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I° ritorno in Eritrea dopo 46 anni.

  • Carlo Di Salvo
  • Autore della discussione
01/07/2012 10:12 #13261 da Carlo Di Salvo
Riprendo oggi il racconto del mio viaggio verso il monastero di Debre-Sina, prima però voglio vorrei chiarire una cosa, andando verso Cheren attraverso la camionabile ebbi una piccola delusione, mia aspettavo di vedere tanto verde ed invece incontrai spesso tanta siccità, mi ero dimenticato che i miei viaggi verso Cheren li avevo fatti sempre via ferrovia, allora papà ispettore del traffico aveva un bagagliaio ufficio che faceva attaccare in coda al treno per poterlo sganciare in qualsiasi stazione lungo la linea e spesso nei giorni di vacanza mi portava sempre con sè, la ferrovia fa un percorso completamente diverso dalla camionabile perchè segue quasi sempre la ubertosa valle dell'Anseba che è completamente all'opposto della camionabile.
Lungo la valle dell'Anseba è un continuo susseguirsi di foreste sempre verdi tra alberi di sicomori e mangos, inoltre la selvaggina a causa dell'acqua del fiume è talmente numerosa che si rimane incantati da tanta exmeraviglia della natura.
Seguendo invece la camionabile dopo Ad-Teclesan la strada inizia una perenne discesa tra curve e tornanti attraversando paesaggi dove nel mezzo a massi enormi si alternavano grandi piante di Cactus candelabro ed acacie.
Soltanto all'altezza di Halib-Mentel le due strade si riunivano fino a Cheren, noi però giunti all'altezza delle ex concessioni De Nadai svoltiamo a destra su una stradina in terra battuta circondata da entrambi i lati da una fitta fioritura di bouganvillee, questa stradina conduce alla diga che più in alto De Nadai fece costruire per irrigare le concessione giù nel piano ed anche per produrre energia elettrica per le sue industrie alimentari.
Quando con il pulmino di Rino Modici giungemmo alla base della diga pensai ad un monumento quasi inutile posto tra le montagne, quando però salendo ancora giungemmo alla sommiyà della diga rimasi sbalordito, un meraviglioso lago colmo sino quasi all'orlo della diga era abitato persino da un pellicano lassù tra lemontagne.
Costeggiammo lungo una stradina in terra battuta il lago per iniziare una perenne salita che dall'inizio delle concessioni salirà per circa 18 km., più si saliva e più ammiravo il lago sottostante, la stradina però era diventata quasi una mulattiera e solo per la perizia di Rino il pulmino riusciva ad arrampicarsi tra ciotoli enormi disseminati lungo la strada.
Attorno a noi il paesaggio è dantesco tra massi enormi crescono enormi cactus candelabro a formare spesso ombrose foreste, ogni tanto dobbiamo fermarci perchè incontriamo spesso mandrie di buoi condotte da pastorelli, ad un certo punto lungo la strada incontriamo un eritreo vecchietto il quale ci fa segno con la mano di fermarci, ci chede un passaggio per il monastero, lo facciamo accomodare davanti accanto a me per indicarci la strada da seguire siamo in mezzo ai monti e non abbiamo nessuna indicazione tranne che la mulattiera, per fortuna Rino, la moglia Margherita e la mamma che è eritrea parlano il tigrino e fanno alcune domande al passeggero appena salito, io mi accorgo che tiene in mano un libretto con fogli di pergamena, è un Vangelo scritto in Gheez, scopriamo così che abbiamo dato il passaggio al capo del villaggio del monastero di Debre-Sina, egli stava tornando dopo avere visitato le tenute di proprietà più a valle del monastero.
Continuando a salire finalmente scorgiamo sulla cima di un monte tra massi enormi la chiesa che l'imperatore Hailè-Sellassiè fece costruire addossandola al masso enorme dentro cui era stato creato il monastero ipogeo.
Per raggiungerlo però dovremo ancora salire per portarci sul retro della montagna su cui sorge il monastero, finalmente dopo un'altra buona mezz'ora raggiungiamo uno spiazzo dietro la montagna da dove ha inizio un sentiero, questa volta pedonale, che ci condurrà al monastero di Debre-Sina.
Parcheggiato il pulmino all'ombra di un sicomoro iniziamo a scalare il sentiero il cui inizio è segnato da tre croci, il capo villaggio, grato del passaggio, ci fa strada, il sentiero è formato da grosse pietre poste l'una accanto all'altra a formarne la massicciata, quasi all'inizio del sentiero un grosso sicomoro con le sue radici ha imprigionato dei massi che fanno da sedili ombrosi per gli stanchi pellegrini.
Finalmente giungiamo alla meta della nostra lunga gita, non so proprio come descrivervi quel che è apparso alla mia vista, su un piazzale circondato da massi enormi una chiesa era addossata ad un masso enorme semi-interrato, la chiesa è chiusa, ma il capo villaggo va a chiamare il monaco guardiano che poco dopo giunge per aprirci al chiesa e quindi visitare l'antico monastero ipogeo.
Appena dentro si accede ad una grande sala dove una porticina nella parete difronte all'ingresso permette di vedere, in una seconda sala, l'ingresso all'interno del grande masso che contiene il Santa Santorum del Monastero.
Nell'oscurità più assoluta, illuminata solo dalla luce di poche candele scendiamo 4 gradini scavati nella roccia entriamo nel vestibolo che precede la Sancta-Santorum con le tavole del Tabot, ma non possiamo andre oltre perchè una tenda impedisce ai fedeli di andare oltre, sulle pareti del vestibolo usando il flash fotografo alcune immagini della Madonna.
Tornato fuori inizio il giro del panorama che ci circonda, la vista è bellissima, si dominano i monti di Cheren con il Suardum fino ai lontani territori dei Baria e dell'Anseba. (continua).

