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I° ritorno in Eritrea dopo 46 anni.

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24/09/2012 08:12 #13998 da wania
[justify]Bellissima puntata anche questa caro CARLO; emozionamte l'incontro con Gherezhlier: Tu Cardelli? la fotografia di tuo papà e poi l'abbraccio....ma come fai a non tornarci più laggiù a casa tua? Come fai? Ci dobbiamo tornare insieme, io sono scassata ma.....un'altra volta vorrei vederla quella terra amata, dobbiamo vederla ancora, pensaci!Mi piacerebbe gironzolare ancora una volta per Asmara con un asmarino come te, si con te insomma......Gabriela ci darà il permesso, vedrai! !Gabriela?! !ciao sono la Lulù.......vado all'Asmara con Carlo.......Ti portiamo le zaituni.........[/justify]

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  • Carlo Di Salvo
  • Autore della discussione
23/09/2012 16:40 - 25/09/2012 09:15 #13994 da Carlo Di Salvo
Asmara 24 ottobre 1996, ieri con padre Protsio eravamo rimasti che alle 6 sarei stato in cattedrale perchè arrivava il gruppone del Mai-Taclì e saremmo andati all'aeroporto a riceverli, non mi preoccupavo della sveglia perchè ci avrebbe pensato il Muezzin dall'alto del minareto a svegliarmi alle 4,45 in punto.
Infatti così è stato, rimasto un pò in dormiveglia alle 5 ero già in piedi, alle 5,20 mi avviai verso la cattedrale, per fare presto questa volta mi diressi lungo via Sardegna in via Lazio, passai davanti alla Sinagoga, raggiunsi così viale Cadorna, al bar già aperto del cinema Impero in fretta e furia mi bevvi un caffè mentre per strada terminai di mangiarmi una calda briosce sotto un cielo di cristallo che lentamente stava mandando a riposare le miriadi di stelle che per tutta la notte avevano illuminato questa città posata sull'acrocoro eritreo.
Giunto in Cattedrale padre Protasio era già pronto con il suo fuoristrada ad attendermi per andare a ricevere all'arrivo in aeroporto 50 asmarini del Mai-Taclì.
Subito padre Protasio mise in moto e ci dirigemmo verso l'aeroporto percorrendo prima il viale Mussolini adornato da quelle che considero le mie gemelle, le alte palme che decorano questo stupendo viale, perchè hanno la mia età e possono raccontare la storia di Asmara, imbocchiamo il viale De Bono, lo percorriamo tutto, all'altezza dell'areoplano di Tagliero prendiamo la strada che ci condurrà all'aeroporto dove giungiamo alle 6.20, scendiamo e ci avviamo alla sala degli arrivi, ci comunicano però che l'aereo è in ritardo.
Padre Protasio ne approfitta per andare a vedere il nuovo rione che vicino all'aeroporto stanno costruendo i cinesi, cose da rabbrividire l'intonaco esterno delle pareti è tutto ondulato lo si nota ancora di più alla luce radente del sole appena sorto, si fa l'orario dell'arrivo dell'aereo da Roma, ritorniamo in aeroporto giusto in tempo per vedere l'aereo in fase di atterraggio.-
All'aeroporto sono venuti molti italiani vecchi coloniali tra essi anche Alba Forzani titolare del bar "ALBA" in viale della regina e Margherita Piazzalunga con la quale ci abbracciamo affettuosamente.
Il tempo per le operazioni doganali è abbastanza lungo, poi però inizia il lento apparire alla spicciolata dei maitaclisti ed ogni volta sono abbracci e lacrime di gioia, molte le donne eritre con mazzi di fiori per i nuovi arrivati.
