Danni di guerra corrisposti all’Etiopia

Gian Emilio Belloni, incaricato dalla Redazione (di cui fa parte) della ricerca, ci scrive:

“Ho trovato questa documentazione da dove si evince  che la  richiesta  di danni di guerra  è stata  cumulativa e  non distinta  in campagna per l'Impero e  seconda  guerra  mondiale.  Nel trattato di pace  firmato  a Parigi, stabilirono, dopo la  conta  dei morti presentata  dall'Etiopia, una  liquidazione  di 25.000.000 di dollari USA.”

Ed allega:

“On 18 January 1941, Emperor Selassie crossed the border into Ethiopia near the village of Um Iddla. Two days later the Emperor joined Gideon Force, a small British-led African regular force. The standard of the Lion of Judah was raised again. By 5 May, the Emperor and an army of Ethiopian Free Forces entered Addis Ababa.[69] Following the Italian defeat, the victorious forces faced a guerrilla war carried out by remnants of Italian troops and their allies that only ended in last quarter of 1943 after the formal surrender of Italy.Among other things, the Treaty of Peace with Italy signed between the Italian Republic (Repubblica Italiana) and the victorious powers of World War II on 10 February 1947 in Paris, included Italy's formal recognition of Ethiopian independence and an agreement to pay $25,000,000 in reparations. Ethiopia became an independent nation again, and Haile Selassie was restored as its leader. At the time of this treaty, Ethiopia presented Italy with a bill of its own for damages inflicted during the course of Mussolini's colonial adventure. Claimed were the loss of 2,000 churches, the loss of 525,000 houses, and the slaughter and/or confiscation of six million beef cattle, seven million sheep and goats, one million horses and mules, and 700,000 camels. The bill for this presented to the Economic Commission for Italy came to £184,746,023.[53In addition, these human losses were recorded by the Ethiopians: 275,000 – combatants killed in action; 78,500 – patriots killed during the occupation (1936–1941); 17,800 – civilians killed by bombings; 30,000 – massacre of February 1937; 35,000 – persons who died in concentration camps; 24,000 – patriots executed by Summary Courts; 300,000 – persons who died of privations due to the destruction of their villages. The total was 760,300 human losses. [53] The Italians disputed this huge amount, arguing that the real Ethiopian casualties were half of those losses. [70]

War reparations at 1938 prices, in US dollar amounts:

$ 360,000,000 from Italy:

$ 125,000,000 in Yugoslavia;

$ 105,000,000 in Greece;

$ 100,000,000 to the Soviet Union;

$ 25,000,000 in Ethiopia;

$ 5,000,000 in Albania.

(Traduzione)

“Il 18 gennaio 1941, l'imperatore Selassie attraversò il confine con l'Etiopia vicino al villaggio di Um Iddla. Due giorni dopo l'imperatore si unì alla Gideon Force, una piccola forza regolare africana a guida britannica. Lo stendardo del Leone di Giuda fu rialzato. Entro il 5 maggio, l'imperatore e un esercito di forze libere etiopi entrarono ad Addis Abeba.[69] In seguito alla sconfitta italiana, le forze vittoriose affrontarono una guerriglia condotta dai resti delle truppe italiane e dei loro alleati che si concluse solo nell'ultimo quarto del 1943 dopo la resa formale dell'Italia. Tra l'altro, il Trattato di Pace con l'Italia firmato tra i La Repubblica Italiana (Repubblica Italiana) e le potenze vittoriose della seconda guerra mondiale il 10 febbraio 1947 a Parigi, includevano il riconoscimento formale dell'indipendenza dell'Etiopia da parte dell'Italia e un accordo per pagare $ 25.000.000 di riparazioni. L'Etiopia divenne di nuovo una nazione indipendente e Haile Selassie fu restaurata come suo leader. All'epoca di questo trattato, l'Etiopia presentò all'Italia una propria fattura per i danni inflitti nel corso dell'avventura coloniale di Mussolini. Sono state rivendicate la perdita di 2.000 chiese, la perdita di 525.000 case e il massacro e/o la confisca di sei milioni di bovini da carne, sette milioni di pecore e capre, un milione di cavalli e muli e 700.000 cammelli.Il conto per questo presentato alla Commissione economica per l'Italia ammontava a £ 184.746.023.[53 Inoltre, queste perdite umane furono registrate dagli etiopi:275.000 - combattenti uccisi in azione; 78.500 - patrioti uccisi durante l'occupazione (1936–1941); 17.800 - civili uccisi dai bombardamenti; 30.000 - strage del febbraio 1937; 35.000 – persone morte nei campi di concentramento; 24.000 - patrioti giustiziati dai tribunali sommari; 300.000 – persone morte per privazioni dovute alla distruzione dei loro villaggi.Il totale è stato di 760.300 perdite umane.[53] Gli italiani hanno contestato questa enorme quantità, sostenendo che le vere vittime etiopi erano la metà di quelle perdite.[70]Risarcimenti di guerra ai prezzi del 1938, in importi in dollari statunitensi ammontano a:$ 360.000.000 dall'Italia:$ 125.000.000 in Jugoslavia;$ 105.000.000 in Grecia;$ 100.000.000 all'Unione Sovietica;$ 25.000.000 in Etiopia;$ 5.000.000 in Albania.

