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I° ritorno in Eritrea dopo 46 anni. |
- Carlo Di Salvo
- Autore della discussione
18/05/2012 16:30 #12703
da Carlo Di Salvo
Continuo adesso il mio viaggio verso Massaua del I° Ritorno dopo 46 anni.
Dopo avere visitato la stazione di Arbaroba che in me aveva risvegliato tanti ricordi, riprendemmo il viaggio verso Nefasit, la camionabile a differenza della ferrovia continua a costeggiare dall'alto la valle del Mai-Hentzì, dapprima seguendo la cima di Arbaroba con vedute straordinarie della valle dove lo sguardo su gran parte della Rift-Valley eritrea con il Gaab in primo piano ci consente di vedere l'altopiano del Cohaito sino all'orizzonte chiuso dal massiccio della vetta dell'Eritrea il monte Soira.
Purtroppo giunti in un leggero pianoro, dove la camionabile abbandona la valle del Mai-Hentzì per iniziare su un altro versante a costeggiare i monti Lessà che ci condurrà ai tornanti difronte a Nefasit sovrastata dal massiccio del Bizen, la polizia stradale ferma su un piazzale tutte le vetture dirette a Massaua, perchè dovevamo lasciar passare un grande trasformatore diretto alla centrale di Asmara.
Approfitto così a guardare attorno il meraviglioso panorama che ci circonda, da una parte la valle del Mai-Hentzì che stiamo per abbandonare, dall'altra lo sguardo arriva alla valle del Nebarit sovrastata dal Bizen e che tra poco percorreremo sino al paesino di Ghinda, si proprio la mia cara Ghinda, che emozione sapere che tra poco ti rivedrò.
Intanto la piazzzola in cui siamo fermi sopra un promontorio mi indicano una vecchia casa cantoniera che mi dicono essere la vecchia abitazione di Nico Fidenco l'autore della canzone "Un granello di sabbia".
Una volta pssato il grande trasormatore riprendiamo la lunga discesa, questa volta costeggiando i monti Lessà, giungiamo finalmente ai tornanti di Nefasit, prima però di scendere ci fermiamo per qualche fotografia, il Bizen riempie con la sua massa enorme quasi tutta la vista, in cima ad esso si può notare distintamente il monastero copto più famoso dell'Eritrea, ai suoi piedi si sviluppa il paese di Nefasit, sulla destra si nota il sentiero che si arrampica sul Bizen che conduce al monastero, più a destra vi è la biforcazione della camionabile verso la piana di Mai-Abar e quindi verso Decamerè, noi però la lasceremo alla nostra destra per dirigerci verso Embatkalla, Ghinda e Massaua.
Attraversiamo Nefasit percorrendo lungo la valle Nebarit il costone dapprima del Bizen, poi del Ualid ed infine dell'Addeleitò, in questo tratto spesso ferrovia e camionabile corrono affiancate, ai miei tempi negli anni '40 vi erano anche i lunghi filari di carrelli della più lunga teleferica del mondo che gli inglesi invidiosi vollero essere smantellata, sulla camionabile in certi tratti enormi massi precipitati dall'alto sembrano incombere sulla strada,
ponti ferroviari e della camionabile sono spesso affiancati.
Finalmente superando un breve tratto in rifacimento per la costruzione di un viadotto ferroviario che incrocia la camionabile dopo una leggera curva ci appare la conca di Embatkalla dove regna l'eterna primavera, mi sarebbe piaciuto visitare la stazione purtroppo però si era fatto tardi, ciò però non ci impedisce nell'attraversare Embatkalla di fare un graditissimo incontro, ci fermiamo perchè un caro vecchio amico di mio papà e di tutti i ferrovieri di Nefasit, Embatkalla e Ghinda è fermo sul bordo della strada vicino alla sede delle suore comboniane di Embatkalla il suo nome : "CIRO COSTA", la sua storia bisogna raccontarla a parte perchè quest'uomo di professione infermiere nella marina militare italiana ha attraversato tutta la storia recente dell'Eritrea donando praticamente la sua vita alla povera gente di questa regione.
