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I° ritorno in Eritrea dopo 46 anni. |
- Carlo Di Salvo
- Autore della discussione
17/03/2013 23:41 #16863
da Carlo Di Salvo
Carissimi amici riprendiamo adesso il viaggio in treno che dalla primavera eterna di Ghinda ci porterà tra le nuvole dell'altopiano di Asmara, pensate un pò, abbiamo sino ad ora percorso 70 km. da Massaua e siamo saliti a 888 m. sul livello del mare fino a Ghinda, ci restano ancora 40,7 km. per raggiungere i 2394,50 m. della Sella all'incrocio del km. 110,7 per poi scendere lentamente ai 2342,0 m. della stazione di Asmara, sarà una bella arrampicata con una pendenza costante del 35%°°, vale a dire che ogni 1000 m. saliremo di 35 m. con curve di raggio minimo di 70 m. e ben 27 gallerie, le altre due le abbiamo superate sui monti Dig-Digtà ed alle falde del Dalaulò prima di Ghinda.-
Si parte dalla stazione di Ghinda con un'ampia curva sulla sinistra che ci fa superare su un ponte ad arcate il torrente Ghindà, per godere del paesaggio che attraverseremo meglio scegliere posti sulla destra del vagone, la linea con una serie continua di curve e controcurve percorre i costoni del Debra-Halib dapprima e poi del monte Addeleitò e del monte Ualid, spesso per lunghi tratti all'uscita da Ghinda la camionabile, che ci aveva abbandonati sin da Mai-Atal, adesso ci accompagnerà per lunghi tratti sino a Nefasit.-
Giungiamo così nella bellissima conca di Embatkalla nella cui stazione adornata da piante fiorite di bouganvillee ed alberi del pepe entriamo, la mallet fa rifornimento di acqua la sosta dura circa 20 minuti, ripartiamo verso Nefasit, costeggiamo assieme alla camionabile la valle Nabaret questa volta seguendo le falde del massiccio del Bizen che sovrasta la cittadina di Nefasit dove giungiamo dopo 95 km. da Massaua siamo già a 1671 m. sul livello del mare, anche quì restiamo fermi circa mezz'ora perchè tra poco inizierà il più straordinario dei viaggi che l'africa possa mostrare.-
Partiamo da Nefasit facendo una grande curva e salendo lungo il costone dei monti Lessà ci arrampichiamo letteralmente alle montagne che dovremo superare, penetriamo in lunghe gallerie per uscirne fuori su strapiombi mozzafiato, le montagne sono costellate da piante di fichi d'india con i loro frutti colorati, alla nostra destra ci appare una prima visione della meravigliosa valle del Ghindà. Giungiamo alla stazioncina del piccolo incrocio del km. 99,500 quasi nascosto tra le montagne, quì ai tempi degli anni '40 giungeva una piccola bidonville su cui un carrellino trainato da un asinello salendo dal fondo valle del Ghindà portava in questo incrocio le verdure e la frutta di una concessione che con il treno veniva portata al mercato di Asmara, ripartiamo quasi subito verso la prossima stazione di Arbaroba, prima di giungervi, chiunque, anche coloro sempre abituati a questo percorso, rimane sempre attonito ai panorami mozzafiato che si godono sulla lunga meravigliosa valle del Ghindà chiusa all'orizzonte dalla cima dell'Arghesana, nel cielo volteggiano i falchi, questi monti sono il loro dominio, monti che quasi sempre all'imbrunire sono avvolti dalle nuvole basse che lungo le valli salgono dal Mar Rosso. Una serie di gallerie lungo la sommità della valle del Ghindà ci fanno giungere alla piccola stazione di Arbaroba, quì mi assalgono i ricordi delle giornate vissute con mamma in questa stazione quando durante il periodo di guerra, a causa dei frequenti bombardamenti su Asmara, papà ci mandò in questa stazioncina nascosta tra le montagne, stavo giornate intere sul ponte di accesso alla stazione perchè da lì potevo osservare le mandrie di babbuini che si arrampicavano su per le montagne tra le foreste di fichi d'india, vicino al ponte vi era anche una vecchia fornace abbandonata dove terminava una vecchia mulattiera che, quando ancora non esistevano le strade, i primi pionieri seguivano salendo sull'altipiano lungo la valle del Ghindà, persino Ferdinando Martini e la Pianavia Vivaldi descrissero le meraviglie africane di questa splendida valle.
