L’Ultimo Ras
Alula Engidà (1847- 1907 secondo alcune fonti, 1827-1897 secondo altre fonti quindi con grandi discordanze e pertanto date meramente orientative) fu l’ultimo Ras cui venne affidato il governatorato dell’Hamasien da parte del Re dei Re dell’Abissinia. Fece appena in tempo e veder nascere la Colonia Eritrea ad opera degli Italiani e l’Impero d’Etiopia ad opera di Menelik.
Ma tra i dati certi possiamo ricordare i suoi momenti di gloria:
La vittoria a Dogali (1887) dove alla testa delle sue truppe annientò una colonna Italiana di cinquecento uomini, diretta al forte di Saàti, al comando del ten. Col. De Cristoforis. Se ne salvarono solo ottanta abbandonati per morti (vedi M.T. n°1 del 2008: “Mi ha bruciato un braccio per vedere se ero vivo”) e qualche ostaggio preso come trofeo da esibire al suo Negus (vedi M.T. n°2 del 2010: “Dodicenne ostaggio di ras Alula”).
La partecipazione alla Battaglia di Adua sotto le insegne di Menelik (1896) dove la sconfitta degli Italiani bloccò ogni altra nostra velleità per i successivi quarant’anni.
Il suo sacrificio politico: quando con il Trattato di Uccialli del 2 maggio 1889 viene riconosciuta la sovranità italiana sull’Eritrea, riconosciuta poi come Colonia a sé stante con decreto del Re d’Italia il 1° gennaio 1890.
Questo Ras della regione più periferica dell’Abissinia, quella che a settentrione si incunea tra i Bassipiani, costituiva la barriera contro l’Islam che aveva anche combattuto con valore per contendere loro il controllo dei Bassipiani stessi che tradizionalmente razziava, non serviva più.
La lungimiranza di Menelik, che aiutato anche dagli Italiani: cartografi militari, etnografi e scienziati oltre che rifornito di armi moderne, aveva conquistato i vasti territori del sud, fece sì che rinunciasse alla regione governata da ras Alula in favore dell’Italia. Il vecchio Ras rientrava in Etiopia; la stabilità politica, dell’area, era ormai saldamente tutelata dalla presenza italiana, la convenienza di mantenere buoni rapporti, con l’Italia, assodata ancora di più dopo la loro vittoria ad Adua.
Dove sorgeva la sua residenza: due modestissimi tucul ed una “admu”, vennero costruiti due serbatoi dell’acquedotto di Asmara data la predominanza altimetrica di quella collina.
Cristoforo Barberi. Nov.’15