Azienda Zooagricola di Hal (Marazzani)

Stefano Marazzani Visconti, agricoltore allevatore modello, fondò e resse un’azienda all’avanguardia alla quale diede grande sviluppo, anche dopo la caduta dell’Impero. Abbiamo spesso ricordato l’azienda Casciani e De Nadai quale centro viscontiagroalimentare primario in Eritrea, quella di Marazzani non fu da meno e merita quindi, nell’ambito dei nostri ricordi, d’essere anche egli menzionato riportando la scheda dedicatagli da Giacinto Fiore nella sua Rivista (numero unico) Eritrea 1949 edita dalla Tipografia Francescana. Le due aziende, a parte la capacità d’esportazione di De Nadai, sono per molti aspetti comparabili: la vasta estensione, gli impianti d’irrigazione; le colture: stagionali, perenni, frutteti e l’allevamento del bestiame con capi-esemplari importati, le rendono per certi aspetti assimilabili. Anche Stefano Marazzani ha onorato il lavoro e la qualità italiana ed ha lasciato un segno in quella Terra:

Azienda Zooagricola di Hal-Halè.

Del Conte STEFANO MARAZZANI VISCONTI

 

Questa importante azienda zooagricola, che vanta un rapidissimo sviluppo ottenuto in pochissimi anni, grazie ad un imponente complesso di opere poste in atto in brevissimo tempo con ingente impiego di mezzi, possiede uno splendido patrimonio boschivo, costituito da oltre 50.000 alberi, 15000 dei quali piantati in questi due ultimi anni: Casuarine, cipressi - notevoli, questi, nelle due specie funebris e pyramidalis - e che non s’incontreranno in nessun’altra azienda, gelsi, ricini, in ordinati filari od in ravviati viali uniscono in felice connubio estetica ed utilità. Ogni appezzamento, ogni campo, ogni riquadro è delimitato o fiancheggiato da alberi, assolventi a una duplice funzione: ornamentale e di frangivento.

Incastonata tra il verde di un esteso parco, circondata d’aiole e di siepi fiorite, la sontuosa villa gentilizia domina la Concessione; poco discosto da essa, gruppi di fabbricati civili e rustici.

L’azienda, che ha sede nella zona di Hal- Halé, al 33° chilometro della strada Asmara-Adi Ugri, ha vita dal 1938; si estende su di una superficie di circa 300 ettari, dei quali 22 veramente e totalmente irrigui. In essi hanno dimora agrumeti, campi sperimentali, colture cerealicole, e, soprattutto le coltivazioni neces­sarie per una ricca e razionale alimentazione del bestiame lattifero (principale cura dell'azienda), della cui alimentazione le vaste colture possono dirsi sussidiarie.

Per dotare di acqua abbondante e continua i 22 ettari irrigui, sono state compiute imponenti opere di sbancamento, livellamento e drenaggio. Il vitale problema idrico ha avuto, in questa azienda, una soluzione perfetta e razionalissima, ed ha richiesto notevole somma di lavori, eseguiti tutti su progetti del Titolare.

Da due sorgenti, l’una scoperta (e la cui superficie filtrante verrà ancora aumentata fino a poter mantenere un carico d’acqua di tre metri sulla conduttura principale) l'altra coperta, con lunghissime gallerie sotterranee fra le due testate tubo da m. 1 in cemento e soprastante bloccaggio, l’acqua, attraverso le due tubazioni principali diramantisi in migliaia e migliaia di metri di tubazioni minori, defluisce ai vari appezzamenti; ed è da notarsi che ognuno di essi, ogni podere, ogni campo, ogni riquadro fruisce di una propria presa.

Altre notevoli opere idrauliche sono compiute: margini e ponti sul torrente che attraversa il parco; una diga di sistema spagnolo per mantenere a livello le acque; ponti sul fiume che percorre la concessione, e, nell’estesissimo settore destinato a prato stabile, due sbarramenti a martello, formati da gabbioni, al fine di produrre un benefico allagamento della zona, durante le piene; una diga il cui compito è di dare alle acque del fiume il livello sufficiente a farle defluire alle due testate della sorgente, in funzione sussidiaria dopo la stagione delle piogge; infine, un pozzo di emergenza, dotato di motopompa per l'irrigazione dei campi sopraelevati.