Danni di guerra corrisposti all’Etiopia

Sentiamo, a volte, parlare del nostro colonialismo (universalmente noto per la sua atipicità e la tardiva e breve durata e considerato anche che fu un fallimento economico, tanto che noi lo definiamo “colonizzazione”, almeno per l’A.O.I.) per ricordare solo le nostre colpe.

Il vezzo tutto italiano di auto denigrarsi, caricarsi spesso di colpe che non ci appartengono, di mali di cui non siamo responsabili ci porta a ricordare solo quanto di negativo e di efferato è stato compiuto in Colonia (sempre A.O.I.) e si trova enorme soddisfazione quando si parla di aggressioni o occupazioni, guerra sporca, crudeltà, eccidi di civili inermi ecc. ecc. che se accaduti, accaddero solo in tempi di guerra.

La prima valutazione che consideriamo errata: non distinguere, nella vita coloniale, i periodi di pace e quelli di guerra, che l’Impero durò solo cinque anni, ma che la nostra presenza invece durò per oltre un secolo (1869-1975). Le guerre furono tre: la Prima d’Abissinia (1894-1896) e la vinsero loro, la Seconda d’Abissinia (nota come Campagna d’Etiopia, 1935 1936) e la vincemmo noi, la repressione della guerriglia (1936-1937), Seconda mondiale (che lì durò dal 1039 al 1941). Cinque anni e otto mesi di guerra su centosei anni di presenza.

Durante i periodi di guerra successe di tutto e non dobbiamo omettere nulla di quanto ci autoaccusiamo, ma da entrambe le parti contendenti, nei periodi di pace l’attività fu di esplorazioni, lavoro, convivenza pacifica anche se in regime di apartheid, progresso e sana Amministrazione.

Alla resa dei conti comunque come perdenti del Secondo Conflitto fummo costretti a rifondere i danni alla Nazioni che il Conflitto lo patirono ma stando però dalla parte dei Vincitori. In quel contesto fummo costretti anche a risarcire i danni provocati dal precedente conflitto noto come Campagna d’Etiopia.

Hailé Selassie, nel trattarli non ci fece sconti, tutto ciò che avevamo creato sarebbe stato incamerato senza scontare un centesimo, ma in sede internazionale fu dissuaso a richiedere danni circa strutture ed opere pubbliche, inesistenti prima della nostra occupazione e invitato a limitarsi al rimborso per le vite perse che fossero di uomini o animali.

Hailé Selassie allora gravò la mano aumentando a dismisura le perdite, mentre l’Italia ne avrebbe riconosciute la metà, alla fine si giunse ad un accordo forfettario di venticinque milioni di dollari per tutte le perdite da lui richieste. Tutto sommato fu un bene perché pur lasciando perdere le perdite animali, quelle umane non hanno mai un costo adeguato. Così che pagammo venticinque milioni di dollari per settecento settanta mila e trecento vittime umane, ma tutto come meglio descritto dal documento ufficiale.

Nel periodo però degli anni sessanta assistemmo ad una crescita delle attività: Americani ed Israeliani costruirono il nuovo aeroporto di Addis Abeba, tutte le infrastrutture,(Reynold Construction Co.) un doppio sistema di aerofari (Impresa Page), fornirono due grandi quadrigetti. Gli Israeliani (Solel Boneh) oltre ad aver conribuito a quanto sopra, si incaricarono della costruzione della strada da Gondar a Bahar Dhar. I Russi costruirono una grande scuola industriale, sempre a Bahar Dar. Gli Italiani non furono da meno, costruirono a loro spese, un imponente ponte viadotto sul Nilo, un cotonificio ed un villaggio completo dei servizi,(Impresa Mellini & Orsini) sempre in quella zona. Costruirono una diga sull’Awash (Koka, impresa Impresit) e l’elettrificazione della intera valle fino ad Addis Abeba (Impresa SAI) servendo d’energia anche la Capitale. Due centri agricoli sperimentali di grandi dimensioni, purtroppo mai entrati in esercizio, a Waua e Chilgà. Quando chiedemmo notizie circa i finanziamenti, ci dissero che erano a scomputo dei danni di guerra dovuti. Mi chiedo ora: rientravano nei “venticinque milioni” stabiliti nel 1947, di cui abbiamo preso atto, o, era un maggior finanziamento per concorrere, come le altre Nazioni, ad un piano di sviluppo dell’Etiopia?

Ma tornando ai venticinque milioni di dollari: Una sola osservazione ci sia consentita per ripensare alla natura e quantità delle richieste: con duemila Chiese distrutte, l’Imperatore, ci fece pagare forse anche quelle distrutte dal ‘Gragn nel mille e cinquecento? E, settecento mila dromedari forse non c’erano in tutto il Corno d’Africa. Avete mai visto un Abissino cavalcare e combattere su un dromedario? I dromedari li usavano i nomadi e noi non combattemmo mai le Popolazioni nomadi. Ma va bene così, si chiuse la partita e molti Italiani poterono continuare a risiedere ed operare in quelle Terre fino alla loro definitiva espulsione nell’agosto del 1975.

Marzo 2022, la Redazione