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All'ombra dei 'calipti. Una voce fuori dal coro

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19/07/2014 05:54 #22644 da wania
Magnificat anima mea Dominum et exultavit Spiritus meus in Deo........(MAGNIFICAT)

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18/07/2014 23:05 #22643 da Francesco
UN POCO DI RACCOGLIMENTO....

Tantum ergo

« 1. Tantum ergo sacramentum / veneremur cernui / et antiquum documentum / novo cedat ritui. / Praestet fides supplementum / sensuum defectui.

2. Genitori genitoque / laus et jubilatio / salus, honor, virtus quoque / sit et benedictio. / Procedenti ab utroque / compar sit laudatio. / Amen. »

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18/07/2014 11:48 - 18/07/2014 11:49 #22641 da Agau-del-Semien
Dal Libro "DUE" di Angra

Pub


Nelle mie notturne peregrinazioni mentali spazio, solitamente, da problemi escatologici ai drammi linguistici di Totti soffermandomi, a volte, sulla visione del Fato nella filosofia greca. Raramente mi soffermo sulle curve di Sabrina Ferilli.
E vado sempre più convincendomi, anche se non vedo alcun nesso logico con quanto sopra, che gli asmarini nei loro raduni (non quelli annuali troppo popolosi) che hanno luogo in diverse parti della penisola dovrebbero comportarsi come fanno gli irlandesi al pub.
Questi simpatici e irnienti isolani si incontrano, la sera, al pub e, mentre tracannano ettolitri di birra, tirano fuori tutto quello che hanno dentro, senza usare mezzi termini, in una sorta di terapia di gruppo dando libero sfogo al loro io profondo. Alla fine si sentono molto meglio e hanno anche risparmiato i soldi dello psicanalista.
Gli asmarini dovrebbero imitarli senza remore e, seduti sugli alti sgabelli ingurgitando ettolitri di miess, dovrebbero dare la stura al loro cuore e alla loro mente facendo sprizzare le amarezze, le delusioni, le fregature (date e subite), le turlupinature di finti amici e le innumerevoli arrabbiature (sic!) che producevano sintomi di elefantiasi al loro fegato.
L'Eritrea non era un crostino spalmato di marmellata di fragole, tantomeno una fetta di Sacher Torte! Era un posto come tutti gli altri con le sue giornate storte sempre preponderanti rispetto a quelle dritte.
Anche in Eritrea c'era chi ti mandava a quel paese, chi non ti restituiva un prestito, il compagno di scuola secchione che non ti faceva copiare, la ragazza che filava contemporaneamente con te e con un altro paio, i genitori che ti lesinavano i finanziamenti, il direttore un po' testa di cavolo, il collega leccapiedi, le mogli che "non ti capivano" e quello più bravo che ti batteva sempre a ramino spennandoti come un pollo.
Se, finalmente, gli asmarini la finissero di trasformare le loro parole in involtini alla melassa, si potrebbe fare un salto nella cruda realtà e ascoltare, con gioia sublime, una serie di vocaboli all'indice, vocaboli forti, sonori e liberatori come gli spari della Magnum 44 dell'ispettore Callaghan.
Questi sarebbero raduni! Altro che salutare calorosamente qualcuno che in Asmara neanche guardavamo, altro che abbracciare quello che in Asmara ci era cordialmente antipatico, altro che affermare "ti trovo in splendida forma" a un'amica che sembra un pezzo d'antiquariato o a un amico rugoso come un camaleonte e pelato come un mango! Quando mi faccio la barba mi sembra di radere un collo di tacchino e la pelle dei miei gomiti ha più pieghe di una gonna plissettata.

Porca miseria!

Angra

Ps. lo trovo, vero, molto vero!
Ultima Modifica: 18/07/2014 11:49 da Agau-del-Semien.

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16/07/2014 12:36 #22616 da Agau-del-Semien
Dal Libro "DUE" di Angra.

Asmara

Addio mia cara Asmara
Asmara Città multirazziale
Col marchio made in Italy
Stampato sul frontale.

Addio mia cara Asmara
Senza più porte aperte
E braccia spalancate
A dire: entrate, entrate.

Addio mia cara Asmara
Ricca di varie genti
Dei cinque continenti
Fraterne ed operose.

Addio mia cara Asmara
Astiosa e diffidente
Piena di spocchia altera
E malcelato orgoglio.

Addio mia cara Asmara
Superbamente tronfia
Attenta a non scoppiare
Come il famoso rospo.

Addio mia cara Asmara
Ormai sempre più sola
E forse inacidita
Con niente tra le mani.

Addio mia cara Asmara
Solo col cuore in mano
E senza pregiudizi
Potrai tornare bella.
Addio mia cara Asmara
Guardati allo specchio
E scoprirai da sola
Che sei rugosa e stanca.
Addio mia cara Asmara
Ritieni d'esser grande
Ti credi la migliore
Non hai capito niente.

Addio mia cara Asmara
Dovresti andare a scuola
E ritornar modesta
Apprender l'amicizia.

Addio mia cara Asmara
Tu non sei più la mia
Aperta e generosa
Serena ed ospitale.

Addio mia cara Asmara
Ti lascio ai tuoi rancori
Ai tuoi molti sospetti
Ai tuoi colpi di testa.

Addio mia cara Asmara
Io non ti voglio male
Mi auspico che un giorno
Ritornerai "normale".

Addio mia cara Asmara
Adesso ti saluto
Ricordo il mio passato
Ignoro il tuo avvenire.

