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I° ritorno in Eritrea dopo 46 anni.

  • Carlo Di Salvo
  • Autore della discussione
15/01/2013 11:44 #15726 da Carlo Di Salvo
Cara Lulù e carissimi amici asmarini sono andato poco fa, tramite Google-Heart ad Asmara, cliccando ed avvicinandoci alla città appaiono tanti quadratini azzurri che indicano fotografie tra queste vi è il quadratino sulla nostra Cattedrale un pò più grande cliccandoci sopra appare una serie di 256 foto bellissime di Asmara vedrete la foto bellissima del più alto campanile del mondo, buona visione, CaRLO.-

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14/01/2013 20:52 #15721 da wania
[justify]Ecco Carlo, ho letto tutto sempre con quel pizzicorino in gola che ora ,magari, è proprio pizzicorino da influenza ma....di solito è un pozicorino che mi prende quando leggo di Asmara o penso ad Asmara.....che pizzicorino sarà?.... Bravo, bravo Carlo ci hai fatto rivisitare i luoghi amati,ci hai fatto sapere che anche te ami quella terra quanto e più di noi, di me almeno, parlo per me. Io, ormai lo sanno tutti, sono innamoratissima di Asmara, quando sono lì sto bene, girare per le sue strade è per me come una purificazione....se penso che forse non ci potrò più tornare....per via del ventricolo traditore...... quanta tristezza.....Bravo, bravo cisi.[/justify]

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  • Carlo Di Salvo
  • Autore della discussione
14/01/2013 20:27 #15719 da Carlo Di Salvo
Immagino che tutti voi aspettiate la fine dei miei racconti dei viaggi di "Ritorno in Eritrea", rimangono gli ultimi due giorni: il "17 ed il 18 novembre 1996" furono questi gli ultimi giorni che i miei occhi poterono godere della vista della nostra cara Asmara.
Dovevo andare a trovare e ringraziare tutte le persone che mi avevano permesso di godere intensamente la mia permanenza in Eritrea, primo fra tutti andai a trovare padre Protasio Delfini che considero come mio fratello minore per la sua affettuosa disponibilità a tutto ciò che gli domandavo.
Come al solito già alle quattro e mezza di mattina del 17 novembre mi svegliai al canto del Muezzin che proveniva dall'alto del minareto della Moschea, data l'ora però rimasi sotto le coperte che come sapete ad Asmara la notte sono necessarie per le basse temperature dell'altopiano, rimasi però nel dormiveglia assaporando tutti i ricordi di ciò che avevo vissuto verso Massaua, le Dahlak, Ghinda, Embatkalla, Nefasit, Arbaroba, tutti i paesaggi ritornavano alla mia mente facendomi tornare indietro di oltre 46 anni, ricordi che con quelli recenti si accavallavano con quelli della mia gioventù e allora rivedevo papà in stazione a Ghinda, a Mai-Atal, ad Embatkalla, ad Asmara ed allora la mia mente ritornava sempre più indietro negli anni ed andavo con mamma e papà alla grande veranda coperta della stazione di Cheren, ai giorni di vacanza trascorsi con mamma nella piccola stazione di Agat verso Agordat e la stessa stazione di Agordat con papà, e le lunghe avventurose esplorazioni tra le foreste di palme dum lungo le sponde del sabbioso Barca ad ammirare gli uccelli e le variopinte coccorite, nonchè le carovane di dromedari, e pensai tra me: quando ritornerò a Padova voglio scrivere le memorie della mia gioventù in questa splendida africa, mentre tra me pensavo a tutto ciò mi accorsi che già iniziava a fare giorno, era ora di alzarmi dal letto e prepararmi per uscire, dovevo andare a farmi la doccia prima che qualcuno occupasse il bagno prima di me.
Con la mia macchina fotografica uscii in via Sardegna avviandomi verso via Lazio, passi di fianco alla Sinagoga chiusa dal suo cancello in ferro con il simbolo del candelabro ebraico e mi avviai verso via Cadorna dove al bar del cinema Impero avrei fatto la colazione con due calde briosce ed uno schiumoso cappuccino, mi sarei seduto all'interno perchè mi piaceva tanto ammirare i barman eritrei trafficare con le nostre vecchie macchine del caffè S.Giorgio ancora funzionanti, mentre dietro al bancone mi sarei goduta la gigantografia del nostro Incrociatore S.Giorgio alla fonda nel porto di Massaua.-
Finita la colazione mia avviai verso la Cattedrale inboccando il viale Mussolini all'angolo con via Azzi dove stavano facendo lavori per le fognature tra via Azzi e via Comboni proprio all'altezza del Moka-Bar, era infatti corsa voce in quei giorni che nello sterramento erano apparsi cadaveri di ascari riconoscibili dai sandali che ancora portavano ai piedi, infatti quella era l'antica zona della primitiva chiesa cattolica nei cui pressi erano stati posti vecchi cimiteri dedicati anche agli ascari che però nel corso degli anni lo sviluppo urbanistico della città di Asmara aveva sepolto.
