× Benvenuti nel forum del Maitaclì!

Questo spazio va usato per i nostri messaggi.

Daaro Addi, ovvero il Sicomoro del Villaggio.

Di più
09/07/2014 23:02 #22573 da Francesco
Si,AGAU,anch'io ricordo quei poveri esseri molto anziani che lungo la muraglia della Cattedrale tendevano la mano.Tanto mi facevano pena che, certe volte rinunciavo al mio gelato, per fare un'opera di bene.E poi conoscevo tutto degli ascari per merito di mio padre.
AGAU, scrivo poco perche qui' al mare, il collegamento tramite chiavetta "3"è molto lento.
EEA

Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.

Di più
09/07/2014 14:50 #22572 da Agau-del-Semien
Adua e le decisioni scioane prese all’ombra del Daaro .


Il 26 marzo 1896 Matilde Serao pubblicava su “il Mattino” un suo articolo sul ritorno degli sconfitti, riferendosi ai nostri soldati superstiti della terribile battaglia di Adua.
Giunge nella notte nel porto di Napoli la nave Sumatra ed ella scrive ….”troppe cose ha la nostra memoria di cronisti da rammentare ma poche superano in tristezza, in nausea, in indignazione muta e repressa, che in questa notte in cui noi vedemmo giungere, dai mari eritrei, i primi gloriosi avanzi di una battaglia che i soldati vollero vincere ma che il Generale, fatalmente volle perdere!” E prosegue …..” si debbano accogliere dei soldati feriti come dei galeotti e degli ufficiali crivellati di colpi nemici come dei malviventi? Ed è cosi che il nostro esercito ha ricevuto un’altra offesa morale, quest’esercito che Rudinì e Ricotti hanno lasciato insultare da Enrico Ferri, nel parlamento, è stato vilipeso da questo ricevimento notturno, alla chetichella, nella città addormentata .”
Queste poche righe per far capire l’atteggiamento del governo, dei politici di fronte alla tragica sconfitta di Adua.
La sconfitta fu il risultato di tradimenti, faide personali, cattiva conoscenza del nemico, dei territori da attraversare – carte geografiche errate, mappe con nomi di monti e fiumi non corretti, armamenti e vestiario dei soldati non adeguati al terreno e al clima, inesistente coordinamento tra ministero della guerra, degli esteri e controspionaggio. Tutti a guardare il loro orticello mandando alla morte certa soldati italiani ed ascari indigeni.
Il giorno 29 febbraio 1896 a Saurià si riuniscono il generale Barattieri , i quattro comandanti di brigata e il colonnello Valenzano e dopo animate discussioni, pur sapendo che le condizioni di vettovagliamento erano a dir poco disastrose, si decide l’avanzata verso Adua.
Le forze in campo che si dovevano fronteggiare : 17.000 tra italiani e indigeni con 52 cannoni. Gli abissini erano 90.000 e 42 cannoni!
La sventura di Adua fu l’espiazione di grossissime colpe del governo italiano e prezzolate canaglie in Patria andarono cantando per le vie : “Viva Menelik!”
Ma lasciamo da parte queste vergogne e torniamo all’albero del villaggio e alle decisioni prese da Menelik e i suoi ras.
Il Negus Menelik aveva ordinato che tutti gli Ascari prigionieri fossero avviati verso i paesi d’origine ma, alta si alzò la voce del ras Mangascià gridando : “Abiet, Abiet!”, ovvero “ Giustizia , Giustizia” reclamando l’applicazione di una vecchia legge abissina che stabiliva che i traditori dovessero essere puniti secondo i dettami del Fethà Neghest, ossia il Giudizio dei Re.
Il Negus fu così obbligato ad ascoltare il suo ras e riunire nuovamente il consiglio. All’unanimità fu deciso di applicare il codice e fare giustizia.
I nostri Ascari vennero allineati e dopo aver loro slogato gli arti da amputare li posero su ceppi e la mannaia fece il resto. Le ferite vennero cauterizzate in paioli di burro bollente.
Molti di loro tra immani sofferenze riuscirono a varcare il confine e rifugiarsi in Eritrea.
Ecco perché anche noi ragazzi avemmo la possibilità di vedere Anziani Abissini senza la mano destra e senza il piede sinistro chiedere, sempre con grande dignità, l’elemosina per le strade di Asmara.
Agau

Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.

