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I° ritorno in Eritrea dopo 46 anni. |
- Carlo Di Salvo
- Autore della discussione
05/02/2013 20:06 #16215
da Carlo Di Salvo
Lasciata Dogali dopo 20 km. da Massaua alla quota di 100 m. s.l.m. ci avviamo verso la stazione di Mai-Atal, il paesaggio attorno a noi continua ad essere arido e con la perenne vegetazione delle acacie ombrellifere endemiche di questo assolato territorio dove vivono iene, sciacalli, antilopi tra cui la piccolissima Dik-Dik, avvicinandoci alla stazione di Mai-Atal mi sovvengono i ricordi dei giorni che papà mi portava con sè quando andava a sostituire qualche suo collega in ferie, si dormiva sulle camere sopra la stazione circondate da un'ampia veranda protetta da muscerabie per far passare l'aria e nello stesso tempo per proteggerci dal sole, trascorrevo le giornate all'ombra di qualche acacia osservando la selvaggina che veniva ad abbeverarsi in qualche pozzanghera del torrente Digdigtà che scende appunto dai monti che gli danno il nome.-
Mai-Atal è sicuramente la stazione più calda di tutta la linea ferroviaria da Massaua ad Agordat, ai tempi degli anni '40 cui si riferiscono questi miei ricordi vi era anche la stazione di trazione della lunga teleferica che da Campo di Marte presso Massaua saliva in 75 km. sino ai 2.400 m. della stazione finale di Godaif ad Asmara, entrare nella stazione sentire il rombo continuo dei motori diesel Bellini-Tosi mentre carrelli carichi di merce diretti verso l'altipiano s'incrociavano con quelli che discendevano verso Massaua era per me un fascino straordinario e pensavo tra me chissà cosa si proverebbe a viaggiare seduti dentro uno dei carrelli, che paesaggi si vedrebbero viaggiando sollevati da terra, poi con terrore pensavo alla lunga campata di 900 m. che scavalcava la valle del Mai-Entzì, no no meglio la ferrovia.
Finalmente con questi pensieri la Mallet entra nella stazione di Mai-Atal in fase di ricostruzione, eppure le alte palme dum sono ancora lì e malgrado tutto resistono allo straordinario clima di questo luogo infernale.- ( Le foto al solito sito )- ( Continua ).-
Mai-Atal è sicuramente la stazione più calda di tutta la linea ferroviaria da Massaua ad Agordat, ai tempi degli anni '40 cui si riferiscono questi miei ricordi vi era anche la stazione di trazione della lunga teleferica che da Campo di Marte presso Massaua saliva in 75 km. sino ai 2.400 m. della stazione finale di Godaif ad Asmara, entrare nella stazione sentire il rombo continuo dei motori diesel Bellini-Tosi mentre carrelli carichi di merce diretti verso l'altipiano s'incrociavano con quelli che discendevano verso Massaua era per me un fascino straordinario e pensavo tra me chissà cosa si proverebbe a viaggiare seduti dentro uno dei carrelli, che paesaggi si vedrebbero viaggiando sollevati da terra, poi con terrore pensavo alla lunga campata di 900 m. che scavalcava la valle del Mai-Entzì, no no meglio la ferrovia.
