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GL I EUCALIPTUS

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04/02/2014 06:54 #20863 da wania
[justify]Si, che barba! Buongiorno comunque. Buongiorno! Non s'ha voglia di far nulla, neppure di scrivere; sarà per questo che il forum è vuoto, chissà![/justify]

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04/02/2014 06:48 #20862 da AnnaMary.F
Buon giorno a tutti anche se continua a piovere

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03/02/2014 20:48 #20861 da wania
[justify]hai ragione Ciccì grazie, ho corretto![/justify]

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03/02/2014 18:31 #20860 da La Sirocchia
Lulù continueremo le analisi e daremo retta a Silvano. Cerca di non confondere le "O" con le "E" Succede a tutti, chi i nomi e chi le vocali.

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03/02/2014 12:48 - 03/02/2014 20:47 #20859 da wania
[justify]Grazie CARLO, che bei ricordIi! In uno dei miei viaggi del ritorno, abbastanza recente, ho preso il trenino da Asmara a Nefasit..... l'emozione è stata violenta.....che dirti? non sono una piagnona ma,,, ma su quel trenino avevo il viso fradicio mezzo! !(non mezzo con l'e aperta e lo z dolce,( che vorrebbe dire metà), no no, no no l'e chiuso e lo z aspro.....mezzo vuol dire fradicissimo, inzuppato.......Capisco te che in ferrovia ci sei vissuto là in quella ferrovia là......quanti bei ricordi e quante emozioni e quanto lavoro in quella terra abbiamo svolto....ma che ne sanno gli altri dice Nadia Cucchi.....e quanta ragione Nadai! !Quanta ragione! [/justify]
Ultima Modifica: 03/02/2014 20:47 da wania.

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  • Carlo Di Salvo
03/02/2014 11:34 #20858 da Carlo Di Salvo
Sto rileggendomi "Nell'Affrica italiana" di Ferdinando Martini proprio colui che fu all'inizio tanto avverso all'avventura coloniale dell'Italia in Africa, inviato allora per una missione d'inchiesta per lo scandalo Livraghi-Cagnassi avvenuto in Eritrea agli inizi del 1890, scandalo che si scoprì in seguito montato e ampliato dai giornalisti, come si vede sin dall'unificazione gl'itagliani non sanno fare altro, se solo si limitassero a descrivere i fatti e fare meno politica sarebbe molto meglio.
In seguito il Martini tanto avverso all'avventura coloniale ne fu poi un grande sostenitore divenendo anche governatore civile dell'Eritrea per ben 10 anni.
Fu sotto il governo di Ferdinando Martini che iniziò il progetto della ferrovia che da Massaua sul livello del mare sarebbe salita,attraversando un difficile tratto della Rift- Valley, ai 2.342 m. di Asmara dove giunse nel dicembre del 1911.
In Eritrea,checchè ne dicano certi detrattori che non sanno vedere le cose al di là del loro naso, l'Italia ha lasciato un impronta indelebile della sua civiltà, città che oggi si chiamano oggi Massaua, Asmara, Decamerè, Cheren, Agordat, Adi-Ugri e tante altre non erano altro prima dell'avvento dell'Italia che villaggi o agglomerati di capanne di Tucul che nascevano attorno al Tucul del Ras locale.
Oggi quelle città hanno municipi, chiese, moschee, ospedali, cinema, teatri, piscine coperte, strade ampie ed alberate, acquedotti, fognature, impianti idroelettrici, scuole, bar, ristoranti dove gli eritrei vanno a mangiare gli spaghetti, le pizze e soprattutto al mattino nei bar fanno colazione con il cappuccino e le calde briosc appena sfornate dai panifici.
Tutto questo, volente o nolente, è opera italiana, nelle campagne poi troviamo coltivazioni delle vecchie concessioni, del cotone, e soprattutto degli agrumi portati dalla sicilia, oltre naturalmente a coltivazioni dei frutti locali come banane, papaie, zaituni, hanoni, pompelmi ecc.ecc.
Ma dove il rapporto tra lavoratori eritrei ed italiani era molto cordiale era in ferrovia. Proprio in ferrovia agli inizi del '900 gli eritrei scoprirono ciò che a loro era completamente sconosciuto, cioè il lavoro retribuito, non solo ma in ferrovia iniziarono ad imparare vari mestieri allora ad essi sconosciuti, il manovale, il meccanico, il falegname, il fochista, il capotreno, il capostazione e tutti i mestieri necessari alla conduzione di una ferrovia di montagna.
Durante la guerra feroce con l'Etiopia durata ben trent'anni le ferrovie furono distrutte per usare i binari e le traversine in ferro in rifugi sotterranei per difendersi dai bombardieri etiopici, l'unica cosa che rimase di questo dell'ingegneria italiana fu il suo tracciato con i ponti e le gallerie che rimase intatto.
Quando nel dicembre del 1994 dopo 46 anni tornai nella terra che mi aveva visto crescere l'Eritrea, la prima cosa che andai a visitare fu la stazione ferroviaria di Asmara, con mia meraviglia scoprii che stavano lavorando nei due depositi delle littorine e delle locomotive a vapore, a rimettere in funzione sia le locomotive che le littorine.
Mi meravigliai perché la linea mancava dei binari, mi dissero però i bravi vecchi meccanici eritrei che presto anche i binari sarebbero ritornati al loro posto.
Ho visto in seguito in vari filmati il grande lavoro di ricostruzione della linea ferroviaria da Massaua ad Asmara, vedere i vecchi ferrovieri ripristinare barili di dadi e bulloni arrugginiti dal tempo essere svitati ingrassati e ritornare a fissare traversine e rotaie. Vedere i vecchi andare sui monti a ritirare fuori dai rifugi sotterranei binari e traversine e riportarle sulla vecchia massicciata della linea è stata una operazione titanica.
Oggi c'è gente innamorata di ferrovia che solo per fare il viaggio in treno tra le montagne della Rift-Valley va in Eritrea, ma qui in Italia non si sente mai parlare di questo capolavoro di ingegneria italiana di cui gli stessi eritrei sono orgogliosi di possedere. Il mio pensiero va sempre "ai suoi ragazzi" come li chiamava mio papà, quei ragazzi ormai ottantenni che hanno saputo far rivivere quel gioiello della civiltà italiana, che spero un giorno riprenda a funzionare fino ad Agordat.

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