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All'ombra dei 'calipti. Una voce fuori dal coro

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15/08/2014 15:06 #22934 da Agau-del-Semien
Camerata, mi devo scusare con te. Non ti ho mai parlato della Piccola Caprera che abbiamo qui a Ponti sul Mincio, a pochi km da Verona.
Guarda il sito : www.piccolacaprera.it/

agau

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15/08/2014 14:11 #22933 da Agau-del-Semien
Camerata, dovresti chiedere alla fam BUSH e in particolare al G.W. BUSH della rinomata ditta USA perchè sono andati in Iraq a rompere un equilibrio esistente e a defenestrare Saddam Hussein che era in grado di tener a bada e calme tutte le popolazioni intorno al Tigri e all'Eufrate.
Saddam era un dittatore, certo. Ma quanti dittatori sono al potere e nessuno li tocca? I bush hanno creato un disastro nella zona.
Ho trascorso circa tre anni di lavoro nelle zone tra Basra ( Bassora) e Sulimanyya.L'econimia era prospera, la gente stava bene e la gioventù al Venerdi invece di andare in moschea era per le strade, nei negozi Le ragazze senza falsità e veli. Soltanto le anziane portavano il capo coperto da un fazzoletto nero, come in uso nel nostro meridione.
Personalmente, alla Domenica seguivo le funzioni nelle Chiese cristiane ( non necessariamente cattoliche) e la lingua in uso era l'Aramaico.
Agau

