La Madonnina del baobab
A qualche km. da Asmara sulla strada per Cheren c’è un gigantesco baobab che fa da cornice a un altarino votivo. Intorno a questo complesso è nata una leggenda: si racconta che in tempi non specificati, nei pressi del grande baobab ci fu una cruenta battaglia, forse fra tribù avversarie o un assalto al vicino villaggio da parte di un orda spietata in cerca di fare razzia e distruzione.
La popolazione fu in parte sterminata, in parte riuscì a sfuggire al massacro e un piccolo gruppo cercò rifugio e protezione negli anfratti che il grande tronco del baobab presenta.
Il gruppo, impaurito e disperato trovò conforto nella preghiera rivolta alla Madonna e lo fece con tanto fervore e devozione che venne salvato.
Fu così che i miracolati si sentirono in dovere di costruire un altarino votivo come noi lo vediamo, meta di turisti che soddisfano la loro curiosità avvicinandosi al gigantesco albero, e luogo di pellegrinaggio per chi ha fede.
Nel tempo qualcuno pensò di porre vicino all’altare un raccoglitore per le elemosine da destinare alla vicina chiesa per le opere di carità, ma si sa, l’occasione fa l’uomo ladro e presto qualcuno si appropriò del gruzzoletto….non passò molto tempo e un individuo del villaggio fu colto da pazzia (malattia assai temuta dagli eritrei) ritennero che l’accaduto fosse il segno per individuare il colpevole che intimorito confessò; da quel giorno nessuno osò più toccare le elemosine. Chiaramente si tratta di leggenda…ciascuno può fantasticare, credere o raccontare così come sto facendo io.
Faccio un’osservazione mia personale: Eravamo nell’anno 1992 quando rivisitammo il luogo del grande baobab, con noi c’era una persona che metteva piede in Eritrea per la prima volta e alla mia esclamazione < che strano, io ho sempre ricordato il grande baobab sul ciglio della strada, invece è decisamente più indentro> e la persona esclamò, ecco le fantasie dei nostalgici, si fanno i ricordi a loro uso e consumo….( o qualcosa di simile) ma quello che mi disturbò fu l’ironia con cui pronunciò la frase, mi riportò ai primi tempi del mio rientro in patria, tempi duri davvero, per l’incomprensione che dimostravano i miei coetanei nei confronti della mia nostalgia per una terra che per loro era insignificante, una terra come un’altra niente di più.
Il frate cappuccino che era con noi, di cui non ricordo il nome, mi venne in soccorso spiegando che si il baobab si trovava proprio sul ciglio della pista percorsa dalle carovane dei dromedari che da Asmara andavano a Cheren e nel bassopiano in generale, ma che più tardi quando l’Italia progettò e costruì( a proprie spese) la rete stradale che congiunge le varie città dell’Eritrea, il percorso venne modificato per esigenze tecniche tanto da lasciare il nostro baobab in posizione arretrata.
Io avevo visitato il luogo da bambina….. (1938) circa 54 anni prima del fatidico 1992… e oggi sono trascorsi ormai ben 22 anni e mi ricordo ancora la voce e l’ironia di quell’incauta persona. Chissà che col tempo non diventi leggendario anche questo mio ricordo.
Marisa Masini