Camminando verso la Cattedrale passai di fianco al Teatro S. Cecilia della missione cattolica e finalmente giunsi all'entrata laterale della Cattedrale per andare a trovare padre Protasio, lo trovai nel suo ufficio adiacente al giardinetto della Madonnina di Fatima, con lui visitai la biblioteca della Cattedrale attigua anch'essa al giardinetto e potei constatare la ricchezza dei preziosi libri che erano sistemati sulle librerie attorno alle pareti.-
Con padre Protasio ci salutammo con un forte fraterno abbraccio, ci saremmo poi rivisti a molti raduni annuali del Mai-Taclì quì in Italia.
Cominciavo adesso il mio giro asmarino per salutare i cari amici italiani rimasti in questa splendida città, il primo fu al negozio di Alberto Reffo, lo trovai tra i suoi ricordi di profumi, brillantine Linetti, lamette Bolzano e meraviglie delle meraviglie anche gli accendini "Vulcano" brevetto asmarino, con Alberto trascorsi piacevolissimi ricordi di mio papà e di tanti altri cari amici comuni una foto insieme immortalò il nostro incontro.
Dopo l'incontro con Alberto mi diressi verso via Gustavo Bianchi, salendo il doppio gruppo di brevi scalini mi sembrò di essere tornato lo studente degli anni '40, stavo tornando a scuola, quelle che erano le scuole Principe di Piemonte adesso si chiamavano Michelangelo, era cambiato solo il nome perchè nulla era cambiato dagli anni '40, dovevo salutare l'allora direttrice delle scuole italiane Giorgina Pegoraro che fu tanto gentile quando con Eros Chiasserini e Tonino Lingria andammo a cercare le nostre vecchie pagelle delle elementari che non nostra somma meraviglia scoprimmo esistere ancora, a pensarci adesso Silvano direbbe "Che tempi ragazzi che tempi".
Dopo la visita alla Giorgina risalii via Gustavo Bianchi sino alla via Chiarini dove Sara Debessai Cosentino mi attendeva per il pranzo, la cara Sara come al solito mi accolse con la sua solita affettuosità ed ebbi la gradita sorpresa che era stato invitato anche padre Protasio che in casa Cosentino era quasi di famiglia, naturalmente la conversazione si svolse sul bellissimo viaggio che Sara mi aveva regalato portandomi a Senafè ed oltre sino al confine con l'Etiopia, dopo il pranzo potei anche fotografare il rito della preparazione del caffè secondo l'uso eritreo che la Froeini stava preparando.
Nel pomeriggio andai a trovare fratel Ezio Tonini alla biblioteca del Pavoni Social Center a Godaif, anche lui dovevo ringraziare per avermi permesso di trovare articoli su vecchi giornali editi in Asmara, a Ezio Tonini va il grande merito di avere salvato tutti i libri e le pubblicazioni storiche che riguardano l'Eritrea sin dal suo nascere, inoltre la biblioteca ha potuto godere delle donazioni di molti italiani che tramite il Gruppo Missioni Asmara di Montagnana hanno potuto fare pervenire ad Asmara.
Dopo la visita al Pavoni Social Center andai a trovare all'officina l'altro grande mio amico Renato Modici che mi invitò a pranzo per l'indomani vigilia della mia partenza, alla sera stanco delle lunghe camminate tornai alla pensione Malawi, cenando nella sottostante pizzeria.-
All'indomani andai a salutare anche Carla Biasiolo in via Croce del Sud con la quale assieme a padre Protasio scendemmo a Massaua, da casa sua scesi poi in viale De Bono dove con un tassì mi feci condurre all'officina di Renato Modici, con lui sarei andato a casa sua a pranzo, quì ricevetti una telefonata di Margherita Piazzalunga la quale mi invitava la sera a cena a casa sua in attesa della mia partenza per l'Italia che sarebbe avvenuta alle 00.15 della notte, proprio Renato e Margherita Piazzalunga mi avrebbero accompagnato alla partenza all'aeroporto.
