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Daaro Addi, ovvero il Sicomoro del Villaggio. |
04/08/2015 12:28 #25535
da cribar
Cara Sirocchia,
ma la legenda dell'Arca non potresti farla pubblicare sul Sito? Fanne una copia, allegala ad una "mail" e chiedi al Direttore di inserirla alla pagina <Miti, legende> o almeno autorizzarlo espressamente a riprenderla, mi sembrerebbe molto più appropriato!
Grazie, un saluto: Cribar.
ma la legenda dell'Arca non potresti farla pubblicare sul Sito? Fanne una copia, allegala ad una "mail" e chiedi al Direttore di inserirla alla pagina <Miti, legende> o almeno autorizzarlo espressamente a riprenderla, mi sembrerebbe molto più appropriato!
Grazie, un saluto: Cribar.
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03/08/2015 12:42 #25532
da Francesco
Esercito per proteggere le spiagge"
Dopo la sparatoria a Lido di Camaiore, il sindaco di Pietrasanta torna alla carica: "Il governo deve tutelarci"
Fabrizio Boschi - Lun, 03/08/2015 - 08:39
«Sono zingari e basta. Punto». Il sindaco di Pietrasanta, Massimo Mallegni, è furioso per quanto è successo sabato a Lido di Camaiore dove tre banditi di etnia Sinti hanno aperto il fuoco contro la polizia che li inseguiva, sparando 12 colpi di pistola fra i bagnanti. Poche settimane fa Mallegni aveva suggerito al prefetto di Lucca di chiedere l'intervento dell'esercito per contrastare i crescenti fenomeni di criminalità in Versilia. Ora lo pretende.
Signor sindaco, non sarà troppo portare l'esercito sulle spiagge?
«Troppo? Ma ha visto cosa è successo? I carabinieri hanno una carenza di organico di 11mila unità. E, in proporzione, lo stesso per polizia e guardia di finanza. Inutile che ci si riempia la bocca ogni giorno dicendo di voler contrastare la criminalità se poi non si provvede ad assumere nuove forze. Come ha detto Berlusconi, siccome nelle caserme i soldati giocano a carte, impieghiamoli sui territori. Credo che chi delinque sia meno invogliato a farlo in luoghi dove c'è tanto controllo».
Ma così non si rischia la militarizzazione?
«Per niente. Se poi a qualche anima sensibile desse fastidio la mimetica, possiamo sempre vestirli di giallo o di arancione. Non capisco perché il nostro esercito possa fare missioni internazionali di contrasto alla criminalità negli altri Paesi e non lo possa fare da noi».
Però poi ci vorrebbero pene certe.
«Questo è un altro discorso dove non ha certo colpa la magistratura ma la politica. È il Parlamento che fa le leggi. Se un soggetto delinque bisogna dare al giudice gli strumenti per tenerlo in galera il più possibile. Non siamo vittime dei magistrati, ma dei politici».
Magari Renzi prometterà anche questo.
«Ecco appunto. Visto che c'è, prometta anche 10mila carabinieri in più, magari in un momento di follia riesce pure a mantenerla questa. E invece di volare da Roma a Pontassieve in elicottero, risparmi quei soldi e li dia alle forze dell'ordine. Il governo ha il dovere di tutelarci, ma non lo sta facendo. Abbiamo uno Stato che pensa solo a succhiarci denaro come una sanguisuga senza darci nulla in cambio».
Sul fatto di Lido di Camaiore che ne pensa?
«Penso che quelli non erano italiani come hanno detto, sono zingari, punto e basta. Anche se stanno da tanto in Italia zingari sono e zingari restano».
Mallegni, ma lei per caso è diventato leghista?
«Questi temi non sono della Lega ma delle persone moderate che vogliono uno Stato vicino ai cittadini, altrimenti la mattina gli uomini delle forze dell'ordine si alzano e sanno che il loro primo nemico è lo Stato».
E i sindaci che possono fare?