Dopo l'ultimo rifornimento d'acqua la mallet, alla quota dei 2064 m. sul livello del mare di Arbaroba e già a 107,00 km. da Massaua, riparte per superare l'ultimo balzo di 330,5 m. che in 3,7 km. la porterà alla sella dell'incrocio a 110,700 Asmara, per scendere sino alla stazione di Asmara alla quota di 2342,00 m. sul livello del mare.-
Ma una volta partiti da Arbaroba le nostre meraviglie non sono finite perchè poco dopo una ennesima galleria ci troviamo sulla sommità della valle del Dorfù sotto di noi un precipizio di circa 300 m. siamo nel punto chiamato "Porte del Diavolo", attraverso un sottopassaggio della camionabile ci porteremo nella sommità della valle del Mai-Henzì e quì lo sguardo si perderà sino all'orizzonte dove si potrà osservare la vetta dell'Eritrea nel massiccio del monte Soira, le nebbie che spesso dal Mar Rosso salgono lungo la valle danno l'impressione di volare al di sopra delle nuvole forate dalle cime dei monti che sembrano isole in un mare di nuvole, superiamo la sommità della valle del Mai-Henzì sull'ardito ponte di Ascigrigni e finalmente giungiamo alla sella del 110,700 che senza fermarci superiamo per iniziare la lenta discesa verso la stazione di Asmara, passiamo attraverso boschi di eucaliptus le cui foglie argentate mosse dal vento brillano al sole in un saluto festoso, siamo ad Asmara.-(fine del viaggio).-
Si parte dalla stazione di Ghinda con un'ampia curva sulla sinistra che ci fa superare su un ponte ad arcate il torrente Ghindà, per godere del paesaggio che attraverseremo meglio scegliere posti sulla destra del vagone, la linea con una serie continua di curve e controcurve percorre i costoni del Debra-Halib dapprima e poi del monte Addeleitò e del monte Ualid, spesso per lunghi tratti all'uscita da Ghinda la camionabile, che ci aveva abbandonati sin da Mai-Atal, adesso ci accompagnerà per lunghi tratti sino a Nefasit.-
Giungiamo così nella bellissima conca di Embatkalla nella cui stazione adornata da piante fiorite di bouganvillee ed alberi del pepe entriamo, la mallet fa rifornimento di acqua la sosta dura circa 20 minuti, ripartiamo verso Nefasit, costeggiamo assieme alla camionabile la valle Nabaret questa volta seguendo le falde del massiccio del Bizen che sovrasta la cittadina di Nefasit dove giungiamo dopo 95 km. da Massaua siamo già a 1671 m. sul livello del mare, anche quì restiamo fermi circa mezz'ora perchè tra poco inizierà il più straordinario dei viaggi che l'africa possa mostrare.-
Partiamo da Nefasit facendo una grande curva e salendo lungo il costone dei monti Lessà ci arrampichiamo letteralmente alle montagne che dovremo superare, penetriamo in lunghe gallerie per uscirne fuori su strapiombi mozzafiato, le montagne sono costellate da piante di fichi d'india con i loro frutti colorati, alla nostra destra ci appare una prima visione della meravigliosa valle del Ghindà. Giungiamo alla stazioncina del piccolo incrocio del km. 99,500 quasi nascosto tra le montagne, quì ai tempi degli anni '40 giungeva una piccola bidonville su cui un carrellino trainato da un asinello salendo dal fondo valle del Ghindà portava in questo incrocio le verdure e la frutta di una concessione che con il treno veniva portata al mercato di Asmara, ripartiamo quasi subito verso la prossima stazione di Arbaroba, prima di giungervi, chiunque, anche coloro sempre abituati a questo percorso, rimane sempre attonito ai panorami mozzafiato che si godono sulla lunga meravigliosa valle del Ghindà chiusa all'orizzonte dalla cima dell'Arghesana, nel cielo volteggiano i falchi, questi monti sono il loro dominio, monti che quasi sempre all'imbrunire sono avvolti dalle nuvole basse che lungo le valli salgono dal Mar Rosso. Una serie di gallerie lungo la sommità della valle del Ghindà ci fanno giungere alla piccola stazione di Arbaroba, quì mi assalgono i ricordi delle giornate vissute con mamma in questa stazione quando durante il periodo di guerra, a causa dei frequenti bombardamenti su Asmara, papà ci mandò in questa stazioncina nascosta tra le montagne, stavo giornate intere sul ponte di accesso alla stazione perchè da lì potevo osservare le mandrie di babbuini che si arrampicavano su per le montagne tra le foreste di fichi d'india, vicino al ponte vi era anche una vecchia fornace abbandonata dove terminava una vecchia mulattiera che, quando ancora non esistevano le strade, i primi pionieri seguivano salendo sull'altipiano lungo la valle del Ghindà, persino Ferdinando Martini e la Pianavia Vivaldi descrissero le meraviglie africane di questa splendida valle.
