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All'ombra dei 'calipti. Una voce fuori dal coro

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03/12/2013 15:33 #20462 da Agau-del-Semien
Quinta voce

Per molto tempo si è parlato poco di Eritrea ed ancora meno se ne scriveva. Qualche storico, qualche studioso, qualche giornalista di passaggio e qualche vecchio coloniale che aveva molto vissuto nel Paese e lo aveva sviscerato in largo ed in lungo imparandone le lingue e conoscendone le genti. Ed il novanta per cento abbondante degli italiani non sapeva neppure dove fosse questa piccola scheggia d'Africa.
Da un po' di tempo in qua, invece, gli scritti sull'Eritrea si moltiplica-no: guide, saggi, romanzi, racconti, cronache buttati giù da pseudo conoscitori dell'ultima ora fioriscono copiosi come margheritine prataiole. Senza parlate, poi, degli italiani rimpatriati che si sbizzarrisco¬no in scorribande che vanno dalla storia alla poesia, dalla politica al volo pindarico, dai ricordi personali alle cronache di costume, dal giornalismo al romanzo intimistico.
Un noto inviato speciale ha scritto... "l'inviato speciale è un ospite occasionale e la conoscenza del contesto nel quale viene a trovarsi è superficiale e l'impatto emotivo. La comprensione degli eventi è intuitiva e la sua scrittura è impastata di impressioni...".
Mesterebbe questa citazione per giudicare la stragrande maggioranza delle nuove pubblicazioni sull'Eritrea. A chi come me ha vissuto quasi quarantanni in questo Paese a contatto quotidiano con gli abitanti, i luoghi e l'evolversi delle situazioni, molti di questi scritti paiono Intrisi di faciloneria e di falso moralismo e mi danno fastidio, quasi mi Irritano.
Onesti nuovi "innamorati" dell'Eritrea devono essersi fatta un'idea del l'arse leggendo chissà quali testi e pubblicazioni e poi si sono recati sul i posto convinti di averne ormai una approfondita conoscenza e, forti di questa presunzione, si sono sentiti autorizzati a scriverne.
Parlano della presenza degli italiani senza saperne quasi niente però emettono giudizi e sentenze, parlano degli eritrei conoscendone molto poco però ne discettano come se avessero trascorso anni a contatto con dankali, rashaida, bogos e beja... e si dimenticano della presenza e del¬l'influenza di altre comunità come i greci, gli arabi, gli indiani, gli etiopici... mentre hanno fatto al massimo qualche giro accompagnati da giovani guide eritree che raccontavano ciò che faceva loro comodo raccontare.
Intanto la stragrande maggioranza degli italiani di tutto questo se ne fa. un baffo: l'Eritrea non è certo un Paese dalle grandi prospettive, non ha risorse proprie se si eccettua un certo fascino turistico che avrebbe bisogno di grandi investimenti. Ogni tanto i mass media si occupano di questo Paese per la recrudescenza delle ostilità con l'Etiopia, poi tutto ricade nel silenzio.
Passata la "moda" Eritrea così come sono passate quelle per l'Uganda, la Somalia, l'Angola, la Liberia, il Sud Africa, questi nuovi amanti del Continente Nero rimarranno orfani delle loro fonti di ispirazione e forse anche disoccupati.

Angra

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03/12/2013 13:28 - 03/12/2013 13:29 #20461 da Agau-del-Semien
Quarta voce

Le clausole della Risoluzione delle Nazioni Unite del 20.01.1952 prevedevano, tra l'altro, all'articolo settimo:
1. i beni, diritti ed interessi dei cittadini italiani, comprese le persone giuridiche italiane in Eritrea, saranno rispettati a condizione che siano stati acquisiti conformemente alla legislazione in vigore AL MOMENTO DELL'ACQUISIZIONE. Essi non saranno trattati meno favorevolmente dei beni, diritti ed interessi degli altri cittadini stranieri comprese le persone giuridiche di nazionalità straniera.