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15/08/2014 11:54 #22932 da Francesco
Iraq, Antonio Socci: i cristiani muoiono e Papa Francesco sta in silenzio
Il dramma in corso dei cristiani perseguitati vede i laici (perfino governi anticlericali come quello francese) quasi più sensibili del mondo cattolico ed ecclesiastico. Dove si trattano con poca sensibilità e qualche fastidio le vittime, mentre si usa una reticente cautela - cioè i guanti bianchi - verso i carnefici. Duecentomila cristiani (ma anche altre minoranze) sono in fuga, cacciati dai miliziani islamisti che crocifiggono, decapitano e lapidano i nemici. In queste ore mi giungono pure notizie ufficiose di efferatezze indicibili su donne e bambini (speriamo non siano vere).
Considerando questo martirio dei cristiani che sono marchiati come “nazareni” senza diritti, braccati, uccisi, con le chiese bruciate e la distruzione di tutto ciò che è cristiano, la voce del Vaticano e del Papa - di solito molto interventista e vigoroso - è stata appena un flebile vagito. Neanche paragonabile rispetto al suo tuonare cinque o sei volte «vergogna! Vergogna! Vergogna!» per gli immigrati di Lampedusa, quando peraltro gli italiani non avevano proprio nulla di cui vergognarsi perché erano corsi a salvare quei poveretti la cui barca si era incendiata e rovesciata mentre erano in mare.
Ha ragione Giuliano Ferrara. Che di fronte all'orrore che si sta consumando nella pianura di Ninive, il Vaticano abbia partorito, giovedì (in grave ritardo oltretutto), una semplice “nota” di padre Federico Lombardi dove, a nome del Papa, si chiede alla «comunità internazionale» di porre fine al «dramma umanitario in atto» in Iraq, è quel minimo sindacale che ha l'unico obiettivo di salvare la faccia. Anche perché è ben più di un «dramma umanitario» e nulla si dice su cosa bisognerebbe fare. Inoltre - osserva Ferrara - «nulla, nella dichiarazione freddina, viene detto su chi siano i responsabili di questi “angosciosi eventi”. Non un accenno alle cause che hanno costretto le “comunità tribolate” a fuggire dai propri villaggi».
Ormai la forza con cui Giovanni Paolo II difendeva i cristiani perseguitati è cosa passata e dimenticata. E anche la limpidezza del grande discorso di Ratisbona di Benedetto XVI - che era una mano tesa all’Islam perché riflettesse criticamente su se stesso - è cosa rimossa. Quella dell'attuale pontificato è una reticenza sconcertante di fronte a dei criminali sanguinari con i quali - dicono i vescovi del posto - non c'è nessuna possibilità di dialogo perché nei confronti dei cristiani loro stessi han detto «non c'è che la spada».
Una reticenza che è ormai diventata consueta nell'atteggiamento di papa Bergoglio, che non pronuncia una sola parola in difesa di madri cristiane condannate a morte per la loro fede in Pakistan o in Sudan (penso ad Asia Bibi o a Meriam), che si rifiuta perfino di invitare pubblicamente a pregare per loro, che quando c'è costretto parla sempre genericamente dei cristiani perseguitati e arriva ad affermare, come nell'intervista a La Vanguardia del 13 giugno: «I cristiani perseguitati sono una preoccupazione che mi tocca da vicino come pastore. So molte cose sulla persecuzione che non mi sembra prudente raccontare qui per non offendere nessuno».
Per non offendere chi? I criminali sanguinari che crocifiggono i «nemici dell'Islam»? Non è sconcertante? Ci sono migliaia di innocenti inermi in pericolo di vita, braccati e laceri, in fuga dagli assassini e Bergoglio si preoccupa di «non offendere» i carnefici? Perché tutti questi riguardi quando si tratta del fanatismo islamista? Perché nemmeno si osa nominarlo? E perché si chiede alla comunità internazionale di mettere fine al "dramma umanitario" senza dire come?
Oltretutto il papa poteva seguire l'esempio di Giovanni Paolo II. Ci aveva già pensato questo grande pontefice infatti a elaborare la nozione di «ingerenza umanitaria», venti anni fa: quando si deve impedire un crimine contro l'umanità e non vi sono più altri mezzi diplomatici è doveroso, da parte della comunità internazionale, un intervento militare mirato e proporzionato che scongiuri il perpetrarsi di orrori incombenti. Bastava a Bergoglio ripetere questo principio che è stato già recepito a livello internazionale. D'altra parte che di questo ci sia bisogno lo dicono i vescovi di quelle terre: «Temo che non ci siano alternative in questo momento a un'azione militare, la situazione è ormai fuori controllo, e da parte della comunità internazionale c'è la responsabilità di non aver fatto nulla per prevenire o fermare tutto questo». Lo ha dichiarato Bashar Matti Warda, l'arcivescovo di Erbil che si trova in prima linea, immerso nel dramma.
È troppo comodo - da parte di certi cattolici - lanciare generiche denunce contro l'Occidente, contro il «silenzio colpevole» (di chi?), quando da anni fra i notabili cattolici si evita accuratamente di denunciare i fanatici islamisti con nome e cognome, quando si ha cura solo di sottolineare che il loro non è il vero Islam (che com'è noto è rose e fiori), quando non si richiama mai energicamente il mondo islamico al dovere di rispettare le minoranze cristiane e si evita di chiedere un intervento concreto della comunità internazionale per mettere fine al massacro.
Del resto Bergoglio non solo non ha chiesto ingerenze umanitarie, ma nemmeno ha lanciato operazioni di soccorso umanitario o iniziative di solidarietà a livello internazionale che coinvolgessero il vasto mondo cattolico. Tardiva è stata anche l'attivazione della diplomazia. Domenica scorsa, all'Angelus, non ha detto una sola parola sulla tragedia in corso e ha perfino taciuto sull’iniziativa della Chiesa italiana che ha indetto una giornata di preghiera per il 15 agosto a favore dei cristiani perseguitati. Anche pregare per i cristiani perseguitati è «offensivo» verso i musulmani?
Quantomeno quella dei vescovi italiani sarà una vera e seria preghiera cristiana. E non capiterà di rivedere l'imam che, invitato in Vaticano per l'iniziativa di pace dell'8 giugno scorso con Abu Mazen e Peres, ha scandito un versetto del Corano dove si invoca Allah dicendo «dacci la vittoria sui miscredenti». Quasi un inno alla “guerra santa” islamica nei giardini vaticani. Un incidente inaudito. Alla preghiera indetta dalla Cei non accadrà. Ora ci si aspetta almeno che il Papa, prima o poi, si associ all'iniziativa dei vescovi, magari replicando la preghiera in piazza San Pietro per la pace in Siria che, come ricordiamo, combinata con la diplomazia, qualche buon effetto lo ebbe.
Auspicabile sarebbe anche un'attivazione di tutta la cristianità per iniziative di aiuto e di solidarietà ai perseguitati. Ma pare proprio che non sia questa l'aria. Sembra di essere tornati indietro allo smarrimento dei cupi anni Settanta, alla subalternità ideologica dei cristiani, a quel buio che fu dissolto solo dall'irrompere del grande pontificato di Giovanni Paolo II.

