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I° ritorno in Eritrea dopo 46 anni. |
09/05/2012 13:32 #12616
da wania
[justify]Si, Carlo, me lo ricordo il dopo pioggia, ma più che le strade fumanti mi colpiva l'arcobaleno, mai visto un arcoibaleno così bello in nessun'altra parte del mondo mai! E la professoressa Cercenà? Io non ricordo di averla mai avuta in classe mia però era conosciuta al FErdinando Martini ....era sempre di corsa, sempre vestita in qualche modo, un po' sciatta...una volta, mi ricordo, aveva una buccia di pomodoro appiccicata ad un polpaccio....allora non capivo...poi...mi sono resa conto di cosa significhi avere una casa, una famiglia e dei bambini piccoli.......questa mamma si alternava fra sughi, pannolini e....logaritmi......cara Cercenà, dove sei? Non eri tanto più grande di noi, sarai in qualche parte del mondo...in poltrona, forse un po' grassa.... ricordi anche te quel meraviglioso periodo al Ferdinando Martini di Asmara? Non mi piaceva la tua materia ma se ti potessi incontrare ora sarei felice di abbracciarti....davvero sai Cercenà, un abbraccio, ciao. Carlo, ora tocca a te, continua il tuo racconto, non ti fermare , forza! A dopo allora![/justify]
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- Carlo Di Salvo
- Autore della discussione
09/05/2012 08:51 #12613
da Carlo Di Salvo
Mia cara Lulù
Sai quando andavo a ripetizione di matematica a casa della professoressa Cercenà, dove le figlie Luciana, Anna e la piccola Elena erano sempre presenti perchè spesso si giocava assieme, Aimone il figlio grande studiava per geometra, mi ricordo ancra la loro abitazione nella baracca, aveva persino un piccolo cortiletto interno, hai ragione quando pioveva si sentiva lo scrosciare delle gocce sui tetti di lamiera ondulata, anche nella mia baracca vi erano i tetti in lamiera ondulata e si sentiva e come la pioggia, se ti ricordi dopo la pioggia le strade asfaltate, ancora calde del sole fumavano per il vapore, ricordo anche una forte grandinata sembrava che sul tetto buttassero le pietre invece erano chicchi grossi come uno zaitù.
Ciao Carlo
Sai quando andavo a ripetizione di matematica a casa della professoressa Cercenà, dove le figlie Luciana, Anna e la piccola Elena erano sempre presenti perchè spesso si giocava assieme, Aimone il figlio grande studiava per geometra, mi ricordo ancra la loro abitazione nella baracca, aveva persino un piccolo cortiletto interno, hai ragione quando pioveva si sentiva lo scrosciare delle gocce sui tetti di lamiera ondulata, anche nella mia baracca vi erano i tetti in lamiera ondulata e si sentiva e come la pioggia, se ti ricordi dopo la pioggia le strade asfaltate, ancora calde del sole fumavano per il vapore, ricordo anche una forte grandinata sembrava che sul tetto buttassero le pietre invece erano chicchi grossi come uno zaitù.
Ciao Carlo
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08/05/2012 21:57 #12610
da wania
[justify]Io ti mando a benedire ma nel senso vero e positivo della parola: Dio ti benedica Carlo, perché sarei dovuta partire oggi per Asmara con le mie vecchierelle e invece sono qui e non posso gironzolare per le amate strade insieme a loro.....ma ecco che mi ci porti te per le amate strade.....si, sono lì con te che mi avvio verso la stazione..... a sinistra là in alto abbiamo Nda Mariam...e la Chiesa Valdese.....e poi le baracche col cartone catramato....una baracca così era la mia casa appena arrivata nel gennaio del 1938, si chiamavano baracche ma ti ricordi come erano belline e accoglienti? E il rumore dell'acqua sul tetto di lamiera durante le grandi piogge?...avevo solo 5 anni ma ne ero affascinata! Si sono lì con te, grazie di avermi fatto fare questa passeggiata grazie, Dio ti benedica Carlo, nel senso vero e positivo della parola! ciao grazie. [/justify]
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- Carlo Di Salvo
- Autore della discussione
08/05/2012 20:15 - 25/05/2012 20:03 #12608
da Carlo Di Salvo
Continuo la mia prima passeggiata asmarina dopo 46 anni, dentro di me penso, "se mi metto una benda negli occhi sono sicuro di arrivare sino alla mia vecchia abitazione nei pressi della stazione e sono anche sicuro di andare per le vie di Asmara bendato":
Riprendo il mio lento cammino verso la stazione lungo il corso del Re, in questo tratto sicuramente si trovano le prime costruzioni di Asmara, sono quasi tutte casette ad un piano dei primi abitanti, in alcune addirittura dai suoi infissi esterni si può intuire lo spirito dei loro vecchi abitanti come per esempio due "cuori stilizzati" nelle inferriate delle finestre, chissà cosa racconterebbero se potessero parlare.