2. i cittadini italiani in Eritrea che hanno lasciato, oppure lasceranno, l'Eritrea per prendere dimora in altro Paese, saranno autorizzati a vendere liberamente i loro beni ed immobili, a realizzare i loro atti¬vi e a disporne e, dopo il pagamento dei debiti e delle imposte di cui potrebbero essere gravati in Eritrea, a trasferire i loro beni mobili ed i fondi che possiedono, compreso il ricavato delle transazioni summenzionate, a meno che questi beni e questi fondi non siano stati acquisiti illegalmente. Il trasferimento di questi beni e di questi fondi non sarà colpito da nessun diritto di esportazione.
Intanto, tra Italia ed Etiopia, venivano sottoscritti gli inventari dei beni immobiliari che sarebbero rimasti di proprietà italiana, mentre nulla dei genere veniva fatto per i beni dei privati cittadini. Tuttavia, la legge vigente in Eritrea sui diritti di proprietà stabilita nel 1952 e conservata anche nel 1962 al momento dell'annessione all'Etiopia e l'effetto delle leggi garantiste sui diritti dei cittadini stranieri residenti in Eritrea portarono ad un elevato sviluppo sociale ed economico di questa Regione, ed a una differenza sempre più marcata con il livello di vita delle altre regioni dell'impero.
A questo proposito, il governo etiopico cercò di rimediare a questo squilibrio con diversi provvedimenti: il principale fu quello di ottene¬re l'adesione degli italiani d'Eritrea al programma di sviluppo e valorizzazione dei territorio etiopico in tutti i campi. E l'appello fu recepito da molti cittadini italiani d'Eritrea anche per le numerose garanzie e sollecitazioni del governo italiano.
Come si vede, il governo etiopico aveva compreso perfettamente che per portare progresso sociale ed economico nelle regioni dell'impero ed elevarle al livello dell'Eritrea, c'era bisogno dell'opera degli italiani, forse gli unici disposti ad investire capitali, intelligenza e lavoro.

Il riconoscimento che ci veniva dagli etiopici da noi duramente combattuti nella guerra di conquista, non ci è mai venuto dagli eritrei i quali, anzi, nulla hanno mai fatto per trattenere gli italiani che avevano dato loro una buona dose di benessere e progresso.

Angra

NB.ritengo giusta e corretta l'ultima osservazione di Angelo Granara. Agau
Ultima Modifica: 03/12/2013 13:29 da Agau-del-Semien.

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03/12/2013 09:48 - 03/12/2013 09:49 #20459 da Agau-del-Semien
Terza voce
Non accetto ironie e tantomeno sarcasmi sul fiume che attraversa la mia Asmara. Il Mai Bela non ha più pesci argentei ed anitre, cigni non ne ha mai avuti, e neppure rane e rospi. No ha più niente, a parte i colibatteri, perché è stato trasformato in fogna dagli scarichi cittadini in esso convogliati dalla civiltà e dal progresso portati dall'uomo bianco.
Pertanto è assolutamente da escludere che qualcuno, anche se temerario, si sia seduto sulle sue sponde assorto in pensose meditazioni e, cullato dal mormorio delle placide acque, si sia lasciato andare ad elegiaci ricordi.
Io non ho mai preteso per la mia città un biondo Tevere od un Arno d'argento perché ero soddisfatto del mio incolore Mai Bela prima che fosse trasformato in un canale di scolo. Un altro fiume, infatti, avrebbe stonato nella mia Asmara come un collier di zaffiri al collo di una pastorella bilena.
Prima dell'intensa urbanizzazione e dell'incremento dei consumi portati dagli europei, il Mai Bela era un bel fiume anche se di modeste dimensioni e non certamente famoso perché nessuno aveva mai giocato a dadi sulle sue sponde prima di attraversarlo, e perfettamente inca¬stonato nei luoghi che percorreva. Poi è stato quasi interamente coperto, costretto tra muri di pietra e cemento, scavalcato da modesti ponti ed accompagnato fuori dalla città che divideva in due, un pò come Buda e Pest.
Ma prima di essere degradato, il Mai Bela godeva di ottima reputazione ed era amato e rispettato come è ed è sempre stato nel suo corso inferiore quando, cambiato nome per non trascinarsi dietro la cattiva porta le sue benefiche acque a villaggi e campagne. E' un fiume che ha due vite e due personalità come gli ex asmarini.

Angra
Ultima Modifica: 03/12/2013 09:49 da Agau-del-Semien.

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03/12/2013 09:28 - 03/12/2013 09:30 #20457 da Agau-del-Semien
Sempre dal Libro di Angelo Granara:
Seconda voce (su licenza leopardiana)
D'in su l'ostello di Riccione amica
profugo solitario all'Eritrea
cantando vai finché non more il giorno,
e mesta l'armonia rompe le valli.

E la vision d'Asmara
brilla nell'aria e per le strade esulta
sì che a mirarla intenerisce il core.

