VECCHI COLONIALI
Gli Acquisto, Giuseppe ed i figli Pasquale e Vincenzo.
Agricoltori, allevatori in Elaberet a circa trenta chilometri da Cheren sulla direttrice di Asmara. La vocazione primaria e specifica era stata la coltura degli agrumi, si portavano dietro un antico retaggio in questo campo e da qui l’ispirazione al titolo che Giacinto Fiore da alla ricerca dedicata loro ed alle loro attività nella rivista “Eritrea 1949” edita lo stesso anno dalla Tipografia Francescana.
Tutti noi ricordiamo che sul viaggio per Cheren dopo alcuni chilometri, scesi da Teclesan, il paesaggio cambiava alle brulle semidesertiche falde dell’Altopiano, seguiva una zona più verde, cambiava la vegetazione, si aveva un clima più mite si arrivava così nella fascia del Mediopiano occidentale. Iniziava entrando in una vasta conca appunto non era pianura ne valle stretta tra montagne. Una vasta conca che prendeva il nome da un rivo “Acqua Fresca, Elaberet nella lingua locale ”tra qualche sicomoro, che sul fondo la percorreva tendendo a giungere nel fiume Anseba che circoscriveva, ad ovest, la Conca. Stimo fossero cento/centocinquanta chilometri quadrati. Si insediarono gli Acquisto ed i Casciani.
La prima Aziende che si attraversava era quella che diventò di Vincenzo Acquisto riduttivamente non citato nella ricerca di G. Fiore. Appariva una bella villa su una collina, lato destro della strada per Cheren a parecchie centinaia di metri dalla stessa e l’edificio della stalla. La strada attraversava, tagliandola invece, l’Azienda di Pasquale (entrambi eredi del capostipite Giuseppe), separata dalle piantagioni da una famosissima, lunga ed alta siepe di buganvillea sempre fiorita che per anni ha rallegrato, in ogni stagione, i cuori di chi viaggiava su quella strada.
Giacinto Fiore fa presente delle difficoltà trovate all’impianto, che iniziarono piantando una tenda (i Casciani invece si fecero un tucul) ma ne dimentica una forse la più importante. La Conca era disseminata di grandi massi erratici di granito, sparsi per mano chi sa di quale gigante in chi sa quale deglaciazione; massi durissimi di due/tre metri cubi del peso di oltre dieci tonnellate l’uno che vennero frantumati e rimossi così che non mancò la pietra per le opere di contenimento, miglioria e per le abitazioni. Per il resto lasciamo la parola a Giacinto Fiore, che segue:
La Conca d’Oro in terra d’Africa.
Aziende agricole Eredi di Pasquale Acquisto.
(di Giacinto Fiore, da “Eritrea 1949” rivista edita dalla Tipografia Francescana).
Schiette figure di pionieri ha l’Eritrea; schiette figure di uomini che ne hanno scritto la storia ed il progresso con pagine di duro lavoro.
Nel 1894: un uomo pianta la sua tenda in una valle deserta, ad Elaberet: nella zona non vi sono strade, non abitazioni, nessun europeo: vi sono soltanto sterpi, cespugli, solitudine e silenzio.
Ma solitudine, desolazione e silenzio non sgomentano GIUSEPPE ACQUISTO: pianta la tenda, medita un suo progetto; e certo per esso e nel ricordo vive una ridente plaga d’Italia, perché, volto alla valle esclama: «Questa diverrà la Conca d'oro dell’Africa».
E si accinge all’opera: sradica sterpi, sbarbica cespugli, dissoda, bonifica; i disagi di una dura esistenza gli sono di Sprone... : e i primi alberelli di arancio, di limone, di mandarino, si affacciano al sole africano, e mettono fronde, si ammantano di fiori, si punteggiano d'un colore acceso di frutti: è sorto il primo agrumeto.
La tenda, frattanto, si è mutata in casetta, il primo pozzo è stato scavato, qualche indigeno, pazientemente istruito, coadiuva nell’opera il pioniere, al quale, nel 1898, si è unito il figlio quindicenne Pasquale, che sarà poi degno continuatore dell’opera paterna.
Passano gli anni, ed ognuno di essi li vede entrambi intenti al lavoro, ognuno di essi segna un ampliamento, un miglioramento; e sarà il figlio, nei momenti di maggior difficoltà e di più acuto disagio a rincuorare il padre, ad esortarlo ed a far rinascere in lui fede e volontà.
