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GL I EUCALIPTUS

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21/11/2013 09:17 #20357 da La Sirocchia
Dopo un po' di assenze torno a dare il buon giorno a tutti, non ho leggende da offrirvi ma posso dire qualcosa sull'avvenuta presentazione del libro "un askenazita tra Romania ed Eritrea". Non l'ho ancora letto quindi nessun commento sull'opera, sulla presentazione un plauso positivo. Come potete immaginare, mi si è aperto il cuore nel sentir parlare così bene della nostra Asmara, Eritrea, Abissinia, della pace fra le varie comunità esistenti, della comprensione fra italiani e indigeni, delle opere che hanno reso Asmara una delle città più belle dell'A.O
La scrittrice perché ebrea, è stata sottoposta a varie peregrinazioni (che le hanno giovato l'apprendimento di ben sei lingue) la mia famiglia perché aveva un avo despota e ostile alla dignità della propria legittima famiglia, quale migliore occasione per una coppia desiderosa di pace quale erano i miei genitori, di una fuga che li portasse lontano?... Purtroppo le cose sono precipitate e tutti sappiamo come. In quanto a servitù, io ricordo Lamària che sfaccendava per casa, Aptù che ci accompagnava a scuola, Alì che curava il giardino e il magazzino deposito di mio padre che all'epoca si interessava di importazioni dall'Italia per lo sviluppo in Africa Orientale, dicevo che io li ricordo come PERSONE e non come servi! Perché mescolare un sentimento nobile come il mal d'Africa con un banalissimo senso di comodità? Tutto ciò è riferito al periodo pre bellico s'intende.

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21/11/2013 08:33 - 21/11/2013 08:33 #20356 da wania
[justify]Buongiorno Carissimi, siamo al 21 novembre. Oggi a otto:


Ore 13 TUTTI al ristorante "Il Corno d'Africa" via S. Iacopino 12/A per lo zighinì' prenatalizio -un incontro beneaugurante buon Natale buon Anno


Ore 11 QUASI TUTTI a casa mia via Cairoli 32 per la bicchierata dell'Amicizia - un semplice aperitivo cin cin eritrea


Dunque arrivederci e baci[/justify]
Ultima Modifica: 21/11/2013 08:33 da wania.

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21/11/2013 07:06 - 21/11/2013 07:10 #20355 da wania
Allegati:
Ultima Modifica: 21/11/2013 07:10 da wania.

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20/11/2013 08:03 - 21/11/2013 06:49 #20354 da wania
[justify] SIAMO ALLE PORTE CO' SASSI!!

All' epoca in cui Firenze era cintata da robuste mura, le varie Porte - unici pertugi attraverso i quali era possibile uscire dall'abitato od entrarvi - venivano serrate poco dopo la mezzanotte e un'ordinanza del Gonfaloniere imponeva ai ritardatari il pagamento di una penalità pecunaria. Si dice che ogni sera i cittadini in ritardo, trovandosi troppo lontani per giungere in tempo prima che la porta venisse sprangata, lanciassero dei sassi contro il grosso portone per avvertire l'armigero di guardia della loro presenza e che costui, indugiando ancora qualche minuto permettesse loro, almeno a quelli di buona mira di....sgabellarsela per il rotto della cuffia.

Essere alle porte con i sassi significa trovarsi in prossimità di un evento, agli ultimi momenti e noi, ora, siamo prossimi al 28 novembre, un evento importante no? [/justify]
Ultima Modifica: 21/11/2013 06:49 da wania.

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19/11/2013 18:42 - 19/11/2013 18:47 #20353 da Agau-del-Semien
La prima tradizione Abissina

