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La trasformazione
Sotto i miei occhi, pian piano negli anni Amara ha mutato il suo aspetto, così anche i suoi indigeni.
Nei miei ricordi degli anni 30-40 c’è una popolazione diversa da quella di oggi: Vedo donne longilinee accanto ad uomini dal portamento fiero, scattante grazie ad un corpo snello e ben proporzionato. Oggi le donne eritree non hanno più quell’invidiabile vitino di vespa e l’andatura leggera di un tempo… gli uomini si sono appesantiti a loro volta, che è successo? E’ successo che lo stile di vita è cambiato: nessuno di loro percorre più km. e km. a piedi col solo saltuario aiuto della groppa del fidato arghì, eh no, oggi ci sono i taxi o l’auto privata.
A proposito di taxi è in vigore la buona usanza del taxi in condivisione, trovi sempre per strada un tassista che procedendo a passo d’uomo ti individua, accosta al bordo del marciapiede e con gentilezza chiede se vuoi un passaggio per il centro città, all’interno dell’auto ci sono già diverse persone che subito si stringono per far posto, come puoi rifiutare? Ci si accomoda alla meglio si parte e una volta arrivati a destinazione si chiede “chindei?” Si tratta di pochi spiccioli di birr o di nakfa (la moneta corrente nel periodo in cui siamo.)
Il trasporto è talmente conveniente che ne fanno uso moltissimi eritrei a discapito della propria salute, infatti non esercitando più il salutare podismo dei loro predecessori, sono caduti nella stessa trappola degli europei affascinati dalla comodità che il progresso porta con sé senza valutarne le conseguenze dannose. L’eritreo non ha solo cambiato il comportamento del proprio corpo nei confronti del movimento, ma si è dato anche una alimentazione all’europea pasta e pane sempre ben conditi e abbondanti bevande alcoliche hanno preso il posto dell’angera e dello scirò e magari dell’acqua e pur non avendo abbandonato del tutto la loro tradizionale cucina si accostano molto volentieri agli usi e costumi europei.
Le conseguenze le conosciamo bene noi europei: sorgono malattie cardiovascolari il diabete, ed altre tristezze derivate da uno stile di vita non corretto.
Gli eritrei non conoscevano le suddette malattie né la scomparsa della loro invidiabile silhouette, anche l’abbigliamento ha subito modifiche: hanno imprigionato i loro piedi in calzature inappropriate…e così l’andatura tende ad essere incerta, direi un po’ goffa.
Che dire delle pettinature invidiate da noi europei, tanto da imitarle con scarsi risultati per la natura del capello che ha caratteristiche molto diverse dalle loro.
Per gli uomini non ci sono cambiamenti notevoli, hanno ancora sulla testa il cespuglio incolto di sempre.
Le donne non hanno più le pettinature di una volta con la disposizione delle treccine che denunciava lo stato civile: una volta la disposizione delle treccine aveva un significato preciso, chiaro ed inconfutabile < poco sopra la fronte, il viso veniva coronato da un gruppo di treccine che faceva il giro della calotta, dal centro, diciamo in linea con il naso partiva un altro gruppo di treccine che andava fino al collo, in questo modo la calotta della giovane nubile (vergine vittima dell’infibulazione) era divisa in due parti accuratamente rasate, sul collo si formava il fine treccine che mette in evidenza un ciuffo sciolto e crespo.
Le donne più mature con stato civile coniugate,( in realtà non più vergini) hanno la testa coperta di treccine aderenti al cuoio capelluto e vicine una all’altra fino a coprire tutta la testa con una tale precisione da sembrare uno speciale copricapo eseguito alla perfezione..
Le treccine delle donne eritree sono sempre aderenti al cuoio capelluto e talmente strette appena terminata l’acconciatura che coloro che la sfoggiano sono costrette ad ungere la testa per lenire il fastidio dei capelli troppo tirati, e con cosa ungono la pettinatura per renderla più morbida e lucente? Col burro !
Questo ciò che ricordo e so anche che in altre parti dell’Africa le treccine le usano ma non aderenti al cuoio capelluto, le lasciano pendere dalla testa fino alle spalle, altra moda ma sempre di trecce si tratta data la natura del capello crespo e resistente.
Quante cose si sono fissate nella mia mente per farmi sentire addosso quel mal d’Africa di cui tutti parlano senza conoscerlo e senza provarlo.
Marisa Masini de Bonetti