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I° ritorno in Eritrea dopo 46 anni.

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13/06/2012 22:02 #13045 da wania
[justify]Grazie Carlo, è sempre piacevole venir qui e trovare una nuova puntata del tuo avvincente racconto,e le fotografie poi.......belle, bellissime davvero. Continua così, ci fai star bene! Ciao buonanotte.[/justify]

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  • Carlo Di Salvo
  • Autore della discussione
13/06/2012 21:08 #13043 da Carlo Di Salvo
Era mia intenzione andare a nuoto sino al faraglione che nel dicembre '46 avevo cercato di raggiungere senza riuscirci però perchè pieno di ricci diadema i cui aculei lunghissimi sono veramente una minaccia per chi li prova, per questo mi avviai verso la parte meridionale della piccola baia per essere più vicino al faraglione, il mare era limpido dopo la burrasca notturna si vede che il plancton molto diffuso in questo mare si era depositato sul fondo, che meraviglia la carezza di quel tiepido mare la cui elevata salinità ti fa stare a galla come quasi una foglia a fior d'acqua, nuoti e ti senti leggero, ogni tanto mi fermavo per guardare per la prima volta il fondale con gli occhialini, che meraviglia sembrava di stare all'interno di un acquario gigante dove i pesci invece di fuggire sembrano venirti incontro per vedere questo sconosciuto, il fondale di sabbia era interrotto spesso da colonne madreporiche che dal fondo si elevano come dei giganteschi grattacieli attorno cui miriadi di pesciolini coloratissimi dal rosso al giallo si inseguono di madrepora in madrepora, sul fondo sabbioso tra piccoli ciuffi di posidonie ricci, oloturie, stelle marine di varie forme e colori, conchiglie dalle forme più disparate sono gli abitanti di questo mondo incontaminato.
Senza accorgemene mi ero avvicinato al faraglione e come allora con gli occhialini potei vedere la grande quantità di ricci diadema e matita, impossibile quindi avvicinarsi, mi limitai così ad ossevare il fondale e notai la grande quantità di pesci che vi ronzava attorno, persino due murene stavano a guardia della loro tana, qualche cernia anch'essa nuotava con la sua lenta maestosità attorno allo scoglio, soddisfatto di questo mio bellissimo bagno nuotai verso la riva, tra poco il cuoco avrebbe chiamato, anche gli altri miei compagni si erano immersi in questo incantevole specchio di mare ed ogni tanto si sentiva gridare qualcuno che aveva avvistato questo o quel pesce.
Mentre ero in mare al capanno era giunto il padrone, un dancalo che aveva portato al pascolo alcuni suoi dromedari, si era accertato che nessuno aveva toccato la roba esposta all'interno e lasciò che potessimo usare il lungo tavolo su cui facevano bella figura madrepore e varie conchiglie, il cuoco gli chiese se poteva farci avere delle vongole con cui avrebbe condito il nostro pranzo, naturalmente il dancalo accettò, il cuoco pensava che avrebbe portato un tre chili di vongole invece dopo qualche ora si presentò con un sacco di 30 kg. di vongole, il prezzo? una bazzecola perchè chiese pochi birr, il pranzo fu infatti a base spaghetti alle vongole ed insalata alle vongole.
Il pomeriggio dopo una breve pennichella andai a fare un giro lungo la baia fotografando l'ambiente circostante attirato dalla natura delle rocce circostanti di natura vulcanica, dalla fauna e dalla vegetazione di quest'isola diversa dalle altre Dahlak tutte di natura madreporica.
Dovete sapere che quest'isola come vi ho detto è all'imboccatura del golfo di Zula, quando l'africa si separò dall'asia creando quella grande frattura che dalla Giordania attraverso tutto il Mar-Rosso penetra nel continente africano proprio nel golfo di Zula creando l'altra grande frattura nel Corno d'Africa nota come Rift-Valley e che giunge sino all'oceano indiano nel Mozambico.
Durante la cena dentro il capanno la sera fummo invasi da decine di falene che attirate dalle lampade sbattevano contro i nostri volti costringendoci a tenere persino la bocca chiusa talmente erano invadenti tra l'ilarità di tutti.
Finalmente quella notte avremmo dormito senza la pioggia, la temperatura durante il giorno si era riportata sui 30°, decisi quindi di mettere una stuoia fuori del capanno e dormire sotto le stelle e che stelle, al buio completo senza luna il cielo è un puro spettacolo della natura, è il momento in cui ti accorgi quanto sei piccolo e misero di fronte all'immensità dell'universo, solo attraverso il lento sciacquio delle onde sul bagnasciuga ti accorgi di vivere un momento unico.
Mi addormentai ben presto dopo una giornata di sole e di mare, ma ancora Dissei doveva riserbarmi un'altra sorpresa, durante la notte mi svegliai e volgendo lo sguardo verso il mare mi accorsi che era diventato luminescente, le piccole onde provocate da una leggera brezza sembravano illuminarsi di luce propria, non potei fare a meno di alzarmi e di entrare in mare, che meraviglia camminavo lasciando dietro di me una scia luminosa, il plancton dopo la tempesta della notte precedente era risalito dal fondo ed adesso tutto il mare luccicava, sembrava che le stelle del firmamento fossero cadute in mare, solo quì alle Dahlak si incontrano queste meraviglie della natura. (continua).

