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 Cara Asmara è il titolo della rubrica sul Mai Taclì 1970-80

Io  ti scrissi subito così:

Come vorrei tu potessi rispondere a voce spiegata affinché tutti sentissero la tua verità!

Sono una ex asmarina affetta da mal d’Africa e fin qui niente di nuovo sotto il sole, non sono la prima né l’ultima né la sola, questo lo so bene. C’è però un ma,  qualcosa che non riesco a mandar giù. Spesso quando se ne parla mi sento rispondere che il mio è  un atteggiamento comune a chi ha nostalgia della propria gioventù, e chi non ce l’ ha? Che è nostalgia di benessere, nostalgia di vita servita e riverita e simili fantasie  Mi dico io, perché non si parla mai di mal d’Europa o mal d’ America? Mai sentite frasi simili, eppure ci sarà qualcuno che  da giovane, è stato bene servito e riverito anche in quei  continenti! Hanno mai pensato queste persone (non vorrei suscitare risentimento in qualcuno per carità ma..) a quanto banale e superficiale sia la loro convinzione sempre che di convinzione si tratti?

Cara Asmara, sono un’inguaribile e per lenire un po’ il mio male vengo a trovarti ogni volta che posso.  Anche su questo c’è chi polemizza e dice di non voler tornare da te per non provare delusioni  nel vederti invecchiata, sciupata, cambiata. Tu sapessi cosa penso di me quando mi guardo allo specchio!  Cerco di andare oltre l’immagine a ritrovare, a ritrovarmi e ci si riesce, credimi.  Il tempo passa, le cose cambiano, il mutare il divenire, sappiamo tutti, ma non cambiano i valori, l’essenza delle cose; i tuoi tramonti infatti sono tali e quali a quaranta o cinquanta anni fà, anzi ora li apprezzo di più, il tuo cielo è sempre di un azzurro particolare, il tuo clima  dolce, le tue euforbie fantastiche, enormi, le tue acacie sono sempre quegli immensi ombrelli leggeri  possenti sotto il sole cocente e benefico. Tutto ciò che è Africa è violento e incisivo, determinato e con un suo perché.

Che dire del cielo notturno cosparso di stelle che sembrano tanto vicine da poterle toccare senza  fatica, e la luna? La tua romantica luna presenta i suoi quarti in posizione diversa da quella che siamo abituati a vedere,, tutto questo esercita un fascino straordinario,  ti fa sentire parte integrante di un tutto, non ti senti più un  “passeggero anonimo” che corre lavora e vive ripetendo sempre le stesse cose senza entrare in simbiosi con ciò che lo circonda, a questo punto penso tu possa dire,  cara Asmara, senza tema di smentita: miei cari figlioli io vi ho stregato con i poteri  della mia natura con la mia terra rossa  le mie ambe viola al tramonto e perché no, vi ho anche inebriato con i miei profumi, da quelli emanati dagli alberi del pepe, a quelli delle spezie più violente come il beberè ed altri più dolci come quelli del ciai speziato, il profumo delle zaituni e quello dei miei fiori. Tutto questo non vi dà un senso di precisa collocazione in un luogo magico? La stessa lingua tigrina è incisiva ed ha un suono cadenzato e a scatti, tanto da avere  condizionato l’inflessione di tutti voi “asmarini.” E te, ricordi come parlavi quando sei tornata in patria? 
Se non sbaglio tutti ti hanno notato, i tuoi parenti italiani e perfino i tuoi professori lo hanno notato, eppure non parlavi la mia lingua e lo stesso hai modificato i tuoi accenti.  Le nenie così ripetitive, il suono dei tamburi che si chiamano e si rispondono con un battere quasi ossessivo non ti facevano fantasticare?

Io credo che da piccola quale eri quando sei venuta da me ti sentissi trasportare in foreste o deserti lontani e là fiabe esotiche con carovane di cammelli si affacciavano alla tua mente, e una volta cresciuta ti credevi eroina di chissà quale sperduto villaggio… non sono così presuntuosa da pensare che solo io piccola città dell’altopiano etiopico possa suscitare sentimenti profondi e subliimi ma so per certo che ho più tempo di ogni altro per guardarmi intorno, so che la mia filosofia di vita, il mio fatalismo portano alla riflessione profonda e senza rendersene conto chi viene da me ospitato si lega talmente alla mia terra da non potersene staccare senza soffrire di “mal d’Africa”.

Credo proprio tu abbia ragione, vecchia Asmara, ma sarai riuscita  a spiegare a chi non ti conosce cos’è mai questo “mal d’Africa?” Sarò presuntuosa, ma se non ci sei riuscita,  io sono contenta, sarà il nostro segreto questa verità non riconosciuta e un segreto ci rende complici, ci unisce e perché no, diverte anche! Sapete invece cosa dico io Asmara agli increduli?: Venite a trovarmi, prometto che sarò clemente ma inesorabile … questa è la mia natura.

Marisa Masini de Bonetti