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GLI EUCALIPTUS 2

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20/09/2014 20:38 #23272 da Giacinto-Matarazzo
Ma quel 1952 fu anche l'anno in cui gli inglesi passarono la mano al governo etiopico e nacque cosi l'Eritrea Federata.
Ad Assab ritrovai tante persone già conosciute nella mia prima residenza di due anni.Iniziò anche la mia vita di lavoro. Si lavorava gomito a gomito tra italiani, ma anche con inglesi, greci, maltesi, armeni e con eritrei, etiopici, yemeniti, dancali, rispettandoci e rispettando ognuno il proprio e il ruolo dell'altro, senza contrasti.
E gli eventi si susseguivano, Assab diventava sempre più importante per la sua vicinanza alla capitale.
Ma tutto cambiò quando nel 1960 avvenne il famoso primo tentativo di colpo di stato contro l'Imperatore da parte di quelli che lui credeva fedelissimi.
Capimmo che la situazione stava cambiando anche se lui imprimeva rispetto e autorità. Anzi, come poi, è avvenuto, la sua politica con l'Eritrea portò a quel che avvenne.
Lasciai Assab con Lina e due bimbi, uno di un anno e mezzo una di sei mesi nel maggio 1961.
E già da mesi ad Assab erano giunti sia gli jugoslavi per completare la costruzione del porto e i russi per impiantare una installazione petrolifera.
Certo lasciare tanti amici fu veramente toccante. Ma con alcuni che ci seguirono qualche anno dopo ci incontrammo.
Ma la cosa più tragica fu quando la nave su ci eravamo imbarcati ad Assab approdò a Massaua. Rividi Massaua, rividi il mio passato. In quei due giorni che vi sostammo, me la girai tutta. Tornai a rivedere al mia scuola elementare, la cattedrale dove il 9 aprile 1942 Monsignor Marinoni mi impartì la Prima Comunione e la Santa Cresima.
Alla partenza mi vennero a salutare tutti quelli che avevano lavorato con mio padre al porto. C'era anche il nostro ex domestico, invecchiato, mi si buttò ai piedi piangendo. Mi disse che non mi avrebbe mai dimenticato, lui che mia aveva conosciuto a 4 anni e si può dire mi abbia cresciuto.
Che pensi Agau ? Possono bastare queste ragioni per dire perché io abbia amato l'Eritrea ?
Perciò mi prefissi allora, mentre la nave si allontanava e Massaua scompariva dalla mia vista che non l'avrei mai dimenticata, ma che me la sarei sempre ricordata come quando vi arrivai e per tutti i quasi 25 anni in cui ci avevo vissuto. Perciò da allora non ci sono mai più voluto tornare.
Cisi

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20/09/2014 17:21 - 20/09/2014 18:35 #23271 da Narrante
Segue un link alla stupenda presentazione del Mascal
effettuata da un Massauino doc: Silvio Niccolai

Festa del Mascal - Asmara 2003

Silvio, grande appassionato di fotografia, si perfezionò
presso lo Studio Fotografico di "Foto Molisso"


Segue un altro link che descrive la festa del
"Mascal" dall'inviato speciale del "Telegrafo":

La Festa del Mascal - 1936


Ultima Modifica: 20/09/2014 18:35 da Narrante.

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20/09/2014 17:09 #23270 da Narrante
Intanto fervono i preparativi per il Meskel



La Croce e i fiori simbolo si fondono insieme

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20/09/2014 16:14 #23269 da Giacinto-Matarazzo
SPIEGATE IN MODO SUCCINTO LE RAGIONI CHE VIA HANNO PORTATO AD AMARE L'ERITREA.

