzò lo sviluppo che noi conferimmo a quel territorio) o il Mullah Omar; al bassopiano occidentale, l'Afganistan; all'Inghilterra... no! questa è sempre la stessa; ci chiediamo che cosa in sostanza è cambiato? quali lezioni traiamo dalla Storia? e le conclusioni? Ognuno ne tragga le proprie.
Io ho solo riletto alcune pagine e le ripropongo per questo.


Cristoforo Barberi

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22/08/2014 16:39 #23025 da Giacinto-Matarazzo
Caro Agau, ho letto la tua risposta a Cristoforo sulla questione politica che venne a crearsi in Eritrea dopo l'occupazione britannica. Concordo con te anche per il fatto che, con qualche anno più di te, quella situazione quelli della mia generazione e i più grandi, l'abbiamo vissuta in prime persone.
L'amico Chiasserini ha ben descritto quel decennio di terrore in tutta l'Eritrea. Non di meno a quei fatti terroristici, penso, avrai sentito o ricorderai, che si verificarono anche molti atti di vero e proprio brigantaggio delinquenziale sempre e contro di noi italiani.
Fra le tante circostanze di quel periodo, in cui io un po' più grandicello di alcuni degli amici, di quanto avveniva a quell'epoca sta anche nel fatto che proprio a me toccò riconoscere la salma del povero Giulio Cesare Nacamuli, ragazzo di 18 anni, nella camera mortuaria del Regina Elena. E questo perché il povero Giulio, di Massaua, impiegato del porto in qualità di segnalatore, peraltro mio carissimo amico d'infanzia, inviato all'Asmara per servizio, su mezzo dell'amministrazione e sotto scorta, mi portava un libro di testo da me lasciato a casa a Massaua e che mio padre gli aveva affidato, in un plico, con il mio nome e indirizzo. Quando fu recuperato il suo cadavere, nudo e senza documenti, pochi km. prima di Asmara, la polizia trovò quel plico per cui, in serata di quel mese di marzo 1950, vennero a casa dove alloggiavo a prelevarmi. Caro Agau, ancora oggi non riesco a dimenticare quel momento in cui mi misero difronte al corpo di quel caro mio compagno di gioventù, avevamo la stessa età, straziato e massacrato da chi mostrava tanto odio per noi.
Stammi bene
Giacinto

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