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Daaro Addi, ovvero il Sicomoro del Villaggio.

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20/08/2014 12:24 #22991 da Agau-del-Semien
Giacinto, che desolazione che fine ha fatto una delle costruzioni più importanti, più imponenti dell'opera degli italiani.
Anche gli operai hanno disimparato a lavorare dopo tutti gli anni di paziente insegnamento da parte delle nostre maestranze.
Mi ha fatto senso vedere l'operaio che saldava con una maschera improvvisata, fatta di cartone e l'altro con il pezzo di ferro da limare, stretto in morsa in modo sbagliato. Per non parlare delle condizioni del materiale rotabile.
Tutto il nostro lavoro in fumo.
Peccato.
Agau

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20/08/2014 11:45 #22990 da Giacinto-Matarazzo
www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/Cont...43-36e4d85a23be.html

Se vi interessa visitate questo link.
FERROVIE ERITREE

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16/08/2014 13:31 #22941 da Francesco
Donne musulmane d’oggi e verginità

Nella cultura e tradizione patriarcale/maschilista che vuole le proprie donne come eterne bambine anche attraverso il controllo della loro sessualità: la donna musulmana deve arrivare alla sua notte di matrimonio vergine, la verginità è il più grande dono di scambio che la donna deve al suo futuro marito. Quindi la Verginità è sacra, è simbolo di purezza e fierezza ed è il fine dell'educazione impartita da mamme zie e sorelle più grandi.
Nel Corano non si enuncia che la donna debba arrivare al matrimonio vergine, così come non vi è traccia che la donna debba portare il Burqa, e tante altre usanze, così come nel contratto di matrimonio musulmano, non è obbligatoria la clausola della verginità, certo è che la verginità come valore in sé in tutte le religioni monoteiste, viene esaltata, pertanto nel Corano troviamo le vergini del paradiso, le quali simboleggiano la purezza, ma non è connesso al contratto matrimoniale. La realtà è che certe regole tradizionali e culturali sono diventate nel tempo, grazie anche all’avanzata dell’integralismo islamico, obblighi consolidati al di là di ciò che è sancito giuridicamente. Un tempo nell’Islam classico vi erano molte più aperture allora che oggi, ad esempio per il profeta Muhammad una sola moglie era vergine le altre erano vedove.
Il peccato di Adulterio Zina, nell’islam è punibile davanti a Dio sia per la donna che per l’uomo, il nocciolo risiede nella dimostrazione: la donna se ha rapporti prima del matrimonio può essere scoperta nella sua notte di nozze prima ancora di presentarsi a Dio, e sottoposta alla "punizione" che la società patriarcale riserva ad una donna ribelle, benché gli stessi giuristi classici musulmani riconoscono che la mancata verginità non può essere la causa dello scioglimento del matrimonio, proprio perché non consiste in un elemento di sostanza dal punto di vista giuridico.
E' quasi impossibile annullare un’usanza che fa parte integrante della cultura e tradizione e che si cela sotto le spoglie religiose, espandendosi al di là della Casa dell’Islam, in Occidente. Incredibile ma vero in Italia, quando le ragazze decidono di sposarsi con un uomo di religione islamica si recano dal medico per richiedere un certificato di Verginità.
Il rilascio di tale "certificato" prevede, su espressa volontà delle interessate, anche l'intervento
