1964: Studio di estetica, giorno
Non avevo più voglia di numeri, di polize, di certificati d’origine, di orari fissi… quindi, sacrificando tutte le sere de un anno, ho studiato per ottenere un diploma di estetista, anzi due: estetista/visagista e massaggiatrice: qualcuno mi ha anche presa in giro perché, in Italia, con queste qualifiche, i quotidiani pubblicano richiami di altro genere (ora nessuna metafora e allusione, i quotidiani –parlo di Roma- questi richiami li specificano con aggettivi, misure e orari (N.d.oggi) e ho aperto uno studio di estetica in via Mohamed ali Osman Buri, 24, primo piano. Palazzo Bahobeshi, poco prima del Municipio: in questa piccola via, proprio accanto al portone N° 24, è il ristorante “Rino”.
Esami a Torino, apparecchiatura acquistata a Bologna, seguite le operazioni di spedizione dal carissimo amico Fabio Gasperetti, pratiche di dogana e viaggio dalla ditta Vaghi di Franco Celeste, arredamento di studio realizzato dai fratelli Marengo su mio disegno… prodotti francesi: Orlane a Lancom importate appositamente dalla ditta Cappelli; “Il Quotidiano Eritreo”, il “Giornale dell’Eritrea”, “Il Mattino del Lunedì” mi dedicano un bell’articolo di presentazione raccontando cosa faccio e con quali apparecchiature modernissime: Viso – Corpo – Seno, Elettromassaggi (alta frequenza, vibrazione) – Vacuumterapia – Elettrocoagulazione – Elioterapia, cure speciali per l’acne, depilazione; indirizzo, telefono e auguri. Quale migliore pubblicità? Il tutto convince e soddisfa ogni donna, dico “ogni” e quindi comprese le signore snob del Circolo Italiano, del Rotare, del …
Infatti il telefono squilla in continuazione per appuntamenti… si creano perfino lista di attesa e no per curiosità: tornano e ritornano, hanno un appuntamento fisso ogni settimana per la pulizia della pelle o per la depilazione definitiva con ago elettrico, hanno prenotato cicli di massaggi per rassodare e “aggiustare” dove più ne hanno bisogno.
Il lavoro è tanto e ho provato a dire loro che potrei farle massaggiare da una anziana donna eritrea la quale ha imparato benissimo a farlo non so da chi e va a domicilio su richiesta: potrei, dico, cercarla e farla venire qui, mi darebbe una mano, mentre io faccio cose più importanti nella stanza adeguatamente attrezzata lei potrebbe intanto praticare il massaggio manuale in quella attigua preparata per questo… ma no, nessuna vuole essere “toccata” se non da me e questo mi fa molto
piacere ma io sono una e le ore della giornata –anche se non le conto più- non bastano ad accontentarle tutte: non importa, dicono, aspettiamo il turno… E vengono una per volta, qualcuna non vuole, anzi, tutte non vogliono incontrare colei che esce o quella che entra e siccome esigo –e rispettano educatamente- la puntualità, spesso sono costretta a “giocare a nascondino”, facendo “lo scambio”, con chiusura e apertura di porte.
E… bastano poche volte, stima e fiducia accertate, perché l’ora di terapia si completi con confidenze personali, intime, riservatissime… Ognuno di noi ha questo bisogno, deve parlare per liberarsi, o almeno alleggerire il peso di cose… e io suscito fiducia, ascolto, do loro la possibilità di parlare liberamente in un ambiente senza “orecchie spione”.
Io spiro fiducia certo, tuttavia non ho fatto il giuramento di Ippocrate e posso raccontare ogni cosa, storie “terribili” di tradimenti ma molto molto avvincenti. (Angra domanda nel suo libro “Antologia di Mai Belà River” come potessero avvenire tradimenti coniugali e no in una città piccola e pettegola come Asmara dove la maldicenza era pronta a esplodere con fragore di tuono perché costituiva un appetibile difensivo. Nelle stanze del CIAAO, dell’Italia, dell’Imperial? Neanche pensarci. Un pied a terre al palazzo Bahobeshi o Falletta? Da ridere. Scambi ufficiali come dire io ti do una cosa e te… Non ci sarebbe gusto, senza il fremito del peccato e senza fare dispetto a nessuno… No, ve lo dico io ora, con indirizzi, nomi e cognomi… (Oh, a questo punto tu che stai leggendo –se sei uno/a di quelli/e- sussulti e sono certa che fai scorrere lo sguardo più giù più giù nelle righe dove hai paura di leggere il tuo nome: e allora le scriverò tutti minuscoli e li troverai a tradimento, proprio come hai fatto tu con “lei” o con “lui” n.d. oggi).
Quindi iniziamo con il criterio che, circa in ogni “storia”, anzi in questo caso chiamiamola “fiaba” che più si adatta a cose leggere, a sogni, (cos’eleggere per chi le pratica ma insopportabili per chi le subisce, semmai dovesse saperle, e le mie clienti bazzicano la prima ipotesi, rare quelle tormentate dal dubbio e indiavolate nelle indagini per accertarlo), è “lui” che comincia e conduce e organizza (quella volta era lui e noi donne facevamo finta di crederci! N.d. oggi) e allora affitta una casa, da solo o in “multilocazione” con altri fedigrafi, una casa indipendente (senza portiere scrivono oggi le “estetiste” negli “annunci economici” n.d. oggi) di quelle piccole villette a Ghezzbanda o Semel, Villaggio genio o anche in qualche violetto del centro: l’importante è che abbia un giardino e un cancello per entrare con la macchina dopo essersi accertati di non essere spiati.
(A questo punto ci vuole spazio per i particolari e gli indirizzi e i… nomi? Pensate che io… senza tradire Ippocrate al quale no ho mai promesso nulla, dica tutto? Pazienta fino alla prossima volta e… coraggio! N.d. oggi).
Marisa Baratti
(Mai Taclì N. 2-2003)