Finalmente con questi pensieri la Mallet entra nella stazione di Mai-Atal in fase di ricostruzione, eppure le alte palme dum sono ancora lì e malgrado tutto resistono allo straordinario clima di questo luogo infernale.- ( Le foto al solito sito )- ( Continua ).-
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- Carlo Di Salvo
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05/02/2013 11:22 #16199
da Carlo Di Salvo
Quando viaggiavo, non in littorina, ma in treno per me era come una passeggiata tra le meraviglie della terra Eritrea, mi piaceva stare nel vagone di coda, mi sedevo nel terrazzino di accesso con i piedi appoggiati sul predellino e mentre sotto di me sfuggivano via le traversine del binario godevo la vista del paesaggio che attorno a me si attraversava, mentre andavamo verso Dogali la camionabile correva a noi parallela, attraversavamo un paesaggio collinoso in mezzo a cui la linea ferroviaria e la camionabile si insinuano tra le varie colline, è appunto così che tra la vegetazione di spinose acacie ombrellifere la locomotiva mallet va leggermente arrampicandosi, tra poco dopo 20 km. arriveremo nella stazioncina di Dogali, un nome questo che ci fa ricordare i nostri libri di storia oggi dimenticati o volutamente cancellati, provate a domandare a qualsiasi ragazzo di scuola media se sanno cosa avvenne a Dogali nel 1887, sicuramente cadranno dalle nuvole.
Ebbene amici miei giungiamo così alla stazioncina di Dogali, ci fermeremo circa un 30 minuti per farci visitare la sommità della collina di Dogali, già salendo verso la cima della collina ci colpiscono due bandiere che sventolano alte su due pennoni sono quella dell'Eritrea ed il nostro bel tricolore, sì proprio quì in africa in questa terra eritrea il sacrificio di circa 500 soldati italiani al comando del ten.col. De Cristoforis non è dimenticato, una volta in cima alla collina ci appare completamente restaurato il monumento a ricordo della battaglia del 26 Gennaio 1887, gli eritrei onorano molto questo episodio perchè per loro è la nascita della loro patria, prima del 1° Gennaio 1890 l'Eritrea non esisteva e naturalmente non esistevano gli eritrei, da quando però l'Italia creò l'Eritrea iniziò nelle popolazioni di quella terra di varie etnie e religioni un senso unitario che la portò ai tempi odierni a raggiungere l'indipendenza di una nuova nazione africana.-
Basta guardare lo sventolare delle due bandiere per comprendere questo mio pensiero.- Le foto sono una conferma.-
Ebbene amici miei giungiamo così alla stazioncina di Dogali, ci fermeremo circa un 30 minuti per farci visitare la sommità della collina di Dogali, già salendo verso la cima della collina ci colpiscono due bandiere che sventolano alte su due pennoni sono quella dell'Eritrea ed il nostro bel tricolore, sì proprio quì in africa in questa terra eritrea il sacrificio di circa 500 soldati italiani al comando del ten.col. De Cristoforis non è dimenticato, una volta in cima alla collina ci appare completamente restaurato il monumento a ricordo della battaglia del 26 Gennaio 1887, gli eritrei onorano molto questo episodio perchè per loro è la nascita della loro patria, prima del 1° Gennaio 1890 l'Eritrea non esisteva e naturalmente non esistevano gli eritrei, da quando però l'Italia creò l'Eritrea iniziò nelle popolazioni di quella terra di varie etnie e religioni un senso unitario che la portò ai tempi odierni a raggiungere l'indipendenza di una nuova nazione africana.-
Basta guardare lo sventolare delle due bandiere per comprendere questo mio pensiero.- Le foto sono una conferma.-
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- Carlo Di Salvo
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03/02/2013 17:49 #16168
da Carlo Di Salvo
Dalla terrazza in alto dell'Hotel Dahlak si gode il panorama della Perla del Mar Rosso "Massaua", sono venuti da tutte le parti d'Europa appassionati di Ferrovia, non ci crederete, ma hanno fatto il viaggio in Eritrea solo per fare il percorso in ferrovia in una delle più belle ed affascinanti ferrovie del mondo che l'Italia costruì in terra d'africa agli inizi del '900, la prima locomotiva giunse ad Asmara l'11 Dicembre 1911, in 117,800 Km. superava un dislivello di 2.394,50 m. alla sella del km. 110,700, da Ghinda ad Asmara le locomotive si arrampicano tra le montagne con una pendenza costante del 35 per mille.