Giungo finalmente all'inizio del corso del Re, sulla sinistra in alto su una collina mi appare, sì sono proprio ad Asmara, la bellissima chiesa copta di "Nda-Mariam" costruita dal padre del mio carissimo amico Enzo Gallo, cioè dall'arch. Ernesto Gallo esperto in architettura axumita, alla mia destra rivedo la vecchia autorimessa Principe , difronte ha inizio la salita della via Duca degli Abruzzi, all'angolo noto una specie di edicola in legno con vecchi giornali e riviste, ma ho fretta adesso di andare in stazione, rivedere la mia casa, anzi quella dei miei genitori, perchè io sono vissuto in una di quelle baracche in lamiera con i pavimenti in lavagna ed i tetti in lamiera ai piedi del fortino Viganò a 20 metri dalla camionabile per Massaua.
Inizio la lieve salita della via Duca degli Abruzzi, con la visione alla mia sinistra della chiesa copta con le sue due torri, alla fine della salita che termina in piazza degli alpini a destra noto il vecchio fabricato delle famiglie della PAI (Polizia Africa Italiana) dove per la prima ed ultima volta nella mia vita, durante la festa di un matrimonio, il sottoscritto all'età di 8 anni si prese una solenne sbornia con i bicchierini di liquore Strega, mentre mi portavano a casa vedevo i biroccini camminare per aria, ma lasciamo stare giungo adesso in piazza degli Alpini, quì ha inizio la camionabile per Massaua, mentre la via Duca degli Abruzzi svolta a destra in un rettifilo che finisce proprio alla stazione ferroviaria, eh sììì che ci posso fare il cuore batte non posso credere sono tornato a casa, in fondo al viale alberato con i suoi eucaliptus, non vedo però le vecchie baracche dell'ufficio lavori delle ferrovie, adesso vi sono nuove costrzioni, mi avvicino sempre più alla stazione, subito a destra al di là di un muro noto il deposito littorine, vedo adesso la vecchia villa del direttore delle ferrovie circondata da una siepe di bouganvillea, lì ha inizio via Brescia che conduce alla camionabile per Massaua, è la mia strada, lì c'è ancora la casa dei miei, ma non c'è più il bel giardino con l'albero del pepe, con l'albero dei melograni, con l'albero dei gelsi, noto che esiste ancora la casetta dove dormiva la Lettèbraham con la figlioletta Nebiat, assieme ai due lupi Dominò, Katia ed il doberman Argo, la casa dei miei mi è sembrata in buono stato, proseguo verso la strada per Massaua per vedere le vecchie tre baracche in una delle quali ho trscorso i miei anni asmarini, delusione assoluta non esiste più nulla solo terra rossa e qualche camion ai piedi del vecchio fortino Viganò, al di là della strada per Massaua noto che la missione svedese ha costruito una nova chiesa.
Deluso torno indietro verso la stazione, il fabbricato è sempre lo stesso con il suo classico colore verdognolo, ma non si può entrare un cartello con una mano in segno di alt lo vieta perchè è sede doganale.
