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Daaro Addi, ovvero il Sicomoro del Villaggio.

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15/07/2014 11:14 #22605 da Agau-del-Semien
L'Amico Cristoforo ci manda questo suo scritto. Si, la lungimiranza non è stata una virtù degli eritrei.

Occasione mancata .


Non aver capito, da parte di chi avrebbe dovuto, che il mancato appoggio alla Comunità Italiana in Eritrea, nel primo decennio del secondo dopoguerra, fu un grave errore e segnò -all'epoca- l'arresto ed il declino economico di quel paese.
Le decisioni internazionali per consegnare all'Etiopia quella regione "ripulita" della nostra presenza e l'impegno inglese, vedi l'opera di E. Chiasserini: “Eritrea 1941-1951 -Gli anni difficili-“ rivolto principalmente contro gli agricoltori italiani, innescarono il progressivo depauperamento in modo direttamente proporzionale al nostro rimpatrio.
Pare anche alquanto strano che l'ultimo Negus lo permise!
Si trattò di invidia da parte di chi quella guerra la vinse? o di cancellare, da parte dei veri colonialisti, le vestigia di una colonizzazione scomoda? o di una punizione anche se a lunga scadenza verso gli Eritrei indipendentisti, molti dei quali musulmani o verso quelli a noi favorevoli, per contrastarli agevolando così gli unionisti?
Molto difficile capire le ragioni profonde. Al contrario altre comunità furono in quell'impero accolte nei primi quaranta anni del secolo scorso.
Almeno tre esempi storici ci furono: Il primo con l'accoglimento di Greci ed Asiatici, anche se in piccole cifre; i primi per il loro grande spirito di adattamento crearono attività moderne: mulini, panifici, distille_ rie nei siti più sperduti; i secondi per le loro capacità commerciali che attivarono empori ed importarono ed esportarono merci. Attività quanto mai necessarie in quel contesto. Il secondo con il recupero e l'accoglimento da parte del Negus Menelìc della Comunità Armena, di parte dei superstiti della diaspora provocata dai Turchi nel 1915-20 quale "soluzione finale" di precedenti numerosi massacri della fine dell'ottocento che tanta emozione suscitò quale primo sterminio di massa della storia moderna. Gli Armeni furono artigiani finissimi (lattonieri, sellai, costruttori che lasciarono il sistema di fabbricare edifici di fango e paglia ma supportati da intelaiature in legno saldamente legate ed elastiche, ma rifiniti con pavimenti, infissi, intonaci,rivestimenti come le nostre migliori costruzioni. Il terzo esempio, infine, con la tolleranza imposta ai Ras, dal Negus H. Sellasie nell'immediato secondo dopoguerra verso i residenti italiani in Etiopia sebbene fossero tutti reduci avversari, purché mettessero subito a frutto le loro capacità professionali ed imprenditoriali nel campo delle costruzioni,, dell'agricoltura e dei servizi per il progresso dell'Impero.
Casi di accoglienza se non proprio di piena integrazione, visto che agli stranieri non fu mai consentita la proprietà fondiaria ed incerto era il rapporto con il sistema fiscale,tendente all’esproprio. Accoglienza, non dettata esclusivamente da intenti umanitari ma da interesse verso la rottura dell'isolamento e lo sviluppo del Paese al quale queste comunità poterono sostanzialmente concorrere pur conservando le proprie identità.
Ma ritorniamo a noi. Viste anche le cifre e l'andamento demografico la nostra presenza non costituiva certo. un pericolo per l'affermazione di quelle giovani nazioni ma avrebbe potuto aiutarle. Resta pertanto difficile capire perché, in assenza di esasperata xenofobia o di odio spesso fomentato verso gli Italiani in quanto tali, la nostra Comunità fu costretta ad abbandonare riducendosi da cinquanta-sessantamila civili del 1935 agli ultimi cinque-seimila che abbandonarono nel 1975 (vedi M.T.n° 4 del 2005)chiudendo così il capitolo.
Pur nella consapevolezza che la Storia non si scrive con i "se" e con i "ma", spero che gli esimi studiosi di quel periodo e di quell'area possano indagare anche su questo aspetto senza però colpevolizzarci pure per i torti subiti !

Cristoforo BARBERI.

