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EUCALIPTUS 3 |
23/09/2016 07:00 #27276
da wania
Buongiorno FRANCESCO (Mai Tacli') stamani mattina(! !) trovo cose serie qui nel forum, riflessioni profonde e un nome d'eccellenza: Angra. Io lo conosco superficialmente, non ci siamo mai scambiati una parola e non ci siamo simpatici. Lo trovo molto amaro, pessimista, rabbioso e lamentevole allo stesso tempo.........bravissimo scrittore, certo, ma non mi convince.
Non immaginavo che ogni tanto te ne andassi a passeggiare fra i chichingioli! E' divertente? Qui da noi sempre il solito tran tran, come puoi vedere, un tran tran adeguato all'età che abbiamo, direi, parlo per me eh? Te e la Cangurina siete ancora lontani dal VMT (Vecchiume Mai Tacli' ) Ciao, buona giornata e buon fine settimana, che farete di bello costaggiù sotto il caldo sole siculo?
Non immaginavo che ogni tanto te ne andassi a passeggiare fra i chichingioli! E' divertente? Qui da noi sempre il solito tran tran, come puoi vedere, un tran tran adeguato all'età che abbiamo, direi, parlo per me eh? Te e la Cangurina siete ancora lontani dal VMT (Vecchiume Mai Tacli' ) Ciao, buona giornata e buon fine settimana, che farete di bello costaggiù sotto il caldo sole siculo?
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22/09/2016 07:08 #27275
da Francesco
Buondì ANGRA, secondo me, atteso i tempi, farà ancora più audience il sentire (e non senza sofferenza) parlare di giovani che scappano da un'assurda dittatura, ultraventennale.
Resto attonito nel sapere che giovani, baldi ed in salute, possano fuggire dal loro paese, abbandonando figli, madri, mogli e sorelle nelle mani di un bieco satrapo.
Questi giovani non sembrano neppure i figli e nipoti di coloro- che con notevole coraggio e sprezzo del pericolo - si batterono, ad arma impari, per trent' anni contro un nemico che li soffocava.
Francesco ( Maitacli)
Resto attonito nel sapere che giovani, baldi ed in salute, possano fuggire dal loro paese, abbandonando figli, madri, mogli e sorelle nelle mani di un bieco satrapo.
Questi giovani non sembrano neppure i figli e nipoti di coloro- che con notevole coraggio e sprezzo del pericolo - si batterono, ad arma impari, per trent' anni contro un nemico che li soffocava.
Francesco ( Maitacli)
Ringraziano per il messaggio: cribar
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22/09/2016 06:23 #27274
da Francesco
Buondì WANIA,
, stamani mattina ( come usano dire gli abitanti dell'ex granducato)"sfrogoliando," su e giù, per i web, ho fatto una capatina su "Il chichingiolo,"ove ho trovato una significativa riflessione del nostro Angra ( e sottolineo nostro, anche se non ho avuto mai il piacere di conoscerlo di persona), che mi permetto di riprodurre di seguito.
<< ERITREA (14/09/2016)
Esimio Chichingiolo,
anche se ultimamente ti trovo leggermente appassito e hai perso un poco della tua acidula freschezza, sei pur sempre molto frequentato da asmarini che ancora si dilettano con i loro ricordi di un tempo che fu. Per questo vorrei affidarti una mia modesta riflessione da asmarino decrepito.
Gli scritti sull'Eritrea - saggi, romanzi, reportages, cronache, opinioni e perfino polizieschi - sono più numerosi delle cavallette che erano solite frequentare il nostro ex paese. Gli autori, più o meno informati, parlano di tutto eccezion fatta per quel prodigio che aveva portato l'Eritrea ad essere il paese più florido del Continente africano.
Mi riferisco a quel crogiuolo razziale - i più istruiti direbbero forse "melting pot" che sfociò in una straordinaria forma di sinergia collaborativa i cui frutti furono abbondanti ed opimi - basterebbe ricordare la mostra campionaria che ebbe un successo incredibile.
Nessuno ha mai studiato ed analizzato - e tanto meno scritto - su quel fenomeno, forse unico nel suo genere, che vide eritrei, etiopici, italiani, greci, ebrei, yemeniti, indiani, armeni lavorare insieme con l'intento di far uscire il paese dallo stato quasi di prostrazione a cui lo aveva ridotto la guerra e il quasi totale isolamento da fonti di rifornimento estere..