«I sindaci devono crederci. Tutti insieme. Noi in Versilia stiamo portando avanti un percorso che preveda l'unificazione delle polizie municipali. Il 10 agosto i Comuni di Pietrasanta, Seravezza e Stazzema firmeranno un protocollo. L'obiettivo è di farlo con tutti i comuni della Versilia: ciò comporterebbe 200 agenti di polizia municipale che coadiuvino il lavoro di carabinieri, polizia e finanza, affinché si dedichino esclusivamente al contrasto del crimine. Sigleremo anche un'intesa con tutti e sette i comuni della Versilia per un coordinamento delle nostre polizie volto al contrasto all'abusivismo commerciale».
Vuole la stella da sceriffo?
«Non ci tengo. Voglio poter risolvere i problemi coi poteri che hanno i sindaci. Voglio che le regole vengano rispettate e che non passi la regola che in Italia si possa fare quello che ci pare senza venire puniti. Vorrei che si facesse come negli Stati Uniti.
Cioè?
«Se uno mi entra in casa io ho il diritto di sparargli».
(risata)
================================================================
MIO COMMENTO
Mettere a repentaglio la vita degli italiani non è solo un crimine degli stranieri, ma di chi ci governa e che, continuamente, fa spallucce, fregandosene dei problemi di chi è deputato soltanto a pagare le tasse per pagare il lauto ed immeritato stipendio che percepisce la casta dei politici.
Ma loro se ne fregano e pensano soltanto alla loro cadrega.
Di fronte a problemi di una certa gravità ( recessione. Disoccupazione, degrado delle nostre città, invasione di gentaglia proveniente dai quattro angoli della terra) questa subdola classe politica di inetti trova il tempo di fare le “riforme”, quali il cosidetto “matrimonio” fra f@@@i e svendere la cittadinanza a tutti…anche ai pigmei!
EEA
Dopo la sparatoria a Lido di Camaiore, il sindaco di Pietrasanta torna alla carica: "Il governo deve tutelarci"
Fabrizio Boschi - Lun, 03/08/2015 - 08:39
«Sono zingari e basta. Punto». Il sindaco di Pietrasanta, Massimo Mallegni, è furioso per quanto è successo sabato a Lido di Camaiore dove tre banditi di etnia Sinti hanno aperto il fuoco contro la polizia che li inseguiva, sparando 12 colpi di pistola fra i bagnanti. Poche settimane fa Mallegni aveva suggerito al prefetto di Lucca di chiedere l'intervento dell'esercito per contrastare i crescenti fenomeni di criminalità in Versilia. Ora lo pretende.
Signor sindaco, non sarà troppo portare l'esercito sulle spiagge?
«Troppo? Ma ha visto cosa è successo? I carabinieri hanno una carenza di organico di 11mila unità. E, in proporzione, lo stesso per polizia e guardia di finanza. Inutile che ci si riempia la bocca ogni giorno dicendo di voler contrastare la criminalità se poi non si provvede ad assumere nuove forze. Come ha detto Berlusconi, siccome nelle caserme i soldati giocano a carte, impieghiamoli sui territori. Credo che chi delinque sia meno invogliato a farlo in luoghi dove c'è tanto controllo».
Ma così non si rischia la militarizzazione?
«Per niente. Se poi a qualche anima sensibile desse fastidio la mimetica, possiamo sempre vestirli di giallo o di arancione. Non capisco perché il nostro esercito possa fare missioni internazionali di contrasto alla criminalità negli altri Paesi e non lo possa fare da noi».
Però poi ci vorrebbero pene certe.
«Questo è un altro discorso dove non ha certo colpa la magistratura ma la politica. È il Parlamento che fa le leggi. Se un soggetto delinque bisogna dare al giudice gli strumenti per tenerlo in galera il più possibile. Non siamo vittime dei magistrati, ma dei politici».
Magari Renzi prometterà anche questo.
«Ecco appunto. Visto che c'è, prometta anche 10mila carabinieri in più, magari in un momento di follia riesce pure a mantenerla questa. E invece di volare da Roma a Pontassieve in elicottero, risparmi quei soldi e li dia alle forze dell'ordine. Il governo ha il dovere di tutelarci, ma non lo sta facendo. Abbiamo uno Stato che pensa solo a succhiarci denaro come una sanguisuga senza darci nulla in cambio».
Sul fatto di Lido di Camaiore che ne pensa?
«Penso che quelli non erano italiani come hanno detto, sono zingari, punto e basta. Anche se stanno da tanto in Italia zingari sono e zingari restano».
