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All'ombra dei 'calipti. Una voce fuori dal coro

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19/08/2014 02:58 #22965 da Francesco
KARKADE',IL TE' ROSA DELL'ABISSINIA

Il karkadè è una bevanda che si ottiene dall’infusione dei petali del fiore d’ ibisco.
L’ibisco (Hibiscus sabdariffa) è una pianta appartenente alla famiglia delle Malvaceae, originaria delle Indie occidentali, ma in generale è molto diffusa in tutta la zona tropicale dell’Asia, dell’Africa e dei Caraibi.
L’ibisco è coltivata soprattutto come pianta ornamentale, per la bellezza dei suoi fiori rossi a forma di calice, ma è nota anche per le sue proprietà fitoterapiche.
Proprio dai petali scarlatti, carnosi ed essiccati si ottiene il karkadè, conosciuto anche come tè rosa dell’Abissinia, una bevanda color rosso scuro dal gusto leggermente acidulo, molto dissetante. La preparazione è la stessa del classico tè, si porta l’acqua ad ebollizione e si versa sui petali essiccati del fiore d’ibisco. In pochi istanti noterete come l’acqua si tinga di rosso.
Durante il periodo fascista il karkadè si diffuse molto in Italia, andando a sostituire il classico thè, la cui importazione venne bloccata a causa dell’imbargo dei prodotti stranieri. A quell’epoca l’Etiopia (Abissinia) era una coliona Italiana e uno dei prodotti caratteristici del posto era proprio il karkadè.
Il karkadè nella dieta del gruppo sanguigno del dr. Mozzi:
Proprietà del Karkadè
Ha proprietà astringenti e dissetanti, che la rende una bevanda ottima per combattere la disidratazione e la sete ed è uno dei motivi per cui la rende così diffusa nei paesi caldi del pianeta. Il karkadè non contiene ne teina, ne caffeina, quindi non ha alcuna azione eccitante sul sistema nervoso.
Stimola l’attività renale ed esercitando una leggera azione lassativa, stimola ed agevola la funzione dell’apparato digerente, rendendola anche utile per combattere la stitichezza.
Il karkadè ha inoltre proprietà diuretiche ed antisettiche delle vie urinarie, utili nelle infezioni come le cistiti. Nei petali dei fiori d’ibisco sono presenti antociani e flavonoidi che rendono questa pianta angioprotettiva, cioè alleata della circolazione sanguigna.
La bevanda ha anche un azione di regolatrice della pressione sanguigna che la rende quindi ideale per chi soffre di problemi di pressione alta.
La proprietà dell’ibisco di ridurre pressione sanguigna è stato collegato al suo effetto diuretico e alla sua capacità di ridurre l’attività dell’enzima di conversione dell’angiotensina, grazie alla presenza degli antociani.
Il dottor Mozzi consiglia il karkadè per tutti i gruppi sanguigni (rientra infatti tra gli alimenti neutri). In special modo può essere usato come sostitutivo del tè comune (the nero), soprattutto per i gruppi 0, A ed AB, per i quali il tè comune risulta infatti tossico.

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18/08/2014 21:00 - 18/08/2014 21:03 #22964 da Agau-del-Semien
(Continua 4)

AMBESSA'
AMBETTA
'