di Antonio Socci ( Il Giornale 12-8-14)
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E il governicchio tagliano si ostina imperterrito, spogliando ciò che resta agli italiani, per fare invadere questa che fu l’Italica terra da tanti “cavalli di Troia”. Ed anche l’Europa dei mercati, del capitalismo piu’ devastante guarda altrove…ma non si illuda perché l’orda islamica giungerà anche a Parigi, Londra, Berlino…
Hai voglia di invocare PioV e don Giovanni d’Austria, invitti di Lepanto ed il principe Eugenio di Savoia che salvò l’Europa alle porte di Vienna…….questi si staranno rigirando disperatamente nei loro sarcofaghi al pensiero che inetti politicanti sinistronzi stanno per servire l’Europa su di un piatto d’argento ai secolari nemici della cristianità!
EEA

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14/08/2014 14:42 #22924 da Agau-del-Semien
Divagazioni....

Le origini antiche della festa del Ferragosto

Ferragosto, dal latino Feriae Augusti (vacanze di Augusto) è una festa antichissima.

Com’è il caso di molte altre feste divenute in seguito cristiane, il Ferragosto ha origini pagane.
Nel 18 a.C. l’imperatore romano Ottaviano, proclamato Augusto (ossia venerabile e sacro) dal senato romano, dichiarò che tutto il mese di agosto sarebbe stato festivo e dedicato alle Feriae Augusti,una serie di celebrazioni solenni, la più importante delle quali
cadeva il 13 ed era dedicata a Diana,dea patrona del legno, delle fasi della luna e della maternità.

La festa si celebrava nel tempio dedicato alla dea sull’Aventino ed era una delle poche occasioni
in cui i romani di ogni classe e censo, padroni e schiavi, si mescolavano liberamente.

Oltre che a Diana, le Feriae erano un’occasione per celebrare Vertumno,dio delle stagioni e della maturazione dei raccolti;
Conso, dio dei campi e Opi dea della fertilità, la cui festa,Opiconsiva, cadeva il 25 del mese.

In breve, le Feriae erano una celebrazione della fertilità e della maternità;come molte altre feste romane erano di derivazione orientale e in particolare riecheggiavano quelle in onore di Atagartis,patrona della fertilità e del lavoro dei campi.
Credo di ricordare cosi, almeno spero.
Agau

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13/08/2014 06:26 #22892 da Francesco
AGAU e CRISTOFORO,all' "EST" sono già giunti agli insulti...prosit!
EEA

