Littorina e dromedari
Sul sito appare la prima pagina “ufficiale”; non senza difficoltà il Direttore è riuscito a comporla e lo ringraziamo dicendogli, anche che ci piace. Belle le immagini che per noi sono icone eterne, ma voglio soffermarmi su una in particolare.
Si tratta della foto della littorina che discesa dall’altopiano si avvia verso la pianura costiera, il Bassopiano Orientale. Due dromedari cedono il passo ed il cammelliere sembra, ripeto sembra, fare un inchino.
Il vecchio sistema dei trasporti si ferma ed ossequia il nuovo. La tradizione riconosce la superiorità del progresso. La società osserva per giudicare, simbolicamente rappresentata da cinque persone sulla scarpata, a sinistra della foto ed una su quella di destra, sembra, ripeto sembra, non esprimere ancora alcun giudizio.
La foto poi mi ha ricordato le poesie del Carducci: “L’inno a Satana” dove queste considerazioni sono espresse in modo ben più autorevole, e la chiusa dell’ode “Davanti a San Guido” (in entrambe presenti la ferrovia, segno di progresso) mi si perdoni quindi l’accostamento e mi si permetta di ricordarle: …” Un bello e orribile / Mostro si sferra, / Corre gli oceani, / Corre la terra: // Corrusco e fumido / Come i vulcani, / I monti supera, / Divora i piani; // Sorvola i baratri; / Poi si nasconde / Per antri incogniti ,/ Per vie profonde; / Ed esce indomito / Di lido in lido / Come di turbine / Manda il suo grido, // Come di turbine / L’alito spande: / Ei passa , o popoli, /Satana il grande. / Passa benefico / Di loco in loco / Su l’infrenabile / carro del foco….” Rileggendo, non avete ripercorso mentalmente la tratta Asmara Massaua? Oppure:…”Ansimando fuggia la vaporiera / Mentr’io così piangea entro il mio cuore; / E di polledri una leggiadra schiera / Annitrendo correa lieta al rumore / Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo / Rosso e turchino, non si scomodò: / Tutto quel chiasso ei non degnò d’un guardo / E a brucar serio e lento seguitò.” Quale sarà stata invece la reazione, rispetto al Progresso, dei dromedari? Entusiasti come i puledri o apatici come l’asino? Mah chi lo sa! I dromedari sono animali esotici e scorbutici, difficili da capire!
L’ultima volta che ho viaggiato su quella tratta e su quella littorina, è stato nel 1969/1970. Quale direttore della vetreria ex Bencini di Addis Abeba, al mio tempo, di Comello & Di Valerio, dovevo sdoganare una grossa partita di vetro proveniente dal Giappone che indugiava nella dogana di Massaua, una situazione da sbloccare ma poi è facile capire perché.
Mi proponevo quindi di raggiungere Asmara per via aerea e Massaua in littorina, deliberatamente per rivivere una delle grandi emozioni provate da ragazzo, figlio di ferroviere avevo già fatto più volte quel viaggio e non solo, da privilegiato. Mi ponevano sul cofano del motore che era interno all’abitacolo e mi lasciavano fischiare abbassando una apposita assicella ogni volta prima di entrare nelle stazioni intermedie quando compariva un segnale stradale verde raffigurante una “F”, ero al Settimo Cielo!
Ma in quel viaggio, l’ultimo, decisi di farmi accompagnare da mia moglie per non lasciarla sola ad Aba e far rivivere anche a lei quell’emozione.
Saliti sulla littorina, già occupata, ci fu una manifestazione di ammirazione e stima da parte dei viaggiatori Eritrei che non mi sarei mai aspettato, ci lasciarono i primi posti, ci sistemarono i bagagli si sentirono orgogliosi e onorati di averci come compagni di viaggio. Evidentemente ormai gli Italiani non usavano più quel mezzo.
Arrivati però verso Dogali la littorina in corsa fiancheggiò per alcuni chilometri una cruenta battaglia, sul lato estro dai finestrini si vedevano centinaia di soldati etiopici, stanchi, dimessi, molti mezzi militari, un trambusto caotico di cui non si coglieva il nesso. L’artiglieria da qualche parte batteva un fronte a due tre chilometri dalla strada ferrata creando una barriera di fuoco e colonne di fumo sempre sul lato destro quindi ad est. Il clima sulla littorina si fece da festoso a cupo e triste mentre il mezzo allontanandosi lasciava quell’inferno lì dove si stava svolgendo.
Mia moglie non capiva, ha pensato ad esercitazioni, movimenti strani, a qualche incidente per cause naturali. Ma la causa era l’Uomo; le ho spiegato che si trattava di una battaglia ed anche pesante a giudicare dai mezzi impegnati. Beato chi non conosce la guerra, se la sfiora può anche non riconoscerla!
Il soggiorno a Massaua sebbene per lavoro, fu piacevolissimo, la città era ancora tranquilla, ospiti del Sig. Mòllica che era il nostro spedizioniere, fu piacevolissimo. Egli mi conosceva da ragazzo abitavamo entrambi in Piazza del Commissariato esprimeva soddisfazione nel rivedermi adulto ed in quel ruolo non più un monello della Banda della Piazzetta, era un signore nei modi, ma fu categorico nel dirmi che non ci avrebbe fatto ritornare ad Asmara in littorina ma che ci avrebbe fatto accompagnare con la sua automobile ed il suo autista perché sarebbe stato più prudente affrontare il pericolo della guerra in corso, a giudizio di quest’ultimo e rispetto alle circostanze.
Ormai la littorina non c’è più ma quante considerazioni, quanti ricordi può suscitare la visione di una immagine di soli tre centimetri per sei. E’ questa la magia di Mai Taclì. Grazie al Direttore e saluti ai Visitatori del sito.
Cribar, mar. ’15.