Mallegni, ma lei per caso è diventato leghista?
«Questi temi non sono della Lega ma delle persone moderate che vogliono uno Stato vicino ai cittadini, altrimenti la mattina gli uomini delle forze dell'ordine si alzano e sanno che il loro primo nemico è lo Stato».
E i sindaci che possono fare?
«I sindaci devono crederci. Tutti insieme. Noi in Versilia stiamo portando avanti un percorso che preveda l'unificazione delle polizie municipali. Il 10 agosto i Comuni di Pietrasanta, Seravezza e Stazzema firmeranno un protocollo. L'obiettivo è di farlo con tutti i comuni della Versilia: ciò comporterebbe 200 agenti di polizia municipale che coadiuvino il lavoro di carabinieri, polizia e finanza, affinché si dedichino esclusivamente al contrasto del crimine. Sigleremo anche un'intesa con tutti e sette i comuni della Versilia per un coordinamento delle nostre polizie volto al contrasto all'abusivismo commerciale».
Vuole la stella da sceriffo?
«Non ci tengo. Voglio poter risolvere i problemi coi poteri che hanno i sindaci. Voglio che le regole vengano rispettate e che non passi la regola che in Italia si possa fare quello che ci pare senza venire puniti. Vorrei che si facesse come negli Stati Uniti.
Cioè?
«Se uno mi entra in casa io ho il diritto di sparargli».
(risata)
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MIO COMMENTO
Mettere a repentaglio la vita degli italiani non è solo un crimine degli stranieri, ma di chi ci governa e che, continuamente, fa spallucce, fregandosene dei problemi di chi è deputato soltanto a pagare le tasse per pagare il lauto ed immeritato stipendio che percepisce la casta dei politici.
Ma loro se ne fregano e pensano soltanto alla loro cadrega.
Di fronte a problemi di una certa gravità ( recessione. Disoccupazione, degrado delle nostre città, invasione di gentaglia proveniente dai quattro angoli della terra) questa subdola classe politica di inetti trova il tempo di fare le “riforme”, quali il cosidetto “matrimonio” fra f@@@i e svendere la cittadinanza a tutti…anche ai pigmei!
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30/07/2015 17:45 - 30/07/2015 17:53 #25508
da La Sirocchia
L'Arca dell'Alleanza Leggenda:
IL termine arca in ebraico significa cassa contenitore. Sono giunte fino a noi le notizie circa le dimensioni dell'oggetto, il materiale con cui è stato costruito, la misurazione in cubiti è stata calcolata col nostro sistema metrico decimale in circa m, 1,12 in lunghezza, circa m. o,67 in larghezza e circa o,30 in altezza. Costruita dalla mano dell'uomo guidata dalla Mano Divina, in legno di acacia e foderata in foglia d'oro puro sia all'interno che all'esterno. sul coperchio sono raffigurati due Cherubini che con ali spiegate proteggono il centro dell'arca il Propiziatorio considerato il punto più sacro del contenuto: "le tavole della legge" che Dio stesso ha consegnato a Mosè perché divulgasse e imponesse al popolo eletto il Divino volere stabilisse con esso il patto della Sacra Alleanza tra Dio e il suo popolo. Le prime notizie della suddetta arca le troviamo nella sacra bibbia, nel Pentateuco ebr.Toràh (i primi cinque libri della Bibbia; genesi, esodo, levitico, numeri, deuteronomio.)Ai quattro angoli di base dell'arca sono fissati quattro anelli in oro puro che attraversati da due bastoni in legno di acacia foderati in oro servivano da portantina in occasione di Sacre Processioni, in verità avvenimenti sporadici e particolari data la grande sacralità dell'oggetto. Sempre per il grande rispetto dell'arca stessa ma soprattutto perché il contenuto non venisse contaminato dai raggi esterni di profana provenienza, e affinché all'interno non venisse disperso alcun potere divino, essa veniva ricoperta con drappi sacri in tessuto dalla trama molto spessa appesantita con ricami sempre in oro. A cerimonia terminata l'Arca veniva ricollocata nel sancta sanctorum nel tempio di Gerusalemme dove un custode vegliava giorno e notte sul sacro oggetto senza per altro poterlo mai vedere in tutta la sua interezza.