E' incredibile vedere gli occhi dei nuovi arrivati, il sorriso e la gioia di essere arrivati esprimeva tutto, malgrado l'età di quasi tutti sembravano dei bambini felici di essere ritornati nella loro terra che li ha visti giocare, studiare, fare amicizia e perchè no anche innamorarsi.
In questa comitiva faccio la conoscenza con Eros Chiasserini e Tonino Lingria i quali come me sono intenzionati a riprendere con cinepresa ed a fotografare questa meravigliosa terra, si crea così subito il trio "ERTOCA" per la cattura dell'Eritrea, un'amicizia che tutt'ora va aldilà di ogni aspettativa.
Accompagnamo con padre Protasio alcuni all'albergo "Bologna", altri al vicino "Expò" e quì avvengono altri piacevoli incontri perchè si rivedono vecchi cari amici, si ricostruiscono ricordi e tanti tanti momenti della nostra gioventù.
Questa è stata la mattinata dell'arrivo del gruppone del Mai-Taclì, al pomeriggio invece decido di andare in stazione a rivedere la mia casa e chissà che questa volta riesca a visitare il deposito littorine ed il deposito locomotive, anche solo per incontrare i vecchi ferrovieri eritrei che lavorarono e conobbero il mio papà.
Questa volta per fare presto prendo un taxi (1300 Fiat) per non perdere tempo, dalla pensione in pochi minuti sono in stazione.
Comer la volta precedente mi avvio verso il bar per evitare di essere fermato, mi indicano però di andare verso gli uffici sul piazzale, quì chiedo di poter entrare in stazione, una impiegata mi accompagna dal responsabile del governo per la stazione, si chiama Zegai Abraham, gli mostro le foto di mio papà con i ferrovieri e subito si mostra felice di accompagnarmi al deposito littorine dove i vecchi ferrovieri eritrei mi fanno tanta festa, tanto che mi lasciano fotografare le littorine che stanno rimettendo in funzione.
A questo punto chiedo a Zegai di Cardelli mi sembra un pò indeciso sul nome, ma quando tiro fuori l'articolo apparso su "Il Sole 24 Ore" sulla ricostruzione delle ferrovie in Eritrea e leggo per intero nome e cognome Gherezghiler Cardelli, lui mi risponde "come no lui quì in officina locomotive lui vecchio ferroviere" e così mi accompagna camminando tra i pochi binari rimasti e qualche scambio, mi avvicino emozionato al deposito locomotive a trovare Gherezghiler Cardelli sotto la cui guida stanno rimettendo in funzione le vecchie forti Mallet dell'Ansaldo e le piccole Breda di manovra rimaste in Eritrea.
Subito fuori dal deposito noto a sinistra la Mallet-441 ed asinistra la Mallet-442, intanto chiamano Gherezghiler e mi vedo venire incontro un vecchietto con la sua tuta di lavoro e gli domando "tu Cardelli?", sì sono io, tiro fuori la foto di mio papà in stazione e gli domando se lo conosce, ma questo signor Di Salvo mi risponde e tu essere Carlo, un abbraccio sincero tra due quasi coetanei non potè mancare, Gherezghiler stava facendo un miracolo, sotto la sua guida stavano rivivendo alcuni capolavori dell'ingegneria italiana, locomotive a vapore in grando di arrampicarsi, trascinando migliaia di tonnellate di merce, dal Mar-Rosso ad Asmara superando pendenze del 35°°/°.
Naturalmente mi fecero fotografare tutto quanto c'era da fotografare ed io felice dopo un altro abbraccio con Gherezghiler ritornai in pensione, la solita pizza e dopo subito a nanna felice di questa giornata piena di emozioni, domani con Eros e Tonino saremo in giro per Asmara. A domani. (Continua).-
Ultima Modifica: 25/09/2012 09:15 da Carlo Di Salvo.

