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I° ritorno in Eritrea dopo 46 anni.

  • Carlo Di Salvo
  • Autore della discussione
07/06/2012 16:50 - 10/06/2012 15:54 #12971 da Carlo Di Salvo
1° Gennaio 1995, tra poco quì a Massaua è l'alba già si sente il gracchiare dei corvi, è incredibile quanti ce ne siano, malgrado tutto mi danno la sveglia, abluzioni e poi preparo tutto il necessario per le Dahlak, prima di tutto la macchina fotografica con rollini di diapositive, i costumi da bagno, la maschera subacquea, gli asciugamani, le sigarette (sì purtroppo allora fumavo), messo il tutto in una sacca scendo al ristorante per la colazione, trovo anche Michele, Rino e famiglie pronti.
Dal Dahlak ci avviamo verso il pontile della marina di Taulud da dove si salperà su un sambuco, ancora il sole deve sorgere, ma già Taulud comincia ad animarsi, procediamo lungo il corso del Re, passiamo davanti alla stazione, superiamo il vecchio albergo Ghedem, giungiamo all'imbocco della diga di Edaga-Behrai, imbocchimo la stradina che conduce al pontile dove decine di sambuchi sono ancorati l'uno accanto all'altro.
C'è un certo movimento sul pontile, siamo attesi dal proprietario del sambuco che ci accoglie con i soliti salam-lecum, per salire sul sambuco è stata messa una passerella poichè il pontile è quasi all'altezza del ponte del nostro sambuco, dopo poco giunge un signore di cui non ricordo il nome, è un emiliano che è addetto alla cucina ed alla organizzazione della nostra escursione alle Dahlak, sul sambuco vi sono bidoni di acqua dolce e tutto quanto necessario per cucinare compresa una tenda per proteggere i vettovagliamenti.
Finalmente si parte lentamente il sambuco al comando del nakuda comincia ad allontanarsi dalla banchina cercando di districarsi in mezzo agli altri sambuchi alla fonda, una volta libero sul mare il sambuco spinto dal motore diesel inizia la sua navigazione.
Mentre ci allontaniamo un trenino passa sulla diga di Edaga-Behrai trainando dei vagoncini che sembrano quelli di una giostra, come è ridotta l'Eritrea, chi con la cinepresa, chi con la macchina fotografica riprende il paesaggio che ci circonda, attorno a noi vi è l'ampia baia di Archico con il massiccio del Ghedem, costeggiamo l'isola verde, dopo di chè il sambuco punta decisamente veso sud-est, siamo quindi diretti all'isola di Dissei che si trova quasi all'imboccatura del golfo di Zula, appena superata l'isola verde abbiamo subito la compagnia di un gruppo di delfini che ci seguono per un lungo tratto, purtroppo il cielo è leggermente coperto siamo in gennaio e quì, al contrario dell'altopiano ogni tanto piove, ma speriamo che il sole spazzi via le nuvole.
Malgrado tutto la temperatura dell'aria è tiepida siamo nel punto dell'equatore termico il più caldo del mondo, per raggiugere Dissei costeggiamo per un breve tratto la punta estrema del Ghedem che si protende sul mare con la sua mole massiccia, dicono che sia una massa di ferro protesa sul mare.
Il sambuco spinto dall'elica azionata dal diesel si dirige verso la punta sud dell'isola di Dissei che si comincia già ad intravedere, nel '46 non avevamo il diesel, ma solamente la grande vela con cui impiegammo dalle 4 o 5 ore, adesso invece dopo circa 1 ora e 30' eravamo già in vista dell'isola, che ci appare con le sue montagnole vulcaniche alte poche decine di metri, che con mia grande meraviglia le trovo coperte di una leggera vegetazione verde e con le sue basse acacie cariche di minuscole foglioline verdi.
Per fortuna sembra che il sole abbia la meglio sulle nuvole che si aprono improvvisamente lasciando che il dominatore di questi luoghi imponga la sua autorità, superata la punta sud di Dissei il sambuco accosta in direzione nord risalendo la costa est di Dissei, poco dopo appare la bella insenatura sud di Dissei con la sua splendida spiaggetta dove appunto il sambuco accosta fin quasi a toccare il bagnasciuga e dove nel dicembre del'46 vissi la mia prima avventura alle Dahlak con il sambuco di Omar, guardo il piccolo faraglione delle mie nuotate di allora, ancora a guardia di questa insenatura.
Mi dicono che quì metteremo il nostro campeggio, non posso crederci vi è ancora un vecchio capanno come allora quando Barbarossa mi venne a trovare per prendersi le pillole di chinino che gli avevo promesso.(continua).
Ultima Modifica: 10/06/2012 15:54 da Carlo Di Salvo.