Sarebbe così finito il mio ultimo e definitivo "Ritorno in Eritrea".- ( Eventuali foto ricordo le troverete sul Forum Sognando le Dahlak. )

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  • Carlo Di Salvo
  • Autore della discussione
13/12/2012 17:41 - 13/12/2012 21:05 #15182 da Carlo Di Salvo
A Ghinda mi fermai per alcune ore, anche perchè era giunta l'ora di pranzo e non sapevo dove andare, avevo avuto nel precedente viaggio una brutta esperienza in un ristorante difronte al Buon Respiro dove mangiai una pasta asciutta che sembrava colla e che dopo una forchettata lasciai nel piatto, per fortuna il tassista con cui stavo ritornando ad Asmara conosceva una specie di trattoria dove facevano il capretto impanato fritto, Ghinda è il paese dove allevano i piccoli capretti dancali, e con un contorno di patatine fritte e coca cola vi assicuro che non ho mai mangiato niente di più buono, alla fine mi sono fatta portare una papaia gigantesca, che gustai assieme al tassista che naturalmente avevo invitato a mangiare assieme a me.
Subito dopo pranzo dopo una breve passeggiatina tra dromedari in riposo riprendemmo la strada per Asmara, prossima tappa sarebbe stata Embatkalla dove sarei andato a salutare il Ciro Costa a cui avevo promesso che al mio rientro da Massaua sarei andato a trovare, subito dopo avere superato il ponte in cemento armato sul Ghindà la strada inizia a salire, dagli 888 m. di Ghinda ci arrampicheremo sino ai 2.398 m. di Asmara costeggiando monti e valli.-
Sempre accogliente il caro Ciro mi riceve in quello che lui chiama "il mio tucul almeno quello che resta di lui dopo che un alluvione me lo ha in parte distrutto", voglio descrivere brevemente cos'era il suo tucul, una baracca con assi di legno alle pareti tra le cui fessure si poteva intravedere il paesaggio circostante, il tetto in lamiera ondulata, l'ambiente interno era una unica camera dove entrando vi era un tavolino con alcune sedie con il telaio in ferro dove sedile e spalliera erano formate da corde in plastica, una vecchia poltrona che denotava l'età del suo padrone, in un angolo un tavolino con sopra un primus costituiva la sua cucina,in un altro angolo più all'interno vi era un trepiedi con una bacinella con a fianco un secchio pieno a metà di acqua costituiva la sua toilet, nell'angolo più lontano dall'ingresso un angareb con una coperta ed un cuscino erano il suo giaciglio, questa era la sua casa.
Per circa mezz'ora ci mettemmo fuori davanti all'ingresso mentre lui, seduto su una sedia con alle spalle un rampicante di bouganvillee nei cui fiori ogni tanto una nettarina dai colori dell'arcobaleno si librava per aria a suggerne il nettare, rispondeva alle mie domande, aveva conosciuto tutti i ferrovieri essendo stato l'infermiere della zona da Nefasit a Ghinda, si ricordava naturalmente anche di mio papà che spesso gli mandava tramite ferrovia dello scatolame, Ciro Costa era la memoria vivente di tutta la storia che ha attraversato l'Eritrea dal 1935 sino ai nostri giorni, dalla conquista dell'Etiopia alla caduta dell'Impero, dalla lunga guerra dell'Eritrea contro il Negus dapprima e contro il regime di Menghistù poi, sino all'indipendenza ed alla nascita della nuova nazione "ERITREA", che già l'Italia aveva creato il 1° gennaio 1890.
Durante il periodo contro il regime di Menghistù mi raccontava che i guerriglieri eritrei nottetempo lo venivano a prelevare per portarlo a curare i feriti delle varie battaglie, inoltre mi raccontò anche il tristissimo episodio di quando dovette salire al monastero del Bizen per verificare la morte di migliaia di fratini fatti uccidere da Menghistù; mi disse anche che durante la sua vita oltre a fare nascere migliaia di bambini, faceva anche il dentista "avrei potuto riempire interi vagoni ferreoviari con i denti estratti", questo è stato Ciro Costa che a causa di un attentato degli shiftà alla sua casa la moglie impazzì e venne a morire in Italia, lui lasciò i figli a parenti e ritornò in Eritrea, durante la mia visita, "NON POTRO' MAI DIMENTICARLO" mi disse: "non vedo l'ora di tornare in Italia ho i piedi gonfi e non riesco più a camminare tra pochi giorni spero di ritornare in Italia", invece Ciro non è più tornato perchè è rimasto per sempre nella terra che lui ha sempre amato, so che alla sua morte gli eritrei da lui beneficiati accorsero ai suoi funerali a migliaia e adesso riposa per sempre nel cimitero di Embatkalla e sono sicuro che ci sarà sempre una nettarina che andrà a suggere il nettare sulla sua tomba.