Fin dai primi mesi dalla loro costituzione, i battaglioni eritrei parteciparono a diverse operazioni belliche distinguendosi per il valore.
Si possono citare, ad esempio, lo scontro del 1890 contro un migliaio di madhisti che si spinsero fino a Agordat, nella regione dei Beni Amer che avevano chiesto il protettorato italiano: il capitano Farà alla testa di circa 250 ascari li attaccò e, malgrado la netta inferiorità numerica, li battè nettamente infliggendo loro gravi perdite.
Nel 1892, gli ascari si trovarono ad affrontare un migliaio di fanatici dervisci. Questa volta 120 ascari e 200 uomini della banda del Barca guidati dal capitano Hidalgo sbaragliarono gli assalitori che lasciarono sul terreno 150 morti e numerose armi.
Nel 1893, fu la volta di diecimila dervisci intenzionati a spingersi fino a Cheren e Massaua. Il nemico fu affrontato dal colonnello Arimondi con due battaglioni, due squadroni, due batterie di montagna e la banda del Barca. La battaglia si protrasse per un'intera giornata con scontri sanguinosi e assalti all'arma bianca. I dervisci si ritirarono in disordine lasciando sul terreno un migliaio di morti e altrettanti feriti. Le nostre truppe persero tre ufficiali e 98 ascari, mentre due ufficiali e 124 ascari furono feriti.
E le battaglie continuavano praticamente senza sosta. Nel 1894, per la conquista di Cassala, furono schierate al comando del generale Baratieri, le seguenti truppe: 4 battaglioni eritrei e lo squadrone Cheren. Fu una vittoria totale anche se le nostre truppe dovettero lamentare la perdita dell'eroico capitano Carchidio e di 72 ascari.
Nel 1895, fu la volta di tre battaglioni indigeni, della banda dell'Achele Guzai e di una batteria di montagna guidati dal generale Baratieri a scontrarsi nella zona di Senafé e di Coatit con i circa tredicimila amati di ras Mangascià Johannes. I nostri ascari attaccarono i nemico che lasciò sul terreno duemila uomini tra morti e feriti. Le nostre perdite furono di 123 morti e 192 feriti. Tra i caduti anche tre ufficiali italiani.
Alla fine di quello stesso anno, ras Maconnen attaccò con trentamila uomini la nostra posizione dell'Amba Alagi difeso da 2300 uomini comandati dal maggiore Toselli. Perirono lo stesso Toselli, 18 ufficiali e 1500 ascari.
Come si vede, i nostri ascari e gli uomini delle bande irregolari si batterono subito con indiscusso coraggio dimostrando attaccamento alla bandiera e ai loro ufficiali.
E le dimostrazioni del loro valore e del loro eroismo furono innumerevoli nel corso della guerra d'Abissinia tanto da meritare loro un invidiabile palmares di medaglie e di riconoscimenti.
Angra

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Ultima Modifica: 18/08/2014 21:03 da Agau-del-Semien.

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18/08/2014 15:33 #22963 da Agau-del-Semien
Continua 3


AMBESSA'
AMBETTA'


Con l'arrivo in Africa del generale San Marzano, le truppe indigene vennero nuovamente riorganizzate e divise in due halai (specie di battaglioni) e in tre tabur (compagnie) e, per la prima volta, furono chiamati al loro comando anche ufficiali italiani.
Nel novembre del 1887, l'orda esterna fu riorganizzata e dislocata tra Archico, Taulud, Monkullo e Otumlo e fu aggiunto un gruppo di esploratori detto Orda Kaiala che, affidato in seguito al maggiore Toselli, costituì il primo nucleo del futuro squadrone di cavalleria eritrea.
Nel frattempo aveva assunto il comando il generale Baldissera e le truppe coloniali si erano già brillantemente distinte nella rioccupazione di Saati, di Uaà, di Arafali, di Zula e nella sottomissione di molti capi tribù lungo la costa dankala fino a Beilul.
Approfittando di tali risultati, il generale Baldissera decise di avanzare subito su Asmara e su Keren e si impegnò in una nuova ristrutturazione delle forze militari della colonia molto ridotte dopo il rimpatrio del corpo di spedizione. Fu organizzata così la seconda batteria da montagna composta di ascari abissini. La fanteria indigena venne ordinata su otto battaglioni per formare i quali fu necessario ricorrere agli abitanti delle regioni al nord del Mareb che avevano cercato protezione e rifugio contro le continue razzie degli abissini. Altri furono reclutati nei dintorni di Keren e altri furono forniti dai Beni Amer.
La bontà degli ascari si dimostrò in diverse operazioni compiute nel 1888 e nel 1889 in cui essi si dimostrarono fedeli, valorosi e ottimi elementi di guerra. E, con il regio decreto del giugno 1889, veniva formato il Reggimento Fanteria Indigena al comando del colonnello Avogadro di Vigliano. Successive operazioni contro di dervisci dimostrarono che l'unità migliore tecnico-logistica era rappresentata dal battaglione e il reggimento fu sciolto.
Era così nato il Corpo Truppe Coloniali che per cinquant'anni servì con onore, fedeltà e valore la bandiera italiana. I militari dei battaglioni di fanteria e delle varie armi erano distinti dal colore della fascia di lana attorno alla vita. La fascia degli Zaptiè (carabinieri) era turchina, quella degli artiglieri (quasi tutti sudanesi scelti per la robusta costituzione) era gialla, quella dei genieri cremisi e quella della sanità bianca.
I battaglioni di fanteria erano: I Turritto rosso, II Hidalgo azzurro, III Galliano cremisi, IV Toselli nero, V Ameglio scozzese, VI Cossu verde, VII Valli rosso-nero, Vili Gamerra rosso-azzurro, IX Guastoni bianco-rosso, X Ruggiero bianco-azzurro, XI nero-azzurro, XII cremisi-nero, XIII Roma rosso-giallo, XIV Torino azzurro-giallo, XV Billia arancione-nero.
Angra
(continua3)