Apro una parentesi mia personale, la descrizione dei drappi tramandata dalla leggenda, mi fa venire in mente il mantello dei ras abissini. Ho avuto occasione di avere in mano il "presunto" mantello di Ras Seium, pesantissimo, con ricami e fregi simbolici in oro.
La leggenda di cui ci stiamo occupando
La leggenda di cui ci stiamo occupando è a sua volta arricchita di un'altra leggenda che completa la prima.
La leggenda della Regina di Saba
Viveava in Etiopia e precisamente ad Axum la splendida regina di Saba che avendo sentito parlare del saggio e potente Re Salomone, incuriosita volle recarsi a Gerusalemme dove egli regnava per una visita di cortesia e così fu. Il viaggio venne organizzato e una volta giunta alla reggia, la bella regina fu accolta con tutti gli onori Il re avendone diritto, volle stipulare un patto con la sua ospite; il re non avrebbe mai osato chiedere le sue "grazie" purché essa non si fosse mai appropriata di alcunché appartenente alla reggia senza averne ottenuto prima il consenso. Accettato di buon grado iniziarono i festeggiamenti con un ricco banchetto. Ordine del re: Condire le pietanze con abbondanti spezie piccanti, gli ordini del re non si discutono e così fu. Tutto andò per il meglio e a una certa ora tutti si ritirarono nelle proprie stanze. All'alba la regina fu assalita da una sete terribile insistente, incontrollabile, tanto che l sua fidata accompagnatrice le procurò una caraffa di acqua fresca proveniente da una sorgente del giardino della reggia, la sete fu placata ma il patto non fu rispettato poiché l'acqua apparteneva alla reggia.... e fu così che la regina di Saba, una volta rientrata in Etiopia dette alla luce il figlio di re Salomone, gli fu imposto il nome i Menelik che divenne il capostipite dei Menelik con l'appellativo di Menelik 1° il quale una volta raggiunta la maggiore età, volle conoscer il padre, ripercorse il viaggio che fece sua madre e giunse alla regal magione dove fu accolto con tutti gli onori e benevolenza, tanto che il re a dimostrazione di tale affetto paterno volle fare un omaggio degno dell'evento: donò a Mrnelik l'arca dell'alleanza... ma Salomone era Salomone e per non smentire sé stesso fece fare una copia conforme del sacro oggetto e la donò al figlio, ma Menelik non per niente era figlio di cotanto padre, se ne accorse e con l'aiuto del fidato suo accompagnatore trafugò l'originale lasciando lì la copia. Fu così che la vera Arca dell'Alleanza arrivò sana e sala ad Axum dove tuttora si trova nel Sancta Sanctorum del tempio di Axum. Pare che il fatto che il sacro oggetto si trovi ad Axum lo abbia testimoniato anche il Negus Hailé Selassié in una intervista (siamo sempre sul leggendario) Comunque questa è la leggenda etiopica, molte altre se ne raccontano sull'oggetto più antico e venerato del mondo e molto altro ancora si aggiungerà nel tempo... aiunt, narratut, dicunt, dicevano in latino!
Marisa Masini, per il forum del M. T. La Sirocchia
IL termine arca in ebraico significa cassa contenitore. Sono giunte fino a noi le notizie circa le dimensioni dell'oggetto, il materiale con cui è stato costruito, la misurazione in cubiti è stata calcolata col nostro sistema metrico decimale in circa m, 1,12 in lunghezza, circa m. o,67 in larghezza e circa o,30 in altezza. Costruita dalla mano dell'uomo guidata dalla Mano Divina, in legno di acacia e foderata in foglia d'oro puro sia all'interno che all'esterno. sul coperchio sono raffigurati due Cherubini che con ali spiegate proteggono il centro dell'arca il Propiziatorio considerato il punto più sacro del contenuto: "le tavole della legge" che Dio stesso ha consegnato a Mosè perché divulgasse e imponesse al popolo eletto il Divino volere stabilisse con esso il patto della Sacra Alleanza tra Dio e il suo popolo. Le prime notizie della suddetta arca le troviamo nella sacra bibbia, nel Pentateuco ebr.Toràh (i primi cinque libri della Bibbia; genesi, esodo, levitico, numeri, deuteronomio.)Ai quattro angoli di base dell'arca sono fissati quattro anelli in oro puro che attraversati da due bastoni in legno di acacia foderati in oro servivano da portantina in occasione di Sacre Processioni, in verità avvenimenti sporadici e particolari data la grande sacralità dell'oggetto. Sempre per il grande rispetto dell'arca stessa ma soprattutto perché il contenuto non venisse contaminato dai raggi esterni di profana provenienza, e affinché all'interno non venisse disperso alcun potere divino, essa veniva ricoperta con drappi sacri in tessuto dalla trama molto spessa appesantita con ricami sempre in oro. A cerimonia terminata l'Arca veniva ricollocata nel sancta sanctorum nel tempio di Gerusalemme dove un custode vegliava giorno e notte sul sacro oggetto senza per altro poterlo mai vedere in tutta la sua interezza.