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12/08/2014 10:22 #22887 da Francesco
Islam, immigrati, ebrei. Non dimentichiamo la Fallaci più scomoda
L'Oriana della "Trilogia" viene ricordata poco perché fuori dagli schemi del politicamente corretto. Ma ci insegna molto
Alessandro Gnocchi - Mar, 12/08/2014 - 10:33
C'è una Oriana Fallaci che non si celebra volentieri perché troppo «controversa» per gli schemi del politicamente corretto. È la Fallaci post 11 settembre, quella della Trilogia . Nelle mostre e celebrazioni più o meno ufficiali è finita un po' ai margini.
La recente biografia, per altri versi eccellente, scritta da Cristina De Stefano ( Oriana, una donna , Rizzoli) dedica agli ultimi anni della scrittrice 14 pagine su 312, poche se rapportate al successo della Trilogia , e al dibattito che sollevò. La Fallaci interpretata a teatro da Monica Guerritore in Mi chiedete di parlare , al di là delle migliori intenzioni, suggeriva che esistessero due Oriane: una buona, quella degli anni Settanta, e una cattiva, quella del nuovo millennio, vittima della rabbia e dell'orgoglio. Sulla Fallaci che vedremo su Raiuno, L'Oriana con Vittoria Puccini, nulla si può dire ma le produzioni destinate alla prima serata tv raramente brillano per anticonformismo. Speriamo sia una bella sorpresa.
La cronaca suggerisce che una rilettura della Fallaci «cattiva» potrebbe fornire spunti di riflessione sui temi del momento e del futuro: l'immigrazione, l'ascesa del fondamentalismo islamico in Medio Oriente, le sue mire espansionistiche, la persecuzione dei cristiani, la paura che i terroristi siano già nelle nostre città, il fallimento della guerra in Iraq, la rinascita dell'antisemitismo. Di cos'altro ha scritto, se non di questo, la Fallaci dopo il 2001?
Partiamo dall'immigrazione. I politici sembrano considerare i barconi un «semplice» flusso di manodopera (in nero) o di potenziali elettori. Secondo la Fallaci invece siamo di fronte a un evento di portata storica, con tutte le conseguenze culturali del caso. Le masse provenienti dai Paesi musulmani sono ritenute in grado di innescare un processo che conduce alla fine del sistema democratico. Ecco cosa scriveva: «L'Europa non è più l'Europa. È diventata una provincia dell'Islam come la Spagna e il Portogallo al tempo dei Mori. Ospita sedici milioni di immigrati musulmani, cioè il triplo di quelli che stanno in America» ( La Rabbia, l'Orgoglio, e il Dubbio , Corriere della Sera , 14 marzo 2003). Ancora: «Sto dicendo che, proprio perché è definita da molti secoli e molto precisa, la nostra identità culturale non può sopportare un'ondata migratoria composta da persone che in un modo o nell'altro vogliono cambiare il nostro sistema di vita. I nostri principii, i nostri valori. Sto dicendo che da noi non c'è posto per i muezzin, pei minareti, pei falsi astemi, per il fottuto chador e l'ancor più fottuto burkah. E se ci fosse, non glielo darei. Perché equivarrebbe a buttar via Dante Alighieri, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello, il Rinascimento, il Risorgimento, la libertà che abbiamo bene o male instaurato, il benessere che abbiamo indubbiamente raggiunto. Equivarrebbe a regalargli la nostra Patria, insomma. L'Italia. E l'Italia io non gliela regalo» ( La Rabbia e l'Orgoglio , Rizzoli, 2001).
Alla Fallaci la guerra, che conosceva bene, sia per averla combattuta da ragazzina, sia per averla raccontata da adulta, faceva orrore. Il ricordo della Resistenza, e dell'opposizione Alleata al nazismo, le aveva però lasciato la convinzione che esistessero guerre giuste e legittime. Inoltre chiamava le cose col loro nome e dunque l'idea stessa di «guerra umanitaria» la faceva ridere. Scrive ne La Rabbia, l'Orgoglio, e il Dubbio : «L'umanitarismo non ha niente a che fare con le guerre. Tutte le guerre, anche quelle giuste, anche quelle legittime, sono morte e sfacelo e atrocità e lacrime». Sul fatto che la guerra in Iraq lanciata da Bush Junior fosse giusta e legittima, la Fallaci aveva qualche dubbio, anche se nelle sue posizioni non c'era traccia di anti-americanismo. Ma