Rita Di Meglio. “ L’eritrea al tempo degli Italiani “ La splendida illusione.
Storia-Legislazione-Realizzazioni.
Edizione Solfanelli Chieti 2022.
Raccontare l’Eritrea, la storia, la nostra presenza, si può certamente fare il periodo è ampiamente documentato. Ogni vicenda umana può essere raccontata, rivista, ma basterebbero nel caso duecento pagine o ne occorrerebbero duemila o ventimila?
Rita Di Meglio, una di Noi, donna di notevole carriera, figlia di un medico che fu un riferimento certo e tra i più autorevoli per la Comunità degli Italiani d’Eritrea, ci lascia una perla; impegnata e di profonda cultura nel suo ultimo lavoro: “L’eritrea al tempo degli Italiani” racconta a fronte di documentazioni, se non inedite, poco conosciute, circa la Storia, la Legislazione. Le Realizzazioni, che hanno segnato la convivenza ed il progresso di Italiani ed Eritrei, in quella Terra a partire dall’ultimo decennio del 1800 e sino al 1975, data del rientro in Patria o comunque dell’abbandono da parte degli Italiani moltissimi dei quali già nati lì.
Il Testo di trecento dieci pagine è composto a due parti: la metà di analisi e documentazioni ben esposte, l’altra metà di immagini, di cui alcune relative alla Sanità, inedite e molto importanti che efficacemente -oltre allo scritto- documentano appunto: la Storia, la Legislazione, le Realizzazioni, che l’Autrice si propone di presentare.
La presentazione della ricerca-racconto, concisa quanto chiara, è riesposta nell’Indice del Testo, che di seguito riproduciamo e che ci evita di scendere in ulteriori inutili considerazioni e che piò consentire anche la ricerca e l’approfondimento per oggetti:
L’ERITREA AL TEMPO DEGLI ITALIANI
- I. Notizie generali e cenni storici ....................................................................... 13
- II. La legislazione - gli organi giudiziari. L’amministrazione .................................... 21
III. Le realizzazioni .............................................................................................. 27
- IV. L’organizzazione sanitaria ............................................................................ 43
- V. L’avvaloramento agricolo. Realizzazioni .......................... ................................ 53
- VI. Le industrie .............................................................................................. 71
VII. Istruzione pubblica e cultura italiana ................................................................. 77
VIII. L’opera umanitaria e civilizzatrice dei religiosi italiani in Eritrea.............................97
- IX. La difesa e la sicurezza ............................................................................ 107
- X. Il tempo libero. Lo sport e lo spettacolo....................................................... 117
- XI. La stampa e l’editoria ............................................................................. 121
XII. I governatori italiani dell’Eritrea.....................................................................123
XIII. Cronologia dell’Eritrea ……………………………………………………………….......................129
CONCLUSIONE ................................................................................................. 143
Oltre all’ampia rassegna fotografica.
Il Testo che potrebbe essere di saggistica è forse più un manuale pratico da cosultare, a nostro parere esaustivo, per chiunque voglia conoscere tutti gli aspetti di quel periodo in quella Terra.
Mai Taclì, Aprile 2022. La Redazione.
Rita Di Meglio. “ L’eritrea al tempo degli Italiani “ La splendida illusione.
Storia-Legislazione-Realizzazioni.
Edizione Solfanelli Chieti 2022.
Presentazione del Testo, di Gian Carlo Stella:
Quando l’Italia iniziò a guardare al Continente Nero, Roma non era ancora capitale e l’Africa quasi tutta occupata da Potenze estere. Solo due gli Stati ancora “liberi”: l’Abissinia e la Liberia. La prima, benché sconfitta militarmente dalla Gran Bretagna nel 1867-68, non era stata ritenuta dai vincitori appetibile e conveniente per investirvi alcunché; la seconda era dal 1822 territorio di rientro degli schiavi afroamericani (“Liberi uomini di colore”) e resa indipendente nel 1847.
L’Africa entrò nella politica italiana per le insistenze di un ex missionario lazzarista che vedeva, nella prossima apertura del Canale di Suez, un motivo di forte sviluppo dei commerci italiani se avesse potuto disporre — nel Mar Rosso — di un punto di appoggio per le navi che lì avrebbero transitato nella nuova rotta da e per le Indie. L’avvenimento era epocale e giustificava l’effervescenza delle acque del Mar Rosso per l’attività di navi da guerra inglesi, francesi, russe e turche, queste ultime a difesa del suo vasto traballante impero.
