Antirapina: iene, in vece di polizze
Quando da ragazzi si andava a Cheren, per passare qualche giorno in quella ridente località, una visita al mercato era quasi d’obbligo e la periferia del mercato dove operavano, casa e bottega, alcuni rinomati orafi ed argentieri era forse il posto più interessante. Erano specialisti di gioielli in filigrana: croci, spille, oltre che massicci anelli, bracciali e cavigliere.
L’interesse maggiore era per la spilla, d’oro o d’argento del così detto Sole di Mogadiscio, il meglio della loro produzione. Erano tipi strani questi gioiellieri perché incutevano un certo terrore anche nei loro stessi paesani. Li chiamavano “Thabib” e se potevano li evitavano, ritenendo che di notte si trasformassero in iene, a meno che non dovessero espressamente aver a che fare con loro per acquisti o affari.
Tipi strani lo erano davvero perché i più disonesti tra loro rifilavano oggetti in lega argentati per oggetti d’argento puro, dato che erano maestri anche in questa falsificazione. Ma si sa tutto il mondo è paese! Da qui a definirli “ ienantropi o ienomannari” ce ne passava. Ma anche qui: tutto il mondo è paese, non abbiamo noi i lupi mannari, i licantropi e simili? Di fatto però la notte in quel quartiere non ci passava nessuno mentre gironzolavano indisturbate alcune iene e questo lo si sapeva tutti.
Molti anni dopo e ad oltre mille chilometri di distanza, nei sobborghi di Addis Abeba, in partico-lare nel rione di Gullalè, vengo a saper che in un dato settore operavano molti macellai e commer-cianti di carni che venivano guardati con lo stesso sospetto e temuti specialmente di notte perché anche loro si trasformavano in iene. Controllo di persona, ma era risaputo che di notte le iene le po-tevano vedere tutti passandoci, ovviamente in macchina. Come mai a così grande distanza e per et-nie molto diverse era nata la stessa superstizione? E neanche a dirlo anche quel rione, di notte, non era frequentato che da qualche iena soltanto.
Allora il tarlo della sociologia che da sempre mi ha stimolato per conoscere usi, costumi, credenze, miti e meccanismi che condizionano il consorzio in cui si vive, mi ha portato a queste considerazioni: primo che queste categorie erano più ricche delle altre, per la loro attività come succede in molte altre parti del mondo l’abbiamo già detto: tutto il Mondo è Paese; secondo che fossero loro ad attirare le iene di notte con il cibo, più facile ovviamente per i macellai; terzo che lo facessero
per confermarsi una fama di paura e di mistero che li avvolgesse per non correre rischi di rapine e furti durante la notte.
Ecco che questi animali venivano strumentalmente usati dagli artigiani-commercianti in vece di polizze antirapina. Ma parliamo di Africa e di oltre cinquanta anni fa!
Cribar.Rivalta, feb. ’15