Dei 300 ettari dell’ azienda, 22, come si è detto: veramente irrigui e per tutto l’anno, ospitano colture a rotazione ed agrumeti; 100 sono utilizzati a colture cerealicole stagionali; i restanti 180 a prato stabile. Una centrale elettrica, mu­nita di due gruppi da (8 HP convoglia ai vari settori dell’azienda, attraverso una estesa rete, l’energia e l’illuminazione necessarie.

Oltre a 2500 piante di arancio, mandarino e limone hanno sede negli agrumeti; pur non raggiungendo un forte sviluppo per motivi di clima e di ambiente, esse danno tuttavia frutti abbondanti e pregiati, specie gli aranci, ritenuti superiori per qualità a quelli di Cheren.

Sono in fase di sviluppo, dal campo sperimentale a quello pratico, colture di meli, susini, peri; questi ultimi hanno fruttificato per due volte in un anno; e forte impulso vien dato alla coltura della vite, con talee recentemente importate dal­l’Italia. Nei frutteti hanno dimora delle piante da frutto tropicali, in via di esperimento, come il banano, la canna da zucchero, ed altre.

Ampie estensioni sono occupate da coltivazioni di erba medica, che si presenta qui fittissima e perfetta, e della quale possono essere praticati dodici tagli all’anno; da coltivazioni di erba elefante, della quale può esser effettuato il taglio ogni cinquanta giorni, e che rappresenta uno fra gli alimenti più ricchi; e dal trifoglio alessandrino, la cui utile caratteristica è di poter essere presentato verde al bestiame. Notevole posto è pure dato a colture di lino, di patate americane, di patate da seme.

La conservazione di rizomi della fibra “Ramiè”, la più pregiata dopo la seta, ma di estrema delicatezza, la coltura di una qualità di grano del Kenia che non va soggetta alla ruggine, e quella del girasole da seme speciale, sono da annoverarsi come i più importanti fra' i molti esperimenti in corso nell’azienda.

Interessante un sistema di coltivazione abbinata dell’erba elefante con il granturco; questo sistema permette, non appena raccolto il primo di avere in efficienza la coltura della seconda, sostituendo canali ai culmi. Tutte le coltivazioni erbacee sono intensive ed a rotazione continua; ne de­riva una continuità di taglio per tutto l’anno

Nella zona destinata a prato stabile sono in esperimento colture di grano; ed un ettaro di terreno irriguo ha già prodotto, nel 1947, quintali 15, risultato certamente notevole. Nella zona sono stati costruiti fabbricati per abitazioni, magazzini stalle ed ufficio ed è sorta ora una azienda  a sé per la coltivazione del grano su terreno irriguo su una estensione superiore a 25 ettari Il fabbisogno idrico è soddisfatto da un pozzo il cui livello è quasi a fior di terreno e da altre opere idrauliche.

La produzione di foraggi dell’azienda si aggira sui 3-4000 quintali annui, di cui circa duemila assorbiti dai bisogni dell’azienda stessa. La concimazione è praticata con concime naturale.

L'azienda, che inizialmente, per la vastità ed il numero delle opere rapidamente portate a termine, ebbe ad impiegare numerosa mano d’opera, attualmente come dipendenti conta sei famiglie di nazionali e circa cinquanta operai indigeni; il numero relativamente limitato è frutto della razionalità degli impianti e della perfetta organizzazione.

II conte Stefano Marazzani Visconti è stato il primo, in Eritrea, ad esperimentare l’allevamento del bestiame lattifero con criteri nuovi per queste terre. Contrariamente all’opinione diffusa che non fosse attuabile od utile, un ingentilimento delle razze locali avvalendosi di riproduttori europei, egli non esitò a far giungere dall’Italia due splendidi tori di razza  bruno-svizzera ed olandesi, iniziando subito esperimenti di incrocio con esemplari scelti della razza locale Aradò; sbarazzandosi di molto bestiame non utile per il suo scopo che era: di ottenere pochi esemplari scelti e capaci di una forte e costante produzione lattiera. Egli studiò ed eseguì attentamente l’andamento  dei primi incroci e  contemporaneamente impresse maggior impulso  alle varie  coltivazioni, ben sapendo che esse gli sarebbero state necessarie per procurare al bestiame quell’alimentazione ricca che è indispensabile per una produzione lattiera alta e costante.