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  • Carlo Di Salvo
  • Autore della discussione
21/09/2012 17:14 #13981 da Carlo Di Salvo
Caro Silvano vedo che sei on-line posso iniziare a mandarti qualche foto? So bene cosa stai attraversando ma non ti fare scrupolo di dirmi anche di no.

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  • Carlo Di Salvo
  • Autore della discussione
21/09/2012 17:10 #13980 da Carlo Di Salvo
Dopo avere consultati vari giornali d'epoca editi in Asmara che mi fecero ricordare tanti eventi da me vissuti e che in seguito inserirò in questi miei racconti, decisi che era arrivata l'ora di andare da Rino in officina, con lui andiamo a prendere i ragazzi che uscivano da scuola e poi a casa sua dove la moglie di Rino, Luisa mi attendeva per offrirmi un pranzo tutto a base di pesce, cioè spaghetti al dentice, cotoletta di dentice e frutta come banane ed arance.-
Il pomeriggio faccio un giro per Asmara, una volta giunto all'altezza della Croce del Sud salgo le scale che mi conducono in piazza De Cristoforis dominata dalla grande costruzione dell'ex Comando truppe, discendo per via Ferdinando Martini, vedo ancora la scritta del negozio dell'Unione Militare, il negozio di fotografie, la vecchia sede della Mitchell & Cotts dove lavorava mamma già vecchia sede dell'UPIM di Asmara, giungo all'inizio della via Carchidio e del corso del Re all'angolo tra queste due strade vedo il più antico albergo di Asmara su un angolo della sua facciata è scolpita la data "1899" l'interno di esso è un trionfo dell'Art-Decò.
Proseguo adesso lungo il corso del Re passo davanti a quello che fu il negozio alimentari di Tagliero, giungo in piazza Roma dove spicca la vecchia sede della Banca d'Italia adesso Banca Centrale dell'Eritrea, la piazza è delimitata dai fabbricati delle ex banche di Roma e di Napoli, dal palazzo del tribunale con l'orologio, dall'ex circolo degli italiani e da negozi come l'ex armeria di Pazè.
Mi dirigo quindi in via Airaghi dove ha sede la Casa degli Italiani, il cancello è sempre aperto, si accede in un ampio giardino dove vi sono alcuni tavolini con sedie su un alto pennone sventola il nostro tricolore che si staglia, accarezzato da una leggera brezza, contro l'azzurro intenso del cielo di Asmara, incontro Elisabetta Urbani una insegnante italiana delle nostre scuole rimango a parlare con lei e con altri vecchi coloniali italiani che non hanno mai voluto lasciare questa terra perchè praticamente la considerano la loro patria, ormai il sole è quasi tramontato e quì l'oscurità della notte cala all'improvviso, mi dirigo verso la pensione percorrendo questa volta il corso del Re rivedo tutti i negozi di una volta, molte insegne parlano ancora il linguaggio italiano, all'altezza di piazza Bianchi vedo fabbricati in stile Decò che fanno ancora la loro bella figura, d'altronde questo corso del Re è il primo che nacque nella città capitale della nostra ex-colonia primigenia.
Passo davanti alla latteria dove da ragazzo,andando a scuola, mi fermavo per comprarmi una meringa con la panna di cui ero molto ghiotto, finalmente giungo in Largo Campania dove svolto a destra per dirigermi verso via Sardegna, salgo un momento in camera per poi ridiscendere per andare in pizzeria a cenare, poi subito a letto perchè domani alle 6 padre Protasio mi aspetta per andare a ricevere all'aeroporto il gruppone del Mai-Taclì, sarà una grande festa piena di emozioni, a domani.- (continua).-

