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L'ANGOLO DELLA POESIA ..... e Di ALTRO

  • Carlo Di Salvo
10/08/2013 09:54 - 10/08/2013 09:55 #19132 da Carlo Di Salvo
A Zacinto

Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque

Venere, e fea quell'isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque

cantò fatali, e il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.

UGO FOSCOLO.

Zacinto = Massaua
greco = Rosso
Ultima Modifica: 10/08/2013 09:55 da Carlo Di Salvo.

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10/08/2013 05:40 #19127 da wania
[justify]X AGOSTO.


San Lorenzo,io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine la tetto:
l'uccisero, cadde tra spini;
ella aveva nel becco un insetto,
la cena dei suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano
e il suo nido è nell'ombra che attende
che pigola sempre più piano

Anche un uomo tornava al suo nido
l'uccisero, disse Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido,
portava due bambole in dono.

Ora là nella casa romita
lo aspettano, aspettano invano;
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito immortale
oh, d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male.


Giovanni Pascoli
[/justify]

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05/05/2013 12:02 #17693 da Francesco
ODE : Il Cinque maggio

di A. Manzoni


Ei fu. Siccome immobile,
Dato il mortal sospiro,
Stette la spoglia immemore
Orba di tanto spiro,
Così percossa, attonita
La terra al nunzio sta

Muta pensando all’ultima
Ora dell’uom fatale;
Nè sa quando una simile
Orma di piè mortale
La sua cruenta polvere
A calpestar verrà.

Lui folgorante in solio
Vide il mio genio e tacque;
Quando, con vece assidua,
Cadde, risorse e giacque,
Di mille voci al sonito
Mista la sua non ha:

Vergin di servo encomio
E di codardo oltraggio,
Sorge or commosso al subito
Sparir di tanto raggio:
E scioglie all’urna un cantico
Che forse non morrà.

Dall’Alpi alle Piramidi,
Dal Manzanarre al Reno,
Di quel securo il fulmine
Tenea dietro al baleno;
Scoppiò da Scilla al Tanai,
Dall’uno all’altro mar.

Fu vera gloria? Ai posteri
L’ardua sentenza: nui
Chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
Del creator suo spirito
Più vasta orma stampar.


La procellosa e trepida
Gioia d’un gran disegno,
L’ansia d’un cor che indocile
Serve, pensando al regno;
E il giunge, e tiene un premio
Ch’era follia sperar;

Tutto ei provò: la gloria
Maggior dopo il periglio,
La fuga e la vittoria,
La reggia e il tristo esiglio:
Due volte nella polvere,
Due volte sull’altar.

Tutto ei provò: la gloria
Maggior dopo il periglio,
La fuga e la vittoria,
La reggia e il tristo esiglio:
Due volte nella polvere,
Due volte sull’altar.

Ei si nomò: due secoli,
L’un contro l’altro armato,
Sommessi a lui si volsero,
Come aspettando il fato;
Ei fe’ silenzio, ed arbitro
S’assise in mezzo a lor.

E sparve, e i dì nell’ozio
Chiuse in sì breve sponda,
Segno d’immensa invidia
E di pietà profonda,
D’inestinguibil odio
E d’indomato amor.

Come sul capo al naufrago
L’onda s’avvolve e pesa,
L’onda su cui del misero,
Alta pur dianzi e tesa,
Scorrea la vista a scernere
Prode remote invan;

Tal su quell’alma il cumulo
Delle memorie scese!
Oh quante volte ai posteri
Narrar se stesso imprese,
E sull’eterne pagine
Cadde la stanca man!

Oh quante volte, al tacito
Morir d’un giorno inerte,
Chinati i rai fulminei,
Le braccia al sen conserte,
Stette, e dei dì che furono
L’assalse il sovvenir!

E ripensò le mobili
Tende, e i percossi valli,
E il lampo de’ manipoli,
E l’onda dei cavalli,
E il concitato imperio,
E il celere ubbidir.

Ahi! forse a tanto strazio
Cadde lo spirto anelo,
E disperò: ma valida
Venne una man dal cielo,
E in più spirabil aere
Pietosa il trasportò;

E l’avviò, pei floridi
Sentier della speranza,
Ai campi eterni, al premio
Che i desidéri avanza,
Dov’è silenzio e tenebre
La gloria che passò.