d' Imenoplastica, con buona pace del nostro servizio sanitario gratuito anche per costoro.
E Pantalone paga perché la figlia di un tale di nome Abdul deve dimostrare alla loro “opinione pubblica”,anche se ha fatto la scapestrata, deve apparire illibata davanti lo sposo Alì.
Sempre per la paura di rimanere sole, e non certo mancanza di coraggio che negli ultimi anni in Francia , ma anche in diverse altre parti dell'Europa, - come da diverse inchieste condotte da quotidiani arabi come il settimanale marocchino Telquel - moltissime ragazze sono ricorse all’Imenoplastica, operazione di circa 30 minuti, per ricostruirsi un’altra verginità.
Non denotano mancanza di coraggio ma ci troviamo dinanzi a donne che se dovessero ribellarsi si troverebbero assolutamente sole ed è questo il sentimento di cui hanno più paura.
Paura, è la motivazione dominante per numerosissime ragazze e donne musulmane che si avvalgono di questo tipo di operazione. In Italia non incontriamo statisticamente un numero elevato forse perché è una generazione diversa da quella francese o inglese, forse il fatto stesso che la gran parte delle donne musulmane arrivano solo dopo il ricongiungimento familiare, oppure l'avvento delle nuove generazioni nate in Italia, poche quelle cresciute, un contesto diverso che incide molto nello sviluppo individuale e d'integrazione.
Un foglio che serve per il loro futuro marito, i genitori, ma rimane un documento da esibire al ‘Adul colui che stipula il contratto matrimoniale islamico. La richiesta di tale certificato include anche la vergogna e soprattutto umiliazione, perché sono ragazze nate e cresciute in Italia e tale usanza per loro è un’imposizione assurda perché la nascita di una nuova famiglia deve fondarsi sulla fiducia ed il rispetto, oltre l'amore.
La dimostrazione della propria verginità per una ragazza di seconda generazione musulmana cresciuta in Italia , quindi inserita in un sistema culturalmente diverso, diventa ancor più difficile da accettare. Come non è facile crescere in un paese non musulmano e pretendere di innamorasi per forza di un ragazzo musulmano, e magari pensare subito al matrimonio, questo è il problema di molte ragazze musulmane che vivono male la loro sessualità, e il loro rapporto con l’altro sesso, perché lo ricollegano a quello che i genitori pretendono da loro.
Sono quindi molte le ragazze di seconda generazione musulmane che una volta adolescenti si ritrovano a combattere con la contaminazione tra quello che l’Occidente, attraverso una maggiore libertà gli offre anche toccando la sfera più intima, e quello che invece i genitori attraverso le proprie tradizioni vogliono continuare a tramandare tramite i figli quasi confermare la propria identità. Questa volta il prezzo non è la perdita dell’identità del figlio ma quella del genitore, che non vede più se stesso attraverso il figlio, e in questo caso le figlie, coloro che da sempre sono il simbolo e la bandiera di ogni cultura e tradizione
Nell'Islam, il matrimonio, il niqah o el zawaj, è "autorizzazione legale" di relazione sessuale lecita, perché stabilita con un contratto che prevede obblighi e doveri della coppia. Le relazioni sessuali extramatrimoniali - zina'- sono espressamente condannate E' proprio per regolamentare la sessualità di uomini e donne, considerata un bisogno fondamentale dell'essere umano, che il matrimonio è un obbligo per tutti i musulmani e non ha vincoli di durata.