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15/07/2014 09:03 #22602 da Francesco
CENNI SULLA PREFETTURA e successivamente VICARIATO APOSTOLICO dell’ERITREA

In Etiopia il Cattolicesimo ha avuto una nobile ed avventurosa storia. Con la penetrazione dei portoghesi nel secolo XVII seguirono le missioni dei Gesuiti i quali con la loro opera di evangelizzazione hanno convertito imperatori e popolazioni. Ma tale operato venne duramente osteggiato dai cristiani locali di rito Ortodosso Copto prevalendo.
Nel XVIII sec. alcuni missionari Francescani tentarono di riprendere l’opera iniziata dai Gesuiti presso gli imperatori di Gondar, ma solo nel 1834 fu possibile costituire una missione permanente di Francescani,che nel 1839 fu elevata a “ PREFETTURA APOSTOLICA dell’ETIOPIA e dei paesi limitrofi.”Seguirono poi i Padri Lazzaristi Giuseppe SAPETO (1), Giustino DE JACOBIS(2) e Guglielmo MASSAIA (3), quest’ultimo già Vicario apostolico presso la popolazione etiopica dei Galla.
Nel 1895 ai Padri Cappuccini Francescani venne affidata la PREFETTURA (4) Apostolica dell’Eritrea che nel 1911 venne elevato a VICARIATO.
Dal 1911 in poi si susseguirono le seguenti variazioni sulla amministrazione e giurisdizione del Vicariato in argomento:

a-sulla scorta del breve “Romanorum Pontificium”del pontefice Pio XI il 7 marzo 1928 fu amministrato dal Delegato Apostolico d’Egitto e d’Arabia.

b-In data 4 luglio 1930 il predetto delegato cedette la giurisdizione sulle chiese di rito etiope all’Ordinariato d’Eritrea ( oggi EPARCHIA ). In tal modo il Vicariato Apostolico dell’Eritrea conservò la sua giurisdizione unicamente sulle chiese di “rito latino”.

c-In data 25 luglio 1959 assunse il nome di Vicariato Apostolico di Asmara.

d- Vicariato vacante dal 1971 al 1995.Amminiscrato da Luca Milesi.

e-Nel 1995 il predetto vicariato venne soppresso venendo istituiti , per i fedeli di “ rito latino”,le eparchie di “ rito etiope” di ASMARA, di BARENTU’ e di CHEREN.
Dopo la predetta variazione le tre eparchie di “rito etiope”sono suffraganee dell’Arcieparchia di Addis Abeba in Etiopia.

PREFETTURA APOSTOLICA D’ETIOPIA – cronologia dei prefetti

Padre Giuseppe Sapeto
Mons. Giustino De Jacobis
Mons. Guglielmo Massaia

VICARIATO APOSTOLICO dell’ERITREA-cronotassi dei Viscar:

a-Vescovo Camillo Francesco CARRARA in carica nel periodo dal dicembre 1910 al 15 giugno 1924.Successe a padre Michele Carbonara. Morì a Cheren ed è sepolto nella Cattedrale di Asmara.

b-Vescovo Celestino Annibale CATTANEO in carica nel periodo 24 marzo 1925 al 3 marzo 1936.Si dimise dall’incarico essendo stato eletto vescovo dell’arcidiocesi Sebastopolitana in Abkazia, ma non ne prese mai possesso essendo il territorio in mano ai sovietici. Morì il 15 febbraio 1946.

c-Vescovo Giovanni Luigi MARINONI in carica nel periodo dal 21 luglio 1936 al 12 agosto 1961, data quest’ultima delle proprie dimissioni.

d-Vescovo Zenone Albino TESTA in carica nel periodo dal 12 agosto 1961 al 12 giugno 1971, data quest’ultima delle proprie dimissioni.

e-Sacerdote Milesi Luca in carica dal giugno 1971 3 febbraio 1996.
Ordinato sacerdote dell’Ordine deo FRATI cappuccini nel 1950. Nel 1952 partì per l’Eritrea dove venne nominatonominato Rettore del Seminario Maggiore. Nel 1971 il Sommo Pontefice lo nominò Amministratore Apostolico di Asmara e non Vicario (Responsabile dei cattolici eritrei di rito latino).Si prodigò molto per le popolazioni eritree durante la guerra di Liberazione.
Il 4 febbraio 1996 venne ordinato EPARCA ovvero VESCOVO (di rito Orientale Etiopico-Alessandrino) della Diocesi di BARENTU’*.

I predetti provenivano tutti all’O.F.M.Cap., acronimo dell’ Ordo fratrum minorum capuccinorum
( Ordine dei Frati Minori Cappuccini).