Apro una parentesi mia personale, la descrizione dei drappi tramandata dalla leggenda, mi fa venire in mente il mantello dei ras abissini. Ho avuto occasione di avere in mano il "presunto" mantello di Ras Seium, pesantissimo, con ricami e fregi simbolici in oro.
La leggenda di cui ci stiamo occupando
La leggenda di cui ci stiamo occupando è a sua volta arricchita di un'altra leggenda che completa la prima.
La leggenda della Regina di Saba
Viveava in Etiopia e precisamente ad Axum la splendida regina di Saba che avendo sentito parlare del saggio e potente Re Salomone, incuriosita volle recarsi a Gerusalemme dove egli regnava per una visita di cortesia e così fu. Il viaggio venne organizzato e una volta giunta alla reggia, la bella regina fu accolta con tutti gli onori Il re avendone diritto, volle stipulare un patto con la sua ospite; il re non avrebbe mai osato chiedere le sue "grazie" purché essa non si fosse mai appropriata di alcunché appartenente alla reggia senza averne ottenuto prima il consenso. Accettato di buon grado iniziarono i festeggiamenti con un ricco banchetto. Ordine del re: Condire le pietanze con abbondanti spezie piccanti, gli ordini del re non si discutono e così fu. Tutto andò per il meglio e a una certa ora tutti si ritirarono nelle proprie stanze. All'alba la regina fu assalita da una sete terribile insistente, incontrollabile, tanto che l sua fidata accompagnatrice le procurò una caraffa di acqua fresca proveniente da una sorgente del giardino della reggia, la sete fu placata ma il patto non fu rispettato poiché l'acqua apparteneva alla reggia.... e fu così che la regina di Saba, una volta rientrata in Etiopia dette alla luce il figlio di re Salomone, gli fu imposto il nome i Menelik che divenne il capostipite dei Menelik con l'appellativo di Menelik 1° il quale una volta raggiunta la maggiore età, volle conoscer il padre, ripercorse il viaggio che fece sua madre e giunse alla regal magione dove fu accolto con tutti gli onori e benevolenza, tanto che il re a dimostrazione di tale affetto paterno volle fare un omaggio degno dell'evento: donò a Mrnelik l'arca dell'alleanza... ma Salomone era Salomone e per non smentire sé stesso fece fare una copia conforme del sacro oggetto e la donò al figlio, ma Menelik non per niente era figlio di cotanto padre, se ne accorse e con l'aiuto del fidato suo accompagnatore trafugò l'originale lasciando lì la copia. Fu così che la vera Arca dell'Alleanza arrivò sana e sala ad Axum dove tuttora si trova nel Sancta Sanctorum del tempio di Axum. Pare che il fatto che il sacro oggetto si trovi ad Axum lo abbia testimoniato anche il Negus Hailé Selassié in una intervista (siamo sempre sul leggendario) Comunque questa è la leggenda etiopica, molte altre se ne raccontano sull'oggetto più antico e venerato del mondo e molto altro ancora si aggiungerà nel tempo... aiunt, narratut, dicunt, dicevano in latino!
Marisa Masini, per il forum del M. T. La Sirocchia
Ultima Modifica: 30/07/2015 17:53 da La Sirocchia.