Mi guardo intorno, difronte alla stazione riconosco la salita della strada che conduceva all'officina ed al campo sportivo dei ferrovieri proprio dietro la salita noto che esistono ancora le baracche in legno dove abitavano Cercenà e Giannini sulle pareti pendono ancora resti di cartone catramato che ne rivestivano l'esterno.
Guardando attentamente mi accorgo che queste baracche sono ancora abitate, una porta di esse è socchiusa, salgo mi avvicino e busso alla porta, mi viene incontro un vecchietto a cui chiedo: "tu sei della ferrovia?" ed egli: "Sì sono in pensione di ferrovia, io stato capostazione a Massaua", avevo portato con me alcune foto di mio papà al lavro in ferrovia e gliele mostro, lui le guarda e getta quasi un urlo: "Ma questo mio capo signor Di Salvo, lui gridare sempre, ma tanto buono", secondo voi cosa dovevo fare se non abbracciarlo con le lacrime agli occhi? Gli ho chiesto notizie della mia Lettè, lui non sapeva nulla, ma sapeva che il nipote Assefau che papà aveva preso con sè in ufficio sapeva dove fosse la Lettè, ma adesso stava ad Adi-Ugri avendo lì un albergo, gli chiesi anche se sapeva dove stava il vecchio Teclè giardiniere delle ferrovie che teneva spesso in braccio Nebiat figlia di Lettè, mi disse che adesso era il giardiniere che si occupava dei fiori attorno alla vecchia Croce del Sud.
Ritornato sui miei passi noto che il vecchio bar della stazione è aperto, sò che da lì si accedeva al piazzale interno della stazione, infatti riesco ad entrare, ma adesso mi fermo senò qualcuno di voi mi manda a benedire, ciao a tutti.
Riprendo il mio lento cammino verso la stazione lungo il corso del Re, in questo tratto sicuramente si trovano le prime costruzioni di Asmara, sono quasi tutte casette ad un piano dei primi abitanti, in alcune addirittura dai suoi infissi esterni si può intuire lo spirito dei loro vecchi abitanti come per esempio due "cuori stilizzati" nelle inferriate delle finestre, chissà cosa racconterebbero se potessero parlare.
Giungo finalmente all'inizio del corso del Re, sulla sinistra in alto su una collina mi appare, sì sono proprio ad Asmara, la bellissima chiesa copta di "Nda-Mariam" costruita dal padre del mio carissimo amico Enzo Gallo, cioè dall'arch. Ernesto Gallo esperto in architettura axumita, alla mia destra rivedo la vecchia autorimessa Principe , difronte ha inizio la salita della via Duca degli Abruzzi, all'angolo noto una specie di edicola in legno con vecchi giornali e riviste, ma ho fretta adesso di andare in stazione, rivedere la mia casa, anzi quella dei miei genitori, perchè io sono vissuto in una di quelle baracche in lamiera con i pavimenti in lavagna ed i tetti in lamiera ai piedi del fortino Viganò a 20 metri dalla camionabile per Massaua.
Inizio la lieve salita della via Duca degli Abruzzi, con la visione alla mia sinistra della chiesa copta con le sue due torri, alla fine della salita che termina in piazza degli alpini a destra noto il vecchio fabricato delle famiglie della PAI (Polizia Africa Italiana) dove per la prima ed ultima volta nella mia vita, durante la festa di un matrimonio, il sottoscritto all'età di 8 anni si prese una solenne sbornia con i bicchierini di liquore Strega, mentre mi portavano a casa vedevo i biroccini camminare per aria, ma lasciamo stare giungo adesso in piazza degli Alpini, quì ha inizio la camionabile per Massaua, mentre la via Duca degli Abruzzi svolta a destra in un rettifilo che finisce proprio alla stazione ferroviaria, eh sììì che ci posso fare il cuore batte non posso credere sono tornato a casa, in fondo al viale alberato con i suoi eucaliptus, non vedo però le vecchie baracche dell'ufficio lavori delle ferrovie, adesso vi sono nuove costrzioni, mi avvicino sempre più alla stazione, subito a destra al di là di un muro noto il deposito littorine, vedo adesso la vecchia villa del direttore delle ferrovie circondata da una siepe di bouganvillea, lì ha inizio via Brescia che conduce alla camionabile per Massaua, è la mia strada, lì c'è ancora la casa dei miei, ma non c'è più il bel giardino con l'albero del pepe, con l'albero dei melograni, con l'albero dei gelsi, noto che esiste ancora la casetta dove dormiva la Lettèbraham con la figlioletta Nebiat, assieme ai due lupi Dominò, Katia ed il doberman Argo, la casa dei miei mi è sembrata in buono stato, proseguo verso la strada per Massaua per vedere le vecchie tre baracche in una delle quali ho trscorso i miei anni asmarini, delusione assoluta non esiste più nulla solo terra rossa e qualche camion ai piedi del vecchio fortino Viganò, al di là della strada per Massaua noto che la missione svedese ha costruito una nova chiesa.
