1964: Studio di estetica, ancora

 

 estetica2

Chi è stato in “pensiero” e chi ha “smaniato”  per sapere quei  particolari promessi l’altra volta? …eccoli  allora, sperando di soddisfare tutti cominciando subito con questa n.d.oggi.

Via Mohamed Alì Osman Buri, 24, palazzo Bahobesci, quello bianco, prima di quello verde che sta prima del Municipio che sta davanti al Cinema impero: in questa piccola stradina, subito dopo il n° 24 c’è il “Ristorante Rino” (chi non lo conosce?) e al n° 24, primo piano, un elegante scalone semicircolare di marmo grigio, subito dopo gli uffici della Caltex c’è lo Studio di Estetica: l’insegna è una piccola  placca rettangolare di vetro trasparente molato ai bordi a incorniciare la mia firma: pennarello sottile blu su carta color sabbia:. basta, niente reclame, elenchi delle prestazioni specifiche, orari e numeri. Niente indiscrezioni, si riceve per appuntamento telefonico, si richiede la massima puntualità, si garantisce la riservatezza sia degli”interventi di risanamento”, sia delle rivelazioni segrete, intime, inconfessabili ovunque.

Ovunque ma non qui dove nessuno può sentire ed io… (sembra), non sono una rivale né una sospettata né una con l’amplificatore e tantomeno indifferente alle loro pene. Ascolto e incoraggio e loro, mi accorgo, mi spiano i lineamenti e soprattutto lo sguardo ansiose di trovare il minimo accenno di: ”si lo so, me lo ha confidato la….; stia attenta a….; suo marito ha una casa davanti all’Albergo Hamasien…. si, proprio davanti, non sa che più ci si nasconde….”  Fingo sorpresa anche se non lo è in quanto la cosa mi è già stata confidata proprio dalla “nemica”, colei che si è nascosta giù giù nella macchina appena lui l’ha raccolta in una strada deserta, e si è rialzata una volta nel cortile della casa segreta, nascosta ad ogni invadenza

E in quella casa, a volte ammobiliata di tutto punto, altre con il solo necessario (leggi letto) e romanticamente a lume di candela che chi l’ha affittata non vuole lasciare nomi alla Sedao per l’allacciamento della luca né per l’acqua corrente…. allora candele e bottiglie di acqua Dongollo… ma è tutto più romantico e “il fremito del peccato, del proibito” (sempre dal libro Mai Belà River di Angra)) si amalgamano, anzi è obbligatorio in queste vicende che, senza atmosfera e brividi e paure e rischi e…non sarebbe che una…(devo censurare la fine di questa frase ma tutti, ormai  “maggiorenni”, siete in grado di terminarla a piacimento! N.d.oggi).

Gli uomini dunque si tengono mano, per loro è anche (o  sempre?) una… diciamo avventura per non richiamare la censura, un avvenimento rischioso, e “il meno impegnato”, colui che ha poco da perdere perché è scapolo (quella volta non c’erano i singles n.d.oggi) tratta con il proprietario della villetta acconcia e figura inquilino, poi, si sa,gli uomini sempre  (o forse solo in questo campo) partecipi, compagni, si accordano su orari e divisione di spese etc… No sulla signora o signorina (signorine di tutte le età): raccolgo il pianto di una diciassettenne che frequenta il mio studio più che altro per la consolazione di un’amica “zitella” come me – certo a trent’anni, e già da qualche tempo, in quest’epoca una ragazza diventa zitella – ma anche a una carissima amica, pure se non ho giurato silenzio, riservatezza a Ippocrate, non mi permetto di rivelarle che la moglie di  “lui” si consola con il marito dell’altra e che tutti e due i mariti fanno la corte a…. a…. a…. e anche a me: paradosso, uno di “questi” mi ha telefonato facendo il cascamorto proprio mentre la moglie, distesa sul lettino mi sta raccontando la sua pena. Un diavoletto maligno per un momento mi suggerisce una mossa tremenda: ”Passa il telefono alla signora!” dice, “Oh, non sarebbe neppure divertente….“ E poi il telefono è nel salottino e la signora lontana (niente cordless o cellulari quella volta n.d.oggi) “E poi? ”Ma che poi e poi, che diavolo mi viene in mente? Queste sono cose serie!”; gentilmente saluto il signor… ( stavo per scrivere il nome! E se mai stesse leggendo…. ha avuto paura dottore? n.d.oggi) e riabbasso la cornetta mentre mi domando perché mi hanno insegnato a non “sbattere il telefono in faccia”.

Torno alla “tradita”, mi guarda e  cerco di evitare quello sguardo ansioso ma lontano secoli da ogni sospetto, lo sguardo ansioso è solo perché vuole riprendere lo sfogo del suo dolore e io devo essere lì.

Ha ricevuto una lettera anonima, dice,  e non è la prima, c’è qualcuno - o tanti? - che lo fa di mestiere: scrive quello che vede e quello che immagina…. è successo anche a me: qualcuno si è gentilmente preoccupato di avvisare il mio rgazzo che “tutte le sere gli faccio le corna in una casa a Ghezzabanda accanto alla Moschea”. Ecco, qualcuno che sa i fatti miei perché sa chi è ”il mio ragazzo” anche se rarissimamente ci vedono insieme, ma che non si è informato fino in fondo; si, ha visto bene, tutte le sere vado in quella casa, me lo ha chiesto il dottor Dante Boveri perché massaggi le gambe di un’amabile anziana signora allettata e che, assieme al marito, mi accoglie con infinite feste e complimenti e ringraziamenti.In questa circostanza ha fallito  “il malefico” ma le altre? Chi è? O chi sono? Uomini rifiutati? Donne gelose? Certo un essere diabolico, indeterminabile o forse  soltanto “gente” che non ha niente da fare. E in Asmara ce ne sono troppi. (Il mio spazio è finito anche oggi e i nomi, e gli indirizzi? Beh, anche per questa volta, andate “ancora “ in pace…. n.d.oggi).

Marisa Baratti

(Mai Taclì N. 3-2003)