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ERITREA malgrado tutto sei sempre nel mio cuore. |
01/02/2015 19:01 #24463
da Di-Salvo
Dopo la lunga visita ai Nostri Eroi con il tassì ritornò nella fiorita cittadina di Cheren a cercare un albergo dove alloggiare, ricordava che passando da una stradina aveva, con meraviglia, che un albergo portava l'insegna "Albergo Sicilia", ciò lo aveva colpito e pensava che avrebbe preso alloggio proprio lì, così disse al tassista di dirigersi proprio all'Albergo Sicilia, chissà avrebbe forse trovato qualche vecchio coloniale della sua Sicilia rimasto ancorato in quella stupenda cittadina.
Purtroppo trovò invece che a dirigere l'albergo era un eritreo bileno che però lo accolse con grandissima simpatia, il vecchio proprietario siciliano aveva lasciato a lui quell'albergo con la promessa che non avrebbe mai cambiato il nome dell'albergo, l'ambiente gli sembrava abbastanza pulito e la stanza al primo piano aveva un terrazzino coperto da una fiorita pianta di bouganvillea.
Una volta sistemate la valigia e la borsa scese nella piccola saletta d'ingresso dove Abdullah, così si chiamava il titolare, gli chiese se voleva pranzare in albergo, gli avrebbe preparato una coscia di capretto impanato fritto con contorno di patatine fritte e frutta locale in abbondanza, decise così di licenziare il tassì, ma con la promessa che tra cinque giorni sarebbe ritornato a prenderlo pagandogli un supplemento di tariffa.
Finito di pranzare dopo un'oretta di riposo, nella pace di questa cittadina, dopo essersi rinfrescato uscì per dirigersi nel luogo a lui caro di ricordi cioè la vecchia splendida stazione ferroviaria di Cheren dove con i suoi genitori aveva vissuto momenti indimenticabili anche se di breve periodo, era quasi certo, conoscendo i vecchi ferrovieri eritrei, che qualche nostalgico frequentasse il bar che aveva preso il posto degli uffici del capostazione.
La più bella stazione ferroviaria coloniale dell'Africa mostrava ancora la sua classica struttura dell'art-decò trapiantata in Africa dagli architetti italiani dei primi del '900, solo qualche colonnina fusa in ghisa di sostegno della tettoia sul piazzale era caduta.
Al posto degli uffici del capostazione e dei dirigenti adesso vi era una teeria con alcuni tavolini posti sotto la tettoia, adesso era diventata la stazione delle corriere da Cheren per Asmara ed Agordat.
La stazione portava ancora incise sulle due facciate laterali la scritta "CHEREN", bastò che ad alta voce dicesse: " chi è di voi che ha lavorato in ferrovia ?" che subito da un tavolino posto in un angolo si alzarono tre belle figure di vecchi arabi con il candido bianco turbante e con la barbetta bianca gli si avvicinarono e dissero: "Noi siamo vecchi ferrovieri" con un tono tale da non nascondere il loro orgoglio da ciò che affermavano, "e tu come ti chiami ?" gli chiesero, invece di rispondere mostrò loro alcune foto di suo papà ed ogni volta era un "UHHAI tu sei Carlo, tu figlio di nostro capo", uno di essi disse: "Io ricordo di te piccolo su bagagliaio di tuo papà verso Agordat". (CONTINUA)
Purtroppo trovò invece che a dirigere l'albergo era un eritreo bileno che però lo accolse con grandissima simpatia, il vecchio proprietario siciliano aveva lasciato a lui quell'albergo con la promessa che non avrebbe mai cambiato il nome dell'albergo, l'ambiente gli sembrava abbastanza pulito e la stanza al primo piano aveva un terrazzino coperto da una fiorita pianta di bouganvillea.
Una volta sistemate la valigia e la borsa scese nella piccola saletta d'ingresso dove Abdullah, così si chiamava il titolare, gli chiese se voleva pranzare in albergo, gli avrebbe preparato una coscia di capretto impanato fritto con contorno di patatine fritte e frutta locale in abbondanza, decise così di licenziare il tassì, ma con la promessa che tra cinque giorni sarebbe ritornato a prenderlo pagandogli un supplemento di tariffa.
Finito di pranzare dopo un'oretta di riposo, nella pace di questa cittadina, dopo essersi rinfrescato uscì per dirigersi nel luogo a lui caro di ricordi cioè la vecchia splendida stazione ferroviaria di Cheren dove con i suoi genitori aveva vissuto momenti indimenticabili anche se di breve periodo, era quasi certo, conoscendo i vecchi ferrovieri eritrei, che qualche nostalgico frequentasse il bar che aveva preso il posto degli uffici del capostazione.
La più bella stazione ferroviaria coloniale dell'Africa mostrava ancora la sua classica struttura dell'art-decò trapiantata in Africa dagli architetti italiani dei primi del '900, solo qualche colonnina fusa in ghisa di sostegno della tettoia sul piazzale era caduta.
Al posto degli uffici del capostazione e dei dirigenti adesso vi era una teeria con alcuni tavolini posti sotto la tettoia, adesso era diventata la stazione delle corriere da Cheren per Asmara ed Agordat.
