Anna Godio
Architettura italiana in Eritrea
Nell’ Eritrea, colonia italiana dal 1882 al 1941, architetti e professionisti hanno operato nella pianificazione urbanistica e nelle infrastrutture, ma soprattutto hanno sperimentato nel campo architettonico nuovi concetti e interpretato in forma originale gli influssi tecnici europei e le tendenze stilistiche internazionali del periodo. Senza entrare nel merito delle politiche coloniali e tanto meno delle scelte e degli eventi tragici del fascismo, il patrimonio architettonico che ne è risultato appare unico per l’integrazione con l’ambiente e per i tratti creativi che passano dal gusto neoclassico a espressioni di impronta razionalista.
Per quanto di recente siano state messe in atto sull’argomento alcune importanti iniziative internazionali, questa grande risorsa culturale dell’Eritrea richiede e merita di essere conosciuta, considerata e valorizzata. Al riguardo segnaliamo l’importanza del libro, con testo italiano e inglese, scritto da Anna Godio, Architettura italiana in Eritrea, La Rosa Editrice, Torino, 2008 pp. 272, Euro€ 50 (www.editricelarosa.it).
Quest’opera, corredata anche da materiali inediti, per la ricchezza e varietà della documentazione e per la competenza descrittiva e interpretativa dell’Autrice, offre un decisivo contributo non solo per la conoscenza ma anche per la salvaguardia e la riqualificazione di un valore “dimenticato”.
Il volume, che è stato presentato al XXIII Congresso Mondiale di Architettura, UIA Torino (29 giugno-3 Luglio 2008), amplia la documentazione della mostra “Asmara, Africa’s Secrets Capital of Modern Architecture”, curata da Omar Akbar e da Naigzy Gebremedhin, e inserita tra le manifestazioni del Congresso. Si tratta di una mostra itinerante che ha esordito a Berlino nell’ottobre del 2006, ha fatto tappa in molte città della Germania e, dopo Torino, sarà ospitata in varie città italiane e continuerà a girate il mondo con il suo messaggio-.
Anna Godio, l’Autrice, architetto professionista e consulente di organismi internazionali, dal 2001 al 2005 ha collaborato con il CARP di Asmara (Cultural Assets Rehabilitation Project), per il quale ha realizzato progetti di restauro e di riqualificazione del patrimonio architettonico eritreo. L’opera è pertanto frutto del
l’esperienza personale dell’Autrice in Eritrea, oltre che fondata su approfondite ricerche bibliografiche e archivistiche; di impostazione rigorosa ma non accademica, presenta infatti in forma originale e brillante le manifestazioni architettoniche che hanno segnato il periodo coloniale italiano dal 1882 al 1941 e le documenta con un ricchissimo repertorio di iconografia attuale e storica.
Una prima parte considera i progetti di pianificazione di Asmara e di Massaua e quelli dei centri minori, ma non meno significativi; tra le novità del libro, vi è appunto l’attenzione a Agordat, con il suo mercato multietnico, a Cheren, affascinante città giardino, e a Decamaré, con il suo modernismo quasi inesplorato.
Un capitolo importante è dedicato alle creative manifestazioni architettoniche di Asmara per le quali il CARP ha sostenuto la nomina presso l’UNESCO per la classificazione tra i siti del patrimonio mondiale dell’umanità. Diverso il panorama ambientale e architettonico della città portuale di Massaua, purtroppo toccata dal degrado e dalle distruzioni belliche; sono ampiamente documentati pianificazione e edifici, predisposti nel rispetto delle specificità climatiche e ambientali.
Di particolare interesse e concretezza sono i progetti di restauro che l’A. ha sviluppato tra il 2001 e il 2005 come architetto consulente del CARP di Asmara, presentati in estratto a conclusione di alcuni capitoli.
Il libro fornisce quindi nuovi elementi per un solido edificio di conoscenze che muovendo dalla cognizione del passato valgono a orientare al meglio un recupero concreto e sostenibile di strutture che possono avere un futuro ancora utile e significativo, che potrà comportare anche la risorsa del turismo, risorsa non trascurabile per una giovane nazione povera ma attiva. Del resto gli Eritrei amano il volto italiano di Asmara, una delle città più belle dell’Africa e “hanno accettato senza equivoci e con fermezza l’eredità architettonica loro lasciata” come fa notare N. Gebremedhin nella presentazione del libro.
L’attenzione alle opere rimanda naturalmente all’intelligenza e alla fatica degli uomini: piace quindi trovare un sostanzioso repertorio di dati biografici e professionali di moltissimi italiani, pionieri, architetti, ingegneri, impresari e costruttori, artigiani e assistenti di cantiere.
Un libro imprevedibile e affascinante da guardare, per le bellissime fotografie e l’attraente veste tipografica, ma soprattutto da leggere, fruibile anche dal punto di vista didattico. L’opera può interessare e appassionare gli studenti degli ultimi anni delle scuole superiori, non solo per gli aspetti specifici dell’argomento, ma anche per l’attenzione ai rapporti ambientali e per le implicazioni geografiche, storiche e persino letterarie. In apertura dei capitoli, infatti, sono poste descrizioni e impressioni di singolare freschezza di scrittura, tratte da opere di personaggi presenti in Eritrea nell’ultimo decennio dell’800 e nel primo decennio del ‘900, come Ferdinando Martini, primo governatore civile dell’Eritrea, Rosalia Pianavia Vivaldi Bossiner, che aveva seguito il marito ufficiale dell’esercito e il giornalista Renato Paoli.