Tu solitario in questa
remota città a sera uscendo,
indugi in altro tempo e intanto il guardo
steso nell'aria aprica
vola lontano nell'amata Africa
e tristezza calando si dilegua.

Tu solingo asmarin venuto a sera
dei viver che daranno a te le stelle,
forse del tuo destino
tu ti dorrai che di sventura è frutto
se romito e strano
dall'amato tuo loco vivi lontano.

Angra
Ultima Modifica: 03/12/2013 09:30 da Agau-del-Semien.

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02/12/2013 22:29 - 02/12/2013 22:31 #20449 da Agau-del-Semien
Tratto dal Libro di Angelo Granara " Antologia di Mai Belà River" di seguito riporto:
Prima voce
Pare che sia giunto il tempo delle revisioni e dei riesami. La Chiesa cattolica chiede perdono a destra ed a manca, la Scienza cancella e/o modifica molte teorie, la Storia rivede molti suoi capitoli, tra cui quello sul colonialismo. Soltanto i politici italiani appaiono vecchi ed immutabili nelle loro povere diatribe e nella moltiplicazione dei parti¬ti che sempre più assomigliano a tribù e a kabile.
Oggi, storici, studiosi, giornalisti e sociologi che si occuparono della fine del colonialismo e del passaggio dell'Africa dalla "schiavitù" all'indipendenza, tendono a mutare più o meno drasticamente le loro passate opinioni.
Davanti allo spettacolo dei Continente Nero ridotto ad un cumulo di guerre fratricide, di sottosviluppo, di miseria, di debiti, di governi corrotti, di burocrazie inette, cominciano a ritenere che sia stato un errore il passaggio subitaneo dal colonialismo all'indipendenza.
Molti tendono ormai a riconoscere quanto sia stato infantile e superficiale l'entusiasmo di coloro che inneggiavano all'Africa finalmente restituita agli africani e come sia stato perlomeno frettoloso il passaggio dei poteri ai politici locali.
Errori, abbagli, idiozie, retorica e ignoranza dei problemi hanno caratterizzato molti scritti di allora. Il fragoroso anticolonialismo di chi scriveva senza sapere nulla ed irrisibile ottimismo sul futuro dell'Africa indipendente, oggi si rivelano totalmente infondati di fronte alla realtà: il Continente Nero è moribondo.
Oggi nessuno può negare l'immaturità della classe politica africana di fronte al riesplodere di lotte tribali e religiose, di vendette tra clan e tribù assetati di potere e desiderosi di mettere le mani sulle residue ricchezze. Può darsi che gli occidentali abbiano avuto fretta di liberarsi delle loro colonie perché non desideravano affatto sobbarcarsi il peso di una lunga, travagliata e costosa transizione, ma anche gli africani premevano per avere subito il potere.
I politici africani non capirono, o fecero finta di non capire, che uno Stato moderno non può prescindere da un società e da una burocrazia organizzate e che per formarle sarebbero occorsi tempi lunghi, (forse Punico a capirlo fu Hailé Sellassie che mantenne nei posti chiave del suo impero molti stranieri e sugli stranieri ripose le speranze per un rapido progresso). E così assistiamo, dall'indipendenza ad oggi, ad un'Africa dilaniata da guerre tra Stati ed interne, da persecuzioni contro le etnie più deboli, da colpi di Stato mentre il Continente si impoverisce sempre più.
Mentre le popolazioni vivono tra inenarrabili stenti, i governi africani impegnano somme enormi in armamenti ignorando sanità, scuole, infrastrutture e, more solito, accusano i Paesi ricchi riversando tutte le colpe sui mali dei colonialismo. Sono trascorsi decenni da quando questi Stati hanno avuto l'indipendenza e questo esercizio di storici, studiosi e giornalisti è dei tutto sterile e fine a se stesso.
Ultima Modifica: 02/12/2013 22:31 da Agau-del-Semien.

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02/12/2013 22:11 - 02/12/2013 22:24 #20448 da Agau-del-Semien
[size=4]All'ombra dei 'calipti. Una voce fuori dal coro[/size].

Ho chiesto ad Angelo Granara di poter qui riprodurre alcuni suoi scritti.
Ho avuto il suo consenso e di ciò lo ringrazio vivamente.

Dirò subito, a scanso di equivoci, che condivido in pieno quanto scrive Angra e so anche, che altri non lo faranno.
Ognuno è libero di pensare ciò che più desidera.

Buona lettura a tutti.
Agau
Ultima Modifica: 02/12/2013 22:24 da Agau-del-Semien.

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