Bella Immortal! benefica
Fede ai trionfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
Chè più superba altezza
Al disonor del Golgota
Giammai non si chinò.

Tu dalle stanche ceneri
Sperdi ogni ria parola:
Il Dio che atterra e suscita,105
Che affanna e che consola,
Sulla deserta coltrice
Accanto a lui posò.

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30/03/2013 16:57 - 02/04/2013 21:25 #17111 da wania
L'INFINITO di Giacomo Leopardi


Sempre caro mi fu quest'ermo colle
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante,io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei, così tra questa
immensità s'annega il pensier mio
e il naufragar m'è dolce in questo mare.
Allegati:
Ultima Modifica: 02/04/2013 21:25 da wania.

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20/09/2012 05:53 #13955 da Nocerino
Peccato qui non e come face book/ faccia buuka.....
non ce' il clicck "mi piace"!!! :( :) :)
Bravo Francesco tanti saluti a Lucia

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17/08/2012 23:23 #13757 da Francesco
L'Inno alla gioia, su testo del poeta Friedrich von Schiller, è contenuto nel Quarto Tempo della Nona Sinfonia di Beethoven: è una marcia di gioia, festante, scintillante di colori argentini, che accompagna l'uomo che percorre il cammino gioioso della vita.


An die Freude

Freude, schöner Götterfunken,
Gioia, bella scintilla divina,


Tochter aus Elysium,
figlia degli Elisei,


Wir betreten feuertrunken ,
noi entriamo ebbri e frementi,


Himmlische, dein Heiligtum.
celeste, nel tuo tempio.


Deine Zauber binden wieder,
La tua magia ricongiunge


Was die Mode streng geteilt
ciò che la moda ha rigidamente diviso,


Alle Menschen werden Brüder,
tutti gli uomini diventano fratelli,


Wo dein sanfter Flügel weilt.
dove la tua ala soave freme.


Wem der grosse Wurf gelungen,
L'uomo a cui la sorte benevola,

Eines Freundes Freund zu sein,
concesse di essere amico di un amico,

Wer ein holdes Weib errungen,
chi ha ottenuto una donna leggiadra,

Mische seinen Jubel ein!
unisca il suo giubilo al nostro!

Ja, - wer auch nur eine Seele
Sì, - chi anche una sola anima

Sein nennt auf dem Erdenrund!
possa dir sua nel mondo!

Und wer's nie gekonnt, der stehle
Chi invece non c'è riuscito, lasci

Weinend sich aus diesem Bund!
piangente e furtivo questa compagnia!

Freude trinken alle Wesen
Gioia bevono tutti i viventi

An den Brüsten der Natur;
dai seni della natura;

Alle Guten, alle Bösen
tutti i buoni, tutti i malvagi

Golgen ihrer Rosenspur!
seguono la sua traccia di rose!

Küsse gab sie uns und Reben
Baci ci ha dato e uva ,

Einen Freund, geprüft im Tod!
un amico, provato fino alla morte!

Wollust ward dem Wurm gegeben,
La voluttà fu concessa al verme,

Und der Cherub steht vor Gott!
e il cherubino sta davanti a Dio!

Froh, wie seine Sonnen fliegen
Lieti, come i suoi astri volano

Durch des Himmels prächt'gen Plan,
attraverso la volta splendida del cielo,

Laufet, brüder, eure Bahn,
percorrete, fratelli, la vostra strada,

Freudig, wie ein Held zum Siegen.
gioiosi, come un eroe verso la vittoria.

Seid umschlungen, Millionen!
Abbracciatevi, moltitudini!

Diesen Kuss der ganzen Welt!
Questo bacio (vada) al mondo intero

Brüder, über'm Sternezelt
Fratelli, sopra il cielo stellato

Muss ein lieber Vater wohnen
deve abitare un padre affettuoso.

Ihr stürzt nieder, Millionen?
Vi inginocchiate, moltitudini?

Ahnest du den Schöpfer, Welt?
Intuisci il tuo creatore, mondo?

Such' ihn über'm Sternenzelt!
Cercalo sopra il cielo stellato!

Über Sternen muss er wohnen!
Sopra le stelle deve abitare!


F.Schiller

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