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  • Carlo Di Salvo
  • Autore della discussione
21/09/2012 13:14 #13975 da Carlo Di Salvo
23/10/1996- Mercoledì.- Ieri sera ero talmente stanco che salito in camera, senza prima di aprire le valigie, mi spogliai e mi coricai, subito caddi in un sonno profondo, talmente erano la stanchezza e le emozioni del giorno precedente.
Non crediate che all'indomani abbia dormito fino a tardi, macchè ero ad Asmara ma ancora non riuscivo a crederci, finchè fui svegliato da un canto che mi fece comprendere dove mi trovavo, il Muezzin dall'alto del minareto della moschea con il suo richiamo alla preghiera sembrava dirmi "Carlo bentornato ad Asmara". Sapete io sono un cristiano profondamente credente, ma quel canto nel silenzio della notte, guardai l'orologio segnava le 4,45 del mattino, mi fece rivolgere una preghiera a Dio per ringraziarlo del dono di quel momento che stavo vivendo.
Quando la sera prima giunsi alla pensione in via Sardegna ero talmente stanco che non mi resi conto che la Moschea di Asmara era a cinquanta metri dalla pensione Malawi.
Dal momento del canto del Muezzin naturalmente rimasi in un dolce dormiveglia e cominciai a pensare ciò che avrei fatto come primo giorno ad Asmara, finalmente alle 6,30 decisi ad alzarmi aprii la finestra che dava sulla via Sardegna per respirare l'aria frizzante della nostra Asmara, iniziai ad aprire le valigie e soprattutto caricai le macchine fotografiche che questa volta mi ero portato, avevpo l'intenzione per portarmi via gran parte dell'Eritrea.
Alle 7,15 era già per strada, la stanchezza? ma quale stanchezza avevo una voglia matta di andare in giro per Asmara, mi avviai verso la Moschea dove in largo Campania all'angolo con il corso del Re ricordavo esservi un bar che apriva la mattina presto infatti dentro vi erano già dei clienti eritrei intenti a prendersi il loro cappuccino con delle calde briosce che il panificio in largo Campania aveva appena sfornato, naturalmente anch'io ordinai un cappuccino ma con 2 briosce, erano troppo buone.
Una volta fatta colazione mi avviai verso viale Cadorna lasciando alle mie spalle la Moschea e passando sotto i portici del nostro mercato coperto una volta superato il mercato del pesce giunsi in viale Cadorna (prolungamento del viale Mussolini) proprio difronte al municipio di Asmara, da quì mi avviai verso la cattedrale dove sapevo avrei trovato padre Protasio.
Giunto all'altezza del cinema Impero dopo avere superato l'ingresso del Kit-Kat entrai la bar del cinema Impero per bere un buon caffè espresso difronte alla gigantografia dell'incrociatore italiano San Giorgio ancorato nel porto di Massaua che dominanava tutta la parete dietro il bancone del bar.-
Sotto un cielo di cristallo azzurro mi avviai verso la cattedrale passando all'altezza di via Azzi dove vi era l'ufficio della Salvati Africa mi apparve lo spettacolare campanile che domina su tutta Asmara con le sue campane ed il suo orologio funzionante per merito del nostro caro ed indimenticabile Marcello Melani.
Giunto in cattedrale andai subito a trovare il caro Padre Protasio il quale sembrava stesse aspettandomi tra gli abbracci e qualche lacrimuccia da parte mia, mi annunciò subito che all'indomani sarebbe giunto un gruppone del Mai-Taclì e mi diede appuntamento per l'indomani alle 6 per andare assieme all'aeroporto a riceverli, dopo avere assistito alla messa delle 8 in cattedrale da lui celebrata ci salutammo.
Mi avviai così in direzione della Croce del Sud, visita naturalmente al negozio di Alberto Reffo dove sembra che il tempo si sia fermato agli anni '40, tra scatole ancora di brillantina Linetti, lame da barba Bolzano e soprattutto gli accendini Vulcano ( brevetto asmarino), con Alberto si fa una grande rimpatriata di persone e di ricordi del periodo pre e post-bellico in Eritrea.
Con la promessa di rivederci ci salutammo, attraversai il viale Mussolini e subito dopo mi trovai all'altezza di una coppia di 5 scalini famosi, quelli che erano l'ingresso della via Gustavo Bianchi praticamente l'accesso alle nostre scuole Principe di Piemonte e quì cari miei fu un'esplosione di ricordi, di volti, di nomi, di momenti indimenticabili, ma non salii quei scalini ripromettendomi di farlo con qualcuno che all'indomani anche lui sarebbe come me ritornato a rivivere la nostra gioventù.
Ero atteso per il pranzo da Rino Modici ed avevo da percorrere un bel pezzo di Asmara per giungere a Godaif, così mi avviai verso l'inizio di viale De Bono che avrei dovuto percorrere sino all'aeroplano di Tagliero, passai così davanti al tucul dell'ex Croce del Sud ed iniziai a percorrere il lungo viale De Bono a doppia corsia dove nuovi alberghi adesso erano stati costruiti come il Nyala dove sapevo avrebbero allogiato molti del Mai-Taclì in arrivo all'indomani.
Giunto all'altezza dell'aeroplano di Tagliero svoltai a sinistra imboccando la strada per Decamerè che porta a Godaif e dove Rino Modici ha la sua officina di rettifica motori, ogni tanto, oltre ad incrociare i vecchi tassì 1.100 Fiat, incontravo i così detti biroccini trainati da magri cavalli che mamma spesso usava all'uscita dall'ufficio alla Mitchell & Cotts in via Ferdinando Martini per tornare a casa in tempo dove Lettèbraham le faceva trovare in tavola lapastasciutta appena scolata.
Poco prima di raggiungere l'officina di Rino mi fermai però alla biblioteca del Pavoni Social Center che fratel Ezio Tonini aveva creato e gestiva con grande cura, fui accolto da fratel Ezio con grande entusiasmo, pensate in questa biblioteca fratel Ezio Tonini, salvandoli da eventuale distruzione, raccolse tutti gli scritti esistenti in Eritrea tra giornali, scritti e libri quasi unici al mondo che spaziano in qualsiasi settore della cultura, vi sono anche molti libri universitari tra cui tutti i miei del periodo di ingegneria di Palermo e di Padova che donai al centro tramite i container spediti ad Asmara dall'allora Gruppo Missioni Asmara di Montagnana in provincia di Padova.- (Continua.)

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  • Carlo Di Salvo
  • Autore della discussione
21/09/2012 08:44 #13972 da Carlo Di Salvo
Alla nostra cara "Cangurina" com non posso risponderLe? Seguimi nei miei ricordi eritrei e vedrai che ti farò ricordare e conoscere luoghi a noi tanto cari della nostra seconda patria perduta, spero che il nostro Silvano abbia il tempo e la voglia di inserire alcune mie foto. Se tu mi fai avere la tua e.mail potrò inviarti foto e ricordi della mia gioventù in Eritrea, un abbraccio.

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