I primi Coloni a Cheren
L’amico Mario Piani, ragioniere diplomatosi nel ’58 all’Istituto V. Bottego di Asmara, vive da ormai molti anni in Svizzera e venuto in possesso di una corrispondenza tra una signora ed un parroco ha rilevato e ci trasmette una testimonianza importante e ci scrive:
“Attualmente ha ricevuto tutto un carteggio di lettere della sorella del vescovo di Lugano Mons. Peri-Morosini che fu vescovo alla fine del 1800 ed inizio 1900 Da questo carteggio sono venute alla luce alcune lettere per la corrispondenza intrattenuta con alcune persone (amici e parenti) residenti nel veneto.
Dalle lettere risulta che un gruppo di persone facoltose (si parla di un Senatore del Regno e del Generale Barattieri) hanno deciso di provvedere a mandare in Eritrea. Delle famiglie di agricoltori di buona reputazione e di provata capacità, spesate di tutto per affidare loro nella zona fertile di Keren dei terreni da coltivare.
Come puoi vedere dalle lettere una parte del ricavato del raccolto tornava a questa associazione per invio di altre famiglie e l’eccedenza restava ai coltivatori per esercitare il diritto di riscattare dei terreni e divenire proprietari per poter lavorare in proprio.
Io non conosco la storia italiana in Eritrea prima della mia nascita. Ho cercato in internet (google ecc.) ma non sono venuto a capo di nulla. Non sono “scafato” per certe cose. Il parroco, Don Carlo Cattaneo, ha potuto sapere da me che Keren esiste, è una zona fertile, ai miei tempi molto nota per concessioni agricole (Ertola, Casciani ecc.) io poi ho lavorato anche a Elaberet. Ma più di questo non ho potuto dirgli.
Il mio tentativo è di vedere se voi o altri possono risalire a queste informazioni e dati storici da parte italiana. A lui interesserebbe poter includere nel suo esame delle carte riferimenti concreti, date, nomi e risultati ottenuti in quel di Keren.
Spero che abbiate il tempo e la voglia di interessarvi.
Nel caso non sia possibile fatemelo sapere. Vi ringrazio sentitamente per la vostra pazienza e l’ amicizia.
Un caro e forte abbraccio, Mario.”
- 1) Dalla lettera, da Milano, datata 21 novembre 1895:
E ora le dirò che il Comitato centrale dell’Associazione Nazle per i Missionari fu ufficiato dal Genle Barattieri [sic] per mettere a esecuzione un bel progetto – che sta già per effettuarsi – Il Governatore dell’Eritrea mette a disposizione una larga zona di terreno coltivabile: l’Associazione deve pensare a popolarlo, e comincia già nel prossimo Dicembre a mandarvi un primo gruppo di famiglie di buoni agricoltori, d’una provata moralità: saranno accompagnati da un bravo Cappuccino [sic] scelto dal Pe Provinciale di Roma; per ora si penserà a mandare a diverse epoche 10 famiglie: ogni famiglia riceverà £ 5/m per pagare il viaggio a Heren, per il vitto d’un anno, le scorte e le sementi: al Dicembre 96 si farà il primo raccolto, e ogni famiglia ne pagherà la metà all’Associazione – e ciò servirà di fondo per mandare in seguito altre famiglie: il Cappuccino [sic] fungerà da Parroco e da Amministratore – quando gli agricoltori possano mettersi da parte qualche somma, si accorderà loro altro terreno – e così da mezzadri diverranno proprietarj – Il difficile era di trovare le £ 50/m occorrenti per le 10 famiglie, e ben inteso, a fondo perduto; intervenne la Provvidenza nella persona del Senatore Rossi di Schio (ricco e generoso industriale che ha numerosa Famiglia cattolicone) il quale ha offerto £ 32/m e le altre 18/m si troveranno certamente presto, anzi una parte è già trovata. Io sono proprio elettrizzata da questo progetto, e se fossi giovane andrei volontieri a dirigere que’ lavoratori, che invece ora avranno anche un Cappuccino [sic] laico per dirigerne i lavori.
2) Dalla lettera, da Milano, datata 29 dicembre 1895:
…poi le leggo il giornale che in questi giorni aspettiamo sempre con viva impazienza: se Dio vuole pare che le cose di Africa si mettano bene, ed io ho speranza che si possa venire ad una pace duratura. Intanto il giorno 11 Gennajo 17 famiglie di buoni agricoltori del Friuli partiranno per Keren – e speriamo che sotto la direzione del nuovo Patriarca, Iddio li protegga: credo averle detto che fra le condizioni del contratto fra la nostra Associazione e i Coloni, v’ha la clausola che se essi compiono tutti i patti stabiliti, dopo un anno diventano proprietarj da essi lavorati: per otto anni que’ terreni non pagheranno tassa al Governo; - Naturalmente que’ contadini sono entusiasti di questa combinazione, tanto più che dal loro paese, tanto miserabile partono migliaja d’emigranti per l’America, condotti da speculatori che fanno poi loro pagare cara la confidenza in loro riposta: anche da questo lato è assai raccomandabile la colonizzazione dell’Eritrea.
Caro Mario, non preoccuparti il Reverendo può eseguire le sue ricerche tramite i suoi Confratelli dell’Eritrea, alla Chiesa nulla sfugge e conservano tutto. I Comuni in Italia, ad esempio, quando non hanno modo di risalire oltre i loro archivi si rivolgono alle Parrocchie, quindi….
E’ molto importante invece quanto si rileva da testimonianza di prima mano: il carattere e la moralità di chi andava in Eritrea a colonizzarla, di chi si interessava delle opportunità, negli ultimi anni del l’ottocento e per questo che siamo molto grati a Mario.
Noi stessi ricordiamo di terreni agricoli concessi, a Cheren, alla Chiesa Cattolica. I terreni erano situati nella periferia ad ovest del centro , tra il concentrico del Paese ed il laghetto, dell’acquedotto, di Sciusciufit di quei primi coloni non v’era più traccia, probabilmente rimpatriati alla caduta dell’Impero.
Era però ancora attiva l’azienda, su quei terreni, che veniva condotta a mezzadria dalle famiglie Di Noia, padre e figlio, coltivavano ortaggi, agrumi, tabacco: prodotti di qualità. Non ci risulta ci fossero altri agricoltori né i signori Di Noia facevano parte di quei primi nuclei colà inviati.
A quale destino poi, sia andata incontro la Concessione, dopo la nazionalizzazione del 1975, non ci è dato di sapere e lasciamo la parola a chi abbia più conoscenze e memoria di noi per completare il discorso.
Giugno 2017, La Redazione