Quegli occhi!
Nei giorni di Pasqua è andato in onda alla televisione il documentario”I bambini e la guerra”
Mi ha colpito soprattutto la parte che riguardava i bimbi africani. Quegli occhi… sarebbe stato meno doloroso che fossero stati occhi pieni di lacrime, che i bimbi facessero i capricci, come i bambini del nostro mondo cosiddetto civile.
Invece no, sono occhi senza lacrime, dove in fondo c’è tutto il male del mondo. Ci guardano con quei grandi occhini che spiccano sul viso macilento, non parlano, ma dicono tutto con quello sguardo: uno sguardo che non ha più lacrime, che non sa nemmeno che cosa chiedere e a chi. Ho trascorso la mia infanzia non solo in città come Asmara, dove il contatto con i bimbi eritrei era forse più sporadico, ma anche in piccoli paesi come Adi Caieh o Adi Grat, dove era naturale vivere vicino ai bambini del posto, che forse erano sporchi, scalzi, o malvestiti, ma che avevano negli occhi tanta voglia di vivere, di ridere, di scherzare.
Le mamme portavano i loro piccoli addormentati avvolti nella “futa” dietro la schiena, ed erano sorridenti; preparavano la “borgutta” e nei giorni di festa lo “zighinì”. Non sapevano cosa fosse la fame, non portavano disperate i loro figli morenti, scarni e con il pancino gonfio a cercare aiuto senza neanche sapere dove trovarlo.
Adesso anche la terra sembra diventata ostile: senza acqua e senza frutti.
E i bambini lanciano i loro sguardi, muti e disperati, e chiedono aiuto. Non facciamoglielo mancare, anche se sembra quasi impossibile trovare una soluzione.
Noi, però, ricordiamoci che abbiamo trascorso la nostra infanzia e la nostra gioventù vicino ai loro padri e ai loro nonni, in giorni felici, non solo per noi ma, forse, anche per loro.
Non dimentichiamo quegli occhi!!
Silva Tosi
(Mai Taclì N. 6-2004)