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Il personaggio: Roberto Barattolo
Prendiamo lo spunto per riconsiderare la figura di uno tra i principali rappresentanti della nostra Comunità in Eritrea e lo facciamo partendo dalla motivazione che sancisce la sua nomina a Cavaliere del Lavoro, conferitagli nel 1963:
Laureato in Scienze Economiche e Commerciali, si trasferisce giovanissimo in Eritrea, dedicandosi al commercio.
Sospesa la sua attività per la guerra, alla quale partecipa valorosamente, torna in Eritrea dopo la prigionia riprendendo ed ampliando molteplici iniziative economiche. Progetta negli anni cinquanta, il primo nucleo industriale operante nella zona, costruendo uno stabilimento dotato di moderni impianti per la sgranatura e filatura del cotone. Nasce così la "S.A. Cotonificio Barattolo & Co.".
Presto il successo ottenuto persuade il Barattolo ad ampliare lo stabilimento per la filatura (25.000 fusi in totale) aggiungendo un secondo opificio per la tessitura del cotone (424 telai) con reparti di tintoria, stamperia e finissaggio. In un secondo tempo si aggiunge anche un modernissimo reparto per la tessitura e confezione di capi di maglieria. Il grande complesso industriale, che all'inizio utilizzava solo in piccola parte materia prima coltivata sul posto, viene successivamente rifornito esclusivamente dalla S.I.A. (Società Imprese Africane), modesta ed antiquata azienda agricola situata nel bassopiano Eritreo, rilevata dal Barattolo e potenziata al massimo.
Nel 1974 l'intero complesso è formato da: un'estensione di 16.000 ettari coltivati a cotone nella zona di Tessenei, una flotta di autocarri per il trasporto del raccolto agli stabilimenti di Asmara dove si trova il ciclo completo della lavorazione fino al capo confezionato, reparti per la manutenzione dei macchinari, aerei per comunicare con la piantagione, alloggi per il personale tecnico importato dall'Italia, piccola scuola per i figli degli operai ed altre iniziative sociali per il personale. L'insieme dà lavoro per oltre trent'anni a circa 12.000 persone. Nel 1975 le vicende politiche dell'Etiopia portano alla nazionalizzazione di tutte le iniziative imprenditoriali del paese successivamente l'Eritrea guadagna la sua indipendenza. L'intero complesso è oggi nelle mani del governo della neonata nazione Africana. Il Dott. Roberto Barattolo, ha conservato il suo prestigio in Eritrea ed in Etiopia e continua a svolgere un compito importante nei rapporti di collaborazione e di intesa in campo economico e sociale tra questi paesi e l'Italia. E stato presidente del Circolo Italiano di Asmara prima e della Casa degli Italiani poi, nonché presidente del Comitato Esecutivo per l'Incremento dei rapporti tra l'Italia e l'Etiopia."
E possiamo aggiungere che: Roberto Barattolo giunse in Eritrea negli anni trenta, sposò Ferida Mezzadri figlia di una delle famiglie più prestigiose ed antiche di Asmara. E nel giro di trenta anni realizzo la più grande industria tessile dell’Africa. L’Eritrea fu riconosciuta così come il paese maggior produttore di cotone.
Nato nel 1909, Roberto Barattolo giunse in Eritrea nel 1934 fondando un’azienda commercial denominata: Cotonificio Barattolo & Co.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, introducendo in Eritrea capitali avvantaggiato da opportunità economiche costruì il primo cotonificio.
La produzione partì a partire dal 1956 coprendo quasi l’intero fabbisogno del mercato locale.
A partire dal 1956 e sino al 1961 il trenta per cento del capitale, di questa Azienda, passò al Governo Eritreo con un esborso da parte di questo di 315.000 dollari.
Nel giro di dieci anni la capacità produttiva contava 25.000 fusi e 424 telai capaci di lavorare ogni tipo di cotone portando la produzione dalle 1.836 tonnellate, del 1962, a 4.000 tonnellate, nel 1965. Il Cotonificio Barattolo monopolizzava così il mercato eritreo ed etiopico.
Nel 1965 il “Cotonificio Barattolo Share Co. Acquistava la piantagione di cotone di Alighedir sul Gasc
dalla Società Impresito Africane (SIA) iniziando ad esportare il prodotto i Europa e Medioriente.
L’Azienda raggiunse così un assetto definitivo di:
- 16.000 ettari di zona agricola;
- 1.003 ettari rivendicati in proprietà;
- 578 chilometri di strade;
- 13 ponti i ferro;
- 39 ponti in cemento armato;
- 52 chilometri di linee telefoniche;
- Vari pozzi trivellati;
- L’aeroporto di Alighedir;
- La pista d’atterraggio ad Ekit;
- Scuole, chiese, moschee e infermerie;
- Centrale elettrica, stazione meteo e centro per emergenze;
- Le riserve d’acqua per le irrigazioni raggiungevano i nove milioni di metri cubi.
Il complesso dava lavoro a tremila operai di cui il settanta per cento erano donne.
Sul finire degli anni sessanta si ripercosse sull’Azienda la guerriglia tra indipendentisti Eritrei ed Etiopici ed al rifiuto di Barattolo, o quanto meno al suo tergiversare, al pagamento di tasse e contributi ai guerriglieri questi sequestrarono il Direttore della piantagione: il geometra Paolo Baldacci ed alcuni tecnici, tenendoli in ostaggio per circa un mese.
Mentre l’opificio fu anche il luogo della resistenza durante la guerra per l’indipendenza dell’Eritrea. I dipendenti nel febbraio/marzo del 1982 scesero in sciopero a seguito della richiesta etiopica di maggiore impegno non retribuito. Intervennero i militari e settantacinque lavoratori furono internati nelle famose prigioni di“Maryam Ghimbi”.
Tutto crollò quando nel 1975 fu nazionalizzato dal Governo Etiopico e Roberto Barattolo fu costretto a partire sperando in un eventuale rimborso da parte del Governo Italiano.
L’Azienda fu rinominata: “Asmara Textile Company”, ed è così tuttora conosciuta.
M.T. maggio 2016
la Redazione