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  • Carlo Di Salvo
18/08/2014 13:28 #22960 da Carlo Di Salvo
Mio caro Francesco, che i tuoi genitori si fossero decisi a rientrare in Italia per una frase detta dalla vostra Letté, mi sembra un po esagerato, penso che i motivi fossero ben altri e non dalle parole di una Lettè, sei padrone di esternare i tuoi sentimenti di odio verso quei poveri disgraziati che attraversano non solo il Mediterraneo lasciandoci spesso la pelle, ma anche il deserto sahariano e credimi lì nel deserto ne muoiono molti di più.
Quello che però voglio dirti che queste tue idee sono scritte nel Forum del MAI-TACLI' e non credo che queste tue espressioni sarebbero piaciute al nostro Marcello, scusami caro Francesco ma questo rimprovero te lo faccio a nome suo, credimi sempre tuo sincero amico, Carlo Di Salvo.-

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18/08/2014 11:33 - 18/08/2014 14:05 #22959 da Agau-del-Semien
2 CONTINUA-

AMBESSA' AMBETTA'

Secondo l'Ufficio Storico del Comando del Corpo di Stato Maggiore, la genesi delle truppe indigene coloniali italiane ha avuto questo iter.
Nel 1885, il colonnello Saletta intavolò trattative con gli Habab per un servizio di bande indigene e assoldò un centinaio di irregolari, i così detti Basci-Buzuk (teste matte) che prestavano servizio con gli egiziani tuttora presenti a Massaua.
Tuttavia, molte erano le esitazioni nell'impiego di queste forze locali per il persistere di una certa diffidenza verso questo elemento sconosciuto guidato da capi che non presentavano alcuna garanzia. E il primo impiego di queste truppe indigene non fece che confermare i dubbi: due reparti di 100 uomini ciascuno, affidati al sangiak Aga Osman mandati in ricognizione non soltanto si lasciarono disarmare dalla popolazione, ma una cinquantina di loro disertò.
Il colonnello Saletta, però, decise di insistere e nominò una commissione per una selezione accurata delle nuove reclute e furono formate due compagnie per complessivi 178 ascari comandati da due bimbasci e da otto bulukbasci, armati di fucili Remington e regolarmente retribuiti.
Il reclutamento proseguì con difficoltà data la limitatezza del territorio, tuttavia nel settembre dello stesso anno fu possibile organizzare due orde, una definita esterna per operazioni di campagna forte di 500 uomini, e una chiamata interna di 94 uomini distribuita nei diversi presidi.
A questi reparti indigeni si aggiunsero, poco dopo, le bande la prima delle quali fu quella dei Debeb. Quindi nel mese di novembre il generale Gene assunse il comando sostituendo il colonnello Saletta e, nel contempo, gli egiziani abbandonarono Massaua e tutti i basci-buzuk alle loro dipendenze passarono a far parte delle orde irregolari sotto il comando italiano.
Nell'aprile del 1886, il ministero della guerra chiese al comando superiore in Africa di affidare l'istruzione e la direzione delle bande indigene a ufficiali italiani, ma il comando rifiutò giudicandoli incapaci di mantenere e sviluppare la meravigliosa mobilità che caratterizzava queste truppe.
Nel frattempo, gli ascari avevano raggiunto le 2000 unità e così si pensò di dare loro un capo supremo e fu nominato il colonnello Begni, un ufficiale in congedo pratico di costumi africani per essere stato molti anni in Egitto, per avere militato nell'esercito egiziano e per essere un conoscitore delle tribù costiere del Mar Rosso avendo vissuto a lungo in Assab e in grado di parlare arabo.
Angra
(Continua2)
Ultima Modifica: 18/08/2014 14:05 da Agau-del-Semien.

