Il Cimitero di guerra a Keren
Le spoglie mortali degli eroi di guerra riposano in pace nel Campo Santo nella cittadina di Keren, il luogo invita al raccoglimento e preghiera per gli eroi che hanno donato la vita a difesa della nostra bandiera. Li ricordiamo nelle nostre preghiere e mentalmente pronunciamo i loro nomi scritti sulle croci di ogni tomba. Quando passiamo al luogo circoscritto dove riposano i valorosi Ascari ci troviamo davanti a tanti ignoto, ignoto, ignoto, perché? Mi domando sgomenta, perché ignoto il soldato arruolato nell’esercito italiano, volontario o di leva che sia è un soldato dell’esercito italiano come i compagni del terreno accanto.
Io su quell’ ignoto ci leggo valoroso ma non posso pronunciare il suo nome, perché? Il concetto di anagrafe in Eritrea è diverso dal nostro ma esiste ed è una vergogna non rispettarlo, tutti i soldati arruolati dovrebbero essere muniti di una piastrina di riconoscimento, gli Ascari no?
Ancora mi chiedo perché? Semplicemente perché la loro procedura anagrafica è diversa dalla nostra? Ma esiste anche in Eritrea un sistema anagrafico ed è anche semplice. Nei niei viaggi del ritorno in Asmara me lo ha spiegato un anziano che incontravo tutte le mattine nei pressi della scala dello zoppo, la percorrevo per ritrovare le emozioni di un tempo quando di corsa scendevo per raggiungere la scuola e al ritorno salivo, sempre di corsa per tornare a casa, ultimamente non correvo più sulle gambe ma solo con la fantasia, ormai è ciò che mi rimane e sono grata a madre natura per quanto ancora mi dà. Le parole del mio amico: <quando nasce un bambino, (maschio s’intende, la legge è contemplata solo per linea maschile) al nascituro viene imposto un nome che corrisponde a quello che noi italiani chiamiamo nome di battesimo o primo nome, seguito dal primo nome del padre il quale in questo modo compie anche l’atto di riconoscimento di paternità. Per esempio mettiamo che un padre si chiami Abraa Tesfai, al nascituro verrà imposto un primo nome ad esempio Sahalek seguito dal primo nome del padre che in questo caso è Abraha. Iil bambino si chiamerà Sahalek Abraha.
E’ chiaro che possano verificarsi casi di omonimia, ma ciò avviene anche da noi dove però risalendo alla data di nascita il caso è presto risolto. Per gli abissini la data di nascita è avvolta nel mistero credo che nessuno di loro sappia con certezza quale sia la propria età. I più accorti cercano di risalire almeno all’anno di nascita rifacendosi ai vari eventi straordinari della natura, come ad esempio la grande alluvione che spazzò via interi villaggi, oppure la prolungata siccità che spinse i sopravvissuti all’emigrazione di massa.
Il mio amico dichiarava di avere 92 anni non so su quale base asserisse di essere un ultranovantenne, anno più anno meno ha poca importanza perché che fosse molto anziano era una certezza, lo dimostrava la pelle del suo volto le mani aggrappate al bastone che di solito il viandante tiene appoggiato alle spalle all’altezza del collo, erano mani scheletrite, mani annose, i suoi occhi velati dalla cataratta…. La dentatura quasi scomparsa. Ma non la sua mente e la facoltà di espressione esercitata in un italiano perfetto sia per grammatica che per dizione, era stato un Ascaro al comando del Generale Lorenzini durante la battaglia di Keren descritta con dovizia di particolari.
Come non credergli? Il suo racconto svelò anche di essere stato in Italia precisamente a Roma per la grande parata dimostrativa di ciò che il Grande Impero conquistato oltremare offriva al popolo italiano, eravamo negli anni ‘36/’37 se non erro, era il sogno del posto al sole che la popolazione sognava… l’illusione purtroppo durò poco ma abbastanza per fornire a noi ex asmarini un’esperienza unica irripetibile, straordinaria il cui ricordo ci accompagnerà fino al nostro ultimo respiro.
Il personaggio mio amico parlava del passato col massimo rispetto e commozione nella voce, non così quando mi sono trovata a parlare con persone più giovani, di due o tre generazioni oltre la mia….loro non hanno vissuto il colonialismo italiano, lo hanno solo appreso dai racconti di coloro che non avendolo vissuto a loro volta non possono essere imparziali.. pur ammettendo di aver commesso tanti errori in passato non possiamo disconoscere completamente i meriti degli uni e degli atri.
Ma questo non è l’argomento che voglio trattare. Voglio ricordare gli Ascari dal volto fiero illuminato da uno sguardo sincero, fedele che penetra nel cuore e muove al ringraziamento più sentito da parte di un’Italia civile e consapevole.
Marisa Masini