Di più
07/07/2014 09:05 #22562 da Francesco
Buongiorno WANIA,a proposito del Meskel o Maskal, per me era una gran festa e lo seguivo dall'inizio alla fine con il celebre falo'.Ricordo alcora le campane in pietra.
Io abitavotra il viale Molise e via Saseno, accanto il deposito degli autobus della ditta SALVATI AFRICA S.A.e di fronte la cattedrale copta di NDA MARIAM.
Ho saputo che la festa si celebra, piccolo, in altre chiese sparse in Asmara.
Nel periodo, cui mi riferisco mi pare, non sono sicuro, che Nda Mariam fosse l'unico luogo di culto per i copti.
Ricordi le tipiche croci copte in argento?
Suppongo che provenissero da Keren, centro per la lavorazione artigianale dell'oro e dell'argento.
All'Asmara c'era un grande negozio di oreficeria, i cui titolari, ottimi artigiani dell'arte orafa, erano i fratelli.....non ricordo il cognome.Erano molto noti, non solo in Eritrea,ma in tutta l'AOI.Io ricordo il negozio ed il laboratorio. Spesso ci andavo con mamma.
Tutti i monili d'oro ( asmarini ed italiani)della mamma, e sono una discreta quantità,sono in mio possesso ed ho una una mezza intenzione di regalarne una parte alle mie due nuore, ma con l'obbligo di non venderle per oro vecchio e rifarsi monili nuovi.
EEA

Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.

Di più
07/07/2014 05:45 #22558 da wania
[justify]Ad un certo punto viene dato fuoco alla catasta. E' un momento importante perché gli viene attribuito un particolare significato: se la catasta, bruciando, cade verso est sarà segno di fertilità, di benessere e di pace, mentre se cade verso ovest significa che è predominante il vento che porta guai e problemi, e perciò è ritenuto un segno di malaugurio.. Quando la catasta finisce di bruciare, la gente si precipita verso i resti del damerà consistenti in cenere o resti di legno bruciato. Tutti cercano di prelevarne un po' e di portarlo a casa perché si crede che sia una reliquia benedetta e che quindi la casa possa essere protetta dalle forze malefiche. Durante questa giornata ci sono balli e festeggiamenti. Le donne indossano l'abito tradizionale bianco decorato con il motivo della croce: il tilfi Anche il pranzo è preparato con particolare importanza; le famiglie che possono permetterselo comprano una pecora o almeno una gallina per poter preparare le varie pietanze. Il MESKEL è anche la festa che conclude il periodo più bello dell'anno, la fine della stagione delle piogge. Tutta la natura intorno si presenta nel suo aspetto migliore, i prati sono verdi, i fiori sbocciati, i campi pronti per il raccolto. Nella sua pittoresca atmosfera questa giornata sembra davvero festeggiare le promesse di una vita migliorenel senso materiale e nel senso spirituale.[/justify]

Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.

Di più
07/07/2014 05:24 - 26/07/2015 04:59 #22557 da wania
Negli anni 90,con i primi viaggi del ritorno, l'incontro con Padre Protasio e l'inizio della nostra collaborazione, nacquero molti progetti interessanti di cui s'è tanto parlato e qui non mi ripeto. Il progetto SELAM ADOZIONI A DISTANZA vide arrivare in Eritrea[/i] tantissimi italiani che volevano conoscere i piccoli eritrei da loro adottati.......Quasi tutti questi genitori adottivi si recavano in Eritrea per la prima volta, non sapendo nulla di quella nostra cara Terra Rossa e ne rimanevano affascinati; chiedevano notizie ed ascoltavano con gran compiacimento quanto andavamo loro raccontando (Io ero spesso all'Asmara a quei tempi, ci andavo e mi ci fermavo diversi mesi aiutando Protasio in Cattedrale). Fu così che nacque nella vulcanica mente del nostro Proto l'idea di mettere per iscritto, per farle conoscere, le tradizioni del suo popolo così particolare e così diverso da molti altri e pubblicò un delizioso libriccino(40 paginette) dal titolo "Le TRADIZIONI IN ERITRERA" Ce l'ho in mano questo libriccino, lo apro a caso, pagina 16, leggo e qui riporto:

LA FESTIVITA' DEL "MESKEL" ESALTAZIONE DELLA CROCE

Nell'altopiano eritreo, la religione predominante della popolazione, è la cristiano-ortodossa. Una delle feste più importanti e più popolare di questa religione è il MESKEL che significa croce, è perciò "Festa della Croce" La Croce in Eritrea è un oggetto di particolare venerazione, fonte di benedizione e di protezione. Un tempo la maggioranza della gente portava sul corpo e soprattutto sulla fronte, il disegno della croce tatuato sulla pelle. Ora questa tradizione va scomparendo; resiste nei villaggi ma in città non si usa più. La croce è diventata quasi generalmente un motivo di decorazione su oggetti e vestiti. Il MESKEL si festeggia il 27 settembre (negli anni bisestili il 28). Questa data è molto importante: si ricorda l'arrivo di una reliquia della croce sulla quale fu crocefisso Gesù Cristo e ritrovata dalla Regina Elena madre di Costantino. Già nella vigilia della festa si svolgono particolari cerimonie e riti. Nelle chiese vengono benedetti ramoscelli con cui poi la gente si ornerà il capo legandoseli intorno alla fronte. E' il simbolo della saldezza della propria fede. Nella serata si accendono fiaccole, si compongono processioni, si canta in coro chiedendo benedizioni e facendo auguri. Nel giorno della festa c'è la preparazione del Damerà: in un grande spazio che possa accogliere tanta gente si dispone una catasta di legna di un albero caratteristico il quolqual l'euforbia candelabro che cresce diffusamente in tutto il paese. Intorno alla catasta di legna si dispone il clero con i suoi pittoreschi paramenti e per tutta la mattina si svolgono canti e preghiere in rito geez. La gente intorno segue con profonda attenzione il rito unendosi alle preghiere e ai canti.
Ultima Modifica: 26/07/2015 04:59 da wania.

Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.

Di più
06/07/2014 09:27 - 06/07/2014 09:35 #22548 da Agau-del-Semien


Gli uomini e il colore della loro pelle .


Nelle alte montagne del Lasta e del Semien gli anziani Agau raccontano ancora oggi ai loro bimbi come avvenne la nascita del mondo e la presenza degli uomini sulla terra. Cosi, le genti Agau si tramandano una vecchia leggenda che inizia con i versi in ebraico di un passo della Genesi: "Vayomer Elohim yehi-or vayehi-or", "Dio disse sia fatta la luce e la luce fu"). Vennero la notte e il giorno, il cielo e il mare,gli alberi e le piante,il sole e la luna, i pesci e gli uccelli ma, prima del giorno del riposo, Dio notò che mancavano gli uomini e gli animali e cosi disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
Dalle fertili valli del Semien Dio raccolse dell’argilla, e ne plasmò un uomo e volendolo forte e bello decise di cuocerlo in modo tale che le forme da Lui modellate rimanessero per sempre senza venire deformate dal vento, dalla pioggia o dal sole.
Costruì in pietra un forno e all’interno accese un grande fuoco e quando il forno fu ben caldo, al suo interno mise a cuocere la statua d’argilla. Dopo la cottura Dio avrebbe soffiato all’interno della statua l’anima destinata a farne il primo uomo sulla terra.
Però, preso dal forte desiderio di vedere terminata la sua opera tirò fuori troppo presto la statua e, quando fuori, la trovò pallida e biancastra. Penso che non fosse adatto a vivere in quei luoghi e decise di inviarlo verso nord, aldilà del mare, e fu cosi che nacque il primo uomo bianco .
Con dell’altra argilla Dio modellò e forgiò una nuova statua bella come la precedente e senza altre esitazioni la mise dentro il forno.
Questa volta si disse, che avrebbe atteso un tempo maggiore prima di estrarre dal forno la sua opera.
Ahimè! La permanenza dentro al forno era stata troppo lunga e la statua estratta era tutta nera e avvolta dal carbone della legna. Dio guardò questo nuovo uomo, soffio anche nella bocca di questa creatura l’anima e la invio nel cuore dell’Africa dove ebbe inizio l’origine delle razze negroidi.
Senza scoraggiarsi, e mosso dal desiderio di avere finalmente l’uomo che aveva tanto voluto, rimodellò altra argilla, e pose cosi nel forno la sua terza statua.
E questa volta attese prudentemente il tempo necessario per una giusta cottura dell’argilla e quando giudicò arrivato il momento corretto, estrasse dal forno la statua che risultò un’opera perfetta di un caldo colore dorato.
Dio fu felice del risultato ottenuto e dopo aver dato anche a lui l’anima, decise di lasciare questo nuovo uomo sulle alte montagne e nelle bellissime e fertili valli del Semien dove l’acqua scorre in abbondanza, le pendici delle montagne sono sempre verdi e ricche di fiori e frutti. In uno dei paesaggi più belli dell’intera Abissinia.
Agau
Ultima Modifica: 06/07/2014 09:35 da Agau-del-Semien.

Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.

Tempo creazione pagina: 0.099 secondi