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18/08/2014 10:20 - 18/08/2014 12:55 #22957 da Agau-del-Semien
Propongo uno scritto di Angelo Granara tratto dal suo libro DUE.Un articolo sugli Ascari. Intitolato Ambessà Ambettà ( per chi non lo sapesse i due termini, entrambi usati dagli amara e dai tigrini, significano rispettivamente: Leone e cavalletta. Buona lettura.

AMBESSA'
AMBETTA'




Ho deciso di rinunciare al mio libro sugli ascari. E' un lavoro troppo impegnativo e lungo e richiederebbe un tomo di almeno mille pagine.
Un libro intero, per esempio, richiederebbero le imprese della Banda Bastiani comandata dall'ufficiale pluridecorato Angelo Bastiani poi divenuto generale e decorato con la medaglia d'oro. Questa, formata da guerrieri di varia etnia (i famosi turbanti verdi), è stata molto probabilmente la banda irregolare più famosa autrice di azioni leggendarie.
Così come un libro intero sarebbe necessario per raccontare le battaglie e gli eroismi del XLV battaglione musulmano durante la sua campagna del 1938 contro i ribelli etiopici guidati da Abebe Aregai nella zona del Mens e dell' Ancober.
Ma gli esempi potrebbero continuare e riempire un'intera biblioteca perché sia le formazioni indigene regolari, sia le bande irregolari risposero sempre generosamente agli impegni ai quali furono chiamate durante la guerra per la conquista dell'impero e nella seconda guerra mondiale.
Certamente non mancarono anche atti censurabili e negativi in modo particolare quando la guerra contro le truppe britanniche apparve irrimediabilmente perduta. Allora, forse per timore delle rappresaglie dei vincitori, sia per non lasciare sole le famiglie nel momento del marasma, ci furono diserzioni e fughe di militari con tutto l'equipaggiamento.
Forse si potrebbero ricordare gli ascari tigrini che, prima del conflitto venivano regolarmente inquadrati e che, una volta congedati, si misero al servizio di ras Immirù. Non erano rari i cambiamenti di fronte durante i due conflitti specialmente tra le popolazioni che oggi vedevano un vincitore e domani un altro. Pare che, quando ras Immirù si installò a Selaclaclà, e divenne padrone della zona, le popolazioni di Axum e Adua, che avevano accolto a braccia aperte gli italiani, fecero un improvviso voltafaccia e presero le distanze in attesa degli eventi.
Insomma, leggendo libri e resoconti sulla guerra per l'impero che ci vide vittoriosi e la successiva che ci vide sconfitti, si può trarre la sola certezza che gli eventi bellici non sono altro che una serie di episodi che vedono l'eroismo e la viltà, il senso del dovere e l'opportunismo, le miserie umane e il dignitoso coraggio intricarsi tra di loro in maniera inscindibile.
E' ovvio che, quando tutto è finito, si tenda a ricordare e a sottolineare il lato positivo degli avvenimenti cercando di nascondere o minimizzare quello negativo. E mi pare che sia giusto così: chi ha dato la vita per il proprio Paese merita di essere ricordato per l'estremo sacrificio e non per qualche sporadico episodio (se mai c'è stato) in cui si è mostrato debole.
Angra ( continua1)
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Ultima Modifica: 18/08/2014 12:55 da Agau-del-Semien.

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