Ebbene gli appassionati di ferrovia dalla terrazza dll'Hotel Dahlak si godono le manovre che due locomotive Mallet, costruite negli anni '30 nelle officine Ansaldo di Genova, stanno effettuando tra il porto dell'isola di Massaua e la diga che la unisce all'isola di Taulud, da cornice a queste manovre fanno da contorno i portici del porto di Massaua con le sue bianche costruzioni e sopratuttutto la binca costrzione dell'Hotel "Torino".
Si stà preparando il convoglio che porterà gli appassionati sino ad Asmara in un viaggio nel tempo e nella storia dimenticata dell'Italia.-
Una volta composto il convoglio inizia il viaggio, la Mallet sbuffando orgogliosamente malgrado la sua età inizia il suo viaggio, passiamo sulla diga di Massaua lasciando alla nostra destra il cippo a mare dell'idrovolante caduto in mare nel 1934, entriamo nell'isola di Taulud passando di fianco a ciò che resta della vecchia grande stazione di Taulud, a destra gli scheletri delle vecchie abitazioni a palafitte sul mare dei ferrovieri, mille i ricordi che si affollano nella mia mente.-
Lasciamo alle nostre spalle la vecchia stazione mentre la Mallet dopo una curva a 90° inizia ad invadere la lunga diga di circa 1 Km. di Edaga-Behrai, il mar-rosso con l'odore della sua salsedine invade tutto lo scompartimento del vagone i cui finestrini non hanno vetri ma le classiche serrandine fisse che si alzano o si abbassano manualmente, alla nostra destra riusciamo a notare al di là della baia di Taulud le bianche montagnole delle saline di Gherar, mentre alla nostra sinistra il nostro sguardo spazia nell'ampia baia di Archico dominata dal massiccio del Ghedem sentinella della baia di Zula, dietro alla nostra sinistra salutiamo la nostra Isola Verde di Sheik-Said.-
Sbuffando adesso la Mallet entra nel continente africano attraversando il villaggio di Edaga-Behrai dove sono rimaste sempre inalterate le misere capanne dei loro abitanti, dovunque bambini seminudi scorrazzano tra asini, galline e caprette ovunque, spesso asinelli con le loro ghirbe portano l'acqua tirata su dai pozzi, nulla è cambiato da 70 anni fà.
Il convoglio prosegue spedito verso il villaggio di Otumlo mentre la camionabile corre parallela a noi percorsa da qualche vecchio camion miracolosamente ancora in funzione, superiamo la minuscola stazione di Otumlo mentre un caldo opprimente avvolge ogni cosa, rara la vegetazione che ci circoda, solo acacie ombrellifere e qualche palma, la Mallet canta il suo inno col solito ciuff-ciuff giungiamo alla stazione di Moncullo che superiamo senza fermarci, il convoglio adesso giunto al torrente Hamasat lo supera con il più lungo ponte in cemento della ferrovia eritrea di ben 14 arcate, ci avviamo così verso Dogali, ma quì per oggi mi fermo, anche perchè non posso sovracaricare di foto il nostro Silvanjus.-
Ebbene gli appassionati di ferrovia dalla terrazza dll'Hotel Dahlak si godono le manovre che due locomotive Mallet, costruite negli anni '30 nelle officine Ansaldo di Genova, stanno effettuando tra il porto dell'isola di Massaua e la diga che la unisce all'isola di Taulud, da cornice a queste manovre fanno da contorno i portici del porto di Massaua con le sue bianche costruzioni e sopratuttutto la binca costrzione dell'Hotel "Torino".