Ci salutiamo con la promessa di rivederci, riprendiamo il nostro percorso, prossima tappa (mi batte il cuore a pronunciare questa parola) è Ghinda.
Dopo Embatkalla siamo adesso in maniche di camicia perchè l'eterna primavera di questa zona salubre non si smentisce mai, la strada adesso è un continuo susseguirsi di curve lungo il costone del Debra-Halib che sovrasta appunto Ghinda, finalmente dopo una ennesima curva ci appare ilpanorama di Ghinda, il suo caratteristico ponte in cemento armato ad una campata ci annunzia che stiamo entrando in paese. (Continua)
Dopo avere visitato la stazione di Arbaroba che in me aveva risvegliato tanti ricordi, riprendemmo il viaggio verso Nefasit, la camionabile a differenza della ferrovia continua a costeggiare dall'alto la valle del Mai-Hentzì, dapprima seguendo la cima di Arbaroba con vedute straordinarie della valle dove lo sguardo su gran parte della Rift-Valley eritrea con il Gaab in primo piano ci consente di vedere l'altopiano del Cohaito sino all'orizzonte chiuso dal massiccio della vetta dell'Eritrea il monte Soira.
Purtroppo giunti in un leggero pianoro, dove la camionabile abbandona la valle del Mai-Hentzì per iniziare su un altro versante a costeggiare i monti Lessà che ci condurrà ai tornanti difronte a Nefasit sovrastata dal massiccio del Bizen, la polizia stradale ferma su un piazzale tutte le vetture dirette a Massaua, perchè dovevamo lasciar passare un grande trasformatore diretto alla centrale di Asmara.
Approfitto così a guardare attorno il meraviglioso panorama che ci circonda, da una parte la valle del Mai-Hentzì che stiamo per abbandonare, dall'altra lo sguardo arriva alla valle del Nebarit sovrastata dal Bizen e che tra poco percorreremo sino al paesino di Ghinda, si proprio la mia cara Ghinda, che emozione sapere che tra poco ti rivedrò.
Intanto la piazzzola in cui siamo fermi sopra un promontorio mi indicano una vecchia casa cantoniera che mi dicono essere la vecchia abitazione di Nico Fidenco l'autore della canzone "Un granello di sabbia".
Una volta pssato il grande trasormatore riprendiamo la lunga discesa, questa volta costeggiando i monti Lessà, giungiamo finalmente ai tornanti di Nefasit, prima però di scendere ci fermiamo per qualche fotografia, il Bizen riempie con la sua massa enorme quasi tutta la vista, in cima ad esso si può notare distintamente il monastero copto più famoso dell'Eritrea, ai suoi piedi si sviluppa il paese di Nefasit, sulla destra si nota il sentiero che si arrampica sul Bizen che conduce al monastero, più a destra vi è la biforcazione della camionabile verso la piana di Mai-Abar e quindi verso Decamerè, noi però la lasceremo alla nostra destra per dirigerci verso Embatkalla, Ghinda e Massaua.
Attraversiamo Nefasit percorrendo lungo la valle Nebarit il costone dapprima del Bizen, poi del Ualid ed infine dell'Addeleitò, in questo tratto spesso ferrovia e camionabile corrono affiancate, ai miei tempi negli anni '40 vi erano anche i lunghi filari di carrelli della più lunga teleferica del mondo che gli inglesi invidiosi vollero essere smantellata, sulla camionabile in certi tratti enormi massi precipitati dall'alto sembrano incombere sulla strada,
ponti ferroviari e della camionabile sono spesso affiancati.