Deluso torno indietro verso la stazione, il fabbricato è sempre lo stesso con il suo classico colore verdognolo, ma non si può entrare un cartello con una mano in segno di alt lo vieta perchè è sede doganale.
Mi guardo intorno, difronte alla stazione riconosco la salita della strada che conduceva all'officina ed al campo sportivo dei ferrovieri proprio dietro la salita noto che esistono ancora le baracche in legno dove abitavano Cercenà e Giannini sulle pareti pendono ancora resti di cartone catramato che ne rivestivano l'esterno.
Guardando attentamente mi accorgo che queste baracche sono ancora abitate, una porta di esse è socchiusa, salgo mi avvicino e busso alla porta, mi viene incontro un vecchietto a cui chiedo: "tu sei della ferrovia?" ed egli: "Sì sono in pensione di ferrovia, io stato capostazione a Massaua", avevo portato con me alcune foto di mio papà al lavro in ferrovia e gliele mostro, lui le guarda e getta quasi un urlo: "Ma questo mio capo signor Di Salvo, lui gridare sempre, ma tanto buono", secondo voi cosa dovevo fare se non abbracciarlo con le lacrime agli occhi? Gli ho chiesto notizie della mia Lettè, lui non sapeva nulla, ma sapeva che il nipote Assefau che papà aveva preso con sè in ufficio sapeva dove fosse la Lettè, ma adesso stava ad Adi-Ugri avendo lì un albergo, gli chiesi anche se sapeva dove stava il vecchio Teclè giardiniere delle ferrovie che teneva spesso in braccio Nebiat figlia di Lettè, mi disse che adesso era il giardiniere che si occupava dei fiori attorno alla vecchia Croce del Sud.
Ritornato sui miei passi noto che il vecchio bar della stazione è aperto, sò che da lì si accedeva al piazzale interno della stazione, infatti riesco ad entrare, ma adesso mi fermo senò qualcuno di voi mi manda a benedire, ciao a tutti.
Ultima Modifica: 25/05/2012 20:03 da Carlo Di Salvo.
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- Carlo Di Salvo
- Autore della discussione
07/05/2012 22:35 - 25/05/2012 20:01 #12600
da Carlo Di Salvo
Dopo essere ritornato in viale Mussolini riprendo il mio percorso verso il mercato coperto, giungo all'incrocio con via Azzi, esiste ancora il fabbricato della Salvati Africa l'autobus di Asmara il cui N°1 da casa mi portava in centro, continuo ad essere salutato ed avvicinato da vecchi eritrei, giungo al bar attiguo al cinema Impero, entro e ciò che mi colpisce è la gigantografia dell'incrociatore italiano S.Giorgio che occupa quasi tutto il retro del bancone, su cui troneggia una vecchia macchina per espressi della S.Giorgio, mi seggo un attimo ad un tavolino per prendermi una "mastica" la bevanda a base di acqua e sambuca tanto amata da mio papà, alcuni eritrei anziani si avvicinano e mi domandano da dove vengo e perchè sono tornato in Eritrea, alle mie risposte sono felici di sapere che sono un vecchio asmarino anch'io e vorrebbero che restassi ancora a parlare con loro, parlano l'italiano con parole corrette, sembra che abbiano studiato nelle nostre scuole.