Dopo l'ultimo rifornimento d'acqua la mallet, alla quota dei 2064 m. sul livello del mare di Arbaroba e già a 107,00 km. da Massaua, riparte per superare l'ultimo balzo di 330,5 m. che in 3,7 km. la porterà alla sella dell'incrocio a 110,700 Asmara, per scendere sino alla stazione di Asmara alla quota di 2342,00 m. sul livello del mare.-
Ma una volta partiti da Arbaroba le nostre meraviglie non sono finite perchè poco dopo una ennesima galleria ci troviamo sulla sommità della valle del Dorfù sotto di noi un precipizio di circa 300 m. siamo nel punto chiamato "Porte del Diavolo", attraverso un sottopassaggio della camionabile ci porteremo nella sommità della valle del Mai-Henzì e quì lo sguardo si perderà sino all'orizzonte dove si potrà osservare la vetta dell'Eritrea nel massiccio del monte Soira, le nebbie che spesso dal Mar Rosso salgono lungo la valle danno l'impressione di volare al di sopra delle nuvole forate dalle cime dei monti che sembrano isole in un mare di nuvole, superiamo la sommità della valle del Mai-Henzì sull'ardito ponte di Ascigrigni e finalmente giungiamo alla sella del 110,700 che senza fermarci superiamo per iniziare la lenta discesa verso la stazione di Asmara, passiamo attraverso boschi di eucaliptus le cui foglie argentate mosse dal vento brillano al sole in un saluto festoso, siamo ad Asmara.-(fine del viaggio).-
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16/03/2013 16:08 #16856
da vietri
Wania, ho bisogno di contattarti. Sto facendo ricerche sull'Eritrea del tempo di guerra. Ho visto che hai le memorie di Carlo di Salvo. Vorrei leggerle anch'io e a questo fine ho mandato un messaggio anche a lui. Puoi scrivermi? Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Grazie
Grazie
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16/03/2013 15:44 #16855
da vietri
Vorrei contattarti. Mi interessano i tuoi racconti sull'Eritrea degli anni di guerra e oltre, o anche parlare con te per avere notizie. Puoi scrivermi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.?
Grazie
Giancarlo Vietri
Grazie
Giancarlo Vietri
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- Carlo Di Salvo
- Autore della discussione
06/03/2013 17:39 #16691
da Carlo Di Salvo
Sono le 17,46 del 06/03/2013 ed ho appena finito di vedere su RAI-3 in Geo&Geo un bellissimo documentario sulla ricostruzione delle Ferrovie Eritree, sentire descrivere la ricostruzione della tratta Massaua-Asmara dei binari e la rimessa in funzione delle gloriose Mallet dell'Ansaldo con pezzi ricavati da altre Mallet da un vecchio ferroviere vestito elegantemente con gilet giacca a doppio petto e borsalino in testa in un italiano forbito mi ha fatto venire le lacrime agli occhi soprattutto quando dice mi piacerebbe venire a vedere l'Italia se qualcuno mi offre questo viaggio ha sicuramente la mia età se non di più ed allora cosa faccio?
Ma riprendo a descrivere il meraviglioso viaggio in treno da me interrotto sino a Barresa, adesso dopo avere fatto acqua la locomotiva riprende il suo cammino verso Ghinda.