Dopo il breve incontro con Ciro riprendemmo la strada in direzione di Asmara, ma già a Nefasit iniziarono le prime avvisaglie delle nebbie che divenne fitta e quasi piovigginosa duerante i tornanti di Arbaroba, finalmente verso la sella la nebbia scomparve e le stelle in un cielo nitido illuminavano la volta del cielo si iniziarono a vedere le prime luci di Asmara superata Bietgherghis la strada iniziò a scendere, giunti in piazza degli Alpini imboccammo la via Duca deli Abbruzzi poi il Corso del Re sino a Largo Campania finalmente ero giunto alla pensione Malawi stanco ma pieno di ricordi straordinari.- (Continua con la prossima ed ultima puntata del mio II° Ritorno in Eritrea)( Alcune foto sul forum "Sognando... le Dahlak")
Ultima Modifica: 13/12/2012 21:05 da Carlo Di Salvo.

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  • Carlo Di Salvo
  • Autore della discussione
10/12/2012 18:06 - 11/12/2012 17:42 #15140 da Carlo Di Salvo
Tornato in albergo invece di andare in camera salii sulla terrazza, da lì potevo vedere tutte le luci di Massaua, di Gherar, di Taulud sino a qualche flebile luce di Edaga-Behrai, luci che si riflettevano sul mare che tutto circonda, a questo si aggiungeva lo spettacolo dell'universo che ci sovrasta con l'arco lunminoso della via Lattea che la percorre da est ad ovest, come potrò mai dimenticare tutto ciò, aggiungete poi l'odore del mare che l'aria tiepida portava ad accarezzare il mio corpo, mi sento scaldare il cuore anche se adesso che quì a Padova oggi 10 dicembre 2012 siamo sottozero con la neve ancora nel prato.
Tornato in camera dopo una tiepida doccia mi gettai sul letto pensando che l'indomani avrei ripercorso la vecchia camionabile per Asmara attraversando luoghi a me tanto pieni di ricordi meravigliosi vissuti con la mia mamma ed il mio papà.-
Come sempre all'indomani fu il canto del Muezzin a svegliarmi molto prima che il sole sorgesse, ma non mi alzai subito dal letto, rimasi in dormiveglia ad attendere che i primi raggi di luce schiarissero il cielo, la città era ancora addormentata ed il silenzio sovrastava ogni cosa, solo si sentiva il gracchiare dei corvi che purtroppo dopo la tremenda guerra con l'Etiopia, quando per la conquista di Massaua morirono migliaia di persone, avevano preso possesso dei cadaveri lasciati marcire al sole cocente.-
Per fortuna però erano riapparsi a Massaua anche gli "Ibis", l'uccello sacro degli egiziani, che con i pellicani ed i gabbiani davano almeno la sensazione del ritorno della vita in questa città martoriata.-
Dopo la colazione con un ottimo cappuccino e fette biscottate con burro e marmellatine in miniconfezioni, scesi i miei bagagli nella reception, dove rimasi in attesa dell'arrivo del tassì con la speranza che non si fosse dimenticato, invece giunse puntualissimo alle 7,45, era giunto il momento di salutare la mia Massaua, prima di lasciare Taulud feci fermare il tassi davanti il grande fabbricato della stazione, volevo un'ultima volta rivedere ciò che era rimasto delle vecchie abitazioni dei ferrovieri a palafitte sul mare aldìlà dei binari rimasti, come sempre vi erano i sambuchi tirati a secco, nulla da quando ero partito nel settembre 1948 era cambiato, come un miracolo mi sentii in quel momento come se avessi avuto ancora 15 anni.-
Era un sogno ad occhi aperti perchè subito tornai al tassì che mi attendeva, ripercorsi la lunga diga di Edaga-Behrai pensando tra me chissà se potrò un giorno ritornare, attraversai il misero e popoloso villaggio di Edaga-Behrai, incredibilmente nulla di quando io giunsi in Eritrea il 24 dicembre 1939 era cambiato, solo che allora passai da quì in littorina diretto a Ghinda con papà e mamma finalmente riuniti.-
Percorro la vecchia camionabile con il binario della ferrovia che ci segue, una volta vi era anche il filare dei carrelli della teleferica adesso scomparsi, tutto attorno il terreno è arido costellato dalle basse piante di acacie spinose, passo per Dogali, il monumento ai caduti si staglia col suo bianco marmo sulla collina contro l'azzurro del cielo, passo sul ponte a tre arcate in cemento armato vi sono ancora le scritte "Ca Custa Lon Ca Custa" ed "al Gen. MENABREA", proseguendo rivedo i forti di Saati, superiamo Mai-Atal non mi fermo però perchè ho fretta di giungere a Ghinda, la dolce, la primavera eterna, il primo paese dell'Eritrea che mi ha fatto amare questa terra oltre ogni misura.-
Giunto a Ghinda feci fare una deviazione al tassì verso la stazione, volevo rivedere per l'ultima volta la nostra villetta anche se disastrata, con mia meraviglia notai che in stazione vi erano ancora le altissime palme di quando ero giunto con mamma in Eritrea nel 1939, papà era allora capostazione di Ghinda.- (Continua)- Le foto su Soggnando...le Dahlak.-
Ultima Modifica: 11/12/2012 17:42 da Carlo Di Salvo.