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  • Carlo Di Salvo
  • Autore della discussione
28/06/2012 10:03 #13219 da Carlo Di Salvo
Caro Silvano, ho sentito parlare dei luoghi che tu mi citi quando sei andato con la scuola alle fonti del Mareb, è una strada in terra battuta che si prendeva a destra dopo Adi-Ugri, so che ad un certo punto, lasciando la strada si doveva scendere in un anfratto ricco di acque e vegetazioni dove vi è una grotta nel cui interno si trova il corpo mummificato di un santone che lì visse per anni, le acque di quel luogo mi sembra che avessero dei poteri curativi, non so dirti altro e purtroppo non ho foto di quel luogo.
Ad Asmara vi era la Foto "BINI" e mi sembra che il negozio si trovasse in via Ferdinando Martini, si deve proprio a Bini se ci rimangono ricordi fotografici nostri scattati in strada.
Oggi ti ho cominciato a spedire le foto della salita al Monastero di Debre-Sina. Ciao.

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28/06/2012 08:25 - 28/06/2012 08:29 #13218 da Narrante
Grazie Carlo,
fai bene ad avvisarmi! In realtà ti confesso che malgrado abbia percorso la strada per Cheren in bicicletta, quindi ad una velocità "umana", non ho mai conosciuto i nomi delle varie ambe e/o dei vari monasteri che si intravedono a distanza.
A scuola d'altronde NON ci hanno fatto studiare nulla della geografia Eritrea, in tal senso i programmi erano completamente assenti!
Qualcosina si imparava facendo qualche gita o escursione collettiva (per motivi di sicurezza si preferiva andare in comitiva).
Di sicurezza intesa come gli agguati degli "sciftà".
Agguati pre-organizzati e comunque consentiti dagli inglesi che han sempre contrastato la nostra presenza in quella colonia.
Ma gli Eritrei in realtà non ci hanno dato mai problemi di tal genere: sono stati sempre ospitali dimostrando gran voglia di imparare per migliorarsi.
La loro capacità di apprendimento è sempre stata molto elevata.
Il nostro reciproco rapporto è sempre stato collaborativo.
Fra le varie gite quella che mi è rimasta più impressa, fu quella alle "Fonti del Mareb" si prendeva la strada per Adi Ugri, dopo una decina di Km si girava a dx per una strada sterrata e fu, per me e gli altri che si andò in bici, un vero flagello di forature dovute ai sassi appuntiti.Le riparazioni si facevano al volo avevamo il "kit" di riparazione
Ci fu però un tipo che non bucò MAI!
Non si trattava di un ragazzo come noi ciclisti, era un adulto sui 40anni!
Aveva una bici da "bersagliere" con le gomme ripiene!
ci raggiungeva e sorpassava sempre ridendosela sotto i baffi.
Era la sua grande rivincita! Le prese in giro che gli si faceva per la sua "antiquata bici" pieghevole sì, ma in purissima lega "pesante" trovavano attimi di rivincita e di "gloria"
La strada era praticata dalle autobotti che andavano a prendere l'acqua alle fonti per essere quindi portata negli stabilimenti per l'imbottigliamento.
Carlo tu hai qualche foto di tali fonti? Io qualcosa devo avere, ma fra i vari traslochi, sono state nascoste così bene che...non riesco più a trovarle!
Le foto le faceva il titolare di "Foto Eritrea"(?) il cui negozio si trovava in quel tratto di strada che costeggia la "Croce del Sud" e che proseguendo in leggera salita, dopo una curva, conduceva a sin. verso il "Comando Truppe"/V.le Crispi, a dx verso il bivio "V.le della Regina/C.so F.Martini"
Il fotografo arrivava con la sua inseparabile Moto Guzzi 500 che gli consentiva di arrivare nei punti più impensabili.
Che tempi ragazzi! Che tempi Carlo!
Silvano