Vorrei aggiungere che, fino agli anni ’50, la pratica descritta da AGAU era in voga presso alcune famiglie dell’interland siciliano, sicuramente retaggio di ben 254 anni di dominazione musulmana di etnia berbera, araba e berbera e poi solo araba.
Con l’occasione gli idiomi arabi e berberi,assieme a tracce di usi e costumi sono sopravvissuti alla loro permanenza in terra siciliana. Il dialetto o meglio la lingua siciliana è infarcito anche dal greco antico, latino, volfrancese, spagnolo, ed in minima misura dal piemontese e tedesco ( quest’ultimi per via di un periodo di dominazione piemontese ed austriaca durante la guerra di sucessione spagnola del XVIII secolo).



EEA

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16/08/2014 11:00 #22940 da Agau-del-Semien
CERIMONIA DELLA CAMICIA

Vi è una costumanza nuziale - che io considero barbara – che accomuna parecchi paesi del bacino del Mediterraneo meridionale e orientale e quasi tutti i paesi dell’Africa, ivi compresa quella orientale.
La cerimonia è detta della camicia, del lenzuolo o della pezzuola, cioè dell’indumento che si vuole mostrare dopo il matrimonio ad indicare alla parentela e agli amici che la sposa è giunta al matrimonio immacolata e pura.( l’illuso non sa che oggigiorno con una semplice operazione chirurgica tutto si aggiusta).
Ma torniamo agli studi che si sono fatti sulla detta costumanza. Le ricerca risalgono alla notte dei tempi. In un libro scritto attorno il 1200, si legge: “ …apud omnes orientales cuiscumque religioni set regionis, apud incolas oppidorum eodem modo ac apud nomades…. Per totam noctem nuptialem una vel plures milieres annosae circa tentorium nuptial versatur, ut omnibus qui in campo sunt bonum aut malum nintiumdeferent quoad niviter maritatam. Si ipsa non invenitur virgo, tristis ille nuntiuns exprimitur proferendo una tantum vice halhulah, miliers illae id annuntiat profferendo tribus aut pluribusvicibus halhulah quod ad uno exceptum ad alterum et alterum rentorium longius porrigitur.
Mulieres illae nuntium accipiunt ab ipso viro. Ille namque intrans in tentorium secum habere debet in sacculo vel sub pulvinari pannum album sericum, vel, si est pauper, linteum purum, quod sanquine conspersum ut argumentum virginitates conjugis suae mulieribus illis tradit.”
Le stesse cose vengono riportate da P. Anastasio nel libro “Anthropos”.
Da accurate ricerche dell’etnologo Westemarck, condotte tra le varie tribù arabe e berbere del Marocco si pone la domanda se dette abitudini debbano essere considerate africane, cioè indigene del continente nero , o al contrario se debba essere attribuita a popoli invasori, e precisamente ai popoli di origine semitica.
Anche A.H. Post, nel suo libro Afrikanische Jurisprudenz si pone la stessa domanda ma mette in evidenza le molte affinità esistenti nelle popolazioni , anche se differenti per caratteri antropologici e linguistici, per origine e civiltà, e cioè tra i Camito-Semiti o arabi –Berberi, i Camito-Cusciti o Etiopi, e fra i popoli del Sudan.
Un altro ricercatore, nel 1925 , nel suo libro “Manners and customs of Egyptians” J.L. Burckhardt, descrivendo i costumi in uso presso le popolazioni egiziane e in particolare tra gli abitanti del Cairo, :” Among the lower classes of Moslimin at Cairo it is customary that on the day after nuptial certain female relations of the bride should carry her innermost garment in triumph to the house of their neighbours….”
Fatta questa breve premessa, vediamo ora che accadeva, (accade ?) tra le popolazioni Cuscito-Camiti che occupano il littorale del Mar Rosso e quello dell’Oceano Indiano, dal Golfo di Aden al porto di Dunford e le terre ferme bagnate dal Nilo, l’altopiano occidentale Abissino.
Nel diritto consuetudinario Abissino vengono contemplate, tra le cause che possono dar luogo al divorzio, la mancanza di verginità della donna. Il marito che non trova vergine la moglie, ricorre al suocero, prima che la moglie ritorni al tetto paterno e si rimette agli accertamenti di persone esperte.
Anche qui vengono esposti i segni dell’onore della sposa come avviene nei popoli dell’Africa settentrionale, Egitto, Libia, Algeria e Marocco.
Nello Scioa, se la sposa è trovata vergine dal marito, questi spara un colpo di fucile in aria e in segno di gioia risponderanno con un intenso fuoco di fucili.
Nell’Amara se la sposa è trovata incontaminata, la benda frontale del marito verrà bagnata nel sangue di un pollo e la benda verrà inviata alla capanna del padre della sposa e attaccata al pilastro centrale dell’abitazione. Il gesto sarà accompagnato da cori di gioia e elleltà.
Tra i musulmani del litorale e nell’Harrarino durante la festa nuziale verrà mostrato agli invitati il pannolino bagnato di sangue quale emblema di purezza della sposa.
Conti Rossini ci ricorda che i cristiani dell’Abissinia adottarono questo costume dai mussulmani.

Agau

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15/08/2014 10:15 #22931 da wania
[justify]Ma certo che lo ritengo opportuno e ce n'ho di tuoi scritti, parecchi, lo sai. Cerco sempre di metterli in un numero adatto e che lo possa contenere...lo sai no che siamo ospiti ed abbiamo quattro paginette quattro? Forse però non sai che mi sto stufando.... ma il tuo "Non mollare" dell'ultima mail mi ci fa pensare, ci penserò, ci penserò! Ciao.[/justify]

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15/08/2014 09:34 #22929 da cribar
Cara Wania ti ringrazio e ricambio il saluto, ovviamente con l'augurio di ogni bene. Guarda se hai qualche mio scritto non ancora pubblicato e fallo se lo ritieni opportuno.
Cribar.

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