Morto il toro di razza bruno-svizzera che non aveva dato notevoli esemplari, si valse, per gli incroci, del riproduttore di razza olandese: Maurizio acquistato, dal dott. Giuseppe Pellini di Soresina. I risultati, brillantissimi, vennero a sfatare  l’opinione che poco si poteva ottenere dai riproduttori olandesi. Il toro Maurizio infatti, splendido per mole e potenza ha dato ben 675 figli!

Gli esperimenti e gli studi proseguono; vengono eliminati i vitelli maschi, e mantenute in allevamento le sole femmine, e anch’esse selezionate; l’andamento lattifero viene controllato sino al secondo, ed anche al terzo parto, e se non risulterà soddisfacente, si eliminerà il capo dall’allevamento; viene istituito - e lo si trova in questa sola azienda - un cartello segnaletico che sarà guida preziosa per seguire giornalmente vita e produzione di ogni singolo capo, di cui il cartellino reca nome, anno di nascita, paternità e maternità, caratteristiche, parti, malattie e dati giornalieri sulla produzione lattiera.

Esemplari scelti, splendidi per manto, taglia, peso e per le caratteristiche riproducenti: quelle della razza olandese paterna, sono il frutto di lunghi e costosi esperimenti e di un costante ed intelli­gente studio; e la media lattifera di questi capi (litri 13,5 al giorno per 10-11 mesi) è chiara dimostrazione di notevole successo confermalo ancor più dall’aumento di media raggiunto in questi ultimi tempi.

Lo scopo di un ingentilimento di razza, unito ad una produzione rilevante con un numero di capi limitato, è stato cosi brillantemente raggiunto; 65 esemplari - e non bisogna dimenticare che fra essi ve ne erano con vitella lattante, o di indisposti, e di quelli in via di ultimazione del periodo di lattazione – davano, già nel 1947, una produzione giornaliera di oltre litri 550, produzione notevolissima e splendida affermazione che premia anni di sacrifici, di studi e di spese ingentissime. Tale produzione è ora aumentata, come si è detto, notevolmente, il che è indice di costante progresso.

Fra il bestiame predetto si annoverano esemplari che hanno raggiunto, ed alcuni anche superato i 30 litri al giorno; moltissimi poi si mantengono per lunghi periodi su medie oscillanti fra i 22 ed i 25 litri di latte giornalieri. Attualmente l'azienda si vale di tre riproduttori, cui ven­gono presentate, opportunamente scelte, le fattrici.

Se attenta cura è dedicata costante- niente all’allevamento del bestiame, non minor cura è dedicata alla sua alimentazione, che vien mantenuta ricca ed abbondante.

Un riproduttore di razza York ed alcuni suini sono allogati in ampia porcilaia dotata di vasche e cucina per la preparazione dei mangimi.

Un’officina meccanica ben attrezzata, la centrale elettrica ed un molino per cereali completano l’attrezzatura dell'azienda, mentre in numerosi fabbricati e tettoie sono allogati i magazzini per granaglie, per gli attrezzi agricoli, i trattori, le trebbiatrici, le presse meccaniche ed a mano, gli automezzi e le ingenti scorte in pezzi di ricambio, pompe e motopompe, ecc. In fabbricati civili hanno sede gli uffici e gli alloggi per il personale, cui è data ogni assistenza.

L’azienda, importantissima nel campo dell'alimentazione, creata e sviluppata con larghi e moderni criteri, può quindi esser additata, senza tema di esaltazioni, e, specie nel settore zootecnico, ad esempio e modello. 

Tratto da: “Eritrea 1949”, di Giacinto Fiore, edito da Tipografia Francescana di Asmara.