La stazione portava ancora incise sulle due facciate laterali la scritta "CHEREN", bastò che ad alta voce dicesse: " chi è di voi che ha lavorato in ferrovia ?" che subito da un tavolino posto in un angolo si alzarono tre belle figure di vecchi arabi con il candido bianco turbante e con la barbetta bianca gli si avvicinarono e dissero: "Noi siamo vecchi ferrovieri" con un tono tale da non nascondere il loro orgoglio da ciò che affermavano, "e tu come ti chiami ?" gli chiesero, invece di rispondere mostrò loro alcune foto di suo papà ed ogni volta era un "UHHAI tu sei Carlo, tu figlio di nostro capo", uno di essi disse: "Io ricordo di te piccolo su bagagliaio di tuo papà verso Agordat". (CONTINUA)
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- Carlo Di Salvo
- Autore della discussione
12/08/2014 16:30 - 12/08/2014 16:38 #22890
da Carlo Di Salvo
Dopo avere percorso in tassì il tratto Asmara-Cheren, attraversando paesaggi adornati da grandi euforbie candelabro fiorite cresciute tra massi enormi, alcuni posti in bilico a testimonianza di chissà quali straordinari eventi apocalittici e dopo avere attraversato il villaggio di Elabered con le sue grandi piantagioni di agrumeti, finalmente giunse a Cheren con i suoi viali alberati.
Alla rotonda dove si incrociano i bivi per Asmara ed Agordat decise di fermarsi in una modesta pensioncina con annesso un piccolo ristorante eritreo, poiché erano appena le 10,30 prima di licenziare il tassì volle andare a visitare i "Nostri EROI" sia italiani che Ascari che in un unico abbraccio riposano uniti, a sinistra le tombe italiane con molte M.O.V.M. e a destra gli Ascari sia copti che musulmani uniti in un unico abbraccio, al centro di fronte alla cappellina il loro comandante la M.O.V.M. Gen. Orlando Lorenzini.
Un particolare lo colpì: sul lato sinistro nel settore italiano su un alto pennone sventola va la bandiera Eritrea, mentre nel settore di destra dedicato agli Ascari su un'altro alto pennone sventolava il Tricolore italiano, questo fatto lo colpì perché era una dimostrazione lampante dell'affetto che gli Ascari hanno nutrito per l'Italia, che purtroppo oggi ha paura di pronunciare la parola Eritrea come se dovesse vergognarsene, quando invece sarebbero due sorelle una nata nel 1870 e l'altra minore nata il 1° Gennaio 1890.
Al mondo credo che solo in Eritrea esista una tale testimonianza di quel comune affetto tra due popoli, che purtroppo i regimi che si sono succeduti in Italia hanno fatto di tutto per volerlo dimenticare a causa dell'Egemonia Culturale dettata da Antonio Gramsci ed imposta da Palmiro Togliatti. (continua).
Alla rotonda dove si incrociano i bivi per Asmara ed Agordat decise di fermarsi in una modesta pensioncina con annesso un piccolo ristorante eritreo, poiché erano appena le 10,30 prima di licenziare il tassì volle andare a visitare i "Nostri EROI" sia italiani che Ascari che in un unico abbraccio riposano uniti, a sinistra le tombe italiane con molte M.O.V.M. e a destra gli Ascari sia copti che musulmani uniti in un unico abbraccio, al centro di fronte alla cappellina il loro comandante la M.O.V.M. Gen. Orlando Lorenzini.
Un particolare lo colpì: sul lato sinistro nel settore italiano su un alto pennone sventola va la bandiera Eritrea, mentre nel settore di destra dedicato agli Ascari su un'altro alto pennone sventolava il Tricolore italiano, questo fatto lo colpì perché era una dimostrazione lampante dell'affetto che gli Ascari hanno nutrito per l'Italia, che purtroppo oggi ha paura di pronunciare la parola Eritrea come se dovesse vergognarsene, quando invece sarebbero due sorelle una nata nel 1870 e l'altra minore nata il 1° Gennaio 1890.
Al mondo credo che solo in Eritrea esista una tale testimonianza di quel comune affetto tra due popoli, che purtroppo i regimi che si sono succeduti in Italia hanno fatto di tutto per volerlo dimenticare a causa dell'Egemonia Culturale dettata da Antonio Gramsci ed imposta da Palmiro Togliatti. (continua).
Ultima Modifica: 12/08/2014 16:38 da Carlo Di Salvo.
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12/08/2014 03:58 #22881
da wania
[justify]E invece ce penzo, tanto se sogna no?[/justify]
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- Messaggi: 1080
11/08/2014 15:43 #22876
da Giacinto-Matarazzo
WANIA, fai bene. A parte la sonnolenza, guarda che ci sta pure il mal di mare. Nun ce penzà proprio.
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11/08/2014 15:11 - 12/08/2014 05:17 #22875
da wania
Ultima Modifica: 12/08/2014 05:17 da wania.
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- Carlo Di Salvo
- Autore della discussione
11/08/2014 11:49 #22873
da Carlo Di Salvo
E perché no, però attenta a non addormentarti se nò ti lascio sotto una palma dum.
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