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  • Carlo Di Salvo
  • Autore della discussione
12/06/2012 16:48 #13027 da Carlo Di Salvo
Dopo la burrascosa notte del 1° gennaio a Dissei finalmente al mattino le nuvole cominciarono a diradarsi ed il sole a fare capolino tra le nuvole.
Entro un'ora il sole comiciò a splendere, malgrado la tempesta notturna il mare era tiepido sappesse che cosa piacevole sentire quel tepore accarezzare le nostre estremità mentre si passeggiava dentro i pochi centimetri del bagnasciuga, nel frattempo scattai delle foto ai sambuchi alla fonda nella nostra piccola baia, foto che tra poco invierò a Silvano.
Ricordando la mia prima visita a Dissei nel lontano dicembre 1946 mi avviai lungo il bagnasciuga verso la seconda baia, sapete ci sono ben cinque baie sul lato est di Dissei e l'ultima a nord è quella dove ha sede il villaggio dancalo di pescatori, ma dovetti desistere perchè se non si ha una huri la cosa si fa lunga ed impossibile ed il sambuco con cui eravamo venuti non aveva huri, ma una misera barchetta per niente adatta ad una escursione lungo la costa, così dopo una breve passeggiata tornai in dietro e decisi di farmi un ricco bagno caldo tra le madrepore della prima baia di Dissei, avevo con me gli occhiali subacquei, ma non avevo una macchina fotografica adatta alle riprese in mare, non so come ma a questo non avevo pensato prima della partenza.(continua).

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12/06/2012 16:09 - 18/06/2012 08:28 #13026 da Narrante
Carlo è deciso! ci carica tutti sul sambuco e...
...e si salpa alla volta delle isole Dahlak e dintorni


Il sorgere del sole non coglie alla sprovvista Carlo pronto a immortalare i preparativi

la vita pian piano riprende e iniziano i preparativi...per la partenza...

Ormai è tutto pronto, ultimi controlli ai rifornimenti e...alle riserve d'acqua...

iniziano le manovre per salpare...Carlo, benché emozionato,..spara altre foto...

finalmente in pieno Mar Rosso - le isole Dahlak ci aspettano...

Il promontorio dell'isola di Dissey si presenta da buon guardiano

L'isola di Dissey anticipa il gruppo delle Dahlak

I dromedari vagabondano tranquillamente fra le acacie sognando il...deserto

Dissey - una timida alba si affaccia dopo...una notte tempestosa...

Dissey - Un sambuco alla fonda si dondola dopo la tempesta

Dissey - paesaggio locale...la tempesta si allontana...

Dissey - Un dromedario solitario esce in perlustrazione e si
sgranchisce le gambe dopo una notte da...dimenticare

Massaua - Il permesso di papà Di Salvo rilasciato dal Lloyd
Triestino per accogliere la moglie sul piroscafo

Massaua a. 1947 - un giovane Carlo...emerge dal Mar Rosso..

Massaua 1947 - Un giovane Carlo arriva in URI direttamente da...Palermo

Dissey - Paese che vai...albergo che trovi. Albergo e relativa dependence...

Dissey - l'alba, col bello o il cattivo tempo, è sempre un gran spettacolo...

Dissey - una bella spiaggetta a ridosso della principale
dietro ogni insenatura spiaggette rosate indimenticabili

Dissey - Capanno dàncalo rispettoso dell'ecologia al 100%...

Carlo aveva appuntamento con Giacinto alle Dahlak ma...non lo trova....

Dissey - inaspettatamente la flora fa sfoggio di sé il vento
e gli uccelli han provveduto al trasporto e alla semina...

