Ragazze, ecologia e motori
Un ricordo sovrasta tutti gli altri: le ragazze. L'asmarina a cui Carosone aveva dedicato una canzone, e anche la decamerina che in Eritrea era giusta mente famosa come la torinese in Italia.
In dissolvenze continue, volti e corpi si fondono e si separano lasciando solo il tempo di rapide percezioni: il brio e l'intelligenza di Derita, la pungente ironia di Flavia, la grazia di Anna,il fascino di Cicci,la beltà di Adriana, la prorompente avvenenza di Lilly, la leggiadria di Ivana... visi truccati con acqua e sapone, abiti semplici, movenze naturalmente aggraziate.
Tutto mi appare ora come un collage fantastico di bellezze che neppure l'austero grembiule nero, allora in uso fino alla quinta ginnasiale, poteva sminuire.
Annamaria e Luciana, Gabriella e Carla, Tamara e Silvana... ricordo ancora le vostre cristalline risate, i gesti spontanei, il parlare franco e gentile, la seduzione così naturale da parere involontaria, il profumo irripetibile della vostra pelle fresca e tesa.
Compagne di scuola, di gite in campagna, di feste casalinghe. Compagne di momenti felici e di momenti tristi, ma sempre belli, che hanno segnato il trascorrere dei nostri anni più intensi di emozioni. Mi avete dato molto, anche senza saperlo, e ve ne ringrazio anche se un po' in ritardo.
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In Eritrea le donne erano ecologista ante litteram. La spesa al mercato o nei negozi si faceva con lo zembil portato con la grazia di una Vuitton e non con gli odiosi e viscidi sacchetti di plastica.
Il simpatico zembil dal quale fuoriuscivano i ciuffi dei finocchi e dei sedani, il profumo degli zaituni e dei mandarini di Elaberet: L'ecologico zembil dalle cui fessure occhieggiava la dolce papaia di Mai Ainì e la saporita anguria di Saberguma.
Alcune signore usavano eleganti sporte di juta con applicazioni a vivaci colori nelle quali riponevano con cura i manghi e le annone e le tigrate banane pastose e odorose appena giunte da Yessenei e Agordat.
E l'azienda della nettezza urbana raccoglieva con cura i rifiuti (non ancora tossici) senza lasciare presso il cassonetto un tappeto schifoso come si fa da qui da noi.
Ora si parla tanto di ecologia senza praticarla: noi la praticavamo senza parlarne.
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È appena iniziata una nuova stagione di formula 1: l'enorme baraccone che muove centinaia di miliardi con il suo pellegrinaggio nei vari continenti.
Macchine e piloti sono coperti da scritte pubblicitarie come i muri dell'Olimpico di Roma di graffiti: si apprestano attrezzature sofisticate e schiere di ingegneri e di meccanici...
E io mi ricordo delle corse automobilistiche di Asmara, del Circuito di Massaua alla partenza dei quali si affollavano vetture di tutte le forme, di tutti i colori, di tutte le età. La Ferrari di Lino Rossi si affiancava alla Porche di Daolio e ad una Maserati da collezione di Bigi... il simpatico Masci, travolto dalla sua passione, partecipava con un mezzo di ignote ascendenze riconoscibile in mezzo alla schiera di Alfa Romeo e di Fiat elaborate e truccate localmente con soluzioni a volte geniali, a volte catastrofiche.
Ognuno provvedeva secondo i propri mezzi per soddisfare la grande passione ed essere per un giorno protagonista dell'evento che avrebbe alimentate le discussioni per almeno un mese. Che belle quelle corse ruspanti, fatte in casa come i tortellini la domenica... che sapore diverso!
Angra
(Mai Taclì N. 6-1988)