Rammenti le montagne brulle d’Arbaroba,
gli scheletri fantastici d’acciaio, disperati
nel peso delle corde trasversanti
vallate secche e silenziose?
Dove sorrise, casto, l’azzurro dei tuoi occhi
la candelabra solitaria piange... adesso
il suo latte di veleno,
ed il macaco verde, diffidente, coglie
gli ultimi rossi fichidindia.
L’eco dell’amore non più nostro
rimanga intatto, scritto sul cristallo
dell’aria mattutina.
Giuseppe Tringali
(Mai Taclì N. 5-1991)