Vito (Nino) Amatulli
PITTORE DEL VERDE
Sono stato, verso la metà del mese di dicembre, alla mostra che Vito Amatulli ha tenuto a Sesto
Fiorentino, qui vicino a Firenze, alla galleria del Palazzo Pretorio.
Quando sono entrato sono stato aggredito da una valanga di verde. Tutto verde intenso. Il verde predomina su tutto e lì per lì la sensazione è stata di un certo disagio, anche se il verde è forse il colore che prediligo di più. Mi sono intrattenuto un po’ con Vito ricordando avventure e vicende africane, come le sue imprese ciclistiche, e piano piano il verde si è come per incanto sfumato, mettendo anzi in risalto i rossi, i pochi gialli e gli altri colori. E’ una pittura aggressiva la sua. ma che possiede una forza sintetica tale che denuda l’immagine del superfluo con stile e forma di libertà di sentimento.
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E’ certa una cosa, che al giorno d’oggi appare sempre più raro imbattersi in pittori semplici, cioè in artisti che siano lontano dalle imboniture estetizzanti formulate dalla cosiddetta genia degli uomini di cultura.
Vito Amatulli non è da annoverare tra questi due estremi, perché la sua tavolozza, pur essendo limpida e chiara, non è mai superficiale o elementare.
Egli possiede il gusto sensibile dell’atmosfera coloristica che da buon paesaggista riesce ad utilizzare ampiamente con una cromia essenziale, levigata e sempre turgida comunque di sensazioni, di emozioni che prima assalgono l’occhio, come piacere estetico, e nelle frasi successive giungono all’animo, cioè al godimento intellettuale e spirituale dell’opera.
Amatulli sa bene che le sue origini più suggestive si rifanno all’impressionismo e di quella lezione storica così bene assimilata ci ripropone degli esempi eclatanti in cui la solitudine mistica della natura ha il trasognato umore sensoriale di un Cezanne, ovviamente nelle rispettabili distanze delle due personalità.
Il motivo della solitudine che torna insistente nelle sue tele diviene l’emblema della sua spiritualità in rapporto alla vita dell’uomo odierno, alla sfuggente interiorità e al labile esistere nella dimensione della realtà attuale.
Angelo Lippo
(Mai Taclì N. 5/6-1986)