anche ammesso, e non concesso, che fosse lecito deporre Saddam, l'ottimismo degli Usa le sembrava fuori luogo: «gli americani sono certi che a Bagdad verranno accolti come a Roma e a Firenze e a Parigi. “Ci applaudiranno, ci getteranno fiori” mi ha detto tutto contento una testa d'uovo di Washington. Forse. A Bagdad può succedere di tutto. Ma dopo? Che succederà dopo? Oltre due terzi degli iracheni che nelle ultime “elezioni” hanno dato il cento per cento dei voti a Saddam sono sciiti che da sempre vagheggiano di stabilire la Repubblica islamica dell'Iraq. E negli anni Ottanta anche i sovietici vennero accolti bene a Kabul. Anche i sovietici imposero la loro pax con l'esercito. Convinsero addirittura le donne a togliersi il burqa: rammenti? Però dieci anni dopo dovettero andarsene, cedere il passo ai Talebani. Domanda: e se, invece di scoprire la libertà, l'Iraq diventasse un secondo Afghanistan? E se, invece di imparare la democrazia, l'intero Medio Oriente saltasse in aria o il cancro si moltiplicasse? Di paese in paese, con una specie di reazione a catena...». La democrazia non è esportabile, pensava la Fallaci, perché opposta al Corano, che detta le regole anche ai Paesi laici a maggioranza musulmana. La libertà è estranea «al tessuto ideologico dell'Islam», che è il «totalitarismo teocratico» in cui non c'è posto per le scelte individuali. E «chiunque neghi l'individualismo nega la civiltà occidentale». ( La Forza della Ragione , Rizzoli, 2004).
L'articolo sull'antisemitismo pubblicato da Panorama il 18 aprile 2002, con poche varianti, si potrebbe ristampare tale e quale: «Io trovo vergognoso che obbedendo alla stupida, vile, disonesta, e per loro vantaggiosissima moda del Politically Correct i soliti opportunisti anzi i soliti parassiti sfruttino la parola Pace. Che in nome della parola Pace, ormai più sputtanata delle parole Amore e Umanità, assolvano da una parte sola l'odio e la bestialità. Che in nome d'un pacifismo (leggi conformismo) delegato ai grilli canterini e ai giullari che prima leccavano i piedi a Pol Pot aizzino la gente confusa o ingenua o intimidita. Che la imbroglino, la corrompano, la riportino indietro di mezzo secolo cioè alla stella gialla sul cappotto».
E il cristianesimo? Possiamo intuire cosa direbbe l'atea e anticlericale Fallaci della persecuzione dei cristiani a opera dei fondamentalisti islamici: «Io sono un'atea cristiana... E lo sono perché il discorso che sta alla base del cristianesimo mi piace. Mi convince. Mi seduce a tal punto che non vi trovo alcun contrasto col mio ateismo e il mio laicismo. Parlo del discorso fatto da Gesù di Nazareth, ovvio, non di quello elaborato o distorto o tradito dalla Chiesa Cattolica, anche dalle Chiese Protestanti. Il discorso, voglio dire, che scavalcando la metafisica si concentra sull'Uomo. Che riconoscendo il libero arbitrio cioè rivendicando la coscienza dell'Uomo ci rende responsabili delle nostre azioni, padroni del nostro destino. Ci vedo un inno alla Ragione, al raziocinio, in quel discorso. E poiché ove c'è raziocinio c'è scelta, ove c'è scelta c'è libertà, ci vedo un inno alla Libertà» ( La Forza della Ragione ). Una Libertà da difendere senza porgere l'altra guancia.

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Solo i fanatici teste di vitello possono dimenticare ciò che ha scritto e riscritto la mitica "Cassandra" riguardo al comportamento della politica italiana ed europea nei confronti di questi fanatici seguaci dell'islam. Ricordatevi che il 2050 anno di previsione della Fallaci dove l'Europa sarà tutta islamizzata si avvicina ed allora date delle spiegazioni ai vostri figli il perché hanno perso diritti, democrazia e dovranno professare obbligatoriamente il "corano". E' ora di darsi tutti una svegliata prima che sia troppo tardi.
Grande Oriana,i suoi libri dovrebbero essere resi obbligatori a scuola ma finchè ci saranno questi cattobuonisticomunisti di facciata al governo credo che dovremo rassegnarci. E per i nostri figli e nipoti sarà troppo tardi!
EEA


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