Si stà preparando il convoglio che porterà gli appassionati sino ad Asmara in un viaggio nel tempo e nella storia dimenticata dell'Italia.-
Una volta composto il convoglio inizia il viaggio, la Mallet sbuffando orgogliosamente malgrado la sua età inizia il suo viaggio, passiamo sulla diga di Massaua lasciando alla nostra destra il cippo a mare dell'idrovolante caduto in mare nel 1934, entriamo nell'isola di Taulud passando di fianco a ciò che resta della vecchia grande stazione di Taulud, a destra gli scheletri delle vecchie abitazioni a palafitte sul mare dei ferrovieri, mille i ricordi che si affollano nella mia mente.-
Lasciamo alle nostre spalle la vecchia stazione mentre la Mallet dopo una curva a 90° inizia ad invadere la lunga diga di circa 1 Km. di Edaga-Behrai, il mar-rosso con l'odore della sua salsedine invade tutto lo scompartimento del vagone i cui finestrini non hanno vetri ma le classiche serrandine fisse che si alzano o si abbassano manualmente, alla nostra destra riusciamo a notare al di là della baia di Taulud le bianche montagnole delle saline di Gherar, mentre alla nostra sinistra il nostro sguardo spazia nell'ampia baia di Archico dominata dal massiccio del Ghedem sentinella della baia di Zula, dietro alla nostra sinistra salutiamo la nostra Isola Verde di Sheik-Said.-
Sbuffando adesso la Mallet entra nel continente africano attraversando il villaggio di Edaga-Behrai dove sono rimaste sempre inalterate le misere capanne dei loro abitanti, dovunque bambini seminudi scorrazzano tra asini, galline e caprette ovunque, spesso asinelli con le loro ghirbe portano l'acqua tirata su dai pozzi, nulla è cambiato da 70 anni fà.
Il convoglio prosegue spedito verso il villaggio di Otumlo mentre la camionabile corre parallela a noi percorsa da qualche vecchio camion miracolosamente ancora in funzione, superiamo la minuscola stazione di Otumlo mentre un caldo opprimente avvolge ogni cosa, rara la vegetazione che ci circoda, solo acacie ombrellifere e qualche palma, la Mallet canta il suo inno col solito ciuff-ciuff giungiamo alla stazione di Moncullo che superiamo senza fermarci, il convoglio adesso giunto al torrente Hamasat lo supera con il più lungo ponte in cemento della ferrovia eritrea di ben 14 arcate, ci avviamo così verso Dogali, ma quì per oggi mi fermo, anche perchè non posso sovracaricare di foto il nostro Silvanjus.-
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Riduci
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- Messaggi: 1080
02/02/2013 17:57 #16155
da Giacinto-Matarazzo
O CARLO, beh, e non facciamo di tutt'erba un fascio.Alla tua "ebbene non so quanti di voi......." E tu vuoi che uno che ha vissuto a Massaua per ben 16 anni e di questi ben, 5 li ha trascorsi all'Asmara (per dovere), non abbia percorso quella strada ferrata a scartamento ridotto, non solo con la littorina ma anche col ciuf-ciuf e anche in tempo di scifta ? Quindi arifacci sognare.
Cisi
Cisi
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02/02/2013 17:21 - 02/02/2013 17:21 #16149
da wania
[justify]Ma scusa CARLO, per farci sognare aspetti che ognuno di noi ti dica," si mi fa piacere?" Va bene allora io te lo dico subito: "Si, mi fa piacere" Contento?[/justify]
Ultima Modifica: 02/02/2013 17:21 da wania.
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- Carlo Di Salvo
- Autore della discussione
02/02/2013 17:12 #16148
da Carlo Di Salvo
Come vedete Carlo ritorna a scrivere nel suo sito, ma cosa scriverà e quali fotografie ci mostrerà? Ebbene non so quanti di voi hanno fatto i viaggi in ferrovia da Massaua ad Asmara e viceversa, una delle più belle ed affascinanti ferrovie del mondo in uno dei più spettacolari paesaggi che l'occhio umano può godere attraverso la pianura dancala e linizio della Rift-Valley in africa, se vi farà piacere fare questo viaggio fatemelo sapere, anche perchè le foto che manderò al nostro Silvanyus vi faranno sognare.-
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