Dissei - Le gazze ladre sempre attive e...vanitose a caccia
di oggetti luccicanti...da nascondere e conservare...
Dissei - Lo spettacolo di un pellicano che spicca il volo non sfugge a Carlo

Dissey - L'ecologia quì funziona: pinne e code di pescecane ad essiccare

Dissey - Sambuco e pellicano entrambi impegnati nella pesca...

Dissey - una delle tante spiaggette ancora...incontaminate

Dissey - scogli con grossi e...strani monoliti...virili

Dissey - la serie delle spiaggette incontaminate prosegue

Dissey - Carlo non dorme...ultime foto dell'alba prima di partire...

Madote - Una foto così...infuocata non può certo sfuggire a Carlo

Madote - La serie delle albe Carlo se le imprime...negli occhi!!!

Madote - una fra le ultimissime: Urie in volo...
nevrotico...più che il digiuno...poté la fame...

Carlo non riesce proprio a lasciare le Dahlak - continua senza sosta...


Madote - Gruppo di gabbiani riposa sul pietrisco di sbarramento...


Madote - Un'aquila pescatrice raggiunge il nido con la preda...

Madote - fondali multicolori presso la costa dell'isola

Madote - fondali dalla luce cristallina fanno...
l'occhiolino a Carlo che non sa proprio...resistere..

Isole Dahlak - Il volo di un pellicano solitario conclude la lunga
escursione di Carlo alle isole Dahlak...beato lui...beato...

Si torna finalmente verso Asmara... si trasloca a pag. 17
Ultima Modifica: 18/06/2012 08:28 da Narrante.

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  • Carlo Di Salvo
  • Autore della discussione
11/06/2012 09:33 #13003 da Carlo Di Salvo
Dopo una leggera pennichella all'ombra del capanno decisi di fare un giro attorno alle basse collinette che ne delimitano l'insenatura, quella che attirò la mia attenzione era quella che forma l'estrema punta sud di Dissei, un piccolo sentiero infatti mi guidava verso la cima, camminando tra acacie e fioriture di erbe basse con fiorellini celesti inizio la breve salita, giunto in cima lo spettacolo del panorama apparso ai miei occhi lo ricorderò per parecchio tempo, a sud si apre il largo imbocco del golfo di Zula delimitato dalla penisola di Buri a est e dal massiccio del Ghedem a sud-ovest, in lontananza si può notare la baia di Archico delimitata dalle isole di Taulud e di Massaua che si intravedevano all'orizzonte.
Il sole lentamente stava scendendo all'orizzonte e come un miracolo la lunga, bassa e sabbiosa penisola di Buri assumeva sotto i raggi del sole il colore di una lingua d'oro che sembrava galleggiare sul mare azzurro, spettacolo messo ancor più in risalto da basse nuvole scure apparse all'orizzonte dietro la penisola, come tutti sanno una volta che, alle latitudini tropicali, il sole tramonta si piomba nella più completa oscurità mitigata però dal chiarore della via lattea e dalle stelle in mancanza della regina della notte.
La cena fu a base di frutta e di qualche falena attratta dai lumi a petrolio indiani, da un vecchio pietromax e dai fornelli dei primus accesi.
Mentre gli altri si ritirarono nelle loro tende, io decisi, mettendo una stuoia sopra l'angareb, di stare dentro il capanno dove avevo messo in un angolo la macchina fotografica, la sacca l'avrei usata a mò di cuscino, così tranquillamente sdraiato mi accesi la mia ultima sigaretta della giornata, sì purtroppo allora fumavo come un turco, non lo avessi mai fatto nell'oscurità più completa la leggera luminosità della sigaretta mi attirò addosso uno stuolo di falene che mi fecero scappare fuori dal capanno disperato a finire la mia sigaretta.
Ritornato nel capanno una volta appoggiata la testa sulla sacca mi addormentai subito, alle 01,30 della notte si scatenò un furioso temporale, non sembrava pioggia ma cascate d'acqua, per fortuna dissi tra me, il tetto del capanno mi protegge, non lo avessi mai pensato iniziò a piovere dentro il capanno forse più di fuori, dovetti scappare fuori rifugiandomi nella grande tenda della cucina posta davanti all'ingresso del capanno, purtroppo la macchina fotografica la trovai tutta bagnata e temetti di averla danneggiata seriamente, cercai di asciugarla ma non so se avrebbe all'indomani fatto il suo dovere.
Trascorsi tutta la notte sotto la tenda della cucina con la suocera di Michele perchè anche lei si era venuta a rifuggiare diciamo in cucina, trascorsi tutta la notte a fumare ed a parlare con la Nives, per fortuna che nella mia giacca da safari fotografico della Paul-Shark vi era in dotazione una grande mantella impermeabile che riuscì a coprirmi tutto il corpo sino ai piedi e potei così proteggere la macchina fotografica e me stesso.
All'indomani, come succede a quelle latitudini, le nuvole si diradarono ed il sole iniziò a fare capolino tra di esse, come se la passarono gli altri nelle tende?
Fortuna che avevano i lettini sollevati da terra perchè quasi tutti si allagarono e dovettero stendere tutto al sole che già inziava a prendere possesso del cielo spazzando via le nuvole.(continua).

