DONNE D’ERITREA IV

Aristocrazia eritrea

LILET ESAS dell’etnia Mensa’ Bet Escihacan

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Premessa

I Mensa’ si dicevano e si dicono di pura origine araba. Infatti il loro capostipite di nome Zed o Zayd, apparteneva, come da loro credenza, alla principale tribù della Mecca, quella dei Quraishiti, della quale aveva fatto parte il Profeta Mohammed (Maometto) in un suo ramo minore detto degli Hashemiti o Beni Hashem. La stessa denominazione Mensa’ dovrebbe derivare, a mio parere, dall’arabo man sa’a ossia colui che lotta per vincere..

Detto questo, passiamo di nuovo a Zayd. Egli, per ragioni soprattutto economiche, aveva lasciato la natia Arabia e, attraversato il Mar Rosso, si era stabilito in Dancalia, ed esattamente nella penisola di Buri a sud di Massaua ove aveva impiantato un piccolo ma lucroso commercio carovaniero. Tuttavia i suoi discendenti, per sfuggire alla enorme calura di quelle zone, si erano spostati verso nord e si erano insediati nella fertile, fresca e salubre valle del Laba ai piedi del monte Saber a circa 1670 m. di altezza.

Nella loro migrazione verso il nord i Mensa’ avevano raccolto, come clienti, o avevano assoggettato, le famiglie di pastori che trovavano sul loro cammino Da ciò derivò la costituzione sociale a base aristocratica che trovava la sua espressione in una classe di nobili Shiumagallé       discendenti dai rami principali nei quali, per ragioni di comando, si era divisa la progenie dei Mensa’, ossia i Bet Ebrahé (Casa di Ebrahé) e i Bet Escihacan  (Casa di Escihacan) con sedi principali la prima a Gheleb e la seconda a Mehlab , non lontane da Keren.

A quei nobili, divenuti proprietari terrieri, gli “assoggettati” chiamati Tigré avevano l’obbligo di pagare, in cambio del terreno dato in pascolo, una specie di tassazione consistenti in bestiame, o altri beni, a seconda le circostanze. La loro lingua era ed è chiamata Tigrè e deriva, pur non somigliandole foneticamente, dall’antica lingua semitica ghe’ez , di origine sudarabica, rimasta fino ad oggi la lingua liturgica dei cristiani copti.

La religione di ambedue i gruppi e quella dei loro soggetti era ed è l’islamismo. Tuttavia, grazie alla presenza e alla predicazione di religiosi cristiani (cattolici, copti, protestanti), una piccola parte dei Mensa’ di ambedue i rami si era convertita al cristianesimo. Cosicché troviamo che verso la metà del secolo scorso si potevano contare tra i Mensa’ circa un migliaio di cristiani mentre il resto era costituito da circa quattro o cinquemila musulmani.

Da tener presente, a proposito della nostra Missione Cattolica, che a Mehlab era stata eretta una piccola chiesa, con annessa scuola ove, insieme alla religione veniva insegnata a scrivere la lingua tigré, fino allora soltanto parlata. L’aver rese scritte quelle lingue, come il trigrino, il tigré e il cunama, fino allora parlate ma non scritte, fu un importantissimo mezzo di acculturamento dovuto alla nostra “deprecatissima” presenza coloniale in Eritrea, ma soprattutto allo zelo e al sacrificio dei nostri missionari.

 A tal proposito ricordo ad esempio, per ciò che concerne la lingua tigré, il Vocabolario tigrè-italiano del padre cappuccino Francesco da Bassano (al secolo Bernardino Pellegrini). Si tratta di un lavoro d’immensa mole e di grande valore e primo vocabolario in detta lingua che meriti tale nome nell’ampiezza del suo significato. Ricordo inoltre che tutte le cosiddette           Opere Scientifiche dei Missionari erano stampate soprattutto ad Asmara dalla Tipografia Francescana ove si adoperavano tutte le lingue del luogo ossia: italiano, amarico, arabo, tigrino, tigré, e cunama. Tornando a Lilet e al tempo in cui visse, si può affermare, quasi con certezza, che la vita sulle alture dei Mensa’ scorreva in maniera abbastanza tranquilla, con totale rispetto tra le minoranze e il resto della popolazione.

Tuttavia quegli stessi nobili e i loro dipendenti erano soggetti a periodiche incursioni e razzie di esseri umani, bestiame e raccolti da parte dei vicini Abissini, l’ultimo dei quali, prima della nostra comparsa in quelle zone, fu Ras Alula, etiopico, vassallo del Negus Johannes IV, stanziato sulle alture del Hamasien. Praticamente vani erano stati ed erano i tentativi di resistenza dei pur indomiti guerrieri Mensa’ (uno dei quali il famoso Esas Ishid) i cui mezzi di difesa erano ben poca cosa di fronte ai ben armati ed aggressivi invasori etiopi.

E dunque allorché gli Italiani sbarcarono a Massaua nel 1885, tra i primi a chiedere la loro protezione furono i Mensa’ ai quali l’Italia portò sicurezza e benessere abolendo altresì le differenze di classe esistenti e cercando, per quanto possibile, di non ledere le leggi consuetudinarie che l’Italia aveva deciso di mantenere in vita.

Lilet In quella sopravvenuta Pax Italica, nacque a Mehlab nel 1900 la bellissima Lilet Esas, appartenente probabilmente ad una famiglia di religione cristiana e parente o figlia del succitato guerriero Esas Ishid. E proprio perché cristiana, sedici anni dopo fu facile all’italiano Giovanni Pitzulu, minatore e agricoltore, chiederla ed ottenerla in sposa. Infatti, se fosse stata musulmana, forse il nostro connazionale avrebbe trovato delle difficoltà perché i nello sviluppo dell’azienda agricola creata da Giovanni in zona Salomonà, nelle Pendici in base alla legge islamica la donna musulmana può sposare solo un suo correligionario.

Da quel momento Lilet divenne la sposa fedele e l’aiuto prezioso nella conduzione dell’azienda nelle Pendicie Orientali, non lontana da quella dei miei amici Pratò con i quali si era stabilita una fruttuosa amicizia ed una utile collaborazione, oltre agli svaghi comuni rappresentati soprattutto dalla caccia.

Che bei tempi! Giovanni morì nel 1942. Lilet da sola continuò a gestire la sua azienda a beneficio non solo suo ma di quella parte della sua gente che a lei faceva ricorso.

Tutto ciò durò fino a che il terrorismo etiopico anti-italiano portò, tra il 1947 e il 1952 circa, devastazione e morte in quasi tutta l’Eritrea. Lilet affrontò i pericoli ed aiutata dai suoi, riuscì praticamente a salvare le sue terre. Per sempre? Ma no! Dal 1975 in poi il Negus Rosso Menghistu Hailé Mariam, nazionalizzando tutto ciò che era stato creato dall’Italia, compresa l’azienda Pitzulu, portò immani rovine nell’intera Eritrea.

Lilet non assistette a tale scempio. Iddio le risparmiò quel dolore. Oggi, a Roma, i suoi discendenti la ricordano con affetto e devozione perenne. Questa è la sua grande ricompensa per essere stata un’ottima italiana ed una impareggiabile eritrea.

Rita Di Meglio