Gli alberi si moltiplicano, i pozzi aumentano, una rete di canali e di tubazioni porta nei poderi l’acqua, preziosa linfa vitale; la terra, inerte da' millenni, premia con generosità la opera dell’uomo; la valle ha perso il primitivo aspetto selvaggio e s’è ingentilita d’alberi verdi, d’alberi fioriti, di frutti gialli, verdi, dorati; un penetrante profumo di agrumeti in rigoglio è nell’aria: profumo della Conca d’oro.
Nel 1904 Pasquale Acquisto si reca in Italia, e ne ritorna nel 1906, con la madre, le sorelle ed il fratello; ricostituita la famiglia, il lavoro prosegue con maggiore impulso.
Passano altri anni: lungo la bella strada che congiunge Asmara a Cheren, ormai divenuti centri abitati, una lunghissima siepe di buganvillea fiancheggia gli estesi e numerosi frutteti; e l’eccelsa dovizia del suo violaceo manto s’avventa ad abbellire la comoda ed elegante abitazione ove ha ora sede la famiglia Acquisto.
Attorniato dai, figli e dai nipoti, Giuseppe Acquisto chiude, nel 1921, la laboriosa, faticata esistenza; l’ha preceduto, tre anni prima, la moglie Rosa, forte tempra anch’ella, che amorevolmente, pazientemente affiancò il marito nei lunghi anni della sua dura opera.
La Conca d’Oro dell'Africa, lasciato il regno delle fantasie e dei progetti, s’era ormai tradotta in rigogliosa realtà.
Pasquale Acquisto, figlio maggiore e che ha in sé le caratteristiche della forte fibra paterna, continua con il fratello e i famigliari, alacremente l'opera del padre. La moglie Ninfa, madre di ben undici figli, tutti nati e residenti in Africa, si spegne a 50 anni, ed a 59 Pasquale Acquisto, sofferente d’una infermità agli occhi; entrambi si spengono in piena maturità, minati da lunghi anni di sacrifici e di fatica; ma lasciano negli undici figli, buon retaggio eli sicuro avvenire. L’azienda prospera; net 1941 gli eventi bellici le inferiscono però un duro colpo: devastata, gravissimi danni vengono arrecati alle piantagioni, agli impianti idraulici, mentre tutti gli attrezzi agricoli vengono asportati: gli Acquisto non abbandonano il campo, non si sgomentano: molto lavoro, un’ ingente spesa per riattare e ricostruire riportano l’azienda, in brevissimo tempo, al precedente grado di floridezza.
I vari poderi che formano, oggi, le aziende Eredi Acquisto Pasquale, si estendono su di una vasta àrea; di essa, 11 ettari sono occupati da rigogliosi agrumeti, da fiorenti colture di caffè, e da piante da frutto tropicali (mangos, annoni, psidium, papaie, pompelmi) ; i restanti 108 ettari ospitano colture cerealicole stagionali, o sono adibiti a pascolo ed a produzione di foraggi.
Notevole, ed ottima, è la produzione in agrumi ed in frutti tropicali il caffè (Moka enaria) è di qualità assai pregiata; molta cura vien dedicata ad alcuni appezzamenti ove hanno dei vigneti, in fase di progressivo ampliamento.
Il problema dell’ irrigazione è stato risolto con la costruzione di numerosi pozzi, dai quali delle motopompe immettono l’acqua nella fitta rete di canali e di tubazioni che intersecano, i vari poderi. Inoltre (e questo impianto richiese un notevole complesso di lavori e un elevato impiego di mezzi finanziari) altra acqua viene prelevata da una sorgente; essa giunge all’azienda per mezzo di ben quattro chilometri di tubazione, ed alimenta varie vasche e cisterne.
Grazie alle cure costanti dei suoi titolari, l’azienda è in continuo sviluppo; ed è degno di lode che, malgrado la difficoltà sempre crescente di collocamento dei prodotti frutticoli (ormai esuberanti per la diminuita popolazione del territorio), in essa si tende sempre a maggior incremento, sorretti da una onesta fede in un migliore avvenire.
Oltre alla villa padronale, l’azienda è dotata di magazzini, depositi attrezzi, e di ben costruite Stalle ospitanti una trentina di capi di bestiame lattifero e da lavoro; essa si vale di propri automezzi per il trasporto dei prodotti.
Mèta di visite illustri, nel passato, attualmente l’azienda è diretta dai fratelli Giuseppe, Luigi e Francesco Acquisto, che non mancheranno di portarla a sempre maggior floridezza; essi, come il nonno e il padre, hanno saputo cattivarsi rispetto e devozione dai nativi, ai quali sono larghi di soccorso e di assistenza; per cui si può dire che Giuseppe e Pasquale Acquisto rivivono degnamente nell'opera dei figli e dei nipoti.