L'ingegno, la volontà e le capacità di quelle genti cambiarono quasi radicalmente la storia di quella terra: gli eritrei divennero imprenditori, infermieri, artigiani, operai specializzati, impiegati, tecnici ed il loro tenore di vita crebbe insieme a quello degli altri artefici del "miracolo economico" del paese.
Ma forse fa più audience parlare di stili architettonici e di vecchi eritrei seduti al bar e che parlano ancora italiano.
Ti saluto cordialmente,
Angra >>
EEA
, stamani mattina ( come usano dire gli abitanti dell'ex granducato)"sfrogoliando," su e giù, per i web, ho fatto una capatina su "Il chichingiolo,"ove ho trovato una significativa riflessione del nostro Angra ( e sottolineo nostro, anche se non ho avuto mai il piacere di conoscerlo di persona), che mi permetto di riprodurre di seguito.
<< ERITREA (14/09/2016)
Esimio Chichingiolo,
anche se ultimamente ti trovo leggermente appassito e hai perso un poco della tua acidula freschezza, sei pur sempre molto frequentato da asmarini che ancora si dilettano con i loro ricordi di un tempo che fu. Per questo vorrei affidarti una mia modesta riflessione da asmarino decrepito.
Gli scritti sull'Eritrea - saggi, romanzi, reportages, cronache, opinioni e perfino polizieschi - sono più numerosi delle cavallette che erano solite frequentare il nostro ex paese. Gli autori, più o meno informati, parlano di tutto eccezion fatta per quel prodigio che aveva portato l'Eritrea ad essere il paese più florido del Continente africano.
Mi riferisco a quel crogiuolo razziale - i più istruiti direbbero forse "melting pot" che sfociò in una straordinaria forma di sinergia collaborativa i cui frutti furono abbondanti ed opimi - basterebbe ricordare la mostra campionaria che ebbe un successo incredibile.
Nessuno ha mai studiato ed analizzato - e tanto meno scritto - su quel fenomeno, forse unico nel suo genere, che vide eritrei, etiopici, italiani, greci, ebrei, yemeniti, indiani, armeni lavorare insieme con l'intento di far uscire il paese dallo stato quasi di prostrazione a cui lo aveva ridotto la guerra e il quasi totale isolamento da fonti di rifornimento estere..
L'ingegno, la volontà e le capacità di quelle genti cambiarono quasi radicalmente la storia di quella terra: gli eritrei divennero imprenditori, infermieri, artigiani, operai specializzati, impiegati, tecnici ed il loro tenore di vita crebbe insieme a quello degli altri artefici del "miracolo economico" del paese.
Ma forse fa più audience parlare di stili architettonici e di vecchi eritrei seduti al bar e che parlano ancora italiano.
Ti saluto cordialmente,
Angra >>
EEA
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22/09/2016 06:23 #27273
da Francesco
Buondì WANIA,
, stamani mattina ( come usano dire gli abitanti dell'ex granducato)"sfrogoliando," su e giù, per i web, ho fatto una capatina su "Il chichingiolo,"ove ho trovato una significativa riflessione del nostro Angra ( e sottolineo nostro, anche se non ho avuto mai il piacere di conoscerlo di persona), che mi permetto di riprodurre di seguito.
<< ERITREA (14/09/2016)
Esimio Chichingiolo,
anche se ultimamente ti trovo leggermente appassito e hai perso un poco della tua acidula freschezza, sei pur sempre molto frequentato da asmarini che ancora si dilettano con i loro ricordi di un tempo che fu. Per questo vorrei affidarti una mia modesta riflessione da asmarino decrepito.
Gli scritti sull'Eritrea - saggi, romanzi, reportages, cronache, opinioni e perfino polizieschi - sono più numerosi delle cavallette che erano solite frequentare il nostro ex paese. Gli autori, più o meno informati, parlano di tutto eccezion fatta per quel prodigio che aveva portato l'Eritrea ad essere il paese più florido del Continente africano.
Mi riferisco a quel crogiuolo razziale - i più istruiti direbbero forse "melting pot" che sfociò in una straordinaria forma di sinergia collaborativa i cui frutti furono abbondanti ed opimi - basterebbe ricordare la mostra campionaria che ebbe un successo incredibile.
Nessuno ha mai studiato ed analizzato - e tanto meno scritto - su quel fenomeno, forse unico nel suo genere, che vide eritrei, etiopici, italiani, greci, ebrei, yemeniti, indiani, armeni lavorare insieme con l'intento di far uscire il paese dallo stato quasi di prostrazione a cui lo aveva ridotto la guerra e il quasi totale isolamento da fonti di rifornimento estere..