E ti confesso, Asmara
Non me ne cale niente
Diventa come vuoi
Son solo affari tuoi!

Angra

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16/07/2014 00:13 #22612 da Francesco
Caro Cristoforo, anzitutto colgo l’occasione di darti il benvenuto in questa piccola comunità, contaggiata dal metaforico “MAL d’AFRICA.”Mi permetto di invitarti a darci del tu, lasciando l’antipatico pronome “lei”agli itagliani, atteso che era stato già abolito verso la fine degli anni ‘30!
Appartengo alla tua generazione( e per l’appunto me ne aveva già parlato Emilo con una mail), ma mi sento molto vecchio per formazione.
Sull’argomento del destino dell’Eritrea hai scritto tutto con cognizione di causa, ma dovrei aggiungere anch’io qualcosa al riguardo, non quello che tu sapientemente, hai esposo, ma per completare l’argomento con quello che so in materia.
Si da quando avevo 9 o 10 anni cominciavo a capire e discernere il giusto dall’ingiusto ( ti avevo preannunciato che anche allora ero un vecchio): l’operato degli scifta echi li comabdava; l’ambiuguità e la perfidia di queii cani rabbiosi dei figli di Albione, ad eccezione ovviamente del baronetto Sir Oswald Ernald Mosley ed i suoi seguaci ( anche per non fare torto ad una certa persona…..), le giravolte dell’ONU, uno degli enti internazionali piu’ inutili.
Mio padre, già camicia nera e decorato due volte, essendo molto amico del dr. Di Megli ( nostro medico di fiducia), il quale dirigeva l’associazione italo-eritrea, di cui non ricordo , in questo istante l’acronimo….forse Meie…non ricordo)era membro di quell’organizzazione, i cui membri erano stati tutti schedati dalla polizia britannica.
La predetta organizzazione nello statuto voleva l’indipendenza dell’Eritrea, precedutoda un mandato italiano ( tipo somalo).
La sede sociale era in corso Italia ed io assistetti a diverse tiunioni.
Dopo che l’Onu decise di “federare l’Eritrea al’Abissinia, l’organizzazione venne sciolta e trasformata nell’attuale Casa degli Italiami.
Fu allora che mio padre, prevedendo il peggio per noi italiani, decise di ritornare in Patria!
Francesco
EEA

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15/07/2014 14:55 #22608 da Agau-del-Semien
Tratto dal libro DUE, di ANGRA

Finito tuo tempo

"Finito tuo tempo!" è la frase che sempre più eritrei, in particolare quelli più giovani, andavano ripetendo agli italiani dal giorno dell'annessione all'Etiopia in poi. Sembrava lo slogan delle nuove generazioni coniato per sfogare vecchi risentimenti e vecchi rancori contro il colonialista finalmente sconfitto e privato del potere Senza dubbio c'era sotto anche il lavoro propagandistico di chi voleva che gli italiani se ne andassero per depredarli dei loro beni.

Io, adesso, non voglio attribuire torti e/o ragioni, voglio soltanto sottolineare che "al tempo degli italiani" esistevano in Eritrea oltre millecinquecento aziende create da noi, aziende che spaziavano in tutti i campi dell'umana attività.

Aziende agrarie e aziende per la trasformazione dei prodotti agricoli; centrali del latte e caseifici; allevamenti di bestiame e aziende per la lavorazione e l'inscatolamento delle carni; salumifici e impianti per lo sfruttamento e l'imbottigliamento delle acque minerali; mulini, panifici e biscottifici; oleifici, liquorifici, birrerie; flottiglie di pescherecci e stabilimenti per la lavorazione del pesce essiccato e della farina di pesce; piccoli cantieri navali e produzione di articoli per l'igiene e farmaceutici. Si fabbricavano giocattoli, mobili, attrezzature meccaniche, vasellame; si lavoravano le fibre vegetali, il tabacco e prodotti chimici; erano sorti cotonifici e maglifici e fabbriche di calze; c'erano industrie minerarie e laboratori per il trattamento del trocas, delle noci di palma dura; esistevano cartiere e fabbriche di fiammiferi; si producevano perfino brillantine, profumi e lamette da barba....

Ma il "nostro tempo" non si limitava a produrre: erano state aperte le strade all'esportazione di molti prodotti con un grande beneficio valutario per il paese: la birra, la carne lavorata, il pesce trattato, la farina di grano, la pasta, l'olio vegetale, le ceramiche, le candele, i fiammiferi, i prodotti in pelle, le cotonerie e le maglierie. i liquori, i manufatti di vetro, i mattoni....stavano conquistando sempre più mercati.

E qualcuno più informato di me potrebbe continuare ad elencare I innumerevoli attività che gli italiani crearono in Eritrea anche quando non erano | i detentori del potere coloniale ma una semplice comunità straniera residente nell'impero etiopico sconfiggendo tutte le difficoltà L le avversità.

Adesso che è finito "il nostro tempo'” vorrei sapere che cosa e rimasto di fenomeno industriale, artigianale, agricolo che aveva destato l'ammirazione ( e l'invidia) di tutti...e che cosa è rimasto di quel fermento di idee e di iniziane tanto benessere stava apportando. L'Eritrea per merito degli italiani (e di comunità straniere) era diventata una delle regioni più sviluppate dell'intera Africa. Se non ci fosse stata l'occupazione italiana prima e la permanenza della occupazione dopo, l'Eritrea sarebbe rimasta al livello delle altre regioni dell'impero!
Angra

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