(1) Missionario, esploratore e Commissario del Governo Italiano ad Assab. Nel 1869, per conto della Compagnia di Navigazione Rubattino, acquistò da un sultano la baia di Abbab, che nel 1882 venne ceduta al Governo Italiano e che divenne il primo possedimento italiano d’oltremare.
(2) Al riguardo vedasi i post. di Agau del Semien.
(3) Al secolo Lorenzo Antonio Massaia, missionario che fondò varie missioni e centri di assistenza presso la popolazione di etnia Galla; si adoperò alacremente alle cure endemiche contro il flagello del vaiolo, tant’è che gli venne affibiato il soprannome di “Padre del Fantatà” ( Signore del vaiolo); subì, nel corso del suo apostolato, esilii e prigionie e fu consigliere di Menelik II, re dello Scioia.
Nel 1884 fu nominato Arcivescovo e successivamente Cardinale.Sulla sua eroica vita nel 1939 il regista Goffredo Alessandrini diresse il celebre film “ ABUNA MESSIAS”.
(4) Il primo responsabile della Prefettura fu il cappuccino padre Michele CARBONARA che la resse fino al 1910, anno della sua morte.
eea

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13/07/2014 10:28 - 13/07/2014 10:30 #22589 da Agau-del-Semien
Nel Sidamo
Si può affermare essere una delle province più belle dell’intera Etiopia, ricca di una lussureggiante foresta ed ampie savane e verdi pascoli.
Il territorio è solcato da numerosi ruscelli dalle limpide acque e il periodo delle maggiori precipitazioni atmosferiche va dai primi giorni di luglio sino all’inizio di ottobre, seguono poi piogge di modesta intensità. Il terreno è molto fertile e in abbondanza si trovano le piante del caffè – pianta spontanea in questi luoghi – la pinta del ricino e le graziose euforbie candelabro.
I Sidamo, alla pari degli Agau, sono cusciti e sono tra le più antiche popolazioni del ex colonia italiana.
Originariamente i Sidamo erano pagani e la loro divinità principale era Magano, la volta celeste, quindi il loro Dio. Il sole e la luna erano considerati gli occhi di Magano e utilizzati per osservare gli uomini sulla terra.
Spesso, ancora oggi, usano come invocazione l’espressione: “Magano gatesciè”, che significa, “ Dio salvami”
Come è comune anche alle altre genti abissine, i Sidamo hanno in adorazione alcuni alberi considerandoli ricoveri di Geni e Divinità.
Questi alberi godono di particolari attenzioni da parte della popolazione Sidamo. La corteccia del tronco viene spalmata di burro, sulle loro radici viene spesso versato del latte e ai piedi dell’albero vengono posti fiori, frutti e cereali.
Questi alberi sono dei bellissimi Sicomori!
Agau
Ultima Modifica: 13/07/2014 10:30 da Agau-del-Semien.

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12/07/2014 10:53 - 12/07/2014 11:03 #22587 da Agau-del-Semien
L'Amico Cristoforo ci manda questo suo scritto che illustra, con una vecchia favola abissina la situazione venutasi a creare in quelle terre tanto amate ove la popolazione si è cullata su quello che avevamo costruito sperando che la manna continuasse a cadere dal cielo, ovvero che continuassero a giungere carichi di mais...

Babbuini e granturco .
Il nostro caro Direttore mette a disposizione il Giornale e ci ricorda spesso che tutti possono e devono contribuire, con i loro scritti, al suo perpetuarsi. In presenza di spazio, oltre alle tradizionali rubriche, pubblica qualche mio scritto, che non gli faccio mancare per l'occorrenza. Si tratta di nitidi ricordi personali e di considerazioni, circa qualche documento in mio possesso; di volta in volta più o meno impegnati o leggeri, per sorriderne insieme.
Questo "pezzo" appartiene a quest'ultima categoria:
Un vecchio etiopico, in mancanze -all'epoca- di televisioni, videogiochi e telefonini, era solito intrattenere i bambini del villaggio all'ombra di un'acacia raccontando qualche storiella ma dalle quali se ne traeva sempre una morale.
E' capitato che fossi presente e che ne abbia udito qualcuna anch'io e le dedico alle nonne perché le leggano ai nipotini, quelli più piccini, perché ormai ai più grandicelli non mancano i mezzi elettronici di cui prima accennavo.
Una volta l'anziano raccontò che un vecchio, grosso autocarro proveniente dal basso-piano cominciò ansimando ed arrancare sulle prime balze dell’ altopiano. Il mezzo portava del granturco fresco, ma data la leggerezza e la natura del carico era stato caricato in modo sconsiderato ponendo delle altissime sovrasponde al cassone.
Ma nell’affrontare una curva più stretta delle altre o a causa della sua vetustà per l'altezza del carico, il mezzo si torse fino spezzarsi in due parti.
La Cabina restò sulla strada, il cassone e quindi il carico si riversarono nella sottostante scarpata inondando una vasta zona di fragrantissimo granturco.
Una vera disgrazia, una calamità -da quelle parti- per la perdita del mezzo e del carico perché la zona era disabitata.
Ma non la pensarono così i babbuini che trovandosi da quelle parti e spronati dai capibranco cominciarono, felicissimi, a mangiarne ed il festino a base di ottimo granturco durò certamente più di qualche giorno.
Questo branco di primati che prima vagava per zone più vaste restrinse il suo spazio vitale e non ebbe più il coraggio o la voglia di allontanarsi da quella curva.
II branco di scimmie è un po' diminuito, il loro aspetto più macilento, i giovani individui sono cresciuti, ai capibranco sono diventati bianchi i peli delle sopracciglia ed intorno al muso; ma il vecchio etiopico era pronto a giurare che erano ancora lì in attesa che un'altro vecchio autocarro, carico di mais, nell'affrontare la stessa curva, si spezzasse e ribaltasse il suo carico per ripetere quello che era stato il più bel festino della loro vita.
Cristoforo Barberi.
Allegati:
Ultima Modifica: 12/07/2014 11:03 da Agau-del-Semien.

