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C' ERA UNA VOLTA ....L'ERITREA FELIX |
30/01/2011 14:19 #7109
da Sceitan
Sono felice veramente di ritrovarti nella tua stanza.Qui abbiamo sentito l'Asmarinita di ciascuno,ciao Ghezzabandino,a presto rileggere le tue bellissime storielle.Sceitan.
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29/01/2011 21:32 #7097
da Francesco
Cari tutti ,
con il ritorno di Wania ci siamo ricompattati .
Ed i piu' piccini ( lo sceitan ,la cangura , Vicki ed io )
ci consideriamo le mascotte di questa banda eritrea .
Ovviamente la Vicki, d'ora in poi ,sarà asmarina per conferimento , da parte nostra ,della cittadinanza onoraria
Buonanotte.
Francesco
con il ritorno di Wania ci siamo ricompattati .
Ed i piu' piccini ( lo sceitan ,la cangura , Vicki ed io )
ci consideriamo le mascotte di questa banda eritrea .
Ovviamente la Vicki, d'ora in poi ,sarà asmarina per conferimento , da parte nostra ,della cittadinanza onoraria
Buonanotte.
Francesco
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29/01/2011 11:20 #7087
da Francesco
Caro Silvano ,
quindi sei già in possesso del libro .
L'episodio che hai accennato già lo conoscevo .Addirittura ho letto che l'ing. o arch. progettista , dopo il disarmo dell'armatura in legno della struttura , si mise sotto la medesima ( lui solo ) per dimostrare la sua non pericolosità .
Ad Agrigento negli anni trenta , per la realizzazione di una pensillina audace di un distributore Agip , l'ingegnere orogettista si comporto' in modo analogo al suo collega di Asmara .Si trattava dell'ing. Sciascia .Successivamente venne nominato Podestà fino all'invasione americana del luglio del '43.Venne arrestato dai "Tommy" e rilasciato dopo qualche settimana . Negli anni '50 fu mio insegnante di Scienza delle costruzioni ( materia triennale ) .
Ti auguro ,assieme alla tua Lia,un bun fine settimana .
Francesco
quindi sei già in possesso del libro .
L'episodio che hai accennato già lo conoscevo .Addirittura ho letto che l'ing. o arch. progettista , dopo il disarmo dell'armatura in legno della struttura , si mise sotto la medesima ( lui solo ) per dimostrare la sua non pericolosità .
Ad Agrigento negli anni trenta , per la realizzazione di una pensillina audace di un distributore Agip , l'ingegnere orogettista si comporto' in modo analogo al suo collega di Asmara .Si trattava dell'ing. Sciascia .Successivamente venne nominato Podestà fino all'invasione americana del luglio del '43.Venne arrestato dai "Tommy" e rilasciato dopo qualche settimana . Negli anni '50 fu mio insegnante di Scienza delle costruzioni ( materia triennale ) .
Ti auguro ,assieme alla tua Lia,un bun fine settimana .
Francesco
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29/01/2011 10:37 - 29/01/2011 10:45 #7086
da Narrante
Caro Francesco,
E' un libro veramente interessante, sicuramente corredato da belle foto a ricordarci i tempi di una splendida Asmara ma non solo: vedi anche Cheren, Massaua,Decamerè...
Riporto quì la foto di copertina che rappresenta l'aereo della Fiat-Tagliero veramente originale e di cui ho letto, in un giornale edito dal Touring Club Italiano, un fatto realmente accaduto durante la costruzione di tale struttura:-
L'architetto dovette imporsi, pistola alla mano, per farglielo eseguire!
Gli operai eritrei, non avendo mai visto una cosa così, appena smantellata l'intelaiatura in legno, si allontanarono velocemente convinti del crollo imminente...!
Il costo del libro è di € 44,00 - Edizioni Giannini - Napoli.
Asmarinità, Silvano
E' un libro veramente interessante, sicuramente corredato da belle foto a ricordarci i tempi di una splendida Asmara ma non solo: vedi anche Cheren, Massaua,Decamerè...