Da questo momento in poi le azioni italiane non proseguiranno sulla base di una visione politico-strategica, ma vennero trascinate dai numerosi eventi – soprattutto tragici –, che via via si succedettero. Nel febbraio 1885, interpretando il pensiero della Gran Bretagna in quei giorni impegnata nel Sudan, occupò la città di Massaua ed il territorio circostante, allora governata dagli egiziani tenutari per l’impero turco. La condominazione italo-turco-egiziana cessò nel dicembre di quell’anno, con un colpo di mano operato dagli italiani che imbarcarono per l’Egitto la passata amministrazione facendo nascere il “Possedimento italiano di Massaua”.
Con questo atto andò in urto con il Negus Neghest (Re dei Re) d’Etiopia Yohannes IV, che era certo di subentrare alla Turchia al momento dell’abbandono della località. L’assicurazione, affermava, gli era stata data dalla Gran Bretagna nel 1884 (Trattato Hewett). Il conflitto italo-etiopico produsse il combattimento di Dogali (gennaio 1887) ed il rafforzamento dell’amicizia dell’Italia con il negus del lontano Scioa Menelik. Questa amicizia produsse un accordo (Trattato di Uccialli, 1889), con il quale l’Italia ottenne — in cambio degli aiuti dati e del suo impegno militare contro l’imperatore d’Etiopia (morto quell’anno 1889) —, la striscia di terra etiopica che da Massaua si prolungava sino al Sudan.
Ma non fu un regalo; con questa elargizione Menelik si sarebbe liberato di un territorio non suo che gli era estremamente ostile, governato dal figlio di Yohannes IV, ras Mangascià del Tigrè, il più pericoloso pretendente al trono d’Etiopia. La porzione d’Africa conquistata dall’Italia venne battezzata ufficialmente 10 “Eritrea”, nome suggerito a Francesco Crispi dal suo segretario Carlo Pisani Dossi. Eritreo era il nome dato dagli antichi geografi greci al Mare Arabico (Oceano Indiano) ed anche al Mar Rosso.
La colonia nacque con Regio Decreto il 1° gennaio 1890, e perduta militarmente nel novembre 1941 per mano inglese. In questi 50 anni di vita, l’Eritrea ebbe vita propria. Qui si riversarono in tempi diversi decine di migliaia di italiani, che vi costruirono strade, ponti, acquedotti, chiese, moschee, scuole, industrie, città, ecc. Una piccola Italia in miniatura, creata dal nulla ed animata da una straordinaria volontà di fare e partecipare. Non fu una colonia di sfruttamento – non ne aveva la potenzialità -, né di popolamento, ma divenne un luogo dove riconoscersi, vivere e ricreare quanto in Italia non era stato possibile, con uno spirito del nuovo, dell’esotico e del mettersi in competizione. Una comunità tutta particolare, riconosciuta anche dagli stessi autoctoni che non vennero messi da parte. Una piccola Italia da difendere, riconosciuta tale anche da accesi anticolonialisti.
Tra questi rimangono le parole del capofila dei comunisti italiani Palmiro Togliatti, quando nel 1948 si era accesa la discussione del ritorno dell’Italia in Africa: “Il governo inglese, se proprio vuol dimostrarsi nostro amico, perché invece di cominciare da Trieste, non comincia col dichiarare di essere d’accordo che rimangano all’Italia le sue vecchie colonie ?”. Ma da allora ad oggi è cambiato il mondo; sono mutati i punti di vista e soprattutto le morali. Dell’esperienza italiana in Eritrea ci rimane poco.
La Prof.ssa Rita Di Meglio, figlia del Dr. Vincenzo, famoso benemerito medico, in questo volume ripercorre la storia del Paese in tutti i suoi aspetti, mettendo il punto sulla sua evoluzione cronologica e come era stato strutturato. Un lavoro non facile, svolto con tenacia e passione, che sarà di scoperta per le nuove generazioni, un tuffo nel passato per quelli che ricordano e di riferimento per i ricercatori.
Gian Carlo Stella