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07/06/2012 15:50 #12970 da Giacinto-Matarazzo
Caro Carlo, macchè grazie, anzi,con quelle tue foto altro che 66 anni indietro.Ma tu hai qualche tua vecchia foto di quando gagliardo giovincello venivi a Massaua a trascorrere vacanze o soggiorni ? Io cercherò fra le mie.E' assai possibile che ci siamo conosciuti, succedeva sempre con chi veniva da Asmara e dintorni, specie se coetanei.
Ciao
Cisi

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  • Carlo Di Salvo
  • Autore della discussione
07/06/2012 09:11 #12960 da Carlo Di Salvo
Caro Giacinto vederti lanciato in aria dal trampolino del nostro Lido è stata per me, ti confesso, una grande emozione, è come se io fossi lì a scattarti quella foto, mi hai fatto tornare indietro di quasi 66 anni, grazie!

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07/06/2012 08:43 #12959 da Giacinto-Matarazzo
Si Francesco, in questa foto è proprio quel "pischelletto" che ero io all'epoca.La piscina del Lido era poi il luogo dove facevamo gli allenamenti.Come Silvano, ero tesserato alla Rari Nantes, categoria "pulcini" per il nuoto e pallanuoto. Ovviamente non si doveva tralasciare lo studio.Allora frequentvo la 3^media.C'erano però ragazzi che purtoppo avevano lasciato le scuole e preferirono imparare un mestiere.Ma ciò dovuto,peraltro,a problemi familiari.Purtroppo succedeva anche allora.Mi ha fatto gran senso rivedere quel luogo quando ho visto la foto scattata da Carlo, di quel vecchio trampolino, ancora in piedi, che aveva resistito all'usura del tempo, ancora lì come nel 1946. Quanti ricordi mi son passati davanti agli occhi come in un film ! E vien da pensare a tutti quelli che, compresi i nostri cari, diedero il loro meglio di se stessi per il meglio di quella terra.
Cisi

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06/06/2012 19:26 #12949 da Francesco
GIACINTO , purtroppo, certi italiani non sono nuovi a trasformarsi in veri sciacalli .Questo triste fenomeno possiamo vederlo in questi giorni nelle zone terremotate .Una volta , in casi simili , si usava la fucilazione sul posto e senza processo .Nel dicembre del 1908 ( tu assieme a Wania ,Silvano e Carlo , dovreste ricordarlo o mi sbaglio ? )i primi soccorritori furono i marinai della squadra navale russa in sosta presso la base di Augusta .Subito la squadra ,in poche ore , si diresse verso il luogo del disastro .I marinai scerero a terra ( erano i primi militari accorsi a Messinae R.Calabria).Ebbene , senza il permesso delle autorità italiane non presenti , presero l'iniziativa di fucilare sul posto ogni sciacallo "in azione" .
Oggi ,purtroppo , solo i ladri di qualche gallina vemgono rinchiusi nelle patrie galere .
Complimenti al piccolo Giacinto in fase di tuffo .Ma eri proprio tu ? Oppure una controfigura ? Analizzando la foto ,con una potente lente d'ingrandimento , non ho notato i tuoi caratteristici baffi .Non c'erano .Ed allora mi è venuto qualche dubbio .....
Saluti a te ed a tutta la tribu'.
Francesco

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06/06/2012 15:00 #12944 da Giacinto-Matarazzo
BRAVO SILVANO, le due mappe in tal modo hanno la stessa prospettiva sebbene in scala diversa. Che ne dici FRANCESCO ?
Visto dove era posizionato il tuo "Colombo" quando venne autoaffondato ? Credetemi, a quei tempi fu veramente un pianto vedere tutto quel disastro. Purtroppo ci fu un deprecabile sciacallaggio,e non da parte inglese sebbene fossero preda di guerra e sarebbe stato logico, non solo dai nativi, anzi, fu il meno, ma per la maggior parte dai nostri cari e beneamati connazionali. Non c'è stata abitazione e perfino ristoranti che non avessero suppellettili di bordo, stoviglie di porcellana, posateria d'argento.Si riconoscevano, avevano lo stemma della Compagnia ! Di tutto furono depredati i relitti di quelle navi. La cosa più vergognosa era che tanta di quella roba veniva offerta in vendita.Scartabellando ho trovato qualche foglio che sembra essere l'elenco delle navi affondate alle Dahlak, soprattutto nei pressi di Nocrah.Vedrò se trovo il resto.
Cisi

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