Stiamo seguendo il versante opposto a quello seguito dalla camionabile che sale dalla piana di Saberguma verso il Dongollo Basso, mentre la ferrovia non fa che seguire il torrente Barresa alle pendici dei monti Amballò e Dalaulò, alle acacie spinose del bassopiano adesso si susseguono sicomori giganti e tamarindi, la vegetazione è tra le più verdi, anche gli animali che ci vivono sono numerosissimi tra uccelli di ogni tipo dai colori più smaglianti che si possano immaginare, antilopi, scimmie insomma quasi il Paradiso Terrestre.
La Mallet sbuffando si arrampica per salire agli 888 m. s.l.m. di Ghinda a 70 km. da Massaua, si passano le prime gallerie, la Mallet spesso taglia i costoni della montagna in trincea, costeggia il torrente Barresa che lo attraversa spesso con ponti in mattoni a due o tre arcate, sempre seguendo la valle di Barresa posta tra la Costa Dongollò e la costa Ambessa, vaste piantagioni di agave, di papaie e di aranceti preannunciano l'arrivo alla stazione della mia amata Ghinda, sì amata perchè è stato il mio primo abbraccio con l'Eritrea, finalmente entriamo nell'ampia stazione di Ghinda, la mia villetta, almeno quel che resta di lei mi guarda attraverso il suo cancello in ferro, quanti ricordi mi salgono alla mente in un turbinio di immagini, i miei genitori, il loro grande amore, le mie avventure, le mie escursioni sul dromedario lungo la valle del Barresa forse potete capire il mio nostalgico amore per quella terra.- ( Continua).-
Ma riprendo a descrivere il meraviglioso viaggio in treno da me interrotto sino a Barresa, adesso dopo avere fatto acqua la locomotiva riprende il suo cammino verso Ghinda.
Stiamo seguendo il versante opposto a quello seguito dalla camionabile che sale dalla piana di Saberguma verso il Dongollo Basso, mentre la ferrovia non fa che seguire il torrente Barresa alle pendici dei monti Amballò e Dalaulò, alle acacie spinose del bassopiano adesso si susseguono sicomori giganti e tamarindi, la vegetazione è tra le più verdi, anche gli animali che ci vivono sono numerosissimi tra uccelli di ogni tipo dai colori più smaglianti che si possano immaginare, antilopi, scimmie insomma quasi il Paradiso Terrestre.
La Mallet sbuffando si arrampica per salire agli 888 m. s.l.m. di Ghinda a 70 km. da Massaua, si passano le prime gallerie, la Mallet spesso taglia i costoni della montagna in trincea, costeggia il torrente Barresa che lo attraversa spesso con ponti in mattoni a due o tre arcate, sempre seguendo la valle di Barresa posta tra la Costa Dongollò e la costa Ambessa, vaste piantagioni di agave, di papaie e di aranceti preannunciano l'arrivo alla stazione della mia amata Ghinda, sì amata perchè è stato il mio primo abbraccio con l'Eritrea, finalmente entriamo nell'ampia stazione di Ghinda, la mia villetta, almeno quel che resta di lei mi guarda attraverso il suo cancello in ferro, quanti ricordi mi salgono alla mente in un turbinio di immagini, i miei genitori, il loro grande amore, le mie avventure, le mie escursioni sul dromedario lungo la valle del Barresa forse potete capire il mio nostalgico amore per quella terra.- ( Continua).-
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Riduci
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21/02/2013 17:49 #16445
da Giacinto-Matarazzo
O CARLO,stamani sono andato a Roma, vedessi che splendida giornata, un sole che spaccava, ci siam dovuti togliere il soprabito. E che vuoi fare : Italia che vuoi, Italia che trovi.
Ma poi nel tornare a Gaeta nel pomeriggio, in auto, mi trovavo in zona Vaticano, per cui ho preso l'Aurelia per uscire sul raccordo. E son passato davanti all'Hotel Erfige dove tant'anni fa partecipai a uno dei primi raduni del Maitaclì. Erano i primi degli anni settanta. Quanti ricordi, che tempi.
Cisi
Ma poi nel tornare a Gaeta nel pomeriggio, in auto, mi trovavo in zona Vaticano, per cui ho preso l'Aurelia per uscire sul raccordo. E son passato davanti all'Hotel Erfige dove tant'anni fa partecipai a uno dei primi raduni del Maitaclì. Erano i primi degli anni settanta. Quanti ricordi, che tempi.