Finalmente superando un breve tratto in rifacimento per la costruzione di un viadotto ferroviario che incrocia la camionabile dopo una leggera curva ci appare la conca di Embatkalla dove regna l'eterna primavera, mi sarebbe piaciuto visitare la stazione purtroppo però si era fatto tardi, ciò però non ci impedisce nell'attraversare Embatkalla di fare un graditissimo incontro, ci fermiamo perchè un caro vecchio amico di mio papà e di tutti i ferrovieri di Nefasit, Embatkalla e Ghinda è fermo sul bordo della strada vicino alla sede delle suore comboniane di Embatkalla il suo nome : "CIRO COSTA", la sua storia bisogna raccontarla a parte perchè quest'uomo di professione infermiere nella marina militare italiana ha attraversato tutta la storia recente dell'Eritrea donando praticamente la sua vita alla povera gente di questa regione.
Ci salutiamo con la promessa di rivederci, riprendiamo il nostro percorso, prossima tappa (mi batte il cuore a pronunciare questa parola) è Ghinda.
Dopo Embatkalla siamo adesso in maniche di camicia perchè l'eterna primavera di questa zona salubre non si smentisce mai, la strada adesso è un continuo susseguirsi di curve lungo il costone del Debra-Halib che sovrasta appunto Ghinda, finalmente dopo una ennesima curva ci appare ilpanorama di Ghinda, il suo caratteristico ponte in cemento armato ad una campata ci annunzia che stiamo entrando in paese. (Continua)
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- Carlo Di Salvo
- Autore della discussione
17/05/2012 20:07 #12698
da Carlo Di Salvo
Scusami caro Silvano, mi sono dimenticato di dirti che sono perfette le didscalie che hai accompagnato alle mie foto.
Carlo
Carlo
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- Carlo Di Salvo
- Autore della discussione
16/05/2012 16:00 #12684
da Carlo Di Salvo
Caro Silvano la V alle del Mai-Hentzì è molto prima di Nefasit, addirittura inizia molto prima anche di Arbaroba, ha inizio subito dopo i primi tornanti dopo Asmara e ci accompagna quasi fino all'inizio delle discese verso Nefasit quando ci apparirà il massiccio del Bizen dai monti Lessà.
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16/05/2012 15:34 #12683
da Narrante
Caro Carlo,
Ho inserito le ultime 4 foto che mi hai inviato.
Controllami le didascalie che ho inserito a vedere che non abbia "spaperocchiato" (non so se è italiano o...'paperocchiese')
La Valle del Mai-Enzì, scendendo da Asmara, è dopo Nefasit, o prima?
Tu che conosci il percorso ferroviario come le tue tasche, vedo che conservi in memoria tanti nomi che in realtà io non ho mai conosciuto o comunque ho letteralmente dimenticato.
Con la littorina l'ho fatta un paio di volte, altrimenti sempre in corriera (Salvati Africa: gli autisti si chiamavano Carmine e Passerani)
Una volta l'abbiam fatta in bici da corsa con la squadra del "Visentini": partenza alle 5,00 del mattino: ritrovo "FIAT-TAGLIERO" .
Fino ai primi tornanti di Nefasit sotto di noi un manto di nuvole e tratti di Nebbia: sembrava di avere un manto di bambagia sotto di noi. Dopo una gran volata fino a Massaua...essendo tutta discesa e con i polmoni sempre più ossigenati si arrivò a Massaua in poco più di 3 ore. Ma al ritorno! Fino a Ghinda tutto OK, poi iniziò la...musica delle salite...la fatica...cresceva...la notte calava, si arrivò all'Asmara col buio.
Ci riprendemmo un po' nel "corridoio"quel tratto di strada in falsopiano compreso fra la fine dei tornanti di Nefasit e gli ultimi 4 Km di salita prima di Asmara...
Che tempi ragazzi! che sfacchinate! ma eravam giovani...
Ho inserito le ultime 4 foto che mi hai inviato.
Controllami le didascalie che ho inserito a vedere che non abbia "spaperocchiato" (non so se è italiano o...'paperocchiese')
La Valle del Mai-Enzì, scendendo da Asmara, è dopo Nefasit, o prima?
