GLI EUCALIPTUS 2

Sempre per tornare sull'argomento "bene" in senso di affetto da parte degli eritrei verso gli italiani non posso trascurare le lontane origini della mia integrazione con i miei coetanei di colore E' un flash che si presenta ai miei occhi, per niente sbiadito dal tempo, né alterato dalla fantasia: Avevo 9/10 anni, altri ne avevano 7/8 (tanti ne aveva Lulù, al secolo Wania la padellara, tanto per intenderci) La compagnia era mista, bambini e bambine, e anche come provenienza c'erano delle diferenze:Raffaellina , Titina, Norina, Nicola e Ciccillo venivano dalla Campania, in verità non capivamo molto il loro idioma....nei primi tempi, Renato e Marisa erano bresciani, idem come sopra, Rino Cannevari un settentrionale dal dialetto stretto, poi Nora Cané veneziana e manesca (un giorno fece un dispetto a Lulù, io per difendere la mia sorellina piccola la affrontai per avere spiegazioni, per tutta risposta ne buscai come un ciuco, io non volevo andare alle mani non solo perché lei era il doppio di me ma soprattutto perché mi avevano insegnato a non alzare mai le mani). Il gruppetto giocava nello spazio davanti a casa nostra, spazio recintato da una rete metallica all'interno vigilati dal fedele Jolly, uno spinone grigio attento e fidatissimo, l'enorme tartaruga di nome Antonietta era un'attrazione particolare era in grado di trasportare uno di noi seduto sul suo guscio, in giardino alcuni camaleonti stupivano i più piccoli ad ogni cambio di colore il mio fratellino Bubi di circa due anni, aveva un amico inseparabile, il figlio della nostra Maria che lei aveva ribattezzato Lo Mario, era così orgogliosa del fatto da ritenere Bubi il fratiello bianco, così diceva con una punta di orgoglio anche Maria dava un occhio vigile alla compagnia e tutto filava. Un giorno compareve al dilà della rete un piccolo venditore ambulante, Habrahà: aveva addosso una specie di vassoio fissato alla vita con una cinturae tenuto in orizzontale a scopo dimostrativo della merce che reclamizzava gridando a gran voce caramelle menta scioccolata dolcaaaa! (ne specificava la marca si vede che quelli erano gli ordini) ma si capiva benissimo che il suo scopo quel giorno non era proprio commerciale ma cercava un po' di svago e col permesso della nostra mamma lo facemmo entrare, in un batter d'occhio si liberò del fardello che posò in un angolo, e cominciò con l'esibizione di una fionda.. ci mostrò come usarla per evitare che il sasso colpisse il pollice di chi la manovrava prima di andare a segno, con mille difficoltà giocammo un po' prima di passare alla trottola, quello si che era difficile ma difficile "assai" parola imparata dagli amici napoletani e quanti altri modi di dire, frasi strampalate ma che ci piacevano tanto, forse perché erano nuove per noi, da parte di Habrahà cominciammo a contare in tigrino divertentissimo; adé klité selesté ecc, e si faceva a gara a chi imparava prima. Come la chiamereste questa sorta di avvicinamento fra due culture, due razze? Per me sono state le basi inconsapevoli di quello che poco a poco è diventato integrazione, condivisione rispetto e in crescita con altri elementi...il così detto "Mal d'Africa"passo a un altro spazio di scrittura così approfitto per riposarmi un pochino A dopo.

sBAGLIATO MA CARINO!

gRAZIE DELLA FOTO

La sigla da me utilizzata non è un alfabeto segreto per occultare chissà quale evento di capitale importanza ma semplicemente mi sono permessa di ricorrere al sapiente Cicero per copiare mica si tratta di un compito in classe.... è una facezia quisquiglia partorita da una vetusta mente ancora in vena di scherzare. Svelo l'arcano: Sirocchia tua salutem dicit Waniolae suae(dativo in analisi logica)=S. T.S. D W. S. Con tutto il rispetto per l'oratore che tanto ci afflisse...temporibus illibus ! ! ! Mi vendico e ci scherzo. Buon fine settimana a tutti, AVETE IL PERMESSO DI GIRARE I e perdonate le divagazioni adolescenziail....lo sapevate che invecchiando si bamboleggia?i

Ciccì, S.T.S.D = Semper Tua Soror, Defic.....? giusto?

Lulù grazie, anche a t buon fine settimana e un abbraccio. S. T. S. D . Waniolae suae povero Cicero che si rivolterà nella tomba!