P.S. Credo che "Foto Eritrea" esista ancora mantenendo la solita scritta!
Ultima Modifica: 28/06/2012 08:29 da Narrante.

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  • Carlo Di Salvo
  • Autore della discussione
27/06/2012 20:01 #13213 da Carlo Di Salvo
Nota bene, la strada contornata dalle bouganvillee conduce al monastero di "Debre-Sina" e non Scintoà.
Carlo.

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27/06/2012 15:55 #13212 da Annamaria-Goffi
Carlo, sei bravissimo! Desrcrivi tutto talmente bene che è come se fossi con te!!!

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  • Carlo Di Salvo
  • Autore della discussione
27/06/2012 07:27 #13209 da Carlo Di Salvo
Continuo e termino la "leggendaria storia del monastero di Debre-Sina".
La Madonna sarebbe apparsa due volte all'Abbà Yohanni, da queste apparizioni trassero origine le due feste patronali del Santuario nella prima vide solo la Madonna lucente più del sole ed Essa promise che in quel giorno ogni bene ai devoti ed ai benefattori del Monastero,
Nella seconda apparizione il 28 di Giugno l'Abbà Yohanni vide Gesù con la Madonna e gli Apostoli.
Nel monastero vivono molti monaci oltre a parecchi novizi.
L'originale santuario consiste in una antichissima chiesa ipogea scavata all'interno di un enorme masso quasi di forma sferica con l'entrata rivolta ad oriente, l'interno è composto da due grotte, nella prima vi si accede scendendo alcuni gradini scavati nella viva roccia e costituisce il vestibolo della seconda grotta che costituisce a sua volta la Sancta Santorum protetta dalla vista dei fedeli da una tenda perchè custodisce le Sacre Tavole del Tabot.
Durante la dominazione etiopica dell'Eritrea, sotto il Negus Hailé Sellassié, alla chiesa ipogea è stata addossata una nuova Chiesa in pietra delle stesse rocce circostanti in perfetta armonia con le rocce circostanti ed il paesaggio tutto attorno.
Per accedere al Santuario ipogeo bisogna attraversare due grandi saloni della nuova Chiesa, nel primo, sulla parete che separa i due saloni, volgendo lo sguardo verso l'ingresso del Santuario ipogeo, si vede a sinistra un grande quadro in stile etiopico raffigurante l'apparizione della Madonna col Bambino circondata dai Profeti, dai Santi Innocenti, dai Martiri, dai Dottori della Chiesa, dagli Apostoli e dal popolo plaudente.
All'interno della Chiesa ipogea non vi sono affreschi ma quadri della Madonna, della SS. Trinità, della Crocifissione della Madonna col Bambino, di S.Pietro e della Madonna di Kidanè Meheret.
Per capire la Bibbia ed il Vangelo bisogna venire in Eritrea nel nord dell'Etiopia, in nessun altro posto al mondo, la gente ha conservato i costumi, la mentalità, l'osservanza fedele del cristianesimo primitivo, come in qull'altipiano sui 2.000 - 2.500 m., rimasto isolato per secoli e millenni da ogni invasione esterna.-
Il padre Rufino Carrara, cappuccino bergamasco studioso della S. Scrittura ha detto: " Io non capisco i nostri studiosi della Bibbia che vanno in Palestina per capire il Vangelo e non vengono quì in Eritrea o nel Tigrai, eppure in Palestina è scomparso il mondo biblico, sono rimasti solo la geografia e reperti archeologici, quì in Eritrea invece è rimasto un popolo vivo, che ha tramandato i costumi biblici con una fedeltà impressionante, vari esempi si possono citare: il mangiare, lo spezzare del pane, la preghiera prima e dopo i pasti, le purificazioni, le presentazioni al tempio, la vita di famiglia e delle comunità tutto è rimasto come leggiamo nel Vangelo." ( Fine descrizione Monastero di Debre-Sina. ).

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