Tu che conosci il percorso ferroviario come le tue tasche, vedo che conservi in memoria tanti nomi che in realtà io non ho mai conosciuto o comunque ho letteralmente dimenticato.
Con la littorina l'ho fatta un paio di volte, altrimenti sempre in corriera (Salvati Africa: gli autisti si chiamavano Carmine e Passerani)
Una volta l'abbiam fatta in bici da corsa con la squadra del "Visentini": partenza alle 5,00 del mattino: ritrovo "FIAT-TAGLIERO" .
Fino ai primi tornanti di Nefasit sotto di noi un manto di nuvole e tratti di Nebbia: sembrava di avere un manto di bambagia sotto di noi. Dopo una gran volata fino a Massaua...essendo tutta discesa e con i polmoni sempre più ossigenati si arrivò a Massaua in poco più di 3 ore. Ma al ritorno! Fino a Ghinda tutto OK, poi iniziò la...musica delle salite...la fatica...cresceva...la notte calava, si arrivò all'Asmara col buio.
Ci riprendemmo un po' nel "corridoio"quel tratto di strada in falsopiano compreso fra la fine dei tornanti di Nefasit e gli ultimi 4 Km di salita prima di Asmara...
Che tempi ragazzi! che sfacchinate! ma eravam giovani...
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16/05/2012 14:59 #12682
da wania
[justify]Carlo, leggere i tuoi pezzi è per me come essere ad un concerto di musica classica, mi esalto e mi viene la pelle d'oca. Bravo, grazie. Continua così.[/justify]
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- Carlo Di Salvo
- Autore della discussione
16/05/2012 12:46 #12681
da Carlo Di Salvo
28 Gennaio 1995, è arrivato il giorno che tutta la comitiva dei Cosentino e Modici ed in più il sottoscritto di trasferirci a Massaua, mi alzo la mattina presto per preparare tutto il necessario, macchine fotografiche due più una terza subacquea, maschera, costumi, asciugamani e quant'altro per una escursione alle Dahalak in sambuco.
La mattina si annuncia con uno splendido sole, appuntamento a casa di Rino Modici da cui le auto partiranno.
Alle 8 circa si parte, sono come sempre emozionato perchè tranne il breve tratto da me percorso sino alle Porte del Diavolo giorni prima, il rimanente sarebbe stato per me una continua scoperta perchè sono sempre sceso a Massaua o in littorina o in treno.
La camionabile per Massaua, come la ferrovia, è un continuo precipitare tra monti e valli, essa però scende costeggiando gran parte della valle del Mai-Henzì, mentre la ferrovia sfruttando le gallerie passa ora dalla valle del Mai-Henzì a quella del Dorfù, da questa nuovamente alla valle del Mai-Henzì e da questa alla splendida valle del Ghindà.
Ero nel fuori strada di Michele, giunti all'altezza del ponte di accesso alla stazione di Arbaroba faccio fermare Michele volendo visitare la vecchia stazioncina dove per un breve periodo, durante la battaglia di Cheren, papà aveva mandato me e mamma per sicurezza essendo questa piccola stazione nascosta tra le montagne.
Potete quindi immaginare quali ricordi si affollavano nella mia mente mentre mi accingevo a fare la brevissima salita verso la stazione, intanto attraverso gli archi del ponte già intravedevo la valle del Ghindà, salendo mi appare per prima la vecchia pompa dell'acqua per alimentare le locomotive che pendeva chissà in attesa dell'arrivo di qualche assetata Mallet, finalmente una volta raggiunto il piano della stazione vedo il piccolo edificio con ancora la scritta "ARBAROBA" in lettere azzurre, dal tetto pendevano ancora le cornici sagomate in legno come si usavano una volta anche nelle stazioni italiane.
Tutto sembrava in completo abbandono, la porta del capostazione però era aperta, entrai e un uomo ed una donna eritrei erano seduti adun tavolino, non erano ferrovieri ma erano rappresentanti del governo per il villaggio di Arbaroba.