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12/07/2014 09:41 #22586 da cribar
Cari conterranei,
la Storia, il destino, l'avvenire dei popoli sono normalmente fuori dalla nostra portata, in altre parole siamo soggetti a subire. Solo chi comanda, "quelli con la testa grossa"come dicono i Veneti sono preposti ai cambiamenti quindi i successi e gli insuccessi derivano, in parte, dal loro agire.
"Quelli con la testa grossa", a partire dall'ultima grande guerra, hanno dimostrato invece di averla molto piccola se non di ..., ad ogni latitudine, s'intende! Così che dalle nostre parti invece di integrare qualche decina di migliaia di noi, ormai senza pretese egemoniche ma desiderosi solo di compiere il proprio dovere verso quelle terre, che nonostante tutto amavamo, hanno preferito sperimentare il Socialismo reale ed altri padroni. I risultati sono ora sotto gli occhi di tutti.
Non arrovelliamoci, non prendiamocela più di tanto e continuiamo ognuno per la sua strada ma con tanti auguri per tutti!
Cribar.

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11/07/2014 12:11 #22580 da Agau-del-Semien
Il Passato e il presente.

Passato:

Il 10 marzo 1882 la Compagnia Rubattino cedeva al Governo italiano i suoi diritti sul territorio acquistato, dietro pagamento di lire 416.000; e con legge del 5 luglio Assab e la zona limitrofa venivano dichiarati colonia italiana con il nome di “Presidio di Assab”.
Soltanto il giorno 1 gennaio 1890 la colonia italiana fu chiamata : Colonia Eritrea dando cosi un nuovo nome a quella parte di Abissinia che precedentemente l’arrivo degli italiani si chiamava Bahr Negash dai tempi di Axum, o secondo la tradizione abissina, Mareb Melash.
Qui tralasceremo di ricordare dell’immane opera italiana per costruire da pietre di basalto,di granito e da aride savane una splendida realtà ricca di fabbricati, strade ponti. Si, opere colossali di alta ingegneria e ricchissime concessioni agricole e lussureggianti piantagioni. I frutti raccolti venivano inviati come primizie in Europa e nei paesi arabi del golfo.

Presente:

Oggi, migliaia e migliaia di giovani sono in fuga da una spietata dittatura ove permane una gravissima emergenza economica, la totale mancanza di libertà e nessuna prospettiva per il futuro.
Nel paese il forzato reclutamento di ragazzi e ragazze li obbliga a lasciare la scuola in tenera età – 15 anni – e inviati in campi di addestramento senza limiti di tempo e senza retribuzione. Tutti questi giovani tolti dalla scuola e dal lavoro impoveriscono sempre di più il paese, la miseria è visibile ovunque e le famiglie e gli anziani vivono delle rimesse dall’estero dei tanti eritrei che si trovano sparsi per il mondo.
La ferrea censura imposta dal regime controlla l’uscita dal paese di ogni notizia vera, mentre le fonti ufficiali fanno solo disinformazione come avveniva nei paesi dell’est a regime comunista di cui il leninista Bocca D’oro è da sempre convinto sostenitore.
In sintesi questa la denuncia e quanto sostengono i vescovi del paese nella loro lettera pastorale inviata in occidente.
Agau.

Ps. Alcuni giorni orsono, con la sponsorizzazione del comune di Bologna si è tenuta la festa chiamata
“ Festival Eritrea-Bologna” in ricorrenza del primo festival svoltosi, appunto a Bologna nel 1993, quando Isaias Afworki andò al potere. Gli eritrei che da sempre partecipano sono i cosiddetti “fanatici” sostenitori del dittatore. Questa volta vi erano presenti anche Eritrei scappati dal paese, esasperati dalla situazione interna che hanno contestato il festival a favore del dittatore eritreo. E’ intervenuta la polizia per sedare gli animi. In Eritrea, probabilmente la polizia di Isaias avrebbe sparato ad altezza d’uomo!

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