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  • Carlo Di Salvo
  • Autore della discussione
11/06/2012 09:33 #13002 da Carlo Di Salvo
Dopo una leggera pennichella all'ombra del capanno decisi di fare un giro attorno alle basse collinette che ne delimitano l'insenatura, quella che attirò la mia attenzione era quella che forma l'estrema punta sud di Dissei, un piccolo sentiero infatti mi guidava verso la cima, camminando tra acacie e fioriture di erbe basse con fiorellini celesti inizio la breve salita, giunto in cima lo spettacolo del panorama apparso ai miei occhi lo ricorderò per parecchio tempo, a sud si apre il largo imbocco del golfo di Zula delimitato dalla penisola di Buri a est e dal massiccio del Ghedem a sud-ovest, in lontananza si può notare la baia di Archico delimitata dalle isole di Taulud e di Massaua che si intravedevano all'orizzonte.
Il sole lentamente stava scendendo all'orizzonte e come un miracolo la lunga, bassa e sabbiosa penisola di Buri assumeva sotto i raggi del sole il colore di una lingua d'oro che sembrava galleggiare sul mare azzurro, spettacolo messo ancor più in risalto da basse nuvole scure apparse all'orizzonte dietro la penisola, come tutti sanno una volta che, alle latitudini tropicali, il sole tramonta si piomba nella più completa oscurità mitigata però dal chiarore della via lattea e dalle stelle in mancanza della regina della notte.
La cena fu a base di frutta e di qualche falena attratta dai lumi a petrolio indiani, da un vecchio pietromax e dai fornelli dei primus accesi.
Mentre gli altri si ritirarono nelle loro tende, io decisi, mettendo una stuoia sopra l'angareb, di stare dentro il capanno dove avevo messo in un angolo la macchina fotografica, la sacca l'avrei usata a mò di cuscino, così tranquillamente sdraiato mi accesi la mia ultima sigaretta della giornata, sì purtroppo allora fumavo come un turco, non lo avessi mai fatto nell'oscurità più completa la leggera luminosità della sigaretta mi attirò addosso uno stuolo di falene che mi fecero scappare fuori dal capanno disperato a finire la mia sigaretta.
Ritornato nel capanno una volta appoggiata la testa sulla sacca mi addormentai subito, alle 01,30 della notte si scatenò un furioso temporale, non sembrava pioggia ma cascate d'acqua, per fortuna dissi tra me, il tetto del capanno mi protegge, non lo avessi mai pensato iniziò a piovere dentro il capanno forse più di fuori, dovetti scappare fuori rifugiandomi nella grande tenda della cucina posta davanti all'ingresso del capanno, purtroppo la macchina fotografica la trovai tutta bagnata e temetti di averla danneggiata seriamente, cercai di asciugarla ma non so se avrebbe all'indomani fatto il suo dovere.
Trascorsi tutta la notte sotto la tenda della cucina con la suocera di Michele perchè anche lei si era venuta a rifuggiare diciamo in cucina, trascorsi tutta la notte a fumare ed a parlare con la Nives, per fortuna che nella mia giacca da safari fotografico della Paul-Shark vi era in dotazione una grande mantella impermeabile che riuscì a coprirmi tutto il corpo sino ai piedi e potei così proteggere la macchina fotografica e me stesso.
All'indomani, come succede a quelle latitudini, le nuvole si diradarono ed il sole iniziò a fare capolino tra di esse, come se la passarono gli altri nelle tende?
Fortuna che avevano i lettini sollevati da terra perchè quasi tutti si allagarono e dovettero stendere tutto al sole che già inziava a prendere possesso del cielo spazzando via le nuvole.(continua).

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