Ma ho fretta di andare in stazione, prima di uscire però mi trasferisco nella hall della biglitteria del cinema Impero, è incredibile tutto è immutato sembra quì che il tempo si sia fermato, rivedo le scale che conducono alla galleria in marmi bianchi e verdi il tutto illuminato dalla luce che penetra dagli oblò di vetro che decorano anche la facciata dove troneggia ancora la scrtta "CINEMA IMPERO", non mi sembra possibile che siano trascorsi 46 anni.
Riprendo il mio cammino verso la stazione dopo avere immortalato il viale Cadorna (prolungamento del viale Mussolini) con il suo cinema ed all'angolo con via Lazio l'ingresso del night famoso "PICCADILLY", giungo così al mercato del pesce, quì memore di quando andavo a scuola mi avviai verso la moschea passando e visitando il nostro vecchio mercato coperto sovrastato da una cupola bugnata con vetri rotondi per dar luce all'interno dove in una sala si trovano negozi di frutta e verdura nonchè macellerie, non vi posso descrivere la mia felicità nel rivedere in bella mostra papaie, hanoni, zaituni, banane, arance, mandarini, pompelmi ed ogni genere di verdure ed insalate, fuori dal mercato sotto i suoi portici altri negozi di scatolame e di frutta secca come i nostri cari chichingioli, noccioline americane e i gustosi datteri secchi, tutto questo rividi al mercato, ma non posso descrivere gli odori della frutta.
Proseguo il mio cammino, questa volta giungo in piazza Campania attraversata dal corso del Re, dove su una collinetta troneggia la moschea con il classico minareto opera dell'arch. Ferrazza.
Adesso proseguo il mio cammino lungo il corso del Re in direzione dell'autorimessa Principe dove avrà inizio la via Duca degli Abruzzi che mi condurrà sino in stazione.
Ma ho fretta di andare in stazione, prima di uscire però mi trasferisco nella hall della biglitteria del cinema Impero, è incredibile tutto è immutato sembra quì che il tempo si sia fermato, rivedo le scale che conducono alla galleria in marmi bianchi e verdi il tutto illuminato dalla luce che penetra dagli oblò di vetro che decorano anche la facciata dove troneggia ancora la scrtta "CINEMA IMPERO", non mi sembra possibile che siano trascorsi 46 anni.
Riprendo il mio cammino verso la stazione dopo avere immortalato il viale Cadorna (prolungamento del viale Mussolini) con il suo cinema ed all'angolo con via Lazio l'ingresso del night famoso "PICCADILLY", giungo così al mercato del pesce, quì memore di quando andavo a scuola mi avviai verso la moschea passando e visitando il nostro vecchio mercato coperto sovrastato da una cupola bugnata con vetri rotondi per dar luce all'interno dove in una sala si trovano negozi di frutta e verdura nonchè macellerie, non vi posso descrivere la mia felicità nel rivedere in bella mostra papaie, hanoni, zaituni, banane, arance, mandarini, pompelmi ed ogni genere di verdure ed insalate, fuori dal mercato sotto i suoi portici altri negozi di scatolame e di frutta secca come i nostri cari chichingioli, noccioline americane e i gustosi datteri secchi, tutto questo rividi al mercato, ma non posso descrivere gli odori della frutta.
Proseguo il mio cammino, questa volta giungo in piazza Campania attraversata dal corso del Re, dove su una collinetta troneggia la moschea con il classico minareto opera dell'arch. Ferrazza.
Adesso proseguo il mio cammino lungo il corso del Re in direzione dell'autorimessa Principe dove avrà inizio la via Duca degli Abruzzi che mi condurrà sino in stazione.
Ultima Modifica: 25/05/2012 20:01 da Carlo Di Salvo.
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07/05/2012 21:45 #12599
da wania
[justify]CARLO, ti vedo in linea, vieni in chat per favore ti dovrei parlare, Grazie[/justify]
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