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  • Carlo Di Salvo
  • Autore della discussione
08/12/2012 21:02 #15106 da Carlo Di Salvo
Appena rientrato a Massaua dalle Dahlak e messo in ordine in albergo le mie cose, scesi nella reception del Dahlak Hotel ed essendo l'ultima sera a Massaua decisi di fare una lunga passeggiata notturna tra stradine in terra battuta della Perla del Mar Rosso, inoltre dovevo trovare un mezzo per l'indomani tornare ad Asmara, padre Protasio dopo due giorni a Gurgusum era già rientrato in sede.-
Mi avviai così lungo la breve diga che unisce Taulud a Massaua, il sole era appena tramontato dietro le montagne dell'Eritrea e già le prime stelle in cielo iniziavano a brillare, il vento forte che aveva accompagnato il Nobile nel suo rientro a Massaua aveva spazzato via la breve foschia dell'afa del giorno, la volta celeste splendeva come non mai e sembrava che da un momento all'altro tutte le stelle dovessero precipitare in mare incredibilmente calmo nella baia verso Gherar e dall'altra parte verso l'isola di Sheik-Said.-
Come sempre per un momento mi fermai a guardare il cippo in mezzo al mare in ricordo di un idrovolante italiano lì precipitato, sin da bambino quando il 24 Dicembre del 1939 sbarcai a Massaua dove con mamma raggiungemmo papà in Eritrea quel monumento mi aveva sempre affascinato, nel suo triste ricordo sembrava dare il benvenuto in Eritrea agli italiani che per la prima volta sbarcavano in quella terra con la promessa di lavoro e di tante speranze, mentre lo guardavo sentivo lo sciabordio del mare contro la diga, le poche flebili luci di Gherar si riflettevano sul mare come stelle cadute in mare, quanti ricordi mi salivano alla mente quando durante le vacanze natalizie con il mio inseparabile amico Enzo Gallo ci siedavamo sul bordo destro della diga a guardare le fluorescenze provocate dal plancton che si andava a depositare sulle madrepore creando fantastiche luminarie sottomarine.-
Dalla diga si potevano scorgere da lontano le scene del film che si proiettavano sullo schermo del cinema all'aperto del Lido, quante volte stando seduti nelle poltroncine in vimini del cinema ci si levava i sandali che qualche buontempone faceva sparire creando alla fine dello spettacolo scene di ilarità tra gli spettatori, si ricorderà qualcuno anche le danze al Lido per l'elezione della "Reginetta del Mar-Rosso", mentre l'orchestrina intonava "il tango del mare" ?
Con questi pensieri andavo gironzolando per le strade silenziose di Massaua decorate dai merletti delle sue abitazioni arabe, davanti al bar Savoia nei pressi del porto notai un tassì posteggiato su un vecchio binario della ferrovia, pensai chissà se questa vecchia 1100 mi potrà portare domani sino ad Asmara, il proprietario era seduto al bar "il Ragno d'Oro" e fu ben felice, dopo avere pattuito con lui il prezzo del viaggio, di portarmi ad Asmara, fissammo l'appuntamento per l'indomani all'Hotel Dahlak dove mi diressi lentamente respirando l'aria marina che saliva da entrambi i lati della diga che unisce Massaua a Taulud.- ( Continua ).-

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