Agau, tu pretendi troppo con l'aggettivo "SUCCINTO", e così io ho mandato a Silvano quelle due foto di Massaua affinché le mettesse sul forum a preambolo della mia partecipazione. Più succinto di così ?
Solo a guardarle a me, ma forse anche qualcuno con qualche anno più di te, tornano in mente una enormità di avvenimenti. A me tanti, ma tanti sai ? Di belli e gioiosi, ma anche di brutti, e di questi tanti. Soprattutto durante il periodo di quei mesi di guerra anche se allora nel primo mio decennio di vita.
Non si può certo dire che 15 anni vissuti, costantemente in quella città, siano acqua fresca.
Dai 4 a 20 anni. Infanzia, adolescenza, giovinezza. E qui tutto quel che avviene in quel periodo di vita.
Le conoscenze, le amicizie, l'integrazione con la popolazione locale. Silvano l'ha spiegato molto bene. Alle elementari. La scuola era intestata ad "Amedeo di Savoia" ed era a Taulud, in classi miste, femminucce e maschietti, c'erano non solo mulatti ma anche eritrei e niente ci osteggiava. A casa come persona di servizio che aiutava mia mamma avevamo un giovane di Archico che fu imbarcato come "giovanotto" sul mercantile che stazionò a Massaua dal 1926 al 1928 dove mio padre ne aveva il comando. Quando mio padre fu inviato nuovamente a Massaua nel 1935, per le sue funzioni in quel porto, lo riprese al suo servizio e così ci rimase fino a quando allo scoppio della guerra fummo sfollati, io e mamma, a Embatkalla. E da lassù guardavamo i continui bombardamenti da parte inglese su Massaua, giorno e notte. E di notte i bagliori delle bombe erano ancor più terrificanti. E laggiù c'era mio padre, al comando di una batteria, e giù mia madre a recitar Rosari.
E dopo l'occupazione, la prigionia di mio padre, la sua evasione con altri ufficiali, la loro latitanza nelle boscaglie tra Nefasit, la Pianadala e Decamerè. Il terrore di essere ripreso quando gli inglesi obbligarono gli uomini dai 21 ai 60 anni a munirsi della famosa "IDENTITY CARD", un cartoncino rosso, e quindi a presentarsi ai vari comandi di polizia. E di li se sospettati, portati al Forte Baldisserra.
Un vecchio ascaro della marina, passato al servizio degli inglesi per necessità di vita, attestò all'ufficiale di polizia inglese che conosceva mio padre perché era un pescatore. E così lui ebbe quel documento. E paradossalmente, per vivere, si mise a fare il pescatore.
E a proposito dei nostri ascari, anche se dovettero cambiare bandiera, i più non lo fecero mai per tradire l'Italia, ma dovevano pur mangiare, avevano le loro famiglie. Il nostro governo i aveva abbandonati.
Tornati io e mia mamma a Massaua da Embatkalla, nell'ottobre del '41, non avevamo nemmeno più casa. La nostra abitazione era nell'area portuale e quindi area interdetta. Oltretutto saccheggiata. Andammo ad abitare in casa offerta da amici a Gherar fino al 1944. Anno in cui mio padre fu invitato dagli stessi inglesi a riprendere il suo lavoro nel porto. Gli dissero "ora siamo alleati, non è una richiesta di collaborazione". In effetti, purtroppo, era così. Ma anche le necessità lo imponevano. E lo inviarono ad Assab a ridare aspetto giuridico alla capitaneria di quel porto e riorganizzare tutta l'attività del porto e dei fari posti sui vari tratti di quella costa. Vi restammo 2 anni e al termine del suo mandato ritornammo a Massaua. Io intanto ad Assab avevo frequentato la prima e seconda media e quindi a Massaua la terza. E dopo una breve vacanza in Italia (devastata) nella estate del '47,al ritorno, il "Bottego" di Asmara. I più begli anni della mia vita quei 5 anni. Cosa era Asmara allora per noi giovanottelli. La più bella gioventù, le ragazze e che ragazze. Ma tanto rispetto e educazione.
Si è vero il decennio 42-52 più triste per noi italiani, lo ha detto Silvano.
E proprio nel 1952 dopo l'abilitazione dovetti raggiungere i miei nuovamente ad Assab.
Devo lasciare continuerò.
Cisi

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20/09/2014 14:26 #23268 da Agau-del-Semien
Narrator Cortese, ringrazio per avermi dato le tue motivazioni.

Agau

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20/09/2014 11:07 - 20/09/2014 11:16 #23265 da Narrante
Rispondo alla domanda del Grande Abissino: le ragioni che ci hanno portato ad amare l'Eritrea.
Le ragioni caro Agau sono molteplici, e si sono sviluppate gradualmente nel tempo vivendo sul posto.
L'Eritrea la posso considerare la mia vera patria, in quanto pur non essendovi nato, vi sono arrivato all'età di 18 mesi.

Quindi è come se vi fossi nato.

I primi contatti, al di fuori della famiglia, li ho avuti proprio con la popolazione del posto che si è sempre comportata in maniera amichevole e non ricordo di aver mai ricevuto offese, comportamenti o parole di rancore.
A scuola eravamo abituati ad avere qualche ebreo e qualche greco. Durante la ricreazione si confrontavano le nostre merende e ci si abituava così alle diversità dei costumi e delle usanze: nel mangiare e nel vestire.
Più grande quando mio padre fu trasferito al porto di Massaua, dovemmo raggiungerlo e conobbi il mare, il porto, i pescatori e una varietà di etnie e di popoli molto più assortita e variopinta rispetto a quella di Asmara.
Quì c'erano molti più arabi, indiani, egiziani, greci, yemeniti che vivevano e lavoravano in comune accordo.
La comunità Eritrea, pur essendo presente, costituiva una minoranza che viveva la diversità religiosa in piena armonia con quella islamica.
A Massaua imparai a nuotare ed ebbi i primi contatti con l'attività sportiva praticando nuoto e pallanuoto nella piscina del Lido di cui allego qualche foto inviatemi da Giacinto:
La piscina del Lido di Massaua



Il pontile su cui sorgeva lo "Yacht Club" di Massaua


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Lo "YachtClub" dove si svolgevano raduni, ricevimenti e organizzavano gare veliche con imbarcazioni costruite dalla cantieristica locale.

Non per nulla Massaua fu chiamata la "Perla del Mar Rosso" .

Non solo per la bellezza ma anche per l'assistenza che altre imbarcazioni, piroscafi in transito sul Mar Rosso, dovessero aver bisogno, dai rifornimenti vari: gas, petrolio, carburanti, generi alimentari vari, senza contare la riparazione e l'assistenza per gli apparati radio ed elettrici di bordo.[/justify]

come vedi non c'è una risposta breve e concisa i motivi sono tanti e tanti ancora.

C'è stato il grave p/b degli sciftà. In genere reclutati in Etiopia, e aizzati dagli inglesi per loro interessi. Interessi che ben presto decaddero in quanto il colonialismo si dimostrò un fenomeno superato dagli eventi..
difatti dovettero lasciare l'indipendenza all'India: Il Grande Gandhi aveva vinto la sua guerra pacifica

ed infine non voglio dimenticare la festa del "Mescal"
che veniva chiamata da alcuni la "Festa della Croce", da altri la Festa della Purificazione...

Che tempi ragazzi! Che tempi! Quanti ricordi!
Ultima Modifica: 20/09/2014 11:16 da Narrante.

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