Cisi
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- Carlo Di Salvo
- Autore della discussione
21/02/2013 17:16 #16442
da Carlo Di Salvo
Padova 21/02/2013 ore 17,33, quì nevica dalla bella, sapete cosa vi dico? Ora salgo in treno dalla stazione di Mai-Atal, che Silvanyus l'ha persa per strada, e comincio a salire verso Ghinda, ho il sole caldo e l'aria infuocata che avvolge ogni cosa, la vegetazione inizia ad essere più verde anche se sempre di acacie ombrellifere, la camionabile che fino a Mai-Atal ci ha fatto comagnia adesso ci abbandona per seguire tutt'altro versante che la condurrà attraverso i monti Dig-Digtà alla piana di Sabarguma, noi invece sul treno trainato dalla gloriosa Mallet seguiremo il torrente Dig-Digtà che ci porterà, dopo avere attraverasto anche l'altro versante dei monti Dig-Digtà, alla fertile piana di Damas, giungeremo tra breve appunto alla stazione di Damas circondata da bellissimi e fioritissimi alberi di Jacarande, ci fermeremo perchè la Mallet dopo i monti Dig-Digtà ha sete e bisogna riempire i suoi capaci serbatoi.-
Scendo dal vagone per sgranchirmi un pò, bambini sorridenti mi circondano, hanno pochi vestiti indosso, ma tutti sono sorridenti e felici di vedere il treno che non avevano mai visto, il fischio del treno ci preannuncia la partenza, salgo sul vagone, ma questa volta mi fermo sul terrazzino della vettura di coda, voglio assaporarmi ogni metro di rotaia, traversina per traversina mentre attorno a me si svolge il paesaggio africano questa volta tutto verde per le vaste concessioni agricole, la Mallet adesso approfittando dei lunghi rettilinei della linea ferroviaria si lancia al massimo della sua modesta velocità, tra poco inizieremo la continua salita verso Ghinda seguendo adesso il torrente Barresa, che non è altro che il seguito del torrente Ghindà che quì appunto cambia nome, siamo in africa e gli indigeni danno il nome ai fiumi e torrenti secondo i luoghi che attraversano.
Seguendo sempre il torrente Barresa giungiamo alla stazioncina del Km. 52 che per me ha dei ricordi meravigliosi trascorsi in una concessione lontana dal mondo civile nella valle di Tabò vicino al villaggio dei Teroa quasi alle falde dell'altopiano dell'Agamettà un mese di vita autenticamente africana.-
Per oggi ci fermiamo quì, riprenderemo alla prossima puntata il viaggio verso Ghinda.- (continua) ( le foto al sito "Tutti con Carlo in Eritrea Sylvanyus permettendo ).-
Scendo dal vagone per sgranchirmi un pò, bambini sorridenti mi circondano, hanno pochi vestiti indosso, ma tutti sono sorridenti e felici di vedere il treno che non avevano mai visto, il fischio del treno ci preannuncia la partenza, salgo sul vagone, ma questa volta mi fermo sul terrazzino della vettura di coda, voglio assaporarmi ogni metro di rotaia, traversina per traversina mentre attorno a me si svolge il paesaggio africano questa volta tutto verde per le vaste concessioni agricole, la Mallet adesso approfittando dei lunghi rettilinei della linea ferroviaria si lancia al massimo della sua modesta velocità, tra poco inizieremo la continua salita verso Ghinda seguendo adesso il torrente Barresa, che non è altro che il seguito del torrente Ghindà che quì appunto cambia nome, siamo in africa e gli indigeni danno il nome ai fiumi e torrenti secondo i luoghi che attraversano.
Seguendo sempre il torrente Barresa giungiamo alla stazioncina del Km. 52 che per me ha dei ricordi meravigliosi trascorsi in una concessione lontana dal mondo civile nella valle di Tabò vicino al villaggio dei Teroa quasi alle falde dell'altopiano dell'Agamettà un mese di vita autenticamente africana.-
Per oggi ci fermiamo quì, riprenderemo alla prossima puntata il viaggio verso Ghinda.- (continua) ( le foto al sito "Tutti con Carlo in Eritrea Sylvanyus permettendo ).-
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