Ritorno al passato
Ritorno al passato: forse sarebbe più giusto dire “passaggio al presente”.
Ho terminato tristemente il mio scritto precedente con una fotografia sulle ginocchia. Incomincio questo con un CD sul computer. Che salto! Infatti ho ricevuto da Margerita un CD “viaggio in Eritrea”: me lo ha mandato sapendo che ne sarei stata certamente lieta, e non poteva essere altrimenti.
Ho cominciato così a viaggiare con quelle foto, seguendo le vie dei ricordi.
La serie inizia con un panorama di Asmara sul quale svetta il campanile della Cattedrale. Nella foto successiva c’è una vecchia auto: ecco questa sarà la mia auto, salirò proprio su questa per iniziare il mio viaggio. Certamente proverò la gioia di ritrovarmi in luoghi conosciuti e cari, ma anche la delusione di trovare tanti punti oscuri: non riconosco più certi luoghi (cinquantasei anni trascorsi lontano sono tanti!).
Mi avvio su per viale Mussolini, i palazzi sono sempre uguali, solo le palme sono più alte; le auto parcheggiate sono moderne, la mia fa un po’ ridere, ma mi serve per ricreare l’atmosfera della mia gioventù; due operai indigeni che lavorano sulla strada mi dicono “ciao”: evidentemente ricordano ancora la lingua italiana.
Sul viale fa sempre mostra di sé il glorioso cinema “Impero”. Quanti film ho visto lì, nei primi anni, quelli anteguerra in bianco e nero, poi qualcuno in lingua inglese a colori.
Mi ricordo che un giorno sul giornale eritreo uscì a grandi lettere la pubblicità di “Film italiani provenienti da Assab”, che novità!
Poi le commedie “60 secondi di amore” con Anna Miserocchi e le operette: la prima che ho visto era “Cincillà”.
Mi fermo davanti al mercato, pieno di coloratissime mercanzie e di gente vociante. Passo davanti alla Moschea con il suo bel minareto. Ritorno indietro e mi avvio verso il bassopiano e comincio ad incontrare una fila di cammelli con i loro conducenti, un villaggio di tucul all’ombra di qualche euforbia fiorita.
Sulla strada passano due donne curve sotto il carico di fascine, un piccolo gregge di capre ed asini pascola nel prato lungo la strada.
Ed ecco il baobab con nell’incavo la statua della Madonnina. Mi fermo, recito un’Ave Maria alla Madonna che sembra riconoscermi e dirmi sorridendo: “ti ricordi quando venivi qui da ragazzina con mamma e papà e avevi fretta di scappare perché i tuoi amici ti aspettavano nella piazza di Cheren?”.
Una visita doverosa è al cimitero militare: quanti nostri giovani vi sono sepolti! Allarga il cuore però vedere con quanto amore è curato questo luogo: ogni tomba ha vicino un cespuglio fiorito.
Tante tombe di soldati ignoti anche di ascari. Nessuno piange sulle loto tombe e il mio cuore è molto triste per questo.
La sera termina con uno stupendo tramonto che infuoca il cielo.
L’ultima tappa è Massaua: il porto, il suo mare e laggiù, come un miraggio l’isola verde. Voglio andare in barca fino all’isola come una volta: la sabbia brucia, come brucia il ricordo della gioventù, dei tuffi nell’acqua salata, dei primi timidi amori.
Il CD termina con le bandiere Eritrea e Italiana incrociate.
Lascio la vecchia auto dove l’ho trovata e ci lascio anche un pezzettino del mio cuore: chissà se chi lo troverà si ricorderà ancora di me.
Silva Tosi
(Mai Taclì N. 2-2005)