La leggenda del Re Serpente . Questa leggenda è conosciuta nella tradizione orale e nei manoscritti abissini sotto varie versioni, ma qui si trascrive quella che, è la più antica, e di origine locale, mentre le altre, probabilmente, rispecchiano successive modificazioni della stessa, o fusioni di questa con tradizioni analoghe del¬l'Arabia,
Essa dunque narra così : Viveva in Medabai una bellis¬sima giovane che, innamorata e gelosa della propria beltà, non aveva voluto sposarsi, per tema che le grazie delle sue forme si corrompessero.
Un giorno, mentre ella stava tutta nuda al sole, spec¬chiando il bel corpo nelle acque limpide di un torrente, fu sorpresa dal figlio del re, che cautamente l’aveva seguita non visto, e che la prese con violenza, mentre, nascosto fra i giun¬cheti dell'opposta riva, un enorme serpente, che in quel paese era tenuto in conto di Dio, acceso anch'esso di desiderio a quella vista, disperdeva nell'acqua il suo potere fecondatore.
Quando la donna riuscì a svincolarsi dall'amplesso del giovane, sperò purificarsi bagnandosi nelle limpide acque del fiume; avvenne invece che rimanesse incinta e del figlio del re e del Dio serpente.
Per sottrarsi alla vergogna, si ritirò a piangere la perduta bellezza in un bosco, ove diede alla luce un serpente, al quale pose nome Agabòs, ed una bambina.
Essa, soggiacendo al dolore del parto mostruoso, morì; ma Iddio volle che le due creature di lei sopravvivessero e cre¬scessero insieme. Mentre erano ancor piccole, alcuni pastori le videro, e dato l'avviso al paese, fecero accorrere molta gente, la quale chiese alla giovane di uccidere il serpente e di andare a vivere con loro.
Ma essa si rifiutò dicendo : “Come potrei io uccidere mio fratello e il figlio del mio Dio? “.
La gente a quelle parole si tacque e si allontanò timorosa, sperando forse che i disagi e la fame avrebbero in seguito me¬glio consigliato la giovane. Se non che, il serpente Agabòs, cre¬sciuto rapidamente da misurare settanta braccia di lunghezza, e con una bocca spaventosa fornita di settanta denti lunghi cinque braccia, cominciò a dar la caccia agli uomini della con- trada ed a sterminarli, onde in tutto il paese vi fu pianto e. spavento.
Riuscito vano ogni tentativo di lotta contro il mostro, i paesani si rivolsero nuovamente alla giovane, perche, conoscendo come sorella il linguaggio di lui, lo inducesse ad una conciliazione con loro, promettendo di essergli sudditi e di pagargli, come tali, tributo.
La giovane, infatti, assunse il difficile incarico, ma non potè concludere la conciliazione, che a condizioni molto gravose per il paese, che dovette assumersi l'obbligo di fornire al mostro giornalmente dieci buoi, dieci vacche, cinquanta pecore, cinquanta capre, un gran vaso di miele, un altro di latte ed una giovane vergine. I paesani, per tema del peggio, accettarono, e così il serpente Agabòs governò in pace per quaranta anni, consumando ogni giorno l'orribile sacrificio delle giovani che gli venivano offerte, e che, dopo averle violate, divorava avidamente.
Un giorno giunse casualmente dallo Hamasien un uomo, a nome Ghebghebò, il quale, saputa la cosa, disse alla gente di quello sventurato paese: “ Perché, invece di pagare questo orribile tributo, non lo uccidete? “. Ed essi risposero che non lo potevano, ma che si sottometterebbero volentieri a lui ed ai suoi discendenti, se egli fosse riuscito ad uccidere il mostro. Giurò egli allora; ed essi giurarono il patto di sottomissione.
Ghebghebò costruì prestamente intorno al luogo, ove il serpente dormiva, sette successivi recinti di legna secca, e di travi. Poscia dette fuoco alla legna del primo recinto accendendolo a nord, a sud, ad est e ad ovest; e, mentre il mostro, svegliatosi, cercava di oltrepassare il primo cerchio di fuoco, veniva appiccato l'incendio al secondo, e così di seguito, mentre Ghebghebò colpiva il mostro, accecato dal fumo e tormentato dal fuoco, con successivi colpi di lancia e di spada, con tanta bravura e forza, che il serpente, giunto al settimo recinto, già incendiato, cadde estenuato, e fu ucciso con un colpo di scure alla testa.
Dal cranio spaccato del mostro cadde sul suolo insieme al sangue una semente che, sopraggiunte le piogge, germogliò in una pianta fino allora sconosciuta, e che propagatasi rapidamente sotto il nome di taff o tieff (Eragrostis abyssinica), fornì al popolo abissino il suo preferito alimento.-

Agau

Alberto Pollera : Leggende Abissine
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Ultima Modifica: 19/11/2013 18:47 da Agau-del-Semien.

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19/11/2013 08:06 - 19/11/2013 08:09 #20352 da wania
AnnaMary.F ha scritto::silly:
Ultima Modifica: 19/11/2013 08:09 da wania.

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