A Tiziana e Michele Cosentino che mi seguivano meravigliati dei miei ricordi, descrissi l'ufficio col telefono delle ferrovie e le varie stanzette comprendenti la cameretta col letto, la cucina e il bagno.
Ritornati fuori verso lo scambio in direzione di Massaua rimasero ammirati del bellissimo panorama sulla valle del Ghindà, ritornando al fuoristrada un'altra sosta la facemmo sul ponte di accesso dove oltre allo splendido panorama si nota ancora alla fine di un vecchio sentiero i resti di una fornace.
Spiegai loro che quel vecchio sentiero era storico, ai primordi della colonia infatti quando ancora non esistevano le vie di comunicazione, da questo sentiero, che da Ghinda saliva tutta la valle del Ghindà giungendo ad Arbaroba salirono i primi coloni, compreso Ferdinando Martini e Rosalia Pianavia Vivaldi moglie del comandante la compagnia di Asmara. (continua).
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La mattina si annuncia con uno splendido sole, appuntamento a casa di Rino Modici da cui le auto partiranno.
Alle 8 circa si parte, sono come sempre emozionato perchè tranne il breve tratto da me percorso sino alle Porte del Diavolo giorni prima, il rimanente sarebbe stato per me una continua scoperta perchè sono sempre sceso a Massaua o in littorina o in treno.
La camionabile per Massaua, come la ferrovia, è un continuo precipitare tra monti e valli, essa però scende costeggiando gran parte della valle del Mai-Henzì, mentre la ferrovia sfruttando le gallerie passa ora dalla valle del Mai-Henzì a quella del Dorfù, da questa nuovamente alla valle del Mai-Henzì e da questa alla splendida valle del Ghindà.
Ero nel fuori strada di Michele, giunti all'altezza del ponte di accesso alla stazione di Arbaroba faccio fermare Michele volendo visitare la vecchia stazioncina dove per un breve periodo, durante la battaglia di Cheren, papà aveva mandato me e mamma per sicurezza essendo questa piccola stazione nascosta tra le montagne.
Potete quindi immaginare quali ricordi si affollavano nella mia mente mentre mi accingevo a fare la brevissima salita verso la stazione, intanto attraverso gli archi del ponte già intravedevo la valle del Ghindà, salendo mi appare per prima la vecchia pompa dell'acqua per alimentare le locomotive che pendeva chissà in attesa dell'arrivo di qualche assetata Mallet, finalmente una volta raggiunto il piano della stazione vedo il piccolo edificio con ancora la scritta "ARBAROBA" in lettere azzurre, dal tetto pendevano ancora le cornici sagomate in legno come si usavano una volta anche nelle stazioni italiane.
Tutto sembrava in completo abbandono, la porta del capostazione però era aperta, entrai e un uomo ed una donna eritrei erano seduti adun tavolino, non erano ferrovieri ma erano rappresentanti del governo per il villaggio di Arbaroba.
A Tiziana e Michele Cosentino che mi seguivano meravigliati dei miei ricordi, descrissi l'ufficio col telefono delle ferrovie e le varie stanzette comprendenti la cameretta col letto, la cucina e il bagno.
Ritornati fuori verso lo scambio in direzione di Massaua rimasero ammirati del bellissimo panorama sulla valle del Ghindà, ritornando al fuoristrada un'altra sosta la facemmo sul ponte di accesso dove oltre allo splendido panorama si nota ancora alla fine di un vecchio sentiero i resti di una fornace.
Spiegai loro che quel vecchio sentiero era storico, ai primordi della colonia infatti quando ancora non esistevano le vie di comunicazione, da questo sentiero, che da Ghinda saliva tutta la valle del Ghindà giungendo ad Arbaroba salirono i primi coloni, compreso Ferdinando Martini e Rosalia Pianavia Vivaldi moglie del comandante la compagnia di Asmara. (continua).
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