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30/07/2015 08:26 #25506
da La Sirocchia
Sirocchia in ambasce....che c'entra una leggenda con i precedenti scritti....così lontani dalla leggenda? un caffè per tutti e ancora ripensamenti per me che non oso inserirmi dove non dovrei, ecco perché mi ci vorrebbe il lume del W.M.
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25/07/2015 13:10 #25476
da cribar
Wania cara,
Ma scusami, il: Rito del Caffè così ben descritto e l'immagine non potresti farli pubblicare sul Sito alla pagina <Incontri> o dove meglio lo vedresti?
Un saluto, Cribar.
Ma scusami, il: Rito del Caffè così ben descritto e l'immagine non potresti farli pubblicare sul Sito alla pagina <Incontri> o dove meglio lo vedresti?
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24/07/2015 07:16 - 24/07/2015 15:50 #25466
da wania
TOC TOC......è questa la Stanza delle usanze, delle tradizioni....etc...etc...?.. Allora oggi:
IL CAFFE'
La preparazione del caffè, in Eritrea, è un vero rito.Offrire il caffè è l'occasione per stare insieme agli amici, conversare e approfondire i rapporti sociali. Le donne eritree consumano moltissimo caffè, dicono che se non bevono caffè, si ammalano, ed ogni motivo è buono per prepararlo. Il caffè viene preparato con vari attrezzi: per tostarlo si usa il menkesc-kesc, un piccolo padellino di metallo; i chicchi tostati si riducono in polvere con il mewketi-bun, il pestello; poi la polvere del caffè viene messa nel gebenà, la caffettiera di terracotta, con l'acqua e portata ad ebollizione. Tutte queste operazioni, tostatura, macinazione e bollitura del caffè, devono essere svolte al momento perché solo così il caffè è veramente aromatico e piacevole. Mentre il caffè bolle nel gebenà si prepara l'embabà, il pop-corn, da offrire agli ospiti insieme a dolciumi o pezzi di focaccia che servono da spuntino ( cursi-bun). In un piccolo braciere di terracotta si brucia un pizzico di incenso che profuma l'ambiente ed è considerato augurio di bene. In questa atmosfera si versa il caffè in apposite tazzine, fingial, e si serve. Una volta terminato il primo giro di caffè il gebenà viene riempito un'altra volta di acqua e rimesso sul fuoco, di nuovo il caffè fumante viene offerto nei fingial e così per 4 volte. Il primo giro si chiama awel, poi kalai quindi berekkà e l'ultimo è il dereggià.
L'offerta del caffè, in Eritrea, è veramente un rito!.
IL CAFFE'
La preparazione del caffè, in Eritrea, è un vero rito.Offrire il caffè è l'occasione per stare insieme agli amici, conversare e approfondire i rapporti sociali. Le donne eritree consumano moltissimo caffè, dicono che se non bevono caffè, si ammalano, ed ogni motivo è buono per prepararlo. Il caffè viene preparato con vari attrezzi: per tostarlo si usa il menkesc-kesc, un piccolo padellino di metallo; i chicchi tostati si riducono in polvere con il mewketi-bun, il pestello; poi la polvere del caffè viene messa nel gebenà, la caffettiera di terracotta, con l'acqua e portata ad ebollizione. Tutte queste operazioni, tostatura, macinazione e bollitura del caffè, devono essere svolte al momento perché solo così il caffè è veramente aromatico e piacevole. Mentre il caffè bolle nel gebenà si prepara l'embabà, il pop-corn, da offrire agli ospiti insieme a dolciumi o pezzi di focaccia che servono da spuntino ( cursi-bun). In un piccolo braciere di terracotta si brucia un pizzico di incenso che profuma l'ambiente ed è considerato augurio di bene. In questa atmosfera si versa il caffè in apposite tazzine, fingial, e si serve. Una volta terminato il primo giro di caffè il gebenà viene riempito un'altra volta di acqua e rimesso sul fuoco, di nuovo il caffè fumante viene offerto nei fingial e così per 4 volte. Il primo giro si chiama awel, poi kalai quindi berekkà e l'ultimo è il dereggià.
L'offerta del caffè, in Eritrea, è veramente un rito!.
Allegato ILCAFFE.jpg non trovato
Ultima Modifica: 24/07/2015 15:50 da wania.
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