Le attività Italiane in Colonia
Giunti in un paese ove vi erano soltanto delle primitive costruzioni cilindriche a tetto conico costituiti da una struttura rudimentale di rami secchi e frasche, detto agdò in tigrino e tukul in arabo, si sentì la necessità di produrre materiali da costruzione atti a erigere costruzioni solide e ben più civili.
Fu così che i nostri primi coloni iniziarono a produrre i laterizi, dei quali, l'Italia aveva grande tradizione.
Cercate e trovate le zone ricche di argille atte alla produzione si costruirono inizialmente piccoli impianti di semplice tecnologia ove la materia prima si poneva in vasche scavate nel terreno per la decantazione e purificazione delle argille.
Foto della Fornace per Laterizi
Gli impasti avvenivano a mano passando da una vasca all'altra e correggendo opportunamente le miscele ed aggiungendo paglia triturata alle argille.
La foggiatura dei mattoni pieni - questo il prodotto principe delle prime fornaci - avveniva su piazzali predisposti. Alcuni operai disponevano di piccole casseforme , normalmente l'equivalente di due mattoni. Questa piccola forma era posta sulla superficie del piazzale, gli operai riempivano dette forme di argilla ben impastata ed umida, il materiale eccedente si rasava con una asticciola e quindi si sollevava il piccolo cassero lasciando sul piazzale due conci parallelepipedi, due mattoni.
Dopo due o tre ore di esposizione al sole, i mattoni ancora umidi si coprivano con delle stuoie e cosi si otteneva la totale evaporazione dell' acqua di impasto dall'argilla evitando rotture e fessurazione che si sarebbero avute con una rapida evaporazione dell'acqua di impasto. La paglia impastata con l'argilla dava una maggior consistenza in essiccazione e migliorava la successiva cottura quando i conci essiccati venivano posti in forni a pignone per la "cottura" e la definitiva irreversibile trasformazione dell'argilla.
A quei tempi il combustibile usato per la cottura era la legna che si otteneva dall'abbattimento degli alberi la segatura. I forni a fiamma verticale erano a produzione intermittente essendo necessarie quattro fasi di produzione.
1 -Caricamento dei mattoni secchi all'interno del forno posizionandoli in modo da lasciare al centro uno spazio vuoto per l'inserimento del combustibile solido (legna).
2 -Accensione del fuoco e relativo tempo di cottura che variava dai 5 agli 8 giorni raggiungendo temperature intorno agli 800° C.
3 - Raffreddamento del materiale cotto che si otteneva in circa 3 giorni
4 -Scarico del materiale cotto.
Gli impianti di questo tipo creavano un indotto notevole tra le popolazioni locali se si considera che gli operai indigeni impiegati, nell'intero ciclo produttivo, erano intorno al centinaio per produzioni di circa 3000 mattoni ogni 10 giorni, o se si vuole, 9000 mattoni pieni/mese.
Le dimensioni dei mattoni pieni prodotti in colonia erano principalmente di due tipi:
il, 25 x12 x 5.5 cm. e il, 26 x 13 x 6 cm.
Questi pionieri permisero nel tempo di realizzare i fabbricati di Asmara, Decamere, Cheren; si, l'Eritrea intera dal nulla.
Mi permetta l'amico Cristoforo Barberi riprendere dal suo scritto questa frase:
"Colonizzazione”: Trasferimento di individui in un territorio diverso da quello d’origine per insediarvisi stabilmente con fondazione di nuove città.
Qui, desidero ricordare la Famiglia Riva che iniziò la produzione di laterizi a Cheren intorno al 1910.
Agau (Gennaio 2016)