L'ingegno, la volontà e le capacità di quelle genti cambiarono quasi radicalmente la storia di quella terra: gli eritrei divennero imprenditori, infermieri, artigiani, operai specializzati, impiegati, tecnici ed il loro tenore di vita crebbe insieme a quello degli altri artefici del "miracolo economico" del paese.
Ma forse fa più audience parlare di stili architettonici e di vecchi eritrei seduti al bar e che parlano ancora italiano.
Ti saluto cordialmente,
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EEA
, stamani mattina ( come usano dire gli abitanti dell'ex granducato)"sfrogoliando," su e giù, per i web, ho fatto una capatina su "Il chichingiolo,"ove ho trovato una significativa riflessione del nostro Angra ( e sottolineo nostro, anche se non ho avuto mai il piacere di conoscerlo di persona), che mi permetto di riprodurre di seguito.
<< ERITREA (14/09/2016)
Esimio Chichingiolo,
anche se ultimamente ti trovo leggermente appassito e hai perso un poco della tua acidula freschezza, sei pur sempre molto frequentato da asmarini che ancora si dilettano con i loro ricordi di un tempo che fu. Per questo vorrei affidarti una mia modesta riflessione da asmarino decrepito.
Gli scritti sull'Eritrea - saggi, romanzi, reportages, cronache, opinioni e perfino polizieschi - sono più numerosi delle cavallette che erano solite frequentare il nostro ex paese. Gli autori, più o meno informati, parlano di tutto eccezion fatta per quel prodigio che aveva portato l'Eritrea ad essere il paese più florido del Continente africano.
Mi riferisco a quel crogiuolo razziale - i più istruiti direbbero forse "melting pot" che sfociò in una straordinaria forma di sinergia collaborativa i cui frutti furono abbondanti ed opimi - basterebbe ricordare la mostra campionaria che ebbe un successo incredibile.
Nessuno ha mai studiato ed analizzato - e tanto meno scritto - su quel fenomeno, forse unico nel suo genere, che vide eritrei, etiopici, italiani, greci, ebrei, yemeniti, indiani, armeni lavorare insieme con l'intento di far uscire il paese dallo stato quasi di prostrazione a cui lo aveva ridotto la guerra e il quasi totale isolamento da fonti di rifornimento estere..
L'ingegno, la volontà e le capacità di quelle genti cambiarono quasi radicalmente la storia di quella terra: gli eritrei divennero imprenditori, infermieri, artigiani, operai specializzati, impiegati, tecnici ed il loro tenore di vita crebbe insieme a quello degli altri artefici del "miracolo economico" del paese.
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21/09/2016 11:57 #27272
da AnnaMary.F
francesco saro strigata ma ci sono ora giro i tacchi e vado
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21/09/2016 07:28 - 21/09/2016 09:01 #27271
da wania
Anche te FRANCESCO ? Credevo di essere la sola e mi davo della grulla! Si, anch'io rimpiango i tempi di PENNA e CALAMAIO, delle colorate vignette di Silvano, dei simpatici post di Sceitan, insomma, dei nostri quotidiani incontri per le quattro semplici amichevoli chiacchere.......ma or non è più quel tempo e quell'età! e...... ce dovemo contentà de quello che nel forum ora ce sta! ! Oggi c'è qualcosa che mi piace e mi soddisfa: i tuoi link con le canzoni........ ne rimando l ' ascolto a dopo aver fatto alcuni lavori donneschi di là in cucina che sono urgenti, ma ti ringrazio; sappi che apprezzo il passo indietro che hai fatto, ne faccio diversi anch'io, come t'ho detto, e mi consolo. Che grulla che sono! Lascio il computer acceso e ogni tanto verrò a vedere se arriva qualcuno! !
Ciao SILVANO grazie anche a te dei link, per ora ho ascoltato la canzone di quello che andava a piedi per tutta la Lombardia.......a dopo tutto il resto.
Buongiorno e buona giornata a tutti quanti, SONIA un caro abbraccio a te, spero nella visita delle due giratacchi. Bye cisi
Ciao SILVANO grazie anche a te dei link, per ora ho ascoltato la canzone di quello che andava a piedi per tutta la Lombardia.......a dopo tutto il resto.
Buongiorno e buona giornata a tutti quanti, SONIA un caro abbraccio a te, spero nella visita delle due giratacchi. Bye cisi
Ultima Modifica: 21/09/2016 09:01 da wania.
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