Riporto quì la foto di copertina che rappresenta l'aereo della Fiat-Tagliero veramente originale e di cui ho letto, in un giornale edito dal Touring Club Italiano, un fatto realmente accaduto durante la costruzione di tale struttura:-
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La struttura tutta ovviamente in cemento armato, nella fase iniziale era sorretta, come avviene in tali casi, da un telaio in legno dove veniva colato il cemento che andava a ricoprire l'armatura in ferro predisposta all'interno
Quando l'opera fu ultimata, l'architetto dette ordine, al capomastro eritreo, di smantellare l'intelaiatura in legno
Il capomasttro rimase sbigottito e si rifiutava di impartire l'ordine a suon di
L'architetto dovette imporsi, pistola alla mano, per farglielo eseguire!
Gli operai eritrei, non avendo mai visto una cosa così, appena smantellata l'intelaiatura in legno, si allontanarono velocemente convinti del crollo imminente...!
Ecco la foto di copertina: Eritrea razionalista
E' una struttura emblematica che ben rappresenta la proiezione verso la modernità che ha caratterizzato il periodo coloniale italiano in quella zona anche per quanto concerne strade, acquedotti, elettrificazione, costruzioni civili, scuole, ospedali, cinematografi, mercato coperto, ecc...,ecc...ecc...
E' una struttura emblematica che ben rappresenta la proiezione verso la modernità che ha caratterizzato il periodo coloniale italiano in quella zona anche per quanto concerne strade, acquedotti, elettrificazione, costruzioni civili, scuole, ospedali, cinematografi, mercato coperto, ecc...,ecc...ecc...
Il costo del libro è di € 44,00 - Edizioni Giannini - Napoli.
Asmarinità, Silvano
Ultima Modifica: 29/01/2011 10:45 da Narrante.
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29/01/2011 08:32 #7085
da Francesco
Buongiorno a tutti .
Allego una recensione per il libro " Eritrea razionalistica "di Sandro Raffone , pervenutami tramite Google alert .
Sandro Raffone: Eritrea razionalista
di: Francesco Fatica
È in libreria lo splendido volume di Sandro Raffone, Eritrea razionalista, Giannini editore, Napoli, 2010, in cui l’Autore, professore ordinario di Progettazione architettonica presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Napoli “Federico II”, documenta le tante realizzazioni architettoniche razionaliste, con splendide fotografie in una veste tipografica elegante, impaginata con cura meticolosa.
Oltre a catturarci con la forma e la cura della grafica, pur lasciando trasparire dal contesto il suo amore per l’Africa e per l’Eritrea in particolare, non indulge mai a licenze poetiche che potrebbero intaccare il rigore scientifico e professionale con cui conduce la sua indagine.
L’Autore si è avvalso di un patrimonio fotografico unico, un patrimonio storico di grande valore documentale (le sue fotografie furono scattate durante l’impero del Negus, quelle del padre nel periodo dell’amministrazione britannica) e di accattivante presa sul lettore, il quale scopre nelle pagine illustrate e nei testi, un’Africa viva e sconosciuta nelle linee moderne nette e geometriche dell’architettura razionalista che si stagliano su di un ambiente esotico che ci ricorda un po’ gli stereotipi del ventennio, ma che vivono di una loro schietta naturalezza.
Nel dopoguerra, il padre, Ubaldo Raffone si era trasferito in Eritrea con la moglie e i figli per esercitare l’attività di medico dove più ce n’era bisogno e subito fu colto dal mal d’Africa che ha preso la vita di tanti italiani: curava gli indigeni, che lo amavano perché vedevano in lui - nei primi anni Cinquanta - un continuatore dell’opera di tanti altri italiani che lo avevano preceduto. Curioso viaggiatore, ha documentato un ambiente storico geografico di grande suggestione, oltre fatti ed eventi connessi all’amministrazione inglese, compresi gli sciftà ed Hailè Sellassiè quando, sul fiume Mareb, prese possesso dell’Eritrea.
