In  tigrinià la chiamavano Base, i Begia la chiavano Bade, alcuni cartografi, Badi.

Gli etiopici la  chiamano,  Medzaua. Faceva parte di una delle province governate da un Bahar-nagasì del Seraè.

Massaua

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Con Maometto ancora vivente iniziarono le migrazioni di musulmani nell'arcipelago delle isole Dalhak  e sulle coste del Samhar in Abissinia.

La rapida diffusione religiosa fu facilitata dalla già esistente  presenza di numerose popolazioni arabe giunte dalla costa orientale del Mar Rosso, Jiddah, Hijaz e Hadramawt  che  per  prime abbracciarono la  nuova  religione.

 Nel 613 p.C.n. sbarcarono a Massawa (مصوع)  musulmani seguaci di Muhammad, mandati appunto dal profeta per chiedere ospitalità alle  genti abissine e al sovrano cristiano di Axum. I 15 musulmani diedero origine  alla prima piccola Egira (هجري الصغيرة).

Successivamente  nel 615 p.C.n.  giunsero altri 80 discepoli guidati dal cugino di  Maometto , Ja'far ibn Talib.

Per i due  eventi suddetti i massauini- arabo - islamici considerano l'isola di Massawa terra islamica  sacra, vantandosi di aver abbracciato l'islam   prima  delle genti della Mecca.

 Verso il 650 p.C.n. , parecchie migliaia di arabi delle tribù Rabi'a e Mudr giunsero tra i Begia, dal villaggio  di Yamama della  penisola  arabica,  in particolare nel Sahel dando vita ad una  vera e propria predicazione  della  nuova religione.

Molti 'ulama' (علماء الدين) spostandosi nel Samhar e nelle regioni vicine iniziarono l'opera di proselitismo  e sposando donne locali diedero origine a nuove tribù, quali gli 'Ad Sceikh, il cui fondatore era stato  lo shaykh  al-Amin del quale  in quelle zone si conserva un ricordo particolare. Gli   'Ad Mu'allim,  (tribù degli insegnanti dell'islam - المعلمين الإسلام ) , ed altre.

Intorno all'anno 831 il gran capo dei Begia, Kanun Abdel-Aziz, già evidentemente musulmano dal nome, divenne vassallo del Califfo Abdallah Giamh con il quale firmò un accordo ove si impegnava a mettere a disposizione del califfato (الخلافة) tutto il territorio dei Begia, dall'estremo confine di Assuan fino alle isole Dahlak  e a Badi'(Massawa).

I doni scambiati fra il califfo ed il capo dei begia, durante l'accordo, furono:

un turbante di seta (عمامة الحرير), una  tunica di lana (سترة من الصوف), e un mantello (عباءة), da parte del califfo, mentre Kanun regalò una lancia (رمح).

Altra popolazione che tra le prime pronunciò l'atto di fede, shahada, furono i Giaberti. In Abissinia con il nome Giabarti si indicano tutte quelle razze che divennero e sono tuttora  musulmane.

 

Massawa città sacra musulmana?

                                                                                    مصوع المدينة المقدسة للإسلام؟

I massauini musulmani, sha'ab Massawa(,شعب مصوع)persone di Massawa,  rispondono affermativamente dai lontani tempi del califfato delle isole Dahlak al periodo del dominio ottomano e l'egemonia nel 1545 da essi data ai  Balau  e nominando il loro capo , il loro legittimo deputato il na'ib(النائب) .

Intorno al 1843  l'Ambasciatore francese residente in Massawa ottenne dalle autorità ottomane  il permesso per la costruzione della prima  missione e Chiesa Cattolica Apostolica Romana da erigersi sull'isola di Massawa.

Apriti cielo!

Tutta la  popolazione musulmana- ovviamente i "dotti", come sempre, aizzarono anche gli umili - insorse contro il sacrilegio nel dare spazio alla futura chiesa cristiana sul sacro suolo musulmano, o almeno così unilateralmente definito. Infatti, si tenga  presente, che  tutta quella  zona  era  già parte  del Regno  Cristiano di Axum.

Comunque sia, il mufti di Massawa, certo Ali abu Ilama Muhammad Nur,  reagì violentemente  contro il permesso dato dalla Sublime Porta considerandolo un gravissimo affronto fatto a tutta la  popolazione islamica dell'isola di Massawa.

Tentò ripetutamente si sollevare le così dette "  vere genti massauine",  gli islamici. Inascoltato, il mufti si ritirò in esilio  sull' isola Deset dell'Arcipelago delle Dahlak.

Ancora una  volta, il desiderio di potere, da  parte  dei preposti alla guida  delle genti,  l' erronea e  cattiva interpretazione degli Scritti mise in evidenza  gli interessi egoistici, la  faziosità del mufti e delle guide spirituali, gli a'imma (الأئمة).

Se il mufti Ali abu Ilama Muhammad Nur fosse stato onesto con se stesso, in primis, e con il suo popolo musulmano successivamente, avrebbe ricordato - magari lo facessero anche ai giorni nostri - quanto riporta la Sura 29, al versetto 46:

" E non disputate con le genti del Libro (Cristiani) se non nel modo più cortese, eccetto con quelli di loro che agiscono ingiustamente, e dite : Crediamo in ciò che è stato fatto scendere a noi e in ciò che è stato fatto scendere a voi; il nostro Dio e il vostro Dio non sono che un Dio solo. A lui noi siamo sottomessi."

Mi si permetta una riflessione partendo da quella socratica:" Conosci te stesso" e ripresa dai mistici musulmani, i sufi,  che  l'ampliarono e la completarono: 

"Colui che conosce se stesso (la sua anima),   conosce l'Assoluto".

I fanatici, gli integralisti, i manipolatori di deboli menti, si sbarazzino della loro faziosità, delle falsità e delle aberranti  interpretazioni  e se vogliono essere dei veri Credenti  inizino ad intraprendere il giusto cammino,  il suluk (  سلوك) indicato dai mistici.

Qui ricordo un pensiero  del poeta persiano Nasir Khusraw:

"Predicano bene nella moschea agli umili,

del paradiso, del bere e del mangiare,

gridano alla speranza, urlano con forza,

come se i presenti fossero degli asini in attesa

dell'orzo."

Lamas  Niudegee