Il figlio Sandro, nato in Abruzzo, si trovò in Eritrea negli anni formativi della prima adolescenza ed ereditò dai genitori l’amore per l’Eritrea e gli eritrei. Dopo la laurea a Napoli, nel 1971 tornò dai suoi determinato a fotografare gli edifici razionalisti che fin da studente aveva valutato e ammirato in Asmara e Massaua. Ne è nato così questo coinvolgente libro che documenta l’esistenza di tante valide opere architettoniche, ma anche un ambiente, un modo di vivere e di colonizzare - che traspare concretamente dalle realizzazioni lasciate - ben diverso dalle amministrazioni coloniali dell’epoca.
Molti nostri storici, per i quali vige ancora la damnatio memoriae, hanno spesso denunciato i limiti, le inadeguatezze e perfino le brutalità commesse dagli italiani in Etiopia ma hanno omesso il riconoscimento dell’imponente edificazione che in soli sei anni ha modernizzato il Corno d’Africa. Stupisce però che “il caso architettonico Eritrea” sia stato ignorato anche all’epoca della sua realizzazione, pur essendo in quei tempi in Italia molto vivo il dibattito sui “modi di costruire in colonia”. Questo libro di Sandro Raffone è un’opera destinata a cultori dell’architettura, ma il professore lo ha reso comprensibile appieno anche ai dilettanti e ai profani: infatti nell’introduzione ci ha spiegato che “Il Razionalismo, formato negli anni Venti in Europa dalle istanze congiunte della tecnica e delle avanguardie artistiche si è rapidamente diffuso nel mondo […] e poi [...] ha assunto lo statuto di un linguaggio addirittura in grado di sostituire quell’universalità che in passato era appartenuta alla classicità.
La sua improvvisa manifestazione attecchì nei vari paesi con connotazioni specifiche ed anche, come nei paesi nordici, col termine di Funzionalismo. In Italia riuscì ad affermarsi con un’identità che oscillava tra i retaggi del Classicismo novecentista, del Decò, del Futurismo e soprattutto del Mediterraneo, un’invenzione dei razionalisti per sancire nelle volumetriche solarità dell’architettura vernacolare del Sud, le origini nazionali di un movimento internazionale. La vocazione edificatrice del fascismo insieme alle sue componenti sociali e rivoluzionarie favorì l’architettura moderna che si diffuse ampiamente nelle città, nelle periferie e perfino nei centri storici, ma trovò le migliori condizioni per la sua attuazione in alcune città di fondazione come Littoria, Sabaudia, Pontinia e nelle colonie, Libia, Etiopia, Eritrea, Somalia, Dodecanneso ed Albania”. Nella nostra reazione alla faziosità ideologica ci troviamo confortati dall’obiettività dell’autore di Eritrea Razionalista, dovuta certamente alla sua educazione professionale, ma non escluderei l’essere cresciuto, specialmente negli anni della sua formazione, in un ambiente diverso dal settarismo della scuola e dei media di questa repubblica.
Dunque Sandro Raffone aggiunge oggettivamente che è stata proprio “l’iconicità” di questa architettura realizzata dal fascismo, “a far stendere un velo d’oblio sui meriti costruttivi che quegli anni avevano espresso. Similmente, ma con l’aggravio del colonialismo, è stata disconosciuta la cospicua edificazione nei territori d’oltremare”.
Perfino nel 1936 si era ritenuto di dover escludere dall’attenzione critica opere che si accusavano di essere realizzazioni di “semplici tecnici d’impresa”. Ma invece Raffone ci conforta, spiegandoci che proprio l’estesa diffusione di tante testimonianze, che la critica storica classifica come architettura minore, può rivelare la fisionomia civile di un paese. A questo punto salta agli occhi del lettore il paragone con il colonialismo di rapina di tanti altri paesi e il nostro pensiero va in particolare agli inglesi. Ma voglio criticare obiettivamente l’ipocrita tattica colonizzatrice americana, che proclamando l’orrore per il colonialismo, e l’esportazione della democrazia, elargisce la “liberazione” a popoli oppressi da “strumentali tiranni” allo scopo di rapinare tutte le ricchezze industriali e del sottosuolo, con la supina connivenza del governo democratico da loro instaurato. Quindi “democrazia” come mezzo di asservimento inavvertito dal popolo. Ovviamente queste osservazioni il professor Raffone non le scrive e probabilmente non le pensa neppure, ma mi accorgo di aver divagato troppo, questo aureo libro invece parla soprattutto attraverso tante meravigliose fotografie che generano in positivo il mal d’Africa anche in chi in Africa non è mai stato.
Articolo letto: 178 volte (27 Gennaio 2011)
Allego una recensione per il libro " Eritrea razionalistica "di Sandro Raffone , pervenutami tramite Google alert .
Sandro Raffone: Eritrea razionalista
di: Francesco Fatica
È in libreria lo splendido volume di Sandro Raffone, Eritrea razionalista, Giannini editore, Napoli, 2010, in cui l’Autore, professore ordinario di Progettazione architettonica presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Napoli “Federico II”, documenta le tante realizzazioni architettoniche razionaliste, con splendide fotografie in una veste tipografica elegante, impaginata con cura meticolosa.
Oltre a catturarci con la forma e la cura della grafica, pur lasciando trasparire dal contesto il suo amore per l’Africa e per l’Eritrea in particolare, non indulge mai a licenze poetiche che potrebbero intaccare il rigore scientifico e professionale con cui conduce la sua indagine.
L’Autore si è avvalso di un patrimonio fotografico unico, un patrimonio storico di grande valore documentale (le sue fotografie furono scattate durante l’impero del Negus, quelle del padre nel periodo dell’amministrazione britannica) e di accattivante presa sul lettore, il quale scopre nelle pagine illustrate e nei testi, un’Africa viva e sconosciuta nelle linee moderne nette e geometriche dell’architettura razionalista che si stagliano su di un ambiente esotico che ci ricorda un po’ gli stereotipi del ventennio, ma che vivono di una loro schietta naturalezza.
Nel dopoguerra, il padre, Ubaldo Raffone si era trasferito in Eritrea con la moglie e i figli per esercitare l’attività di medico dove più ce n’era bisogno e subito fu colto dal mal d’Africa che ha preso la vita di tanti italiani: curava gli indigeni, che lo amavano perché vedevano in lui - nei primi anni Cinquanta - un continuatore dell’opera di tanti altri italiani che lo avevano preceduto. Curioso viaggiatore, ha documentato un ambiente storico geografico di grande suggestione, oltre fatti ed eventi connessi all’amministrazione inglese, compresi gli sciftà ed Hailè Sellassiè quando, sul fiume Mareb, prese possesso dell’Eritrea.
Il figlio Sandro, nato in Abruzzo, si trovò in Eritrea negli anni formativi della prima adolescenza ed ereditò dai genitori l’amore per l’Eritrea e gli eritrei. Dopo la laurea a Napoli, nel 1971 tornò dai suoi determinato a fotografare gli edifici razionalisti che fin da studente aveva valutato e ammirato in Asmara e Massaua. Ne è nato così questo coinvolgente libro che documenta l’esistenza di tante valide opere architettoniche, ma anche un ambiente, un modo di vivere e di colonizzare - che traspare concretamente dalle realizzazioni lasciate - ben diverso dalle amministrazioni coloniali dell’epoca.
Molti nostri storici, per i quali vige ancora la damnatio memoriae, hanno spesso denunciato i limiti, le inadeguatezze e perfino le brutalità commesse dagli italiani in Etiopia ma hanno omesso il riconoscimento dell’imponente edificazione che in soli sei anni ha modernizzato il Corno d’Africa. Stupisce però che “il caso architettonico Eritrea” sia stato ignorato anche all’epoca della sua realizzazione, pur essendo in quei tempi in Italia molto vivo il dibattito sui “modi di costruire in colonia”. Questo libro di Sandro Raffone è un’opera destinata a cultori dell’architettura, ma il professore lo ha reso comprensibile appieno anche ai dilettanti e ai profani: infatti nell’introduzione ci ha spiegato che “Il Razionalismo, formato negli anni Venti in Europa dalle istanze congiunte della tecnica e delle avanguardie artistiche si è rapidamente diffuso nel mondo […] e poi [...] ha assunto lo statuto di un linguaggio addirittura in grado di sostituire quell’universalità che in passato era appartenuta alla classicità.
La sua improvvisa manifestazione attecchì nei vari paesi con connotazioni specifiche ed anche, come nei paesi nordici, col termine di Funzionalismo. In Italia riuscì ad affermarsi con un’identità che oscillava tra i retaggi del Classicismo novecentista, del Decò, del Futurismo e soprattutto del Mediterraneo, un’invenzione dei razionalisti per sancire nelle volumetriche solarità dell’architettura vernacolare del Sud, le origini nazionali di un movimento internazionale. La vocazione edificatrice del fascismo insieme alle sue componenti sociali e rivoluzionarie favorì l’architettura moderna che si diffuse ampiamente nelle città, nelle periferie e perfino nei centri storici, ma trovò le migliori condizioni per la sua attuazione in alcune città di fondazione come Littoria, Sabaudia, Pontinia e nelle colonie, Libia, Etiopia, Eritrea, Somalia, Dodecanneso ed Albania”. Nella nostra reazione alla faziosità ideologica ci troviamo confortati dall’obiettività dell’autore di Eritrea Razionalista, dovuta certamente alla sua educazione professionale, ma non escluderei l’essere cresciuto, specialmente negli anni della sua formazione, in un ambiente diverso dal settarismo della scuola e dei media di questa repubblica.
Dunque Sandro Raffone aggiunge oggettivamente che è stata proprio “l’iconicità” di questa architettura realizzata dal fascismo, “a far stendere un velo d’oblio sui meriti costruttivi che quegli anni avevano espresso. Similmente, ma con l’aggravio del colonialismo, è stata disconosciuta la cospicua edificazione nei territori d’oltremare”.
Perfino nel 1936 si era ritenuto di dover escludere dall’attenzione critica opere che si accusavano di essere realizzazioni di “semplici tecnici d’impresa”. Ma invece Raffone ci conforta, spiegandoci che proprio l’estesa diffusione di tante testimonianze, che la critica storica classifica come architettura minore, può rivelare la fisionomia civile di un paese. A questo punto salta agli occhi del lettore il paragone con il colonialismo di rapina di tanti altri paesi e il nostro pensiero va in particolare agli inglesi. Ma voglio criticare obiettivamente l’ipocrita tattica colonizzatrice americana, che proclamando l’orrore per il colonialismo, e l’esportazione della democrazia, elargisce la “liberazione” a popoli oppressi da “strumentali tiranni” allo scopo di rapinare tutte le ricchezze industriali e del sottosuolo, con la supina connivenza del governo democratico da loro instaurato. Quindi “democrazia” come mezzo di asservimento inavvertito dal popolo. Ovviamente queste osservazioni il professor Raffone non le scrive e probabilmente non le pensa neppure, ma mi accorgo di aver divagato troppo, questo aureo libro invece parla soprattutto attraverso tante meravigliose fotografie che generano in positivo il mal d’Africa anche in chi in Africa non è mai stato.
Articolo letto: 178 volte (27 Gennaio 2011)
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08/11/2010 13:52 #6328
da Sceitan
Caro AGAU,ho letto con tanta emozione il tuo scritto sugli ALPINI nelle varie battaglie,e dell'eroico tuo parente morto in quel di Keren,gia in altra occasione se ne parlo'.Francesco trovò un articolo o qualcosa che ne descriveva le battaglie.Anche mio zio Adeodato fù catturato all'Amba Alagi,e poi prigioniere in India,ma avevamo davvero dei grandi eroi ,e nessuno li rammenta in questo paese,loro festeggiano i partigiani(come non fossero stati fascisti,treaditori)Ti ringrazio per il resoconto perfetto che hai fatto,io a quel